4 - Broken glasses
"Cosa... come...", balbetta Louis, cercando di parlare con lo sconosciuto di fronte a lui. Louis stringe la presa sulla porta, fino a farsi diventare bianche le nocche.
Harry lo sta guardando, Harry riesce fottutamente a guardarlo, mentre Louis guarda oltre la sua schiena, incapace di farlo farlo.
"Il tuo amico- voglio dire, il ragazzo con i capelli scuri, Zayn? Mi ha portato lui qui", dice e che cavolo? Perché Harry parla così tranquillamente? Parla con quella voce molto più rauca e gutturale dell'ultima volta che Louis l'aveva sentita in un video, è molto più alto di lui rispetto all'ultima volta che aveva notato la differenza in una foto. Non c'è quella matassa di ricci ma una frangia tirata indietro e lunghi capelli mossi, non ci sono pantaloni larghi e maglioni di Louis, ma ci sono jeans attillati e una maglietta che Louis non ha mai visto in vita sua. Non c'è quella faccia da bambino, c'è il volto scolpito di un uomo con una lunga mascella. Louis non riesce nemmeno a riconoscere il suo odore, Louis non riesce a riconoscere il suo migliore amico perduto. Ci sono degli occhi verdi... ma c'è qualcosa di diverso in loro. Louis non sa se è una cosa buona o meno... Pensa che non lo saprà.
"Tu non sei... tu...", lo sente, Louis lo sente... la stretta nel petto, non riesce a respirare, non riesce a parlare... non riesce a stare lì . Harry è davanti a lui, prendendolo di sorpresa e semplicemente non è lo stesso, non può toccarlo, non può dirgli 'ciao' e tornare dove si erano fermati. Sarebbero dovuti crescere insieme, invece il mondo è cresciuto con loro.
"Louis", fa un passo in avanti e Louis ne fa uno indietro, lasciando la porta:"capisco...", Harry annuisce facendo riferimento al fatto che Louis non vuole essergli vicino.
E non lo fa. Si sente tremendamente male. Sente che potrebbe vomitare in qualsiasi momento, ha appena sentito quell'uomo pronunciare il suo nome ed è stato così strano... Così fottutamente strano, vuole mandarlo via, non vederlo più o urlare per riportare indietro l'Harry che lo aveva abbandonato. No, l'Harry che diceva che non avrebbe mai lasciato Louis.
Quell'Harry doveva crescere con lui. Louis non aveva visto quell'uomo crescere, aveva perso molto della sua vita, non sa cosa gli stesse succedendo. Conosce il suo passato, non il suo presente.
"Guardati Louis", il suo viso si addolcisce:"guarda come sei cresciuto adesso. Guarda-"
"No!", Louis quasi grida, continuando ad indietreggiare. Il volto dell'estraneo cambia ma continua a seguire Louis con i suoi occhi verdi.
"Lo so Louis...", dice Harry calmo, fottutamente calmo mentre Louis voleva solo piangere in quel momento.
"Non sai nulla", non conosci nemmeno me.
E no, Harry non lo conosceva.
"Louis, io-"
"Smettila di dire il mio nome", Louis non dovrebbe essere così arrabbiato. Erano passati cinque anni, non avrebbe dovuto comportarsi come un ragazzino e soprattutto perché aveva detto a Zayn che non l'avrebbe fatto. Ma Harry aveva avuto un tale impatto sulla sua vita e lui lo vede... adesso lo vede, aveva mentito a sé stesso... stava bene, si, felice a volte, ma aveva sempre mentito ogni volta che aveva detto che non gli importava più.
C'erano stati momenti in cui avrebbe potuto premere il pulsante di arresto ma aveva premuto 'continua', ma comunque, era rimasto nello stesso posto.
"Non voglio che lo dici, non ora, non in questo modo", mai, perché Louis era sicuro di voler trovare Harry, ma ora che è di fronte a lui, non è più tanto certo.
"Sono venuto qui per parlare, Louis", e continua, parlando in quel modo, parlando come se non avesse lasciato un Louis distrutto in mille pezzi, come se non avessero avuto quell'amicizia, come se non si fossero innamorati a vicenda.
"Intendi scusarti? Non voglio sentirlo", 'lo merito, ma non voglio sentire', pensa. Si allontana, dando le spalle all'uomo alla porta.
Sente la porta chiudersi e guarda rapidamente dove viene il rumore:"Devi andartene", dice e lui nota le sue mani tremanti, nota i suoi occhi brillanti e nonononono, non può.
Ascolta, ce la fai, sei così fottutamente forte, quindi non osare cadere di nuovo nella tristezza perché l'hai visto. Se proprio devi, dovresti sentirti felice. Lo hai trovato.
Zayn gli aveva detto. Ma non si sente forte, si sente debole. Si sente triste, arrabbiato e ansioso e non è felice di vedere il ragazzo dagli occhi verdi. Gli fa ricordare quello che aveva passato e questo lo rende debole perché non era riuscito a superarlo.
"Louis, devi respirare", Louis sta urlando internamente perché Harry continua a rimanere calmo, continua a parlare e continua a cercare di raggiungerlo:"non piangere, non piangere per favore".
"Non osare!", continua a scappare da quel tocco che poteva bruciarlo, senza preoccuparsi di quanto potesse ancora camminare all'indietro, prima di colpire il muro della sala con la schiena. Ed è ad un passo dall'aprire la porta più vicina e chiudervisi dentro finché quel sogno (incubo?) non sia finito:"Non hai il diritto di... dirlo, di essere qu- qui".
"Ascoltami", Harry si ferma a due passi da Louis e lui si sente claustrofobico contro il muro.
"No, tu mi ascolti", grida, la voce spezzata, le lacrime che gli bagnano le ciglia:"ascolti, perché quando volevo ascoltarti io, tu non eri qui per parlare", dice e quello è il momento in cui Harry mostra qualche espressione, al di là di quella pacifico. Sembra quasi ferito e triste... È strano perché Louis riesce a malapena a vederlo, perché è così diverso.
Ancora non crede che Harry sia lì. Quindi tutto questo è un incubo e si risveglierà da solo in quella stanza vuota e fredda, dove la luce dell'esterno, proveniente dalla finestra mezza aperta, è l'unica compagnia di Louis - e notare come non mette prende nemmeno in considerazione l'idea di svegliarsi diciottenne e con Harry accanto a lui, così da non svegliarsi da solo, così da non svegliarsi nemmeno con sua madre, mentre gli diceva che era solo un sogno e che tutto andava bene.
"Non puoi rendermi una persona diversa e poi andartene, non puoi! Non puoi cambiarmi e far girare tutta la mia vita intorno a te, poi andartene", lo aveva gridato a sé stesso, come se lo avesse ripetuto a Harry per tutto quel tempo. Tutto era finito con lui che era un casino, un Louis di vent'anni a pezzi e triste. Non ci aveva pensato per molto tempo e ora dopo essere migliorato, lui lo dice di nuovo... Non a sé stesso. A Harry.
"Riesci a immaginare come mi sono sentito in tutti questi anni? Quanto a pezzi tu mi abbia lasciato?"
"Posso, oh Dio, certo che posso Louis, e io..."
"No!", lo interrompe:"No, non puoi, o non saresti qui a parlarmi in questo modo. Non hai il diritto di scomparire senza avvisare e poi tornare così", Louis respira a fatica, cercando di fare del suo meglio per ignorare il suo battito cardiaco. Può sentirlo... avrebbe voluto sentire quello di Harry invece.
"Ho tanto da spiegare, ma devi ascoltarmi".
"Non hai nessun diritto", ripete Louis, indicando il petto di Harry, lasciando comunque una distanza di sicurezza tra loro. Sul suo volto è disegnata pura rabbia, ma è quasi del tutto oscurata dai suoi occhi. I suoi occhi tristi e umidi:"non puoi farmi questo", si lamenta, ma prende un respiro profondo perché non può piangere:"quando mi hai lasciato..."
"Per favore non dire così", lo interrompe Harry, finalmente mostrando un po' di tristezza.
"Quando mi hai lasciato", ma Louis ripete, più forte:"sono rimasto seduto sul letto per ore... probabilmente anche giorni... senza pensare, perché sapevo che se lo avessi fatto, mi sarei ricordato che tu non c'eri", si morde il labbro inferiore e vede il volto di Harry cambiare. Stava finalmente mostrando qualcosa, non ha più quella stupida espressione calma:"Mi avevi ad un punto tale che avrei lasciato indietro l'intero mondo per te", il suo tono è più in basso adesso, la testa fissa sul pavimento, perché guardare Harry - lo sconosciuto, mentre gli dice quelle cose, quei pensieri così intimi, non gli sembrava giusto.
"Credevo di averti anche io, mi sono fidato con tutta la mia vita, come non potevo?", ride con tristezza:"tutti quei discorsi e promesse... pensavo che la mia vita fosse interamente pianificata, pensavo di essere al sicuro", Scuote la testa.
"Lou..."
Louis sussulta a quel nomignolo:"E quanto è stupido che dopo anni mi ricordo ancora di te? Che dopo anni quell'episodio, che mi ha fottuto per sempre, continui ancora ad essere importante?", dice Louis più forte, con gli occhi umidi. Avrebbe dovuto essere forte... e lo infastidisce non poco che Harry non fosse più quello che piangeva. Scommette che a Harry non importi la metà di quello che sta dicendo. Lui lo sa:"che vederti ora, fa fermare tutto il mio mondo perché mi hai fatto male, sei scomparso senza nemmeno una spiegazione... Ora vedo come quella sensazione di abbandono sia ancora qui e faccia ancora male".
"Louis, per favore, basta, proviamo-"
"Che tutto quello che pensavo sarebbe stato la mia vita, non lo è, perché vivo in un maledetto appartamento, che mi fa sentire male, nel quale non riesco a sentirmi felice, che non riesce a piacermi nemmeno un po'. Sono un stupido insegnante di teatro, che non conta più di tanto, invece di stare sul palco perché ero troppo spaventato per rincorrere quella speranza idiota. Mi sono trasferito a Londra perché era quello che volevamo e ho cercato di sentirmi meglio venendo qui. Che pensavo che ti ho chiamato solo una volta ' il mio ragazzo', e 'il mio migliore amico' milioni di volte e quanto avrei voluto che potesse essere stato di più, perché non era abbastanza. Quanto è ingenuo? Non riesco a sentirmi bene, a casa, perché ho passato la maggior parte della mia vita a condividere quella sensazione con te. E la realtà è che ho passato mesi a pensare a cosa potessi aver fatto di sbagliato per non averti più. Cosa avrei dovuto notare che non ho notato. Chiedendo scusa per non essere stato abbastanza forte da amarti quando ne avresti avuto bisogno, perché so che ne avevi bisogno".
"Louis, sono così-"
"Zitto. Vedi, vedi come mi hai lasciato? Mi hai detto che non mi avresti mai ferito, che saremmo stati felici, che ti avrei sempre avuto... invece ne è venuta fuori solo merda, Harry. Merda", urla. Harry. Non conosce nessun Harry. Harry fa un passo indietro e Louis è sicuro che sta per parlare di nuovo, probabilmente per dirgli di calmarsi e Louis non ha bisogno di sentire quelle parole, Harry non ha il diritto di parlare:"Questi ultimi tre giorni ho bevuto nove tazze di caffè, ho fumato più sigarette di quante avrei dovuto, perdendone il conto, scritto cinque poesie e, in tutto, prima che venissi qui, ho detto quattro parole. Non so cosa sia la felicità, ma sono abbastanza sicuro che tutto questo sia qualcosa di anche solo lontanamente vicino".
"Quindi ora ti rendo triste?"
"Sono anni che sono triste per colpa tua".
"Non sei obbligato ad essere la stessa persona che eri cinque minuti fa. Puoi cambiare. E Louis, sono qui adesso, noi-", non c'è nessun noi.
"Devi andartene", quella era la goccia che faceva traboccare il vaso per Louis. Sente che sta per avere un altro crollo da un secondo all'altro, forse anche un attacco di panico... non aveva bisogno di niente di tutto quello. Non aveva più bisogno di Harry perché l'Harry che amava e di cui aveva bisogno, non esisteva più, non esiste più dal momento in cui lo aveva abbandonato senza una parola, infrangendo tutte le loro promesse.
"No Louis, abbiamo molto di cui parlare e voglio spiegarti tutto-"
"Non ne ho bisogno. Pensavo di si, ma non è vero. Non voglio vederti. Vattene", Louis cammina verso la porta, le gambe che tremano, il cuore che gli si stringe nel petto e la apre.
"Lo -"
"Non provare neanche lontanamente a dire il mio nome o giuro che ti prendo a pugni. E farà male", non lo farà. Non lo avrebbe fatto. Sa che anche dopo tutto, anche dopo aver davvero voluto farlo una volta, non avrebbe potuto prendere a pugni Harry. Ferirlo in quel modo. Perché sa che quell'uomo, una volta era l'amore della sua vita, il ragazzo del quale gli importava di più, il ragazzo silenzioso sul marciapiede con una strana ossessione per i fiori.
Harry sembra spaventarsi per un attimo e Louis sta considerando di pentirsi e rimangiarsi quelle parole, ma non ne ha il tempo, quando vede Harry stringere le labbra, allontanandosi dalla porta con grandi passi.
Questo è il momento in cui Louis si concede di crollare. Sbatte forte la porta. Le lacrime che scendono automaticamente e cammina verso la sua stanza, distruggendo tutto. Tira le due cornici delle foto che ha con Zayn e l'altra con i suoi vecchi amici, contro il muro, facendole in mille pezzi. Urla e piange contemporaneamente mentre prende a pugni i cuscini e li lancia sopra il materasso. Incasina la piccola scrivania, non preoccupandosi di far cadere i suoi libri, la lampada e perfino il suo telefono.
Ci sono vetri rotti sul pavimento, ma Louis è ancora più rotto mentre piange con la schiena contro il muro e taglia con una forbice, il braccialetto che ha al polso da anni, anni, tutto sbiadito e già rattoppato tante volte con tonnellate di resistente nastro adesivo.
Non riesce a ricordare l'ultima volta che aveva pianto così tanto, nemmeno quando, sabato, aveva visto quell'uomo. Prova così tanta vergogna e delusione verso se stesso. Non ci sono parole per descrivere quello che sente, è come rivivere il giorno in cui aveva letto quella lettera e aveva capito che si, era finita.
Si era sempre portsto dietro cose che gli ricordassero Harry. Quel braccialetto era una di quelle. Ma ora qual era il senso? E perché lo aveva tenuto già dalla prima volta che gli si era rotto? La prima volta che uno dei suoi compagni gli aveva detto 'cos'ha di speciale quel vecchio braccialetto sbiadito?'. Anche la prima volta che aveva sentito sua madre dirgli 'è il momento di levarlo'. Perché lo aveva detto così tante volte e Zoe... anche Zoe aveva iniziato a dirglielo.
Ma l'aveva tenuto comunque.
Ma ora qual era il senso?
E qual era il senso all'epoca?
Sente dei rumori provenienti dall'ingresso e sa che Zayn aveva corso attraverso il salone per salvarlo quando apre brutalmente la porta della sua stanza sedendosi accanto a Louis sul pavimento per stringerlo in un abbraccio. Lascia che il ragazzo dagli occhi azzurri pianga le sue ultime lacrime verso quella nostalgia, quella tristezza, quel dolore.
Zayn non dice una parola per alcuni secondi, non sapendo nemmeno se avrebbe dovuto abbracciare Louis in quel momento. Se fosse il momento adatto, perché Zayn sa che quando entra nel panico, non deve invadere il suo spazio.
Ma Zayn non riesce davvero a pensare alla cosa giusta da fare in quel momento. Louis non riesce nemmeno a sentire veramente la sua presenza, tanto è fuori di sé, così perso e confuso. La sua conversazione con Harry è quasi dimenticata, non che abbia dimenticato, ma ha quasi dimenticato i dettagli.
Era stato tutto così veloce, Louis non riusciva a crederci, l'adrenalina di avere Harry, Harry, di fronte a sé non gli ha permesso di funzionare come avrebbe dovuto. Ma aveva la rabbia che gli scorreva nelle vene, la tristezza negli occhi e il dolore nel cuore.
"Perché l'hai portato qui?", chiede Louis tra i singhiozzi, la voce strozzata e cercando di fare del suo meglio per respirare con la camicia di Zayn in faccia.
"Volevo aiutarti", Zayn sospira continuando ad accarezzare i capelli di Louis, dondolando entrambi. Louis non lo sta abbracciando, ma è solo perché non ha forza e non perché sia arrabbiato con Zayn. Non potrebbe. È troppo arrabbiato con Harry per essere arrabbiato anche con qualcun altro.
"Non l'hai fatto", confessa, affondando il viso sul petto di Zayn, rendendo ancora più difficile per lui respirare, ma non poteva importargli di meno. Forse avrebbe potuto svenire per mancanza d'aria nei polmoni e svegliarsi sentendosi meglio.
"Oh Louis...", giusto, non hai niente da dire. Niente può farmi sentire meglio. Sono ancora un bambino, un bambino a pezzi e ho mentito a me stesso, a mia madre, a mia sorella, a te. Pensa.
"Va bene così, non gli importa", singhiozza:"non gliene importa un cazzo", non riesce a credere che Harry fosse così calmo e gli abbia detto che adesso era lì, come se Louis fosse stato abbastanza stupido da farsi scivolare addosso quello che era successo, così che le cose andare bene e tornassero com'erano, com'erano, che potesse cambiare.
Louis stava complicando le cose, erano complicate.
"Il ragazzo mi è passato davanti", il ragazzo, ormai ha ventiquattro anni...
"Non mi ha guardato, ma credo di poter dire che stesse piangendo", Louis scuote la testa. "Probabilmente è difficile anche per lui".
"Non sembra. Lo è più per me".
"Non puoi saperlo..."
"Si, invece", Louis guarda il ragazzo dai capelli scuri:"l'ho sempre fatto. Sapevo sempre quello che sentiva. Quella non era tristezza, non stava sentendo neanche lontanamente l'agonia che sento io. E tu non lo conosci, se avessi visto il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi parlava... non era Harry. Sussultò quando quel nome gli uscì di bocca:"quel ragazzo non era Harry", il suo labbro inferiore trema e trattiene il fiato.
"Sono passati anni Louis...", Zayn gli accarezza la guancia, parlando più gentilmente possibile, ma a Louis non piacciono quelle parole. Neanche un po'.
"Forse è cambiato. Come hai fatto tu. Hai ascoltato quello che aveva da dire?"
"No. No, non capisci Zayn. Non puoi dire così", dice Louis, ignorando la sua ultima domanda.
"Mi dispiace, piccolo", guarda tristemente Louis:"ho pensato che vi avrebbe fatto bene parlare. So che in fondo, sei stato felice di vederlo. Era quello che volevi".
Louis spinge via la mano di Zayn dalla sua faccia, allontanandosi dal suo grembo:"No, basta. E' finita, Zayn. E' fottutamente finita... è finita molto tempo fa, ma ero troppo attaccato per lasciar andare tutto".
"Quando sai che è finita?".
"Forse quando ti senti più innamorato dei ricordi che della persona davanti a te, e dovevo vederlo per capire", si asciuga le lacrime dagli occhi con il dorso della mano e guarda lontano, nello stesso momento, Zayn gli afferra il polso.
"Louis, l'hai tolto...", Zayn sembrava avere il cuore più infranto di quello che avrebbe dovuto, riferendosi al polso vuoto che era così abituato a vedere con un vecchio braccialetto:"non posso... non posso permettere che questo accada. E' troppo triste, piccolo", prende tra le mani le guance di Louis:"guardati", Louis cerca di liberarsi:"questo non ti fa bene. Ti ricorda quello che hai detto? Che è ancora importante? Lo è sempre stato", dice sempre dolcemente e struscia il pollice sugli zigomi di Louis, e quello è l'unico motivo per cui Louis non gli urla contro e non lo prende a pugni per lasciarlo andare.
"Ti importa ancora così tanto di lui, Louis. Ricordo il giorno in cui ti sei chiesto come potesse stare, augurandogli il meglio, per poi scrivere le migliori poesie che abbia mai letto, su quel ragazzo stupendo, che tu hai sempre pensato che fossero uno schifo. Le hai bruciate, ma so che vorresti averle ancora. Come ti piacerebbe poter avere lui", continua ad asciugare le lacrime di Louis, che scendevano più veloci.
"Ti prego... zitto".
Zayn solo scuote la testa, non lasciandolo andare e avvicinoi loro volti.
"Per qualcun altro non sarebbe stato così importante dopo tutti questi anni, ma tu, Louis... tu si. Ti meriti l'amore che ti dava a quel tempo. Ho ascoltato tutto quello che mi hai detto su di lui e te e ho amato la tua storia. Ho sperato, non voglio che finisca per te. Voglio quella scintilla nei tuoi occhi, più chiari di quella volta in cui mi hai parlato di lui".
"Smettila...", Louis continua a piangere.
"Sono il tuo migliore amico e ti ho promesso che ti avrei aiutato a trovarlo qui".
"Per favore non dire quella parola".
"E vale ancora. Ti prometto che ti aiuterò con tutto questo, prometto che tutto andrà bene...".
"No!", Louis spinge via le mani di Zayn, piuttosto bruscamente e si alza, quasi inciampando, per scappare da lì.
Zayn rimane immobile, scioccato e si rende conto della merda che aveva appena detto.
Buona domenica splendori!
Spero che vi sia piaciuta la sorpresa e grazie a tutti e tutte per i voti e le stelline! Grazie mille davvero!
A presto!
-A.
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