3°Capitolo
Salvee, so che in questi due capitoli non succede niente di che, ma vi prometto che dal quarto in poi sarà movimentato.
Ho avuto problemi con wattpad, quindi scusatemi se ci sono parole o frasi distaccate e scusate gli errori.
Avviso: alcuni luoghi, posti che citerò sono il frutto della mia fantasia.
...
"Mi segua."
Una signora di mezza età mi stava conducendo verso la stanza 34 quella che sarebbe stata ora la mia nuova camera, mi fu un po' strano, che mi accompagnasse e non mi desse solo le chiavi lasciandomi perdere e trovare la camera da sola.
Camminammo verso l'ascensore premendo il tasto del 3° piano.
Essa era quadrata e al massimo potevano entrarci quattro persone,alle mie spalle c'era uno specchio e alcune scritte coprivano le grandi lastre d'acciaio intorno a me.
Alzai gli occhi esaminandola, per poi girarmi e guardare il mio riflesso nello specchio, una sottile linea di eyeliner ricopriva le mie palpebre e grandi cerchi neri contornavano i miei occhi, dovevo assolutamente dormire, quegli occhi mi stavano supplicando, a stento erano aperti in una piccola fessura, cercai di aprirli di più, non volendo sembrare un bradipo già il primo giorno e sicuramente anche il mio corpo aveva bisogno di riposo.
Ma non potevo già dormire invece di visitare la mia cara contea.
Arrivammo davanti alla porta della mia camera, essa venne aperta dalla piccola chiave che la giovane signora teneva tra le mani, la prima cosa che mi colpì fu il parato che ricopriva le mura di quella piccola camera, erano rosse con strisce verticali grigie con alcuni pezzi ormai scollati, chissà da quanto tempo quel parato regnava in questo posto..
Erano orrende quelle pareti.
Feci una piccola smorfia, entrando ed esaminando il resto della stanza.
Sulla mia sinistra c'era una specie di salottino,un piccolo divano beige era posto di fronte ad un televisore poggiato su un mobiletto a due ante, un basso tavolino in vetro con posta sopra una piccola posacenere divideva le due cose. Davanti e me c'era un letto singolo coperto da lenzuola con decori floreali, affiancato da un comodino in legno, posata sopra di essa c'era una semplice e triste lampadina bianca.
Sulla sinistra del letto c'era un armadio grigio non tanto grande, era di un grigio lucido, mi ci potevo anche specchiare se non fosse stato per il colore spento.
In fondo alla camera c'era una porta di legno bianca.
Supponevo fosse il bagno.
La strana signora osservava attentamente ogni mia mossa seguendo ogni mio passo,era fastidiosa,ora poteva anche andarsene.
"Grazie, ora può andare." dissi voltandomi verso di lei.
Il suo viso sembrava essere più stanco del mio, i suoi occhi erano di un verde chiaro, ma man mano che la guardavo sembravano diventare più scuri.
Forse era solo una mia illusione ottica.
Lunghi e lisci capelli nero corvino erano raccolti in una coda portata su un lato coprendo metà del suo corpo, sino all'addome.
"Quello lì in fondo è il bagno" disse inchiodando i suoi occhi nei miei, aveva uno sguardo glaciale ma allo stesso tempo di fuoco,sembrava infastidita e stizzita probabilmente dal mio invito di andarsene.
"Lo supponevo, grazie" dissi cercando di essere gentile.
Ma il suo sguardo sembrava essere più duro ad ogni mia parola.
"Vada a dare un'occhiata, ho notato che la stanza non le garba tanto."
Le sue ultime parole furono dette a denti stretti, quasi duramente, come se quella cosa non le stava per niente bene, come se fosse una cosa a lei cara e preziosa, ma poi improvvisamente giudicata male facendo volar via un po' della magia che ella riservava per essa nella sua mente.
Quel suo atteggiamento non ebbe la meglio su di me, ricambiai il suo stesso sguardo freddo per poi dirigermi verso il bagno sentendo leggeri passi seguirmi dietro di me.
Aprii la porta, ai miei lati c'erano subito due muri lunghi più o meno 20 centimetri un passo e li superavi,quasi subito sulla sinistra c'era un lavello poggiato su un mobiletto bianco a due ante affiancate da due cassetti.Sopra di esso c'era un grande specchio con sopra una piccola lampadina. Guardai le pareti cercando l'interruttore della luce.
Una volta trovato e accesa la luce mi avvicinai al lavello sfiorai con le dita il marmo freddo e liscio per poi alzare lo sguardo sullo specchio,aggrottando la fronte non appena vidi il mio riflesso in un'altro specchio dietro di me.
Perché c'era un altro specchio!? Era già piccolo questo bagno, uno bastava.
Mi girai verso di esso e il mio viso assunse un'espressione confusa vedendo il mio riflesso in ben tre specchi.Così mi guardai intorno,vedendo che non c'erano solo tre specchi ma molti di più, il piccolo ""bagno"" era formato da tanti specchi affiancati senza lasciar spazio tra loro.
"Perché ci sono tutti questi specchi?!" dissi leggermente allarmata e confusa.
Ma prima che potessi finire la mia domanda una donna dalla sclera e dalle iridi completamente neri mi fissava in uno dei tanti specchi.
Una sua mano si alzò rivelando un coltello dalla lama lucidissima e affilata.
La avvicinò alla sua bocca per poi aprirla facendo scivolare fuori la sua lingua, poggiò la grande lama su di essa muovendola lentamente facendo in modo che la superficie venisse tagliata.
Subito vidi del sangue scorrere su quella superficie lucida e fin sotto il suo mento.
Sgranai gli occhi a quella vista.
Ora si che mi spaventava!
La fissai incredula e allibita, ma ero anche curiosa.
Sotto la mia paura e sotto il mio stato di shock ero curiosa di cosa volesse fare e perché.
"Cosa cazzo sta facendo?!!" Dissi balbettando leggermente con voce carica di paura, mentre cercavo di far muovere anche solo un muscolo del mio corpo che era pietrificato.
Non era quel sangue e quel coltello a farmi più paura, ma bensì i suoi occhi.
Erano nero corvino come i suoi capelli, il suo verde non c'era più e neanche il solito bianco che tutti noi abbiamo, erano puro nero e mi fissavano, l'odio e l'ira mi stavano fissando, il vuoto mi fissava o meglio erano due buchi neri che nascondevano tutto ciò che di buono doveva uscir fuori. Celava tutta se stesso in quel fitto buio.
Con cautela mi girai cercando di individuare la sua figura che subito mi si parò davanti ancora più spaventosa.
"Sai il sapore del sangue mi piace, mi rende serena, spensierata e più forte.. mi da forza.. tanta forza" disse con un sorriso beffardo con voce fredda e distaccata.
Non mi diede il tempo di fare un altro passo che una sua mano afferrò saldamente il mio collo conficcando le sue dita e unghia nella mia pelle, facendomi in un'attimo mancare il respiro e sentire un dolore allucinante.
Venni spinta contro uno dei tanti specchi con tale violenza da far frantumare in mille pezzi lo specchio contro la mia schiena, mi uscì un piccolo gemito dal dolore, mentre il mio fiato era quasi assente.
Alzai le mani afferrando saldamente le sue braccia cercando di liberarmi, tentai di applicare più forza possibile dal momento che tutti i miei sforzi si rivelarono inutili. Ma più facevo forza più sembravo indebolirmi mentre le sue mani continuavano a soffocarmi e far premere sempre di più la mia schiena contro lo specchio rotto che sentivo graffiarmi lentamente.
I suoi occhi erano fissi nei miei facendomi sentire ancora più fragile.
Le mie labbra erano dischiuse dalla fame d'aria che non riuscivo a soddisfare.
Sollevai le miei mani in pugni chiusi incominciando a sferrarle pugni sul viso, ma la sua presa divenne solo più forte e il suo viso più pauroso.
Iniziavo a vedere sfocato mentre la mancanza d'aria mi stava facendo impazzire, muovevo i piedi per il dolore e per il forte bisogno di ossigeno. Mi sentivo come se da un momento all'altro scoppiassi come un palloncino.
Mi sollevò ancora un po' da terra facendo distaccare alcuni pezzi di vetro che si conficcarono nella mia pelle per l'improvviso mio movimento che fece bloccare loro la caduta.
Avrei voluto urlare, ma non potevo.
Una sua mano si staccò dal mio collo, pensai si stesse stancando.. ma fù uno dei miei più stupidi pensieri dal momento che vidi la sua mano afferrare il coltello che poco fa teneva lei.
Sentivo il mio cuore uscirmi quasi fuori dal petto, batteva con violenza contro la gabbia toracica, mentre ero terrorizzata dal non sapere cosa volesse fare con quel coltello.
Ma non mi fece pensare ancora per molto che sentì un fuoco accendersi nella mia regione ombelicale, era un fuoco che bruciava più di un'ustione di 3°grado, un dolore che probabilmente non avrei sentito neanche se un camion mi avesse investito metà corpo..
La lunga lama era ora nella mia pancia, mi sentivo già morta e non aspettavo altro!
Le miei orbite uscirono letteralmente fuori nel momento in cui la lama fu spinta su verso il torace.
E poi vidi solo buio, come quello dei suoi occhi..
Non mi aspettavo finisse così..non mi aspettavo iniziasse così. Ero venuta qui con l'idea di rilassarmi, di distrarmi, di esplorare il Bronx e invece mi sono state tolte tutte queste possibilità in un batter d'occhio.
"Vita e morte non sono due estremi lontani l'uno dal'altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nel'arco di settanta anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero."
Spesso pensavo e ripensavo a questa citazione di Osho Rajneesh, il vecchio mistico e maestro spirituale indiano.
Osho invitò l'uomo a vivere in armonia e in totale pienezza tutte le dimensioni della vita, sia quelle interiori che quelle esteriori, ed è proprio grazie a lui che ora cerco di considerare le sue parole e alcuni suoi modi di pensare, facendomi giorno dopo giorno vivere un po' di più. Credo che un po' tutti dovremmo pensarla così.
Ma chi si aspettava di morire così..chi si aspettava che la mia morte era programmata in questo modo!
Proprio come credo che anche Osho non si aspettavo di morire a cinquantotto anni per un'avvelenamento.
Mi svegliai di soprassalto, presi lentamente lunghi respiri mentre sentivo il mio cuore battere forte come pochi minuti fa nella mia visione onirica.
Afferrai il mio collo tastandolo lentamente con le dita controllando che tutto fosse apposto,così feci con la pancia, potevo ancora sentire quel dolore inammissibile, massaggiai dolcemente come se quel dolore ci fosse davvero e sperando che così potesse passare.
Il mio collo era impregnato di sudore nonostante facesse freddo, uscì lentamente dal letto, non avrei voluto far svegliare Lilith non mi andava per niente di spiegarle tutto.
Riuscita nella mia impresa andai in bagno, accesi la luce, poteva sembrare un po' sciocco ma prima di entrare controllai che tutto fosse normale..
Mi sciacquai velocemente il viso e il collo con acqua fresca, odio lavare il mio viso con acqua calda, non so come faccia Lilith.
Guardai il mio riflesso e poi dietro di me, mi sentì ancora più stupida della mia azione appena compiuta, era solo un fottuto sogno un po' troppo reale.
Uscì dal bagno per poi infilarmi rapidamente sotto le calde coperte, ma prima di riaddormentarmi guardai l'orario sulla piccola sveglia posta sul comodino che segnava appena le 3:00, mi restavano solo alte tre ore di sonno, pensai.
"Ohw, dolce e mio soave sonno apri le porte dei sogni e portarmi con te nel tuo ineffabile o infernale regno, aprimi quale porta tu vuoi, lascio a te ancora una volta la decisione." Recitò la vocina nella mia mente.
Sapevo che ora non avrei ripreso sonno tanto facilmente quindi sperai che funzionasse. Ma sapevo anche che non c'era nessun ascoltatore e che dovevo solo farmi cullare dalle premurose e inconfondibili braccia di Morfeo.
E lentamente anima e corpo furono trasportate in un sonno profondo.
...
Il forte suono squillante della sveglia mi fece sobbalzare dal letto, come se non fossi abituata ancora a quel suono, ma la stessa cosa non successe con Lilith che emise solo un lamento per poi ritornare a ronfare.
Mi girai con il capo verso il soffitto che fissavo con occhi semiaperti, aspettai che i miei occhi si aprissero di più e che la mia vista non fosse più sfocata, per poi sollevarmi e poggiarmi con la schiena alla testiera del letto e col capo sul cuscino che avevo trascinato a ruota con me.
Esaminai la camera come se fosse qualcosa di nuovo e sconosciuto, mentre una profonda inalazione ed espirazione del respiro mi portò a sgranchirmi e di conseguenza ad alzarmi.
Feci una doccia veloce scrollandomi via il sudore e l'ansia che la notte mi aveva portato, anche se avrei preferito restarci per un tempo inesauribile.
"Cazzo fa freddo!" dissi con un tono di voce un po' alta non appena uscì dalla doccia e da quella piccola cappa di calore che si era ormai depositato sulla mia pelle e intorno a me.
Mi asciugai e vestì, applicando solo un po' di correttore sotto ai miei occhi giusto per nascondere quelle occhiaie nere che mi rendevano disumana. Non volevo truccarmi, tra poco avrei dovuto affrontare un viaggio ed io dovevo essere libera di torturare il mio viso nei momenti di stanchezza e di noia.
Ritornai in camera, trovandomi una Samara Morgan sul mio letto con gambe incrociate e la testa penzolante con la bocca leggermente schiusa e i capelli che le coprivano quasi tutto il viso.
"Beh, buongiorno anche a te." dissi ridacchiando dandogli una leggere spinta, per poi avvicinarmi alla valigia poggiata a terra vicino all'armadio, sollevarla, poggiarla sul letto e aprirla.
La sentii alzarsi dal letto e saltarmi letteralmente addosso, facendomi perdere equilibrio che subito ritrovai poggiandomi alla piccola mensoletta fissata al muro.
"Buongiorno" disse allungando in modo esagerato l'ultima vocale della parola, usando un tono piuttosto alto e felice.
"Ma che cazzo?! Sei matta, vuoi farmi rompere qualche ossa così che non posso più partire?" dissi con gli occhi sgranati e con voce seria.
"Sì, ora che mi ci fai pensare poteva essere un piano" disse con la sua solita voce gioiosa e allegra.
Roteai gli occhi al cielo, ricambiando il suo abbraccio, per poi metterla di nuovo sul letto come se fosse una bimba.
"Cosa devi fare ancora?" chiese Lilith, incrociando di nuovo le gambe come prima passandosi le dita tra i capelli cercando di sistemare tutte quelle ciocche ribelle che la facevano sembrare un po' pazza.
"Devo solo sistemare le ultime cose nella valigia e credo che non debba fare più niente. Sperando che non mi dimentichi qualcosa!" dissi prendendo il mio spazzolino e la mia piccola agenda.
"Si una cosa ti dimenticherai..me, questo è sicurissimo" disse con voce scherzosa e sicura di sé.
La guardai in malo modo, non rispondendole continuando a sistemare le cose nella valigia, facendo in modo che dopo l'avrei richiusa con poca difficoltà.
"Scherzavo..!" disse con voce di finto spavento alzando le mani in aria in segno di difesa.
Richiusi la valigia con facilità, per mia fortuna, per poi controllare l'orario su quella fatidica sveglia, che segnava le 6:45.
"Su ora alzati, devo disfare il letto, tu scendi giù da zia poi vi raggiungo" dissi mettendo giù la valigia aspettando che si alzasse.
"Va bene, ma sbrigati" disse alzandosi e uscendo dalla camera.
Disfeci velocemente il letto mettendo poi le lenzuola nella cesta dei panni.
Scesi giù trovando Lilith e zia Cattie sedute sul divano che guardavano con fare disinteressato la televisione.
"Ehi, buongiorno" dissi avvicinandomi a loro, mentre venni accolta subito da un caloroso abbraccio da Cattie.
"Buongiorno Cara, hai dormito bene?" disse guardandomi con occhi pieni di gioia, era sempre così, sembrava che sprigionava gioia da tutti i pori non appena mi vedeva e i suoi occhi si riempivano di una luce che non vi so spiegare, ma era quasi accecante, non riuscivi a reggergli per molto lo sguardo.
Avrei voluto dire,no zia,no! Per niente uno stupidissmo e millesimo incubo a disturbato il mio sonno, mi ha terrorizzato e ho quasi rischiato di morire per davvero! Ma ovviamente risposi con un semplice sì, facendolo sembrare più vero che mai.
Quando volevo sapevo recitare bene.
"A che ora hai il treno?" mi chiese Cattie.
"Ho la partenza alle 8:05." Dissi prendendo un biscotto, quelli che già avrei dovuto finire.
Alle 7:40 andammo in stazione arrivando alle 8:00 non essendo tanto vicina, Cattie si offrì di accompagnarmi con la sua macchina e ovviamente anche Lilith.
Anche se era breve il viaggio dentro di me non vedevo l'ora di arrivarci..
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