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12 - Difficoltà

"Quando pensi che abbia colpito?" chiese Lestrange guardando lo sgabuzzino con occhi vigili; un altro studente era stato colpito, era un Serpeverde, il ché contribuiva a scagionarlo del tutto: primo perché non era presente, poi perché non avrebbe colpito uno della sua stessa casa. William lo vide aggirarsi con circospezione, la bacchetta ben impugnata e il Lumos bello accesso per controllare gli angoli nascosti.


"Non credo sia ancora qui, rischierebbe di farsi scoprire" constatò William indicando con un cenno della mano tutto lo spazio circostante. L'attacco era stato per forza fatto durante la loro permanenza in biblioteca, non poteva essere successo in un altro momento, se ne sarebbero accorti tutti a quel punto.

"Non sto cercando lo stronzo infatti" fece secco Lestrange guardandolo come dopo aver detto una cosa ovvia "Non noti niente di diverso dal solito?"

William emise un verso scocciato, odiava quando lo trattava con minimizzazione, poi si concentrò sullo spazio che stava illuminando il Mangiamorte, ed effettivamente qualcosa di strano gli balzò all'occhio: Il Marchio Nero non era stato inciso vicino allo studente attaccato. Che fosse stato un attacco dell'ultimo minuto? Magari non era programmato, l'aggressore iniziava a vacillare.

Il malcapitato era Felix Rosier, un amico di Lestrange, Zabini, Goyle e Parkinson; a volte lo vedeva con loro e a volte se ne stava per i fatti suoi. Essendo anche parte della combriccola delle serpi, era logico che un compagno non potesse attaccarlo, e inoltre non si poteva essere in due posti contemporaneamente a meno che non si fosse usata una Giratempo. Ma tracciando la magia, non vi era segno che fosse stata usata una Giratempo, e non vi erano tracce di magia oscura.

"Che tu sappia, Rosier aveva problemi con qualcuno?"

"Lui? Sono più le volte in cui non lo vedi che quelle in cui si fa sentire. Ma credo che sia successo altro: magari ha visto chi è stato e il colpevole lo ha abbattuto in fretta e furia, sai quando ti studi bene un piano, finisci sempre per perderti in dettagli inutili" constatò Lestrange esaminando per bene il suo amico. Cosa potevano fare adesso? Andare a chiamare qualcuno poteva essere un'arma a doppio taglio: avrebbero potuto far ricadere la colpa su entrambi, in fondo non c'era nessuno a vedere insieme a loro, erano gli unici presenti. Quindi se qualcuno si fosse fatto vivo in quel momento, avrebbe collegato loro all'attacco.

Lestrange rimase di vedetta, in modo che potesse avvisare ogni movimento, che fosse stato di uno studente o di Filch. Quel custode li odiava, più di ogni altro studente: per lui erano i re dei combina-guai, tante volte paragonava il Serpeverde al cugino Sirius Black per quanto fosse in grado di fargliela da sotto il naso. William invece si mise ad esaminare il resto dello sgabuzzino, l'aggressore DOVEVA aver lasciato qualche traccia, aveva attaccato qualcuno per sbaglio, poteva aver anche trascurato altro. Eppure lo spazio era perfettamente lindo e pulito, possibile che non si fosse lasciato indietro niente?

Gli diede una pacca sulla spalla per chiamarlo subito dopo, non era stato necessario un grande intervento, lo sgabuzzino non aveva dato nulla, e William non aveva cavato un ragno dal buco.

"Ma ora cosa facciamo con Felix? Se lo lasciamo qui se ne accorgeranno"

"Lo dobbiamo comunque portare in infermeria, o almeno avvisare Silente" disse William in tono mortificato, avvisare Silente avrebbe anche significato un piede nella fossa. Se anche il Ministro della Magia, se Crouch senior si fosse fatto avanti, Lestrange sarebbe stato decisamente spacciato, avrebbero fatto di tutto pur di espellerlo. E William? Non avrebbe avuto un risultato migliore, ci mancava solo che lo accusassero di complicità.

"Silente mi rifiuto Weasley! Non ho intenzione di farmi vedere in questo stato proprio da lui, non adesso che gli Auror di sicuro pattugliano la zona"

"non puoi nasconderti per sempre Lestrange! Così fai il suo gioco e ci perdi per niente, vuoi davvero rinunciare agli studi solo perché qualcuno tira conclusioni troppo in fretta?"

Lestrange roteò gli occhi, non amava quando qualcuno gli precisava cosa fare e cosa non, lui sapeva guardarsi da solo e prima di tutto non aveva chiesto l'aiuto di William, anche se era la sua unica possibilità. Ma dovette ascoltarlo, non sarebbero andati da nessuna parte sempre e comunque, ma qualcosa attirò la loro attenzione: un rumore troppo familiare.

I passi di Filch si sentivano da ogni angolo quando era di malumore, il che succedeva praticamente ogni volta. Tempo addietro Lestrange era riuscito ad eludere la sua guardia incantando degli stendardi di Hogwats insieme a suo cugino Adreo, ma ora non aveva molti elementi che potessero distrarre il custode e William non sapeva cosa inventarsi.

"Che cosa facciamo?!"

"E me lo chiedi anche?! Se quello ci vede siamo fregati tutti e due e qui non ho nulla per allontanarlo!" sussurrò Lestrange con tono pesante. William sentì l'ansia salirgli dallo stomaco, non era pronto per una punizione terrificante come quelle che amava dare il custode e temeva che con un vista del genere non avrebbe nemmeno dovuto ottenere grandi permessi. Il suo primo pensiero fu quello di scappare e mollare tutto lì come lo avevano trovato, se non li avrebbe visti, non avrebbe potuto incolparli.

"Ma scherzi?!" fece Lestrange "Non lascio Felix qui in questo stato, è uno dei pochi amici che ho!"

"Mi prendi in giro?! Perferisci farti arrestare piuttosto che salvarti la pellaccia almeno questa volta?!"

"Oh andiamo! Non può accusarci in tronco! Non ci ha visto fino adesso e pensa di poter dettare quello che vuole!?"

William sbuffò agitato, sapeva perfettamente che Filch poteva, anche senza la benché minima prova, non gliene importava proprio niente. I suoi passi si avvicinavano sempre di più e loro non avevano modo di scappare, a quel punto potevano solo nascondersi o farsi beccare. Inoltre Lestrange non voleva collaborare per niente, ormaivsi era impuntntoca voler aiutare Rosier proprio quando non c'era il tempo di farlo.

Filch li sorprese dentro allo sgabuzzino e il suo sorriso non promise nu!la di buono, quel ghigno sinistro nella sua faccia rugosa diceva troppe cose: "Bene, bene... Qui abbiamo qualcuno in guai seri"

******

Gli Auror non si erano fatti attendere molto, erano quasi piombati dentro all'ufficio di Silente pronti per arrestare qualcuno. Weasley si guardava intorno agitatissimo tetemendo un possibile giudizio da parte di tutti i presenti. Antheo era per lo più tranquillo, anzi: rassegnato. Sapeva bene che tanto niente lo avrebbe aiutato, era condannato all'espulsione e non si sarebbe opposto, a che scopo?

Bartemius Crouch senior e il Ministro della Magia entrarono con dei visi torvi, immaginando già il motivo della loro chiamate dell'ultimo minuto. Vedere queicdue studenti, con uno che conoscevano fin troppo bene, non migliorò il loro umore.

Weasley li osservò preoccupato mentre percorrevano io perimetro cercando sistematicamente di evitare il Mangiamorte e lo spazio a lui circostante. Antheo personalmente lo trovava ridicolo, avere paura divun ragazzo di quindici anni alla loro età lasciava intendere due cose: o loro sapevano bene chi era ocrano dei poveri codardi. Gli scappò una risata amara.

I due si posizionarono accanto a Silente, chiedendo agli Auror cosa fosse successo. Uno di loro, Alastor Moody, indicò il Serpeverde e spiegò il ritrovamento da parte di Filch di uno studente aggredito e di come avesse sorpreso i due ragazzi nel luogo del misfatto. Antheo roteò gli occhi vedendoli scambiarsi uno sguardo d'intesa che diceva anche troppo.

"Quindi Lestrange era nel posto al momento dell'aggressione" constatò il Ministro, nascondendo un ghigno soddisfatto, se stava cercando un modo per liberarsi di Antheo, quello era il motivo perfetto. Crouch parve appoggiare a piedi pari quella constatazione, nemmeno aveva chiesto che fossero state esibite le prove, nemmeno si era chiesto cosa c'entrasse Weasley, pareva non averlo nemmeno visto.

Di sicuro già pregustavano il momento in cui Antheo sarebbe uscito da quella scuola per sempre, e Silente li guardava quasi rassegnato, senza la possibilità di poter intervenire, probabilmente nemmeno lui trovava un modo per scagionarlo.

"Quindi come sono andate le cose?"

"Come ho detto prima, ho trovato questi due furbastri nello sgabuzzino al piano terra con uno studente svenuto, uno di loro aveva la bacchetta in mano e sono certo lo stessero nascondendo" ripeté Filch ghignando, preparando la richiesta di poter provvedere lui alla punizione per entrambi. Anche se il Ministro e Crouch avevano già in mente cosa fare.

Weasley era sul punto di svenire, temeva per la sua reputazione a scuola, temeva la reazione di sua madre, temeva per il suo futuro. Essere accusato ingiustamente per una cosa che non aveva fatto e non avere prove per difendersi era la posizione peggiore su chi posizionarsi, rendenva ogni tua azione inutile e non avrebbe avuto niente in mano per aiutarsi da solo.

Antheo fece un passo avanti sotto il suo sguardo sconvolto e confuso. Era deciso a far finire tutto il prima possibile, e a non mettere in mezzo chi non se lo meritava. Vide i due uomini emettere una risata compiaciuta, non era nemmeno stato troppo difficile farlo vacillare, anche se immaginavano che potesse ribellarsi da un momento all'altro.

"Non ha fatto niente lui!" l'improvviso intervento di Weasley fece allarmare tutti. Antheo si girò di scatto e lo vide avvicinarsi a grandi passi, con occhi terrorizzati, il volto paonazzo ma lo stesso risoluto nel volersi far sentire "Io e Lestrange abbiamo trovato Rosier già svenuto! Stavamo cercando indizi su chi fosse stato!"

"Weasley lascia perdere" cercò di fermarlo Antheo, ma Weasley non lo ascoltò e sostenne la sua posizione. Non avrebbe lasciato che qualcuno potesse incolparli ingiustamente, non adesso che sapeva perfettamente l'innocenza del Serpeverde.

"So che tutti voi pensiate che sia stato lui, e in effetti non vi do torto. Ma avete tralasciato un dettaglio: Lestrange non è così stupido da agire sapendo di poter essere scoperto facilmente, non stiamo parlando  di un mago mediocre come credete voi!" Weasley sostenne poi lo sguardo di Silente, ottenendo un cenno di assenso, poi si girò verso un Antheo sorpreso.

Quello che aveva detto l'anno scorso alla fine era vero: il tuo nemico non ha motivo di tradirti, perché già non combatte al tuo fianco, ma anche se si é dicdue fronti opposti la verità è uguale per tutti in certi casi. E lui stava guardando il suo nemico difenderlo! Sostenerlo come non aveva mai fatto nessuno, nemmeno Cedric si era fatto avanti, per quanto lo capiva e si fidava di lui.

Crouch e il ministro si guardarono sorpresi e confusi, non si aspettavano certo un intervento del genere da parte poi dell'unica persona che mai si sarebbe schierata dalla parte di Antheo. Ma Weasley sembrava proprio volerlo fare e non dava l'idea di volersi mettere da parte.

Silente sorrise, si avvicinò ai ragazzi e guardò i due uomini, cone per voler sostenere i due ragazzi: "Mi sembra chiaro che qui vi siano ancora troppi punti bui, sarà meglio indagare per bene prima di tirare conclusioni"

"Signor Silente" disse Weasley "Voglio aiutare Lestrange, lui è innocente e posso provarlo. Mi lasci scoprire chi è il colpevole, non se ne pentirà"

"Scherzi ragazzo?" chiese incredulo il ministro riferendosi a Weasley. Antheo in quel momento pareva scomparso dall'attenzione di tutti. Quel Grifondoro gli aveva rubato la scena ma era meglio così: quelle parti preferiva di gran lunga evitarle.

Silente si mise tra i due ragazzi, mise oe mani sulle loro spalle confermando quello che Weasley aveva chiesto. Antheo per quella volta era salvo, ma avevano poco tempo per poter verificare l'effettiva innocenza e lui già immaginava che tanto se le sarebbero inventate tutte.

"Weasley?" lo chiamò uscendo dall'ufficio del preside, e gli venne da guardare in basso quando il Grifondoro si girò verso di lui "... Grazie, per prima. Ma questo non vuol dire che siamo amici"

Weasley sorrise divertito, aspettando sicuramente una risposta del genere. Ma aveva ottenuto un grazie, era già tanto. Si girò del tutto e imitò il gesto di Antheo quando faceva lo stronzo, come per presentarsi indicandosi tutto con un cenno scorrevole della mano: "Non potrei chiedere niente di meglio, caro nemico"

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