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7 - New memories

"Lou..."

"Harry..."

"Ho davvero amato questa settimana, lo sai, vero?"

"Lo so", Louis sorrise al suo migliore amico, la cui mano era poggiata sopra la sua coscia ed i suoi occhi verdi scintillanti non lasciavano il suo viso:"l'ho amata anch'io".

"Ti amo", Louis sapeva che stesse dicendo quelle tre parole per non dire le altre due. 'Grazie'. Era una conquista.

"Ti amo anch'io."

"Baciami".

E Louis era ancora vivo quando si baciarono.

Le labbra che si accarezzavano in un gesto dolce, lentamente e le mani che si intrecciavano l'una con l'altra.

Quando Louis si allontanò, invece, morì un po'.

Anche Harry probabilmente. Louis era sicuro che il ragazzo avesse smesso di respirare vedendo Sarah e David fuori dalla macchina, che li guardavano disgustati e furiosi.

Era tutto troppo in quel momento, tutto sembrò fermarsi. O quello o tutto si stava muovendo a rallentatore.

Entrambi i ragazzi guardarono fuori dal finestrino, verso quelle due persone, spaventati da tutto. Spaventati da quello che sarebbe successo.

"Quando scendiamo dalla macchina, non dire una parola e vai a casa", disse Harry, la voce così ferma che nessuno avrebbe potuto dire che il suo cuore gli stava martellando nel petto e che avesse paura della vita in quel momento. Non guardò Louis, che invece lo stava osservando con la bocca semi aperta per lo shock e l'ansia.

Louis non protestò, non disse neanche una parola e Harry gliene fu grato perché non era sicuro di come avrebbe reagito.

Harry aprì la portiera e Louis lo copiò, lentamente. Entrambi erano usciti e chiusero gli sportelli nello stesso momento. Harry fece un'occhiolino al suo migliore amico e Louis abbassò lo sguardo, rivolgendo la schiena al ragazzo dai capelli ricci e si incamminò verso casa sua.

Harry continuava a sembrare sicuro di sé perché sapeva ciò che non doveva far vedere ai suoi genitori. Li oltrepassò senza dire una parola, non curandosi della familiare espressione di disappunto sulle loro facce. Sembravano talmente tanto incazzati e disgustati che Harry pensò che fossero malati e che avrebbero vomitato da un momento all'altro.

Aprì la porta principale di casa sua per entrare e non sapeva cosa dovesse fare: aspettare lì per sentire le solite urla o andare a nascondersi di sopra e chiamare subito Louis. Però quella volta, era tutto diverso e non si era accorto che i suoi genitori lo stessero seguendo.

La porta venne chiusa bruscamente quasi rimbombando. Harry sussultò appena, sorpreso e quando fu sul punto di girarsi per affrontare le due persone che temeva di più, ci pensò il padre al posto suo.

La sua mano forte afferrò la spalla di Harry per farlo girare. Il palmo della sua mano si scontrò forte contro la guancia di Harry. Fece così tanto male che Harry girò la testa di lato e gli si inumidirono gli occhi.

Sarah non disse una parola come al solito quando David schiaffeggiò Harry. Harry poteva sentirla quasi applaudire mentalmente.

"Che cos'era quella merda? Chi ti ha dato il permesso? Chi ti credi di essere?", e tante altre domande... tante altre stupide domande da David che quasi fecero ridere Harry perché sapeva che non avrebbe risposto e che suo padre non sapeva cosa dire perciò stava solo cercando di guadagnare tempo.

Harry considerò di rispondergli in realtà. Dicendo 'stavo semplicemente baciando Louis', ma sapeva che gli sarebbe costato un altro schiaffo e il padre lo spinse contro il muro.

"Te ne sei andato con quello stupido ragazzino, non è vero? Sei scappato con lui per Dio solo sa dove, per fare solo Dio sa cosa", e Harry voleva semplicemente dire a David tutto quello che aveva fatto con Louis, ma rimase buono, guardando l'uomo furioso, con le vene che gli stavano uscendo fuori dal collo e gli occhi che mostravano solo rabbia.

"Ti avevamo detto di non vederlo. Di rimanere qua, ma non riesci a fare un cazzo. Non ci ascolti e ora... ti ha fatto diventare un... un finocchio. Stupido ragazzino. Mostro", Harry fece un passo indietro e voleva vomitare addosso a quell'inutile essere umano che una volta chiamava padre.

"David!", disse Sarah facendo un passo avanti. L'uomo la guardò e Harry cercò di tenersi in piedi sapendo che quello fosse solo l'inizio, ma che prima o poi sarebbe finita.

"Che vuoi, donna? Sta zitta, ok? Hai visto cos'è diventato? Non posso permetterlo. Hai di meglio da dire? Vuoi forse insegnargli qualcosa? Non sei nemmeno riuscita a tirarlo su decentemente".

"Oh, invece tu ne sei stato capace David? Sono sicura che tu abbia fatto di meglio", replicò sarcasticamente.

"Tu l'hai messo al mondo, tuo è il problema", Harry si chiese se si rendessero conto che lui fosse ancora nella stessa stanza.

Sicuramente si.

"E' anche tuo figlio!"

"Non è il mio dannato figlio, questa cosa non è figlio mio", disse indicando Harry, continuando a guardare Sarah.

E Harry continuò a trattenersi. Continuava a ripetersi 'pensa a cose belle, pensa a Louis e a come ti fa sentire, ma non piangere'.

"Beh al contrario tuo, io non sono andata con altre persone, perciò è tanto mio quanto tuo", si avvicinò:"pensi che io si felice di lui? Di tutto questo?", si guardò intorno:"Ma è nato ed è nostro figlio".

"Smettila di ripeterlo!", urlò David e Harry contrasse i pugni, era rimasto a corto di fiato. Era sempre la stessa cosa.

Quando discutevano con lui, poi si mettevano ad urlare tra di loro, ma era sempre lui quello che ne usciva più ferito.

"Smettetela!", urlò Harry, gli occhi chiusi e il petto che si alzava e abbassava velocemente:"Se non mi volete, allora lasciatemi andare e finiamola, perché, sorpresa! Nemmeno io vi voglio. Voglio liberarmi di voi. Perché vi interessa che io stia qui, di quello che faccio se non mi volete e non mi avete mai voluto", dice a voce alta e beh, non lo aveva mai detto, ma ne aveva bisogno. Tanto di peggio non sarebbe potuto succedere no?

"Ascolta ragazzino", David gli si avvicinò e nonostante Harry continuasse ad andare indietro, l'uomo lo seguì finché non fu con la schiena schiacciata contro il muro:"vivi sotto il mio tetto, pago per la tua roba, continui a crearmi problemi da quando sei nato, il minimo che puoi fare è esserci grato per non averti abbandonato per strada, lasciandoti morire", disse crudele:"mi hai forse mai ringraziato? No. Continui a mancarmi di rispetto e ora mi fai vedere scene disgustose come quella. Cosa penserebbe la gente? Sono un uomo rispettabile qui e nella mia compagnia e tu pensi solo a te stesso", non urlò quella volta ma fu duro e aveva sputato quelle parole in un modo tale che si erano infilate in profondità nelle ferite di Harry. Puntò il dito contro il petto di Harry e non nella maniera più amichevole.

"Io non vi ho fatto niente", invece si, era nato, Harry lo sapeva, questa cosa lo distruggeva.

"Invece si. Lo hai fatto e devi ficcarti in quella testa vuota che tu fai quello che ti diciamo noi. Ti permettiamo di avere una buona educazione, ma continui a fregartene come se fosse niente. I soldi che guadagniamo vanno anche per te, ma tu sei un ingrato piccolo bastardo". urlò, ma Harry rimase impassibile ascoltando quelle parole familiari. Gli facevano ancora effetto, ma chiunque avrebbe detto il contrario. Cercava sempre di chiuderle fuori, ma erano troppo forti.

"Quello che abbiamo appena visto è solo un'altra conferma del fatto che la scelta migliore è trasferirci", cosa? David ghignò, malefico:"Hai capito bene? Tra un anno, non appena avrai finito il liceo, che onestamente non capisco perché ti ci abbiamo mandato, ci trasferiremo".

"Cosa?", Harry chiese perplesso, non aveva davvero sentito quelle parole.

David continuava a sorridere, sapeva cosa stava facendo. La faccia preoccupata di Harry glieglo faceva capire benissimo.

"Hai fino al diploma. Ci trasferiamo in America e tu verrai con noi ovviamente. la mia compagnia si sta espandendo e tu andrai in un'ottima università, pagheranno loro, perciò farai meglio a non lamentarti. Starai lontano da quel... quel ragazzino, sarà la cosa migliore per te".

"No", Harry scosse la testa:"NO!", urlò.

"Non è che tu abbia voce in capitolo, ti ho detto che tu farai quello che ti diciamo noi, fine della discussione".

"No, la discussione non è finita. Non potete farmi questo. Non verrò. Rimarrò qui, non lo lascerò. No", la sua voce si spezzò e lui stava arrivando al limite.

"Harry stai zitto", fu il turno di Sarah di alzare la voce:"è la cosa migliore per questa famiglia, ti allontanerai da questo posto, ci allontaneremo tutti. E non provare a fare scherzi o faremo del nostro meglio per andarcene entro un mese".

"Quale famiglia?", urlò Harry.

"Non provare a rivolgerti a me in quel modo", protestò Sarah e Harry vide lo sguardo che gli stava rivolgendo David, ma lo ignorò.

"Quale famiglia?", ripeté:"Noi non siamo una famiglia. Io non vengo, rimango qui. Non potete farmi questo, ho diciott'anni, non fate altro che buttarmi giù. So che mi odiate, ma vi sto implorando di farmi rimanere qui. Non potete obbligarmi ad andarmene. Scapperò, ve lo giuro, non potete farlo. Mi rovinerete", Harry sentiva gli occhi bruciare e le lacrime che minacciavano di cadere, non poteva fermarle, era troppo debole per farlo. Per avere un po' di controllo.

Fu Sarah a tirargli uno schiaffo poi. Harry si morse il labbro e vide lo sguardo di disapprovazione che lei gli riservò, non fece nemmeno male quella volta. La testa e il petto gli facevano già troppo male. Quelle parole... quelle parole lo stavano facendo a pezzi. Niente avrebbe fatto più male.

"Non scapperai, farai solo ed esclusivamente quello che ti diremo noi. Verrai con noi e non provare mai più a rivolgerti a me in quel modo. Non ti permetterò più di trattarmi come fa tuo padre", la sua voce era come camminare sui vetri rotti, ma continuavano a non toccare Harry, ma non gli impedivano tuttavia di sanguinare.

"Dovete lasciarmelo vedere da ora in poi", fu l'unica cosa che riuscì a dire, sua madre lo guardò male, ma gli voltò le spalle per andare al piano di sopra:"dovete permettermelo", Harry ormai era in lacrime, piangeva e si era trattenuto per troppo tempo davanti ai suoi genitori, per troppi anni e in quel momento... in quel momento era troppo debole.

David ormai lo stava deliberatamente prendendo in giro, non c'era altra ragione per cui stesse ghignando, quasi ridendo davanti a Harry:"Sei tutto fuorché un uomo", sputò:"cerca di trovare un modo in cui darai la notizia al tuo amichetto, invece", l'uomo scosse la testa e se ne andò dalla sala.

Harry fu lasciato da solo.

Le lacrime gli bruciavano le guance ed era come se tutta la sua vita gli stesse passando davanti.

Entro un anno non ci sarebbero più stati 'Harry e Louis'. Harry non avrà più la sua ancora, non avrà più l'unica persona che lo avesse amato veramente, che l'avesse accettato, supportato, reso una persona migliore... non ci sarebbero più state telefonate a Louis quando si fosse sentito giù, sarebbe stato da solo. Non sentirà più la presenza di Louis accanto a sé, non sarà più in grado di respirare.

La vita gli stava giocando uno scherzo di pessimo gusto ed era finito male perché stava morendo. Lentamente sarebbe morto perché lo stavano portando via da Louis.

Aveva un anno per pensare a come sarebbe riuscito a tenere Louis all'oscuro di tutto quello.

-

"Due anni e mezzo dopo ho scoperto che una delle ragioni per cui ci siamo trasferiti era che mio padre continuava a tradire mia madre. E lo aveva fatto anche in America. Finalmente divorziarono e io l'ho vista come il lascia passare per la libertà. Sono scappato. Ho raccimolato quanti più soldi potevo e sono tornato qui. Ripartendo da zero, l'unica cosa che potevo permettermi era un monolocale in affitto. Ne pagai solo metà il primo mese, ho trovato un lavoro in caffetteria e ho passato i due mesi successivi mangiando solo quello che riuscivo a portare a casa da lì. Non avevo nulla all'inizio e ancora una volta, nessuno. Ero solo, ma sono stato molto fortunato, Louis", dice e mentre Louis è scioccato, attonito, guardandolo, Harry sorride.

"Sono stato molto fortunato perché avrei potuto vivere in mezzo alla strada, ma ho un piccolo appartamento, anche se ha solo un bagno, un salone con un frigo e un materasso per terra. Mi sono trovato un lavoro che mi ha fatto scoprire me stesso. Sono stato costretto ad interagire con qualcuno di diverso ogni giorno e ho conosciuto persone nuove. Mi sono fatto almeno due buoni amici, Louis".

"Harry...", Louis era sempre stato sicuro che Harry fosse quello coraggioso. E lo era... ma ora vede quest'uomo cresciuto, che era passato per mille difficoltà per sopravvivere, che gli aveva dovuto tenere nascoste un sacco di cose, lontano da lui, cose che non avrebbe mai nemmeno potuto immaginare. Harry ora è libero e non sembra triste, sembra completo, come sempre. Ha una scintilla negli occhi che nemmeno quando stava con Louis aveva. Quella è la differenza che c'è con Louis. Lui aveva perso qualsiasi tipo di luce vitale.

"Louis, non voglio che pensi che sia stato facile. Non voglio che pensi che lasciare Doncaster senza dire una parola, sia stato qualcosa alla quale ho pensato una volta e di colpo deciso che fosse la scelta giusta. Non è stato così e Dio Louis, non sai quanto ho pianto... ho pianto quando ho saputo che me ne sarei andato, ho pianto quando ti ho mentito, dicendoti che andava tutto bene, ho pianto quando ci siamo fatti un'altra promessa che sapevo sarebbe stata infranta, ho pianto quando il momento si avvicinava, ho pianto quando ti ho lasciato quella lettera nella cassetta della posta, ho pianto mentre me ne andavo e ho continuato a piangere anche un anno dopo. Mi sono lasciato buttare giù completamente, mi sono auto-distrutto perché stavo vivendo un mondo senza di te. Un nuovo, triste e buio mondo dove i demoni e le voci erano tornate per tormentarmi. Volevo uccidermi..."

"No..."

"Si, Louis, non stavo vivendo. E mi sono accorto dell'errore che avevo commesso e giorno dopo giorno cominciavo a credere sempre di più a quello che i miei genitori mi urlavano contro", Louis si sente estremamente fragile in questo momento, avrebbe voluto che Harry avesse cominciato a piangere così da poter avere una scusa anche per se stesso.

Tutti quegli anni, li aveva passati a commiserarsi, piangendo ogni notte, allontanandosi da tutti e pensando a quanto si sentisse male... probabilmente non aveva mai considerato abbastanza come potesse sentirsi Harry, perché ovviamente stava molto peggio. Louis era stato molto egoista ma ora sta sentendo quanto Harry avesse vissuto sull'orlo del precipizio in un modo, che non faceva altro che fargli pensare quanto dovrebbe sentirsi fiero di quel mezzo sconosciuto davanti a lui.

Mezzo sconosciuto era un buon modo per descrivere Harry in quel momento. Sta facendo sapere a Louis cosa gli fosse successo, cosa fosse diventata la sua vita senza di lui. Gli sta offrendo il cielo e Louis doveva dargli le nuvole e il sole in qualche modo.

"Ma sono cresciuto. Gli anni sono passati e quando mi sono trasferito qui, volevo diventare un'altra persona, una migliore quanto meno. Dovevo migliorare e smettere di torturare me stesso con pensieri negativi e quelle voci e visioni. Non avevo i miei a denigrarmi. Dovevo farlo da solo ed è così che ho realizzato che non lo avevo mai fatto, lo facevi tu al posto mio. Non solo mi tiravi su così che io potessi continuare a camminare, mi portavi letteralmente. Non sarebbe andata così stavolta", continua e Louis realizza che Harry gli sta spiegando e rispondendo alle sue domande tutto insieme, senza che dicesse una parola.

"Sei mesi dopo essermi stabilito qui, ho cominciato a vedere uno psicologo. Ironico, dal momento che avrei voluto diventarne uno e sapevo che non avrei potuto perché non ho nemmeno finito l'università", sbuffa:"parlare con una persona dopo tutti quegli anni, non so, era strano perché non eri tu. Ma dopo un po' mi ha fatto sentire meglio. Gli ho parlato anche di te e mi ha fatto capire quanto avessi bisogno di te e anche lui lo ha riconosciuto, ma la vita è andata com'è andata. Ora do la colpa ai miei genitori per quello che mi hanno fatto e la mia vita più che solo me stesso. Riesco a parlare con le persone ora, posso essere più felice qui e si Louis, ti ho pensato e ti penso ogni giorno, perché sei stato una parte fondamentale di me, ma in una maniera più sana ora. Sono ancora depresso però, ma quanto lo sono varia, il che è buono. La maggior parte delle volte è un intorpidimento confortevole che silenzia tutto. Altre volte, rimango immobile nella doccia o cose così e riesco a sentire il nulla venirmi incontro a ottocento miglia orarie e non c'è niente che possa fare davvero, se non lasciare faccia il suo decorso e poi sparisca. Ma succede soprattutto quando sono da solo perché tutto sembra più rumoroso nel silenzio, ma migliora. Migliora sempre. In questi anni mi sono chiesto, mentre mi facevo quelle piccole ferite sui polsi, chi ero, chi sono e perché mi stavo facendo tutto questo, ferirmi così tanto in tutti i modi possibili perché quando avevo cinque anni anche anche la più piccola delle sbucciature sembrava la fine del mondo. non aveva senso", prende un profondo respiro e il modo in cui alza la mano, avvicinandola a quella di Louis, gli fa credere che finalmente avrà un contatto, ma poi Harry la allontana come aveva fatto precedentemente Louis e se la mette in grembo, di nuovo, sorridendo tristemente.

"I nostri corpi sono le nostre gabbie, siamo gli unici protettori di noi stessi, dobbiamo prenderci cura di noi stessi e la nostra felicità sta nella persona che vediamo riflessa nello specchio. L'ho imparato nella maniera peggiore Louis, ma così, il giorno in cui tutto si è fatto più luminoso, è stato ancora più bello. Io spero che il tuo mondo sia luminoso quanto il mio, spero che tu l'abbia imparato in una maniera migliore della mia", finisce Harry e Louis ha bisogno di un momento. Pensa addirittura di scendere dalla macchina per respirare. Ma vuole continuare ad ascoltare Harry e non voleva dirgli quanto fosse cambiato ma in peggio. Non come lui, che era diventato un angelo, qualcuno che Louis ammira così tanto nonostante l'avesse incontrato poche ore prima.

"Wow", dice, senza fiato nonostante non fosse stato lui ad aver parlato senza sosta:"Harry, io-".

"Louis, mi dispiace. Non ho idea se questo era quello che volessi sentirti dire, ma io... il mio psicologo ha detto che questo era quello che avevo bisogno di dire. Chiederti scusa e spiegarti tutto, per perdonare me stesso. Il resto era solo quello che volevo dirti, non so se questo mi renda ancora più stronzo o -"

"Ti ammiro così tanto", Louis lo interrompe e quegli occhi blu farebbero bene a mantenersi su quelli verdi. Si erano mancati.

"L'ho sempre fatto e sempre lo farò. E dopo questo... speravo che stessi meglio di me e Harry è così. Stai facendo molto meglio di me, hai fatto molto meglio e mentre io cadevo sempre più a pezzi, tu hai costruito te stesso e questo non può far altro che farmi sentire meglio".

"Louis, mi dispiace per quello che ti ho fatto -"

"No. No, ti prego, io... io ti perdono, o almeno, lo voglio veramente. E' solo che sei così...", fa una pausa e si guarda in grembo:"non sei lo stesso bambino che ho incontrato tanto tempo fa e con il quale volevo passare la mia vita, sei diventato una persona migliore, ma per te stesso e non per qualcun'altro. Questo è fantastico, ok? Ti sei liberato e penso ancora che tu sia il più coraggioso, anche se...", si ferma.

"Anche se non mi conosci", dice Harry, in qualche modo amaramente. Louis annuisce lentamente, tenendo le labbra serrate.

"Si. Non so più chi sei. Guardati Harry, non sei solo cresciuto così tanto, sembri molto più grande e diverso ma sei anche cambiato dentro e... non sono stato presente in momenti speciali della tua vita, come tu non lo sei stato nei miei. Non ci siamo visti crescere. Ci siamo perso così tanto della vita dell'altro, siamo cambiati molto...", Harry annuisce, d'accordo e Louis è sopraffatto dal dirlo a voce alta. Dirlo a lui.

Ma si guardano solo per un battito di ciglia perché Louis sta accennando una risata facendo sogghignare Harry mentre lo guarda in quel modo.

"Mi dispiace... è che... non vorrei davvero ridere, vorrei più piangere in realtà", dice ma continua a ridere e Harry ghigna guardandolo:"è solo strano... sei qui porca miseria!", sospira e si tira indietro i capelli. Forse ci sono ancora delle cose da dire, ma pensa di non poter fare di più al momento.

"E tu sei qui Louis...", dice Harry dolcemente:"possiamo ricominciare?", chiede tutto ad un tratto.

"Che?"

"Possiamo semplicemente tornare ad essere sconosciuti? Mettiamoci una tenda davanti agli occhi. Lascia che mi presenti, per favore. Possiamo parlare e ridere e imparare di nuovo quello che già sapevamo e quello che non sappiamo. Possiamo creare nuove battute che capiamo solo noi e costruire nuovi ricordi e... darci una seconda possibilità", finisce Harry con calma e cercando di fare del suo meglio per decifrare l'espressione di Louis.

Louis allunga la mano e Harry la guarda, per poi guardarlo di nuovo in faccia:"Sono Louis, venticinque anni e amo fare colazione, piacere di conoscerti.", La fossetta di Harry fa la sua comparsa e forse, per la prima volta, saluta Louis come si deve. Un 'ciao, mi sei mancato'.

"Io sono Harry, ventiquattro anni e mi piacciono i fiori", stringe forte la mano di Louis. E wow, eccolo lì... un contatto. E' piccolo e forse non è niente, ma è comunque qualcosa. Sanno, adesso, che l'altra persona è reale e che non scomparirà.

"Piacere mio", continuava a sorridere e Louis che non avesse sorriso così per molto tempo... forse è perché sta tirando fuori solo la metà del sorriso che usava con Harry e solo in certe situazioni, ed erano anni che non lo faceva

Louis sente il telefono vibrargli nella tasca e lascia la mano di Harry per controllarlo:"Scusami un momento...", dice perdendo se stesso quando sblocca lo schermo del telefono e trovando un messaggio di Zayn.

'Dove sei?', legge e scrive velocemente una risposta dicendo 'Sto tornando all'appartamento, non ti preoccupare'.

"Devo tornare all'appartamento, adesso", dice Louis senza aggiungere altri dettagli. Gli sembra che Harry abbia ancora così tante domande da fargli, ma pensa davvero che per quel giorno sia abbastanza:"è davvero troppo, per poterlo processare tutto insieme", sospira e Harry annuisce ancora una volta e quando Louis sta per aprire la portiera, la voce di Harry lo ferma.

"Posso portarti a casa".

Louis lo guarda:"Non ce n'è bisogno", e lui non avrebbe voluto far altro che urlare 'non chiamare quel cazzo di posto casa, soprattutto non tu!'.

"Lo so, ma voglio. Se me lo permetti, ovviamente", dice Harry sinceramente.

"Ok", risponde e si rimette comodo per il viaggio.

Harry gli rivolge un piccolo sorriso e accende la macchina. La radio risuona nell'abitacolo e Louis prende mentalmente nota del fatto che Harry non ha un cd con una playlist, ma ascolta la stessa stazione radio di Liam, ma sembra non gradire quando mettono del pop.

Inoltre non è la persona più subdola del mondo nel fissare Harry e nonostante l'uomo più giovane se ne fosse accorto, non commenta. Nessuno può biasimare Louis, in fondo stava solo cercando di abituarsi a quella persona, nonostante non sia sicuro se mai ci riuscirà o meno, ma voleva sapere le sue nuove abitudini e il linguaggio del corpo.

Non dicono una parola, per tutto il tragitto, se non per quando Louis gli da indicazioni per arrivare al suo appartamento, ma si accorge subito che Harry lo avesse già memorizzato da quando Zayn ce lo aveva portato, ma non lo stava dicendo a Louis, perchè così avrebbe continuato a parlare.

"E' questo no?", chiede fermandosi davanti a quel complesso enorme.

"Si, grazie per il passaggio", dice Louis e è strano... è decisamente strano adesso.

"Non c'è problema".

Il silenzio cala di nuovo e Louis si chiede almeno cinque volte se quello fosse il momento di dire 'ciao, ci vediamo presto' e aprire lo sportello. In realtà non voleva lasciare Harry perché adesso, avevano parlato, lui si era scusato e wow, ora sapeva il perché Harry se ne fosse andato e il motivo per cui l'avesse fatto in quel modo e tutto era ancora troppo fresco, non era tutto al suo posto per Louis, ancora. Vuole parlarci di più ma sa che non può, ha bisogno di tempo. Un'ora, o due, o cinque, o sette, anche un giorno da solo. Non sa dirlo con precisione, ma ne ha bisogno.

"ti sembra troppo se ti chiedo il numero di telefono?", chiede Louis e quasi non riconosce la sua stessa voce:"Cioè, è che penso che abbiamo ancora molto di cui parlare, non so... e Gesù", sospira pesantemente, una parte di lui sogghigna, l'altra si sta sgretolando. Come può dirgli 'così possiamo ricominciare a parlare di più e vederci per passare da sconosciuti ad amici', senza che suoni strano per entrambi?

"Posso dartelo", lo interrompe Harry, di nuovo, così tranquillo. Almeno Louis adesso non deve per forza umiliarsi e complicare tutto.

Si scambiano i numeri come farebbe chiunque con un collega di lavoro, è così bizzarro e Louis sente qualcosa scrivendo Harry Styles, salvando il numero, ricordandosi che una volta aveva fatto la stessa cosa con la stessa persona, che però aveva un aspetto diverso e ovviamente il nome salvato non era stato 'Harry Styles', ma solo 'Harry'.

"Ok, spero che potremmo parlare presto", Louis balbetta e che diavolo sta dicendo?! Ma Harry annuisce comunque:"Ciao!", finisce, non sapendo come mettere fine a quella tortura, apre lo sportello per scendere dall'auto.

Lo chiude e si accorge di stare tremando dalla testa ai piedi solo quando comincia a camminare verso l'entrata del palazzo.

Sta cercando di fare del suo meglio per calmare il respiro perché tutto il suo corpo e la sua testa sono fuori controllo. Quello che era appena successo era qualcosa che Louis non si sarebbe mai aspettato. Nemmeno un mese fa, nemmeno quattro ore fa. Aveva raggiunto un punto della sua vita in cui non aveva nessun tipo di speranza, ma cavolo, era successo.

E Harry... Harry adesso aveva così tanta speranza nella sua vita.

"Louis!", sente che sta per avere qualche tipo di crollo, di nuovo, non sapendo se questa volta fosse perché era successo qualcosa di grande, qualcosa di buono, qualcosa di inaspettato... non sta respirando correttamente e Harry ha appena aperto la portiera dell'auto per uscire e chiamare Louis.

Deve girarsi.

Lo fa e Harry è un po' più vicino di quanto si aspettasse.

"Vieni qui un secondo, per favore", dice con le braccia aperte e Louis lo guarda. E si domanda.

Harry è lì e ha bisogno di un altro tocco ancora perché più o meno pensa ancora che sia un'illusione o finalmente un bel sogno e presto si sveglierà per affrontare l'incubo.

Perciò, per esserne sicuro, muove le gambe tremolanti e cammina verso Harry, che a sua volta fa due passi avanti ed è tutto così veloce.

Louis combacia perfettamente contro il petto di Harry e le sue braccia lo avvolgono, tenendolo fermo ed è ancora tutto meraviglioso.

Forse questa è una di quelle cose che non era cambiata. Che Harry riuscisse ancora ad abbracciare Louis come se fosse il mondo, anche se in quel momento è solo un amico perso, un mezzo sconosciuto.

Che Harry fosse ancora il più alto, il più forte e quello che posava la testa su quella di Louis. Che Louis fosse ancora quello che stringeva un lembo della giacca di Harry sul davanti con una mano e con l'altra gli stringeva la vita , nonostante fosse il più grande.

Ed è così delicato, le persone gli camminano accanto sul marciapiede, ignorando la scena, ignari della loro storia, o semplicemente rivolgendogli un'occhiata mentre si abbracciano come qualcuno, che una volta era molto importante, e significava così tanto per l'altro, dovrebbe abbracciare quella persona che non vede da secoli.

E Louis capisce che la prima volta che si erano incontrati, un mese fa, avrebbero dovuto fare esattamente questo.

Si sarebbe accorto che Harry avesse un odore diverso ma dopo un po', ancora estremamente gradevole. Si sarebbe accorto che nonostante tutto di lui sembrasse diverso, averlo vicino era ancora in parte familiare. E si sarebbe accorto il sorriso felice di Zayn mentre li guardava dopo aver aperto la porta, cercando Louis. Che dopotutto lui non è una delusione e riesce ancora ad essere fiero di se stesso perché, che l'aveva fatto.

E dopotutto, poteva anche tornare a respirare normalmente.








Buona domenica splendori!!

Ce l'hanno fatta!! Louis finalmente da una possibilità a Harry di chiarire e spiegarsi (grazie Zoe) e nonostante non sia finita qui, perché ovviamente Louis è un nano malefico, ora è tutto in discesa, con qualche buca, ma in discesa. Voi che ne pensate?

Fatemi sapere perché siete un po' silenziose!

Intanto vi ringrazio anche qui per le 30.000 visualizzazioni raggiunte da Underwater. Sembra una frase fatta, ma se solo mi avessero detto che avrei superato le 5000, non ci avrei creduto, quindi GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!

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Twitter: Tomlinformica (anche se al momento me ne sono allontanata un po')

A presto!

-A.

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