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3 - Homesick

"Zayn..." grugnisce Louis, coprendosi le orecchie con il cuscino per soffocare quel fastidioso rumore proveniente da fuori la camera da letto. 

"Zayn!", grugnisce più forte questa volta, non avendo ricevuto risposta. Continua a provare finché decide di tentare di colpire Zayn accanto a lui e di tirargli un calcio sulla gamba sotto le lenzuola, ma... l'altro lato del letto è vuoto.

Louis sospira tristemente, la peggiore sensazione con la quale si è ritrovato ad avere a che fare era risvegliarsi da solo in un letto freddo, con le persiane dalla finestra ancora aperte, quando era sicuro di non essersi addormentato da solo la notte precedente. Ricorda di essersi addormentato sul divano mentre guardavano un film, probabilmente Zayn lo aveva portato a letto e quando si era accorto che Louis stesse davvero dormendo, se n'era andato in camera sua. Era uno di quei venerdì in cui avrebbero voluto ubriacarsi, ma erano troppo poveri per spendere soldi nei migliori bar di Londra e troppo pigri per andare a comprarsi dell'alchool all'alimentari in fondo alla strada.

Il rumore continua ad echeggiare per la casa e Louis è costretto ad alzarsi dal letto - non era comodo e non ci si sentiva bene, comunque - perché è sicuro che Zayn non si sia svegliato per quel rumore.

I suoi piedi scalzi sentono il ​​pavimento freddo sotto di loro, ma questo non fa nemmeno la sussultare Louis. Si avvicina al telefono dell'appartamento al quale qualcuno presumibilmente, aveva già rinunciato a citofonare da sotto.

"Si?", chiede con un tono piuttosto irritato.

"Non dirmi che state ancora dormendo", Liam quasi grida dall'altra parte:"fammi entrare, voi due non riuscite mai ad essere puntuali".

"Ma dove dovremmo...", Louis comincia confuso,  con il sonno ancora negli occhi.

"Vi siete dimenticati? Vi porto a fare colazione".

"Oh, giusto, il nostro appuntamento", Louis sorride, scherzando.

"Chiudi il becco, Tomlinson e lasciami entrare".

"Certo", risponde Louis, aprendo la porta di sotto, rimettendo il telefono al suo posto.

Apre la porta d'ingresso, ancora senza maglietta e con i pantaloni della felpa (che probabilmente non erano nemmeno i suoi) sapendo che Liam avrebbe preso l'ascensore e sarebbe arrivato  in pochi secondi.

"Zayn è meglio ti svegli, perché Liam è qui!", urlare continuava ad essere inutile, ma almeno lo aveva avvertito, sa quanto Zayn si incazza quando lo sveglia Liam.

"Zayn è ancora seriamente dentro al letto?", Liam appare e cammina verso Louis, cerca di sembrare serio ma la sua voce sembra divertita.

"Forse...", Louis cerca di nascondere il suo ghigno, ma non ne ha nemmeno bisogno quando Liam scompare dal piccolo ingresso, dirigendosi verso la camera di Zayn.

Chiude la porta e pochi secondi dopo sente l'urlo non così mascolino di Zayn venire dalla sua stanza e sa che Liam si fosse appena leccato il dito indice e gliel'avesse infilato nell'orecchio.

In sua difesa, Louis, lo aveva avvertito e non aveva esattamente detto a Liam che stesse ancora dormendo.

~ * ~

"Ti tatglio le palle Liam, la prossima volta che ti azzardi a svegliarmi in quel modo, è Sabato, ok? Fottutamente Sabato, passiamo tutto il giorno a dormire così da poter essere svegli la notte. Non ci svegliamo presto per fare una bella colazione", sbraita Zayn mentre camminano per strada, scontrandosi con alcune persone perché quei tre sono i tipi che occupano tutto il marciapiede, non preoccupandosi degli altri.

"Prima di tutto, non è presto, sono le undici e secondo voi due ieri avevate detto che andava bene", si difende Liam, ridendo.

"Vale se dico stavo scherzando?", continua Zayn.

"No, è scortese".

"Spero che questo caffè sia buono come dicono i tuoi amici o questa sarà un altro appuntamento rovinato, Liam", dice Louis questa volta, interrompendo la conversazione degli altri due, che continuavano a seguirlo.

"Lo è ed è piuttosto piacevole, ci sono stato una volta, i dipendenti sono gentili e il cibo e il caffè sono così buoni da farti uscire le lacrime e desiderarne di più".

"Se così non è, ti taglio le palle", dice Zayn nel suo tono rauco.

"Sei un po' troppo ossessionato dalle mie palle".

Zayn lancia un'occhiata a Liam, zittendolo. Louis ride per le loro espressioni e la gente continua a tentare di camminare tra di loro finché non raggiungono la loro destinazione.

Liam aveva ragione quando aveva detto che il posto fosse tranquillo, era accogliente e l'atmosfera era un misto di tutte le stagioni. Dentro c'era odore di dolci e caffè. Anche se c'erano alcune persone che sembravano andare di fretta, più della metà di loro sembravano rilassati e felici, parlando con chi li accompagnava.

I tavoli sono circolari e le sedie sembrano poltrone, con morbidi cuscini, che le rendevano ancora più confortevoli. Inoltre, le pareti hanno dei disegni molto carini come decorazioni e nel bancone principale ci sono dei piccoli cestini con dello zucchero, altri con chicchi di caffè o altri ancora con delle belle tazze. I dolci sono esposti nelle vetrate e tutto sembra così delizioso e carino.

Si siedono ad un tavolo e Louis è grato per il fatto che non ci sia molta gente lì (beh non tutti i tavoli sono occupati, il che non è usuale a Londra), il che è buono perché per quanto Louis ami il rumore e la frenesia della città, a volte era troppo e apprezzava un po' di pace.

"Ok, le tue palle al momento sono al sicuro... per ora", sussurra Zayn inclinandosi appena verso Liam.

"Evitiamo di parlare dei rispettivi testicoli", Louis si massaggia le tempie, cercando di fare il serio e apparire quello maturo.

"Come quella volta che hai mangiato le noccioline dalle mie?", Liam gli fa un'occhiolino e Louis vuole solo vomitare.

"Per prima cosa, indossavi pantaloni... Ovviamente. E in secondo luogo, non sei affatto divertente", Louis rotea gli occhi.

"Zayn sta ridendo", puntualizza Liam e Louis guarda il ragazzo dai capelli scuri pulirsi le piccole lacrime all'angolo degli occhi.

"Questo è perché è inutile che stia al mio fianco ed è un idiota".

"Mi dispiace", ridacchia Zayn.

"Come ti pare", dice Louis terminando la conversazione, perché non vuole finire per ridere e rovinare tutto. Il fatto è che Zayn non rideva mai molto, ma quando lo faceva, Louis doveva unirsi a lui e non solo perché era troppo carino e troppo affascinante allo stesso tempo.

Zayn semplicemente non era umano. Con i suoi capelli di corvini lavati con shampoo commerciali, la pelle ambrata irritantemente perfetta, ciglia, sopracciglia marroni dalla forma perfetta, forse nocciola, gli occhi, gli zigomi e una mascella che avrebbero potuto tagliarlo a metà.

La cameriera era arrivata giusto in tempo. Il suo nome è Stella (perché si era assicurata di dire il suo nome prima di dirgli che li avrebbe serviti lei quella mattina, con un sorriso bello ed educato) e i suoi occhi sembrano quelli di Louis. Sono un misto di blu e grigio, inoltre, Louis è sicuro che anche Zayn voglia chiederglielo (tanqto quanto Louis, in tutta sincerità) come potesse avere dei capelli biondi, così sani e lucidi, ma non era il momento giusto.

Ordinano il loro cibo e Louis ama la sensazione di quando vuole disperatamente mangiare qualcosa, non solo perché ha fame ma perché anche solo il nome del cibo sembra essere così buono. Ma si, okay, ha fame. Era sempre una persona da colazione, se poi è qualcosa che una persona possa essere. Gli piacevano quelle belle ed enormi colazioni. A casa sua erano sempre le migliori, all'università facevano schifo, ma ora... ora era come se avesse saputo che sarebbe stata una bella giornata dopotutto.

"Perché state parlando di lavoro?", chiede Louis, zittendo Liam e Zayn, che stanno parlando dei test di inglese ai quali avrebbero sottoposto i loro studenti (era sabato per l'amor del cielo e i test sarebbero iniziati solo tra un mese o giù di lì):"mi annoio a pensare profondamente alla colazione mentre voi due vi stressate per quello".

"Sembra divertente Louis, perché non condividi i tuoi pensieri con noi?", Zayn sorride sarcasticamente.

"So che stai scherzando Zayn, ma ti racconterò la storia di -"

Si ferma.

"Louis?"

Non sente.

E Zayn non ha il coraggio di guardare dove sta guardando Louis, spaventato da quello che potrebbe ritrovarsi davanti perché Louis sembra pietrificato. Sembra che stia per morire. I suoi occhi azzurri sono spalancati, la pelle così pallida e lui congelato... congelato come il ghiaccio.

Perché eccola là. No, eccolo lì. Di fronte a Louis. Harry.

Cioè, Louis crede che sia Harry. Dio, è quasi del tutto sicuro che sia Harry.

E lo è.

E Louis non pensa nemmeno a come sia possibile, come possa essere davanti a lui, indossando un grembiule e sorridendo ai clienti, mentre gli serve i loro caffè o i loro ordini, come se il mondo non si fosse fermato per Louis. Come se avesse il diritto di stare lì, con i suoi anni in più, quasi irriconoscibile, con quel sorriso che era l'unica cosa con la quale Louis era sicuro.

Louis è grato che Harry gli stesse lasciando qualche secondo, prima di guardarlo anche lui e ricordarsi dell'esistenza di Louis. Prima di ritrovarsi faccia a faccia anche essendo a quattro passi di distanza l'uno dall'altro.

Quattro fottuti passi di distanza.

Il sorriso di Harry crolla. Non continua a sorridere quando rivolge lo sguardo a Louis, no, il suo sorriso osa sparire. Lo sguardo che rivolge a Louis non è niente. Louis non conosce quel ragazzo per il quale aveva lasciato andare il suo cuore, che quando era scomparso, aveva lasciato Louis vuoto, senza niente.

Louis aveva dimenticato quel volto, aveva dimenticato tanti dettagli... aveva dimenticato molte cose. La figura di Harry nella sua mente non era altro che sfocata ormai perché il tempo, il tempo aveva portato via tutto. Le fotografie non aiutano. I video non fanno scomparire la nostalgia, la portano e basta.

Le labbra di Harry si muovono e Louis è maledettamente sicuro che abbia appena mormorato 'Louis'. E fanculo. Fanculo, perché Louis si era dimenticato anche quello. Il modo in cui la lingua si infilava tra le labbra e si arricciava per pronunciare il suo nome e wow, non riusciva a ricordare la sua voce. Probabilmente era diverso.

Louis non è sicuro di volerlo sapere.

Perché Harry sembrava felice prima di notare Louis e non era mai stato triste intorno a lui.

Giusto, Louis non conosce quel ragazzo lì davanti. Ma quel ragazzo lì, una volta lo teneva stretto, una volta lo conosceva, una volta era tutto quello che i suoi occhi potevano vedere.

Louis si era dimenticato, si era dimenticato che gli mancasse Harry. Si era dimenticato che gli mancassero i suoi tratti nell'altro lato del letto, si era dimenticato come era sentire il suo tocco, come era essere amati da Harry, si era dimenticato quanto gli mancasse sentirsi così al sicuro, perché non era più lo stesso adesso, ovviamente.

Ed è arrabbiato perché si era dimenticato quanto facesse male ed ora era tornato tutto. In un batter d'occhio, quella sensazione è tornata. In un batter d'occhio era passato dalle farfalle che sbattevano le ali nello stomaco ad api che gli pungevano il cuore.

Erano così piccoli, erano così felici e uniti. E adesso eccolo lì. Harry è lì dopo tutti quegli anni, che lavorava in una caffetteria. E Louis lo vede. Anche Louis è lì, che vive a Londra in un appartamento nemmeno ama con un altro ragazzo che non è Harry e facendo l' insegnante di teatro, invece di seguire la sua speranza di fare l'attore, di fare teatro.

E ora non si conoscono, ora Louis si è paralizzato guardando quel ragazzo-uomo ancora così tanto bello, che una volta lo aveva lasciato andare, che una volta lo aveva abbandonato e con tutta sincerità, perderlo era come sentire ogni addio mai detto a Louis tutti in una volta. Non aveva più significato per la parola vita. Era perso e abbandonato.

Ed eccolo lì, a quattro passi da lui.

Quattro fottuti passi.

E Louis non sa cosa fare.

Sente di voler piangere, ma non lo farà. Almeno non adesso, è troppo scoccato. Perché quella era una mattina normale (una di quelle felici, in realtà) e non si sarebbe mai aspettato che gli si sarebbe fermato il cuore per secondi interi. Lo scopo della loro uscita era quello di fare una bella colazione, non di ritrovarsi a voler vomitare pur avendo lo stomaco vuoto. Quella era una caffetteria così carina e non si sarebbe mai aspettato di vedere l'amore perduto della sua vita.

Perduto.

Aveva passato anni senza sapere dove diavolo fosse Harry e ora era lì, è come se avesse il diritto di comparire davanti a Louis in quel modo. Sembrando felice. Sembrando diverso.

Louis si sente debole e vulnerabile.

"Louis, no!", sente una voce familiare. È familiare. Ma lui stava già scappando da quel posto perché ancora un secondo lì dentro e si sarebbe trasformato in un fantasma. Si sarebbe perso e avrebbe scelto il tunnel scuro invece di quello con una luce alla fine.

Così arriva fuori e tutto è nero... ma era sicuro di aver scelto il lato giusto.

Si appoggia alla cosa a lui più vicina, non sa se è il tettuccio di un'auto, se sia un lampione... potrebbe anche essere una signora, tutto andava bene in quel momento, piuttosto che svenire sul marciapiede.

Sente una mano sulla spalla ed è ancora così fottutamente familiare.

"Louis", sussurra Zayn e Louis sembrava che avesse appena corso la maratona perché stava facendo fatica a respirare. 

"Louis respira", gli ordina Zayn, glielo ordina fermamente, ma allo stesso tempo preoccupato.

Louis si porta la mano al petto e guarda verso Zayn. È sfocato e non sa se improvvisamente aveva cominciato a piangere oppure se la sua vista non si fosse ancora ripresa.

"Zayn", soffia:"Zayn..."

"Lo so, lo so. L'ho visto..."

"Era lui. Era lì", sta singhiozzando, ma ancora non capisce se stesse piangendo o meno.

Louis non ha paura che Harry gli vada dietro e lo veda così. Sa che non lo farà. Non sa come si è sentito, come si sente, ma sa che non andrà a parlare con Louis.

"Piccolo, devi respirare. Per favore, respira per me", Zayn passa la mano su e giù sulla schiena di Louis.

"Portami a casa. Ti prego, portami a casa, Zayn", lo prega e toglie la mano dal lampione (era davvero un lampione, non un'auto, non una signora) e la porta  sulla giacca di pelle di Zayn, afferrandolo stretto.

Zayn mette la mano su quella di Louis e lo guarda dolcemente:"Non possiamo lasciare Liam lì dentro da solo e confuso, dobbiamo -"

"Ti prego", dice piano Louis e no, Zayn è sicuro di non riconoscerlo. Non aveva mai visto quel ragazzo dagli occhi azzurri in quel modo... non immaginava che lo avrebbe mai visto così.

Zayn sussurra e intreccia le loro mani, avvicinando, aiutandolo a camminare sul marciapiede.

Louis non riesce a ricordare la maggior parte di quello che succede da quel momento in poi perché semplicemente non lì, sta pensando e ripensando e rivivendo ancora il momento in cui aveva visto Harry. Harry in quel modo. Quando per un secondo finalmente si era sentito come se avesse speranza, ma poi era arrivata la stretta al suo e non riusciva più a respirare.

Avrebbe dovuto ricordarsi, però. Avrebbe dovuto ricordarsi come Zayn lo avesse aiutato a prendere un autobus, avesse pagato per lui, gli si fosse seduto accanto dal lato del finestrino e avesse mandato un messaggio a Liam chiedendogli scusa. Come lo avesse portato a casa e si come lo avesse fatto sedere sul divano, dove poi era entrato nel panico per lunghi minuti quando Louis continuava a non dire nulla e ignorando gli infiniti messaggi da Liam.

"Devi parlare Louis", continua a provare ma il ragazzo triste non riesce a muoversi. Zayn ha anche paura a toccarlo... paura:"Louis, sono fottutamente qui, okay? Parlami per favore".

Louis scuote la testa, stringe le labbra e finalmente guarda Zayn negli occhi. E i suoi occhi azzurri sembrano così vitrei e vuoti, come se stesse guardando Zayn ma senza vederlo.

"Era lì. Era davanti a me, avremmo potuto parlare, ma io... sono scappato", Louis tira su col naso e la sua voce si spezza:"mi ha visto, io sono stato quello che se n'è andato... avremmo potuto parlare... io-"

"Louis vuoi tornare lì? Vuoi vederlo di nuovo per parlarci?", suggerisce Zayn, preoccupato da quanto Louis sembrasse disperato.

"No", dice quasi terrorizzato:"no, sono arrabbiato, non posso- non posso parlare con lui non posso proprio...", sospira e si pulisce qualche lacrima:"non so Zayn... era lì, cazzo dopo... dopo tutto questo tempo era lì. Era lì a lavorare e vederlo in quella maniera  che io non- mi fa sprofondare di nuovo nella tristezza.

"Ma ora sei così felice e ti ricordi quello che mi hai detto se mai lo avessi  rivisto? Che avresti fatto finta che fosse tutto okay? Ci avresti anche parlato come se non fosse accaduto nulla perché è successo così tanto tempo fa che non non importa più?"

"Credo di aver mentito", dice Louis dice a pezzi.

"No, no, non è vero. Non mi avresti mai mentito in questo modo", dice Zayn quasi arrabbiato, ma Louis nemmeno se ne accorge, sembra vuoto:"guardami Louis e ascolta. Ascolta, non hai nessun problema con tutto questo, sei fottutamente forte, quindi non provare ad intristirti di nuovo solo perché l'hai visto. Tutt'al pià dovresti essere felice. L'hai trovato!"

"No, Zayn...".

"Pensavo che fossi andato avanti", dice Zayn, questa volta, veramente triste.

"Andare avanti, non significa dimenticare le cose. Significa solo che devi accettare quello che è successo e continuare a vivere. E' quello che ho fatto per il mio bene. Per il bene della mia famiglia. E' stata dura all'inizio e tu lo sai perché eri con me in quei momenti. Dopo, a volte, anche se il mio cervello si è scordato di lui, c'erano giorni in cui ci pensavo. Ma era di notte ed ero solo, annoiato e stanco e non riuscivo a dormire. Perché no, Zayn, non ha mai aiutato il fatto che tu fossi lì. Ma non importava, perché importava solo se ci avessi pensato alle tre di pomeriggio quando ero occupato".

"Louis..."

Lui scuote la testa di nuovo come se stesse dicendo a Zayn di non aver finito:"Ma la realtà è che ancora fa male alle tre del mattino, fa così. Fottutamente. Male. Ed è difficile da gestire e me lo ricordo solo ora. Ricordo com'è sentire la sua mancanza. Mi fa male perché non mi sono dimenticato di lui", piangeva ormai, completamente in lacrime. Piangeva per se ed era patetico:"Mi dispiace tanto, Zayn", era un casino, un autentico casino. Si vergognava così tanto perché si era ripromesso che non si sarebbe mai più ridotto in quelle condizioni. Non si sarebbe permesso di crollare in quel modo. Fino ad ora non ne aveva avuto motivo. Ma ora stava dimostrando quanto ancora fosse distrutto per quella storia accanto a Zayn, un'altra cosa che aveva promesso di non fare più (perché ora faceva promesse solo a se stesso e anche così, venivano comunque infrante).

Ma Zayn lo abbraccia, saldamente tra le sue braccia e Louis vuole spingerlo via ma non può e Zayn non glielo permetterà. Zayn non si allontanerà.

Continuava a sussurrare 'lo so amore, lo so', e Louis vuole farlo stare zitto perché no, Zayn non lo sa. Ma non può. E Zayn non lo farà.

 ~*~  

Louis è abituato alle giornate no. Non come questi, era passato un po' di tempo, ma li ricorda. Nessuno sa come si sente, ma 'il dolore è parte della vita, è vivere', gli aveva detto una volta sua madre; 'dobbiamo affrontarlo e capire che sia parte di noi stessi'. Ci sono brutti momenti, giorni, settimane, anche mesi, ma un giorno finiranno. Tutte le cose brutte finiscono, questo era il bello, quindi doveva essere completamente vigile per essere pronto per questo.

E Louis è vigile, lo è davvero. Perché si sente così vuoto che nemmeno due pacchetti di sigarette riescono a riempirlo. Lo consumano. Non vede l'ora di stare bene.

Odia fare questo a se stesso. Anche a Zayn. Sa quanto odia di vedere Louis in questo modo ed era dai tempi dell'università che non capitava. Non così.

Aveva passato il resto del sabato a dormire. Tutta la domenica mattina e il pomeriggio nella sua stanza (forse a dormire, ma gli incubi stavano peggiorando e sicuramente se si fosse addormentato, sarebbero ricominciati d'accapo), Zayn sa che aveva passato tutta la notte sveglio. Non era andato a lavorare lunedì, né oggi. Louis sa che non può continuare a farlo. Ora ha il suo lavoro, deve essere responsabile.

Non ha più diciannove anni.

Neanche venti. Ne ha quasi venticinque.

La vita è dura, ma andiamo, la sua non lo era poi così tanto. Stava solo avendo una crisi adolescenziale - a ventiquattro anni. Ma faceva ancora male. E lui è un po' malato. Ma lo aveva solo presto troppo psicologicamente.

Non riesce a tenere insieme se stesso, ma si rifiuta di essere lo stesso disastro che era stato quattro anni prima. Avrebbe dovuto stare bene. Nonostante avesse avuto bisogno di mentire, perché aveva creduto alla sua stessa menzogna.

Suonano alla porta e sa che poteva essere solo Zayn che tornava da lavoro. Doveva solo trovare la forza di alzarsi dal divano. E' così assonnato, non dorme da quasi due giorni, non contando le poche ore in cui si era addormentato sul divano, perché è sempre meglio del letto in cui dorme, nella stanza in cui sta.

Non ha voglia di vedere nessuno, il tempo che ha passato da solo era stato positivo e non vuole tornare in camera. Ma si alza comunque, in quegli stupidi pantaloni sudati che non ricorda di aver comprato perché venivano da casa e sono ancora fottutamente lunghi su di lui. Sembra che abbia di nuovo diciott'anni, con una maglietta con su scritto 'non sono una persona mattiniera (e nemmeno quella è sua, è di Zayn), se non fosse per la barba. Ma apre la porta apparendo un disastro completo.

"Sono venuto qui per parlare".

Il cuore di Louis si blocca di nuovo. Sta morendo.

Quella voce non è dello stesso ragazzo di diciotto anni con il quale aveva parlato per l'ultima volta e per l'ultima volta ci aveva fatto l'amore.

Quella voce è di un uomo adulto.

Cazzo.

Louis non è più a quattro fottuti passi di distanza da lui. Non è nemmeno un passo. Harry è fottutamente davanti a lui e cosa.

Il suo volto non è lo stesso, Louis ancora non riesce a vedere i suoi occhi, anche se spera che abbiano lo stesso colore. Che almeno siano rimasti fedeli a quello che erano perché... Harry non è più Harry e l'uomo davanti a lui non si adatta all'immagine sfocata che ha in testa. Adesso sarà fottutamente sfocata per sempre.

Quelle braccia, quelle braccia così fottutamente forti adesso, erano la sua casa e Louis capisce quanto sia veramente nostalgico di casa. Si sente così piccolo. Così fragile. Pensa che si sentirà così per un bel po'.



;)

-A.

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