6 - To be honest
"Hey amore", Zayn sorride, indossa un maglione rosso, con i capelli sistemati in un ciuffo perfetto e sembra stupendo, come sempre, maledizione. È contento di aver deciso di portarsi dietro il portatile, altrimenti ora non avrebbe potuto parlare su Skype con Zayn, visto che sua sorella sta facendo lo stesso con il suo fidanzato... da ore ormai... e non stavano nemmeno parlando, da quindici minuti ormai per l'amor del cielo.
"Ciao", Louis risponde dolcemente e quasi si sente in colpa per non essersi pettinato i capelli:"Esci?"
"Sì, vado dalla mia famiglia tra trenta minuti. Ma volevo parlare con te. Buon compleanno!", Zayn sorride e wow Louis probabilmente non si merita una persona come lui, ma apprezza comunque di avere uno Zayn nella sua vita. Uno Zayn del quale può anche prendersi cura.
"Grazie piccolo", anche lui si è quasi dimentica della lite che avevano avuto prima di partire per Doncaster. Era stata una lite, giusto? Louis era ubriaco ma si ricorda. Aveva detto un bel po' di stronzate e Zayn gli ha appena detto quello che meritava di sentire, con il suo tono forte ma comunque gentile. È davvero reale Zayn? E Louis se lo merita?
"Vorrei davvero essere lì con te, è un peccato che non siamo riusciti ad unire le nostre famiglie quest'anno come l'anno scorso", dice Zayn e la sua voce è ovattata e l'immagine un po' distorta, il che fa ricordare a Louis la pessima connessione a internet che hanno nell'appartamento. "Spero che ti stia divertendo comunque".
Louis scrolla le spalle come risposta:"È solo Natale", dice come se stesse dicendo 'è solo un giorno normale, quando apparentemente piove più qui intorno'.
"E il tuo compleanno. Ho parlato con Liam oggi e la tua festa è ancora in ballo".
"Oh Gesù, mi aspetto di tutto quest'anno", ridacchia e Zayn impiega ancora più tempo per rispondere questa volta.
"Sembra che tu stia meglio. In effetti sembra che tu stia bene", sorride, avvicinandosi alla telecamera come se in quel modo potesse vedere meglio Louis.
"Sembro sempre figo, Zayn", Louis sorride appena:"mi dispiace comunque", sospira, nonostante fosse in videochiamata con Zayn, era difficile guardarlo in faccia:"continuo a pensare solo a me stesso", 'e a lui':"quando dovrei pensare anche alle persone che mi circondano. Ti tratto di merda a volte, specialmente quando sono ubriaco... Dio, mi dispiace di essermi ubriacato così spesso nelle scorse settimane, di aver fatto un casino nell'appartamento e non averlo mai pulito, per aver fumato il tuo pacchetto di sigarette... e soprattutto per non ringraziarti mai tanto quanto dovrei".
"Non c'è bisogno di niente di tutto questo, piccolo".
"Sta zitto Zayn, lo dici come se andasse bene che io non valorizzi la tua presenza nella mia vita".
"Ma non lo sto dicendo questo. Sto dicendo che va bene che tu ogni tanto ti senta giù e non è colpa tua. Vorrei solo che tu non ti sentissi così da così tanto tempo e che mi permettessi di aiutarti".
"Ti ho permesso di aiutarmi, lo sai, e lo apprezzo tanto".
"So che lo fai, ma lasciare che io ti aiuti e ascoltare quello che dico per aiutarti sono due cose diverse. Tu fai solo la prima".
"Mi dispiace...", dice Louis giocando con gli angoli del suo portatile. Sa che Zayn ha ragione, lo sa, solo che non si sente pronto a fare nulla.
"Non scusarti con me, scusati con te stesso". E seriamente come può Zayn dire una cosa del genere con il tono più dolce possibile, facendo venire voglia a Louis di tornare a Londra solo per abbracciarlo?
"Pensa solo a stare bene... sempre per te stesso, perché te lo meriti, se credi in te stesso, starai bene. Io vorrei davvero aiutarti, ma credo che questa volta solo tu possa farlo".
Louis annuisce:"Non so cosa fare però".
"Lo saprai quando arriverà il momento, può suonare come un cliché ma è vero".
"Beh, il tempo potrebbe andare più veloce".
"Lo so, amore", dice Zayn triste:"stare lì ti sta facendo sentire meglio comunque? Pensare e cose varie?"
"Non so davvero che dirti... sto dormendo nella stanza di Peter perché per la prima volta questa stanza non mi aiuta per niente", Zayn sembra sorpreso e Louis pensa di averlo perso per qualche secondo perchè l'immagine non si muoveva più:"non mi sento triste ma...", si blocca e evita di nuovo di guardare telecamera.
"Puoi dirlo".
"Mi manca. Di nuovo. O semplicemente... come sempre".
"Lo so", Zayn sorride appena e anche se non era il momento, anche Louis gli sorride:"mi dispiace, piccolo, ma adesso devo davvero andare. Vorrei poter restare qui a parlare con te un po' di più, ma i miei mi stanno aspettando", lo informa Zayn, sinceramente dispiaciuto.
"Va bene. Vai. Salutami i tuoi e le tue sorelle".
"Lo farò. Anche tu. Mi manchi davvero tanto, piccolo", Zayn mette il broncio, facendo sorridere Louis.
"Ehi, smettila di essere così sdolcinato".
"Non posso, ti amo troppo."
"Ugh, tu e mio fratello avete veramente bisogno di una fidanzata".
Zayn ride, ma dice ancora:"Ho già te, non sono un traditore".
"Oh tappati".
"Mi dispiace", ridacchia Zayn:"devo andare davvero, adesso."
"Ciao amore, grazie", entrambi si salutano e dopo aver sorriso al suo migliore amico, chiude la chiamata.
Cosa avrebbe fatto ora Louis?
~ * ~
Louis è davvero un disastro nel fare regali. Tutti lo avevano ringraziato per i propri, ma sa che comprare un maglione di Natale per tutti non era stata la scelta migliore. Guardò il viso di Zoe e sa che probabilmente lo avrebbe riposto nella parte posteriore del suo armadio e lì lo avrebbe lasciato finché non si fosse trasferita, sa che Peter lo avrebbe usato solo in quelle notti fredde mentre è a letto, sua madre lo avrebbe usato solo con lui in giro, suo padre solo quando non avrebbe avuto nulla da indossare quando avrebbe trascorso i suoi giorni in casa.
Comunque gli andava bene. Aveva ricevuto una nuova camicia, cioccolatini, un berretto e dei calzini... Un rituale, ormai.
Lui e i suoi fratelli cominciano a guardare i loro film di Natale prima, quest'anno, dell'anno precedente (non è un buon segno però).
Peter sta già dormendo con la testa sul bracciolo del divano e Louis sa che è una posizione scomoda.
"Zoeeeeee", si lamenta Louis schiaffeggiando il braccio di sua sorella per azzittirla. Non aveva fatto altro che mormorare le citazioni dal Grinch dall'inizio del film. Lo conosce già a memoria, e Louis non riesce a sopportare quella voce fastidiosa e femminile che gli sussurrava accanto.
"Che c'è? stai zitto", si lamenta lei, cacciando via la mano di Louis, senza togliere gli occhi dallo schermo del televisore.
"Mi stai solo facendo odiare questo film ancora di più", rotea gli occhi.
"Beh, io adoro questo film, invece, perciò tappati, diva".
Louis sospira ad alta voce:"Lo vedo... ogni anno", sussurra scuotendo la testa infastidito:"quel tizio verde mi ha sempre fatto cagare sotto".
"Ora sai come mi sento quando ti guardo, fratello", ghigna lei, guardandolo per un attimo, solo per provocarlo e torna a guardare lo schermo.
"Oh, certe cose non cambiano mai eh. Quando è stata l'ultima volta che te l'ho sentito dire? Quando avevi quindici anni, giusto?"
"Non invecchia mai."
"Si, al contrario della tua faccia", è il suo turno di ghignare trionfante mentre fa il rumore dei tamburi, solo per essere più drammatico.
"Ho solo ventitre anni, testa di cazzo, sei più vecchio tu. Ti sei mai visto allo specchio recentemente? Sembri un cadavere".
"Ahia."
"Sei dimagrito, a proposito?", chiede ora più seria.
Lui scrolla le spalle:"Può essere", e la sua risposta non rassicura per niente Zoe.
"Dobbiamo metterlo a letto", dice invece di commentare oltre, guardando Peter accanto a Louis.
"Lasciamolo qui, così ho il letto solo per me".
"Che carino da parte tua", dice scherzosamente e Louis immagina che il film venga dimenticato, grazie mille, Babbo:"anche se non capisco. C'è qualcosa che non va nella tua stanza?", Louis avrebbe voluti dire che non era più la sua stanza, ma poi... dove'era la sua stanza? Quella di solito sembrava più calda di quello di Londra, ma non lo sa più.
"No", scuote la testa come risposta.
"Allora perché non ci dormi?", chiede e ah cazzo, Louis si rende conto di non averle parlato di cose serie da quando si erano visti. Avevano solo cazzeggiato, ma avevano sempre qualche conversazione seria da fare su come la vita stesse andando per entrambi quando tornavano a Doncaster e si vedevano (o anche su skype).
Di solito era più un 'come va, Louis?' e domande simili e lui poteva tranquillamente aggiungerle al tipo del 'sei felice, tesoro?' , il che gli fa pensare di essere un po' troppo fragile, un po' troppo debole e... così piccolo che se non fosse per quelle domande o per quelle persone intorno a lui, sarebbe niente. È diventato un adulto così diverso dall'adolescente che era, è assurdo...
"Non ci riesco", Zoe rotea gli occhi per tutta risposta, ma gli rivolge tutta la sua attenzione.
"Cosa c'è che non va?", chiede e possono parlare forte quanto vogliono adesso, perché Peter ormai dorme come un sasso e se non si svegliava con il proprio russare, allora non si sarebbe svegliato con loro che parlavano.
"Beh, non l'ho detto a mamma... solo Zayn lo sa perché beh... vive con me e ormai è coinvolto in questa situazione".
"Oh Dio, non dirmi che ti ha messo incinto!", lo interrompe Zoe, dicendolo in un tono più serio di quanto dovrebbe.
"Che cosa?!", Louis fa una smorfia:"Gesù, Z.", la spinge dalla spalla mentre lei cerca di smettere di ridere:"ti prego, sto cercando di dirti una cosa seria".
"Scusa scusa", ridacchia lei, ma poi guarda il volto serio di Louis e beh, avrebbe continuato a ridere in altre circostanze:"oh, wow... dimmi allora".
"Beh Zoe io...", sospira:"ho visto Harry", dice semplicemente, era stato più facile di quanto si aspettasse.
"Che cosa?", chiede confusa ma scioccata e così forte da far svegliare Peter di soprassalto dal suo sonno.
"H-ho visto Harry. E per favore, prima di chiedere qualsiasi cosa, lasciami prima parlare", continua debolmente:"sta bene, si", e ok, Louis stava per parlare di Harry, cercando di controllare se stesso.
"Penso che anche lui viva a Londra, perché l'ho trovato a lavorare in una caffetteria... in un primo momento quando l'ho visto... non potevo immaginarlo e sono andato in shock. Sono scappato, ma Zayn lo ha portato al nostro appartamento pochi giorni dopo. Quindi abbiamo parlato. Cioè... no, io ho parlato. Non l'ho lasciato parlare", e perché diavolo ho fatto una cosa del genere?.
"Che cazzo?", dice per prima cosa Zoe:"Okay, che cazzo, Louis. Sono scioccata. Sono... Okay con calma", si ferma e guarda il muro come se ci fosse stata un'opera d'arte pronta per essere apprezzata:"Ok. E' fottutamente meraviglioso, questo, Louis", dice, ora guardando Louis piena di vita:"Lo hai visto, sai dove è. Ok, cazzo, Harry", sogghigna:"Harry, Louis, Harry!", ride:"Hai visto Harry, è quello che volevi. Oh mio Dio, è quello che volevamo tutti!".
"No, Zoe, è tutto finito."
Lei fa una smorfia:"Cosa stai dicendo?"
"Mi sono incazzato, anche se penso che quello che ho fatto sia stupido, ma non riuscivo ad ascoltarlo. Zoe, riesci ad immaginare come mi sono sentito? Dopo tutti questi anni ritrovarmelo davanti così diverso e... Dio, vivo e che non sembrava la stessa persona che mi ricordavo. Ho dato di matto e detto un mucchio di stronzate e gli ho detto di andarsene. Mi sentito morto da un mese, non posso credere di poter essere un tale bambino e reagire in questo modo a volte".
"Sei un stupido idiota, ecco quello che sei Louis", dice seriamente e Louis la guarda seriamente:"Voglio dire, lo vedi, e che cazzo. È venuto lì per parlare con te, non lo lasci spiegare e gli dici di andare via per poi sentirti un cadavere per... il fottuto mese successivo?", chiede perplessa e Louis non risponde. Ce n'è davvero bisogno?
Lei si sfrega le tempie prima di continuare:"Smettila di mentire a te stesso, smettila di rendere tutto più difficile per te, di smettila di piangere, smettila di fare una tempesta in un bicchiere d'acqua perché l'hai visto Louis... ci saranno anche voluti anni, ma l'hai visto. Ti è chiaramente mancato e ti manca ancora, ci tieni perché tutto questo ti ha sconvolto, ma tu, meglio di noi, sai come ci si sente veramente a vivere senza la sua presenza. Sai che ha una spiegazione per tutto questo, non è stata colpa sua. E ora che l'hai visto semplicemente mi dici che è finita? Che non gli hai dato nemmeno una possibilità? Ci stai sul serio provando o ti stai solo facendo mangiare vivo dalla paura? Hai venticinque anni, per l'amor di Dio, devo prenderti a schiaffi per riportarti in vita?"
~ * ~
Zoe lo aveva preso a schiaffi. Forte. Così ora è il venticinque di Dicembre e lui è di nuovo fuori dalla caffetteria, ormai familiare, a Londra e sta guardando dentro, dove intendeva stare per più di due minuti stavolta. Intendeva anche entrare perché è sicuro che avrebbe cominciato a piovere da un momento all'altro.
Fa un passo, poi un altro e un altro ancora ed eccolo lì. Non è lì per bere un caffè, mangiare uno di quei pasticcini deliziosi o fare una di quelle meravigliose e gigantesche colazioni. No. È lì per fare tutto, tranne quello che le persone normali, di solito fanno in una caffetteria.
Si guarda intorno e si ferma al bancone. Il suo cuore non è nemmeno più nel suo petto, quindi non c'è bisogno di dire che stesse battendo veloce.
Non era lì perché avesse paura che Zoe lo prendesse di nuovo a schiaffi, non era lì perché aveva deluso tutti con il suo comportamento e per quanto fosse a pezzi, non era lì perché Zayn voleva che stesse bene... si rende conto di essere lì per se stesso. Meritava una spiegazione e Harry meritava una possibilità di essere ascoltato.
Diavolo, alla fine Louis voleva veramente solo vedere Harry e questa volta parlare come due normali vecchi amici. Amici.
Ancora non ha visto Harry e stava immaginando il momento in cui fosse comparso da fuori pronto a lavorare o fosse entrato correndo da una delle porte con un sorriso sul viso scolpito, fresco e bellissimo, proprio come un uomo.
Stella, se ricorda bene il suo nome, stava servendo alcuni clienti ai tavoli, mentre un'altra ragazza prendeva gli ordini. Il ragazzo biondo che Louis vede di solito parlare con Harry ora stava uscendo dal piccolo spazio dove era solito suonare la chitarra e cantare (è veramente bravo e spera che un giorno possa sentirlo come si deve).
Continua a guardarsi intorno, però, non era lì per prestare attenzione a quei dettagli insignificanti.
"Ciao, posso esserti d'aiuto?", Louis quasi salta a sentire quella voce. Se la stava cavando bene, ignorando il tizio dietro al bancone in modo che non sembrasse che volesse chiedere qualcosa e continuando a guardare un angolo di quel posto così da sembrare occupato, magari che stesse aspettando qualcuno. Non aveva apparentemente.
"Erm, mi dispiace, no, tutto a posto", dice rivolgendosi alla persona. E oh, è il ragazzo biondo, la cui voce sembra quella di un angelo e molto professionale. E maledizione, certa gente doveva per forza avere occhi azzurri più belli dei suoi? C'era forze un qualche tipo di competizione?
"Sembri un po' spaesato. Hai bisogno di aiuto per il tuo ordine o qualcosa del genere?", e perché doveva avere un accento irlandese, che gridava 'sono bello e amichevole'.
"No, sto, erm, aspettando qualcuno", meglio conosciuto come 'per favore va via perché sono così nervoso che sto per vomitare e stai solo peggiorando le cose'.
"Oh, scusami", dice passando la chitarra nell'altra mano:"senti, non voglio sembrare inquietante o chissà cosa", ride:"ma credo di averti già visto da qualche parte...", dice guardando con curiosità e attenzione il volto di Louis.
"Forse per strada amico, o qui, perché penso che sia la prima volta che ti vedo", ride nervosamente, perché forse quella era una piccola bugia e oh Dio, gli si stava rivoltando, ne era sicuro.
"Forse...", dice non molto convinto.
"Lavori qui, giusto?", chiede Louis perché sente che se non dovesse vedere Harry nei prossimi minuti, sarebbe scappato perché il coraggio stava scomparendo e il suo corpo non era in grado di gestire questo momento.
"Più o meno. Di solito canto e cose del genere, lavoro in un negozio di musica più precisamente,questo è tipo il mio secondo lavoro, la mia seconda casa", ride e Louis non può non notare, con quella breve conversazione, che quel ragazzo era così felice ed entusiasta di ogni momento della sua vita - e forse anche lui lo aveva visto quando era andato lì le altre volte e quando lo aveva visto con Harry.
"Giusto, va bene", dice e non è strano o roba simile:"sto cercando un ragazzo con capelli ricci, lavora qui...".
"Capelli ricci?", e cazzo si, i capelli di Harry non erano più così ricci come un tempo, quindi forse quello non era un buon aggettivo da usare.
"Okay, non così riccio, erm, ha gli occhi verdi ed è alto e-"
"Harry", lo interrompe e Louis non poteva essere infastidito nel sentire qualcun altro - uno sconosciuto - dire il suo nome:"l'avevo capito dai capelli ricci, solo... si, giusto, Harry...", Louis stava per uccidere il ragazzo irlandese. Ucciderlo o vomitargli addosso, e nessuno dei due è una buona idea.
"Credo stia dietro a fare esperimenti", ride di nuovo:"è lui che stai aspettando?", solleva un sopracciglio.
"Io...", cosa avrebbe risposto Louis?
Sta seriamente pensando di lasciar perdere e dire semplicemente 'lascia perdere', non solo al ragazzo biondo davanti a lui, ma anche a se stesso,ma forse dovrebbe anche cominciare a credere di più nel destino, perché in quel momento Harry appare, attraversando una porta dietro al bancone, indossando un grembiule sopra l'uniforme da lavoro, tutta marrone e verde.
il mondo si ferma di nuovo per Louis, ma questa volta per poco e non si permette di guardare troppo l'uomo che una volta conosceva così bene. Incastrano gli sguardi e forse questa volta c'è anche una piccola scintilla tra di loro, che entrambi decidono di ignorare.
Harry posa quello che ha in mano sul bancone e sorprendentemente continua a fissare Louis. prende un respiro profondo, avvicinandosi appena, così da essere l'uno di fronte all'altro, adesso, con solo il bancone a dividerli e ad impedire loro di toccarsi. Louis si era scordato completamente del ragazzo biondo, ancora senza nome e anche di tutte le altre persone intorno.
"Lo-"
"Ciao", dice per primo Louis e Dio, ancora non riesce propriamente a guardarlo perché anche se in passato aveva trascorso giorni interi a guardare quell'uomo dagli occhi verdi dalla finestra (perché Louis era sempre stato quello inquietante), ora non lo conosce, si sente ancora a disagio a guardarlo, aspettando di vedere qualcun'altro, probabilmente.
"Vorrei parlare... voglio dire, se anche tu vuoi. Che tutti e due parliamo, stavolta, seriamente", continua debolmente:"sempre se per te va bene".
Harry continua a stare in silenzio per qualche secondo, come se stesse usando quel tempo per ammirare l'uomo davanti a sé:"Ciao", dice e Louis, guardalo, ti sta sorridendo! Anche se è un sorriso piccolo, non dovrebbe perderselo.
"Certo che voglio", così calmo. Aveva una voce e si stava comportando in modo così calmo e rilassato che Louis cambia il suo target dal ragazzo che sembrava un angelo a Harry, troppo puro:" solo che... sto lavorando, adesso. Il mio turno finisce solo tra un'ora.
"Va bene. Ti aspetterò semplicemente qui", perché sa che se fosse uscito da quella porta, si sarebbe arreso e sarebbe scappato come sempre.
"Davvero?", chiede Harry e Louis vuole disperatamente abituarsi a quella voce perché sembrava così... così giusta e roca da fargli venire i brividi
"E' meraviglioso", sorride appena:"vuoi che ti porti qualcosa al tavolo? Un caffè, un tè, forse-"
"No", lo interrompe subito:"ti aspetterò semplicemente qui", dice rivolgendogli uno sguardo e dirigendosi verso un tavolo libero, vicino alla vetrata.
E Louis aspetta, non prova nemmeno ad ingannare il tempo con il telefono, giocando a qualche gioco o altro, approfittando del wi-fi libero del posto, era come se Dio gli stesse mandando un segnale, che lui in quel momento non vuole cogliere.
Quando Harry gli cammina vicino, andando e tornando dal prendere gli ordini, si accerta di guardare Louis, ma lui nemmeno se ne accorge perché quando vede il ragazzo biondo dirigersi verso Harry e parlarci con così tanta familiarità, facendo brillare gli occhi di Harry, Louis rinuncia a ricambiare quello sguardo.
Alle sei, Harry sparisce e Louis quasi non se ne accorge. Sta guardando il cielo triste fuori dalla vetrata, forse per calmarsi. E' nello stesso spazio di Harry, respirando la stessa aria e niente gli impedisce di avere un contatto. Ma sembra comunque qualcosa di irraggiungibile.
Qualcuno tossisce e Louis alza la testa, spostando lo sguardo dalla finestra alla persona che è in piedi accanto al suo tavolo.
"Sono pronto, se tu lo sei", dice Harry e no, Louis non è pronto, quattro anni e mezzo, non erano stati abbastanza apparentemente. Semplicemente non sperava niente.
Harry indossa di nuovo quei vestiti che Louis non ricorda. Quei vestiti che non sono di Louis o che non hanno condiviso. I suoi capelli non sono un casino come erano di solito, sono ben pettinati con qualche riccio alla fine.
E Louis lo sta fissando, finalmente apprezzando i suoi tratti, da non così lontano, non da una foto o da un video e non sentendosi il sangue bruciare nelle vene.
Harry un po' teso, si aggiusta il lungo cappotto invernale e si infila le mani nelle tasche, sentendosi a disagio con quegli occhi addosso.
"Lo sei? Pronto, voglio dire", decide di chiedere ed è il suo turno per non guardare Louis. E' forse nervoso? Finalmente.
Louis si schiarisce la gola:"Più o meno", si alza, infilandosi di nuovo il cappello. Annuisce e fa cenno a Harry di cominciare a camminare.
Harry lo segue, ma nessuno dei due sa veramente qual è la loro destinazione.
Ci sono così tante persone per strada, così diverse, con così tanti colori di capelli bizzarri, con diversi modi di vestire, alcuni non sembra nemmeno che sentano freddo al contrario di Louis... potrebbe benissimo venire distratto da tutti loro, osservarli con interesse come fa di solito. Ma non stavolta. Sta camminando con Harry affianco. Harry Styles.
E' strano perché nessuno direbbe che stiano camminando insieme, sembrano due persone normali mischiati con altra gente. Sconosciuti.
E loro sono davvero sconosciuti.
Tecnicamente.
"Louis", lo chiama Harry e Louis si ferma, nel mezzo del marciapiede e guarda indietro, dov'è Harry, due passi dietro di lui. La gente li sorpassa, cammina loro accanto, ma per i due uomini, lì, attualmente, non c'è nessuno:"dove vuoi andare? Voglio dire, stiamo camminando e basta..."
"E tu non vuoi?"
"Pensavo che volessi parlare...", risponde ed è quasi impossibile per Louis capirlo.
'Certo che voglio parlare, ma prima voglio passare del tempo con te', pensa Louis, ma non dice una parola.
"Possiamo andare alla mia macchina e possiamo andare da qualche parte. Dovunque tu voglia", 'da quando guidi e possiedi una macchina?':"oppure hai la tua parcheggiata?".
Scuote la testa e cammina verso Harry. L'uomo più piccolo lo prende come un segnale per cominciare anche lui a camminare verso la sua macchina, parcheggiata da qualche parte, sperando solo che quello che pensa sia giusto.
Tornano indietro, fermandosi in un piccolo parcheggio vicino a dove lavora Harry. La macchina non è quello che Louis si aspetta. Cioè, la sua famiglia era ricca e guardando la piccola macchina verde che si ritrova di fronte, gli fa pensare che forse non fossero più una famiglia. Non era probabile, ma ha bisogno di supporre cose, prima di sapere la verità.
Harry la apre e si infila nel posto del guidatore, dopo aver fatto cenno a Louis di fare lo stesso con il posto del passeggero.
E' strano stare seduti là, in uno spazio così piccolo che non sa nemmeno di Harry. Ha un profumo piacevole, ma sa di Harry. Sa più di quei deodoranti per auto.
Harry inserisce la chiave e si prepara a partire quando Louis alza la mano e sta quasi per metterla sopra quella di Harry per fermarlo. Si blocca a metà strada e anche quello che stava per dire gli muore in gola. Harry però se ne accorge e si ferma, guardandolo.
Louis allontana la mano e se la mette in grembo. Sa di non poter toccare Harry. Non ancora. Forse mai.
"Rimaniamo semplicemente qui", deve parlare adesso, oppure avrebbe aperto la portiera della macchina e sarebbe scappato.
Apre il finestrino per lasciar passare un po' d'aria e studia la portiera, in caso avesse bisogno di scappare.
"Okay", dice Harry e quantomeno, Louis riesce ancora a capire quando è a disagio.
Entrambi predono un respiro profondo e Louis stringe i pugni, guardando avanti.
"Come stai?", chiede ed è davvero patetico, ma ne aveva bisogno. Perché Louis voleva davvero una risposta onesta a quella domanda.
"Sto... bene?"
"No", guarda di lato, a Harry, ritrovandosi davanti un'espressione confusa:"vorrei che fossimo onesti. Non mi interessa se non è importante per te, lo è per me e ho bisogno che questa conversazione funzioni. Capisci? Perciò per favore, onesto e solo risposte ferme", ed ora Louis, si sentiva sicuro di sé tutto d'un tratto.
Harry annuisce:"Se vuoi che sia onesto con te, allora devo dirti che questo è importante anche per me", dice e Harry non sembra calmo e il suo tono non è come quello delle ultime volte, sembra piuttosto serio.
Louis non può dire che non ci crede.
Oppure si?
"E sto bene. Voglio dire, non considerando il fatto che ho passato l'ultimo mese sapendo che fossi più vicino di quello che mi aspettassi e che non siamo riusciti ad avere una conversazione civile come volevo. Stavo bene".
Stavo.
Louis guarda in basso e serra gli occhi per qualche secondo:"Ti aspettavi che reagissi bene dopo averti visto?"
"No, ma di sicuro non mi aspettavo quello che è successo. Pensavo che mi avresti almeno fatto parlare... per essere ascoltato", Louis annuisce invece di parlare. Se non avesse fatto così avrebbe perso la calma e urlatogli in faccia di nuovo.
"Volevo parlarti, decentemente. Volevo sentire le tue domande e fartene altre. E' per questo che ho cercato di rimanere calmo"
"Dovevo buttar fuori quelle cose, dovevo dirle".
"Lo capisco", 'no non è vero':"ma volevo spiegarmi e dire quello che volevo".
"Ok, adesso hai la tua possibilità, ti ascolto", dice Louis guardandosi in grembo e di tanto in tanto guardando avanti.
"Ti devo delle scuse e so che non vuoi sentirle", 'esatto, non voglio':"ma ne ho bisogno. Mi dispiace, Louis".
"Ti dispiace per cosa, esattamente?", chiede cercando di suonare serio, ma fallendo perché la sua voce viene fuori debole, dopo aver deciso di guardare il tipo dagli occhi verdi.
"Per...", c'è una pausa:"per essermene andato", Louis annuisce e stringe le labbra. Harry stava mostrando delle emozioni e almeno riesce a far capire a Louis quanto sia doloroso dirlo ad alta voce.
Erano passati anni, ma era ancora estremamente importante.
Ci sono così tante cose che Louis vuole chiedergli, ma gli ci vorrebbe troppo tempo per ordinare i suoi pensieri.
"Ok...", ripete:"perchè?"
"P-perché, cosa?", balbetta.
"Perché non hai detto addio? Lo sapevi che te ne saresti andato, no?", Harry annuisce come risposta.
"Non potevo dire addio. Stavo solo facendo l'egoista. Non volevo dirti che me ne sarei andato, vedere la tua faccia mentre te lo dicevo, dire addio sarebbe stata la cosa peggiore, non riuscivo ad immaginarmi mentre lo facevo. Non riuscivo ad immaginarci mentre ci dicevamo addio, senza sapere quando ci saremmo rivisti di nuovo. Se ci fossimo parlati di nuovo".
"Allora è stato meglio andartene in quel modo?", chiede Louis ironicamente e quasi vuole ridere.
"Certo che no, credimi, ma almeno non ho visto come... come stavi sapendo che me ne sarei andato".
"Sei una testa di cazzo", Louis non avrebbe voluto dirlo ad alta voce, ma era stato onesto, dopo tutto. E apparentemente Harry è d'accordo perché annuisce.
"Lo sono stato. Sono stato una grande testa di cazzo, è per questo che non mi sono mai permesso di avere pietà per me stesso, perché mi meritavo tutto", 'non è vero':"avrei potuto fare un sacco di cose diversamente, ma ho pensato solo a me stesso".
"Quando? O da quanto?".
E stavolta Harry capisce e risponde come se stesse affrontando un'intervista:"Un sacco di tempo. Quando siamo tornati dalla vacanza a Liverpool, te lo ricordi?", 'come posso dimenticarmelo? Mi ricordo ogni cosa. Soprattutto quello':"Quando i miei... ci hanno visti".
"Avevi detto che gli andava bene. Hai continuato a mentirmi? Non è così? Avevi detto che era tutto a posto!", quasi urla, ma no, respira, odorando l'aria della macchina e tenendo le mani ai lati delle cosce.
"Ho mentito un sacco, dopo quel giorno io... non stavo bene e ogni volta che eravamo lontani, era tempo che stavo sprecando", 'è per questo che mi chiamavi dicendo che ti mancavo'.
"Non posso crederci", si mise le mani nei capelli:"così ti sei semplicemente trasferito qui con i tuoi? E basta? Perché avevano scoperto che eri gay?"
"No!", dice in qualche modo perplesso e qualcosa dice a Louis che fosse stato il menzionare i suoi genitori:"Ci siamo trasferiti in America".
"O mio Dio. Per favore, spiegami tutto, proprio tutto.
Ed è il turno di Harry di annuire.
Buona domenica splendori!
Il nostro LouLou è rinsavito grazie a Zoe e finalmente saprete cosa è successo e che fine ha fatto Hazza per quattro anni e mezzo (Dio, perché mi voglio così male?).
Come sempre spero che vi piaccia!
Ho tre esami in venti giorni, pregate per me!
A presto!
-A.
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