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20 - Feeling

Salutare, non era mai stata una delle cose preferite di Louis, perciò a volte Louis non andava a trovare la sua famiglia a Doncaster proprio perchè sapeva che ad un certo punto avrebbe dovuto salutarli, senza sapere magari quando sarebbe potuto tornare.

Soprattutto stavolta. Oggi torna a Londra e non è il solo a dover salutare, non c'è Zayn accanto a lui che riesce sempre a rallegrare tutti nonostante si stiano scambiando parole di incoraggiamento e abbracciandosi, stavolta Louis sta salutando la sua famiglia con Harry accanto ed in qualche modo, questo rende le cose dieci volte più tristi del solito.

Louis sa che sua madre sta cercando di trattenersi e suo padre, nonostante quello che era successo il giorno prima, abbraccia comunque Harry e Louis per salutarli. Zoe ha raccontato a lui e a Fiona cosa fosse successo durante la cena perchè loro non ne avevano più parlato, il che era stato un sollievo per Harry - ed anche per Louis.

Daisy continua a strusciarsi con il musetto sulle caviglie di Harry e Louis come se sapesse. Lei capisce tutto, come quando Harry se n'era andato e Louis era a pezzi, lei sapeva che qualcosa non andasse.

Ora si ricorda l'odore di Harry e si comporta come Louis. Vuole continuare a ricordarselo e non vuole lasciarlo andare.

Louis finisce di salutare suo fratello e sua sorella che apparentemente tornerà a Manchester solo tra due giorni, mentre Harry continua ad accarezzare Daisy, cercando di far si che lei gli permetta di andare nella maniera meno indolore possibile.

"Sai... puoi tenerla", si sente la voce di Fiona, tutti si voltano verso di lei, rivolgendole completa attenzione. Harry smette di accarezzare il gatto per alzare lo sguardo verso la donna che gli sta sorridendo. Louis non può credere a quello che sta sentendo.

"Fio- no...", cerca di parlare Harry preso di sorpresa dalle sue parole.

"A suo tempo è stata una tua idea, Harry", continua la madre di Louis:"era tua e di Louis all'inizio. Non ha senso che rimanga qui, ora", quello che sta fermando Louis nell'intervenire è il sorriso tenero che Fiona ha sulle labbra mentre parla e guarda Harry.

"No, non dovrei. Questa è casa sua".

"Tu e Louis siete casa sua", dice Fiona dolcemente e Louis la guarda scioccato:"può tornare a starvi vicina", no, non può, pensa Louis, non può perchè non è che lui e Harry stiano insieme ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette come una volta. Non vivono vicini, tenere Daisy adesso, sarebbe inutile, che la abbia Harry nel suo appartamento a Londra, sarebbe come averla a Doncaster.

Fiona prova a continuare, Harry troppo attonito per rispondere, ma parla Louis:"Mamma", la chiama con tono di avvertimento:"ti prego...", dice e lei lo guarda con sguardo apologetico. Sa che sta cercando di aiutare, forse pensa che sia la cosa migliore, ma Louis sa che non sarebbe così. Non possono forzare questo tipo di cose per ora. Stanno ricominciando dall'inizio, non possono attaccarsi a ricordi del passato.

"Vado a prendere la valigia su e torno. Dammi un minuto", Harry guarda Louis, probabilmente aspettandosi che gli dica qualcosa, che lo guardi, ma non succede nulla.

Louis si dirige verso la sua camera al piano di sopra. Il materasso sul quale aveva dormito Harry e che fino a quella mattina era per terra, ora era appoggiato contro il muro, il letto di Louis è rifatto, le persiane sono aperte solo per metà e sembra esattamente uguale a quando era andato per Natale. Triste, solitaria e... fredda. È già come se Harry non ci fosse mai stato.

Louis sospira, non può negarlo, è ancora così attaccato al passato, anche se non può fare nulla per riportarlo indietro. Non può, è un dato di fatto, per quanto possano combattere, le cose non torneranno mai per quello che erano. Da una parte è una cosa buona perchè sono cresciuti e quindi forse potrebbero far andare bene le cose stavolta, dall'altra è devastante.

Ma Louis vuole cambiare le cose in meglio, ovviamente. Ora ha Harry, non nel modo in cui vorrebbe o di cui avrebbe bisogno, ma... in realtà non sa nemmeno in che modo vorrebbe Harry nella sua vita, come vorrebbe che le cose andassero tra di loro, quindi va bene. Va bene. Harry sta bene ed è felice e questo era sempre stato quello di cui Louis voleva essere sicuro.

Guarda il comodino accanto al suo letto e c'è sempre la stessa foto che vede ogni volta che torna lì ed ogni volta lo fa sentire vuoto. Ma oggi no. Deve liberarsi di tutto quello che lo tiene incatenato, che lo fa sentire in trappola nei suoi sogni, tutto quello che negli anni lo aveva fatto cambiare devono sparire, devono lasciarlo in pace.

Deve cominciare con quella foto, nella sua stanza. Guarda un'altra volta al modo in cui sta guardando Harry, che una volta era tutto il suo mondo, tutti i suoi motivi per respirare, nella fotografia. Lo memorizza e sta anche sorridendo. Deve focalizzarsi su una cosa sola, un tempo era felice con Harry accanto e non se lo scorderà mai.

Apre il cassetto del comodino per infilarci la foto, ma qualcosa cattura la sua attenzione. La lettera di Harry. Conosce quell'involucro fin troppo bene, ma non avrebbe nemmeno dovuto essere in quel cassetto. Non riesce a trattenersi quando la prende, sedendosi sul bordo del letto, posando la foto accanto a se ed apre l'involucro per leggere. Si ricorda il giorno in cui sua madre era andata e gli aveva detto che nella posta ci fosse qualcosa per lui.

Lei sapeva che Louis non avrebbe risposto e che aprire quella lettera era stata una delle cose più difficili che aveva mai fatto.

Guarda le prime due parole in alto sul vecchio foglio, in quella scrittura familiare.

Ciao amore mio.

Al contrario delle altre volte che l'aveva letta in cui aveva avuto bisogno di prendere un respiro profondo, stavolta sta sorridendo.

Vorrei avere le parole per articolare quanto tu sia realmente restante (che poi, è davvero una parola?) tu sia per me.

Vorrei poterti dirti quanto sei importante per me, come meriti davvero, con la giusta scelta di parole e che suonassero bene come se ti stessi cantando una poesia.

Hai le margherite piantate nel tuo sorriso, e la bellezza dell'alba in ogni risata. Tu crei dipendenza, tanto quanto gli antidolorifici; potrei scommettere che ci siano i fulmini che ti scorrono nelle vene.

Vorrei poterti dirti queste cose senza l'aiuto di penna e carta, ma in qualche modo non posso.

Sei stato sempre quello che aveva più parole da dire, quelle giuste... Io mi sono solo limitato a scrivere tutto.

Non ti preoccupare, sei ancora mio per eterno diritto, perché ho scritto la nostra storia su un foglio e lo terrò con me finché respiro, finché la tua anima sarà con me nella notte. Tu mi hai toccato in così tanti modi, hai toccato il mio cuore, hai toccato la mia anima, le mie mani, le mie labbra, il mio corpo... hai cambiato la mia vita, i miei obiettivi, mi hai fatto credere che sognare fosse giusto e che è ancora meglio quando hai qualcuno con cui condividerlo, mi hai fatto voler essere una persona e mi ha fatto credere di avere il diritto di essere felice perché sono umano e siamo vivi e respiriamo e siamo bellissimi.

Tu mi hai insegnato che l'amore è cieco e ogni volta che puntavi il dito verso la luna, io guardavo la tua mano... proprio come tu facevi con me. E sì, sì, dannatamente sì, sei abbastanza bello per i miei occhi... sei anche troppo bello per i miei occhi e brillano ogni volta che ti guardo e mi addormenterò sempre stringendo il cuscino, desiderando che sia tu.

Ho baciato le tue labbra, tenuto la tua mano, ho condiviso i tuoi sogni, il tuo letto, conosco il tuo odore e sono dipendente da te. Crei così tanta dipendenza Louis...

Louis.

Il mio bellissimo Louis.

Hai sempre detto che ti ringraziavo troppe volte, ma penso, invece, di non averti mai ringraziato abbastanza, come non ti ho mai parlato dei miei sentimenti come avrei sempre dovuto fare. Ma ho sempre fatto del mio meglio perché volevo essere il meglio per te. Tu, che mi hai visto piangere, sorridere e addormentarmi, tu che conosci le mie paure e mi ha aiutato a camminargli accanto mentre mi ripetevi che sono coraggioso...

E io sono coraggioso Louis, ti credo.

E mentre vai avanti, ricordati di me, ricordati di noi. Fai finta di volerlo, non reagire. Passerei una vita con te se fosse possibile, giuro che è la verità, perché tra vent'anni mi ricorderò di te, di noi, e non mi spaventa affatto. Tra vent'anni non sarò ancora in grado di vivere senza di te perché continuerò a respirare con l'idea che avrei dovuto baciarti più a lungo...

Puoi avere la mia lista dei desideri, perché quelle cose erano tutte destinate ad essere condivise con te... ma sono grato di poter spuntare l'ultima cosa sull'elenco perché alla fine ci siamo davvero innamorati l'uno dell'altro.

Grazie, Louis.

La parte meravigliosa di tutta questa storia è che la prima volta che Louis l'aveva letta e anche tutte le altre volte in cui era tornato a casa e aveva deciso di torturarsi con quei ricordi... non sapeva perchè Harry se ne fosse andato. Non c'era stata nessuna spiegazione. Ora sa tutto e Harry non glielo aveva messo per iscritto perchè forse credeva che si sarebbero incontrati di nuovo e quindi avrebbe potuto parlare con Louis e dirgli tutte quelle parole rimaste non dette. Harry, mettendo quella lettera di addio nella cassetta della posta, non sapendo se sarebbe tornato in quel posto o meno, aveva la speranza di tornare e vedere Louis di nuovo.

Louis sposta la lettera e vede la lista dei desideri di Harry, ancora intoccata, con ancora lo stesso numero di caselle segnate e non. Non sa cosa stia pensando nel momento in cui prende quel foglio strappato dal diario di Harry e se lo mette nella tasca dei jeans. La lettera ancora tra le mani.

"Louis?", sente ed alza velocemente lo sguardo per guardare Harry accanto alla porta della sua camera:"Tutto ok?", chiede e poi si avvicina, la sua espressione mostra preoccupazione. Louis non riesce nemmeno a parlare, guarda Harry, probabilmente con le labbra schiuse e le guance arrossate:"Hai pianto?", Harry si accuccia davanti a Louis, le mani posate sulle sue ginocchia. Ora Louis si sente gli occhi un po' umidi dopo aver sbattuto le palpebre, ma non è triste per aver riletto la lettera adesso. Ha quello stesso ragazzo davanti a se, che lo sta guardando preoccupato e toccando delicatamente. Forse è solo tutto che gli viene in mente, la realtà che lo colpisce, sapere che il passato è passato e che questo è il presente e che tutto sarà diverso.

"No è solo che...", tira su con il naso e poi sorride. Un sorriso genuino, ma quando sta per parlare, Harry lo interrompe.

"Quella è...", dice, guardando in grembo a Louis, una mano che scivola dal suo ginocchio ad una delle sue mani. Louis inghiotte, ma analizza il modo in cui Harry guarda il pezzo di carta, toccando solo la pelle di Louis, non osando toccare la lettera. I capelli gli ricadono appena davanti alla fronte, ma Louis non ci pensa nemmeno a spostare di lato quella ciocca di capelli perchè risulta semplicemente... bellissimo.

Sa che non dovrebbe, ma in qualche modo, guardare Harry in questo modo, senza davvero sapere cosa stia pensando, solo immaginandolo, cosa stia provando, ma sapendo che sta provando qualcosa*, mentre tocca Louis delicatamente... è bellissimo.

"Come hai potuto tenerla?", chiede quasi in un sussurro.

"È stata l'ultima cosa che hai toccato", risponde Louis, sente Harry rabbrividire a quella risposta e stringergli appena la mano. Sta reagendo.

"Louis...", parla di nuovo e le sue mani si spostano da quelle di Louis al pezzo di carta, prendendolo attentamente:"Posso tenerla io?", chiede debole:"Non voglio che tu continui a vederla", e Louis vorrebbe protestare, ma non sta forse cercando di liberarsi del passato che non lo fa stare bene? Questa era la cosa peggiore.

"Ok...", questo è tutto quello che Louis risponde, perchè non c'è modo in cui riuscirebbe a dire altro. Harry si alza e se la infila nella tasca del suo cappotto, guarda di lato e vede la loro foto sul materasso e prende anche quella per rimetterla nello stesso posto dal quale Louis l'aveva presa, ma che invece voleva riporre nel cassetto. Con gli occhi segue ogni movimento di Harry.

"Andiamo?", e Harry sorride.



~*~



"Maledetto bastardo", Louis grugnisce, chiudendo la chiamata.

"Ancora non risponde?", chiede Harry guardando Louis di lato. La metropolitana è quasi arrivata alla fermata alla quale Louis deve scendere. Quello è il motivo per il quale odia i mezzi pubblici e non ha ancora capito perchè non è andato alla stazione in macchina e l'ha lasciata lì. Se avesse fatto così, Zayn non sarebbe potuto uscire di casa e forse avrebbe risposto a quel dannato telefono.

"No. Deve avere il telefono in silenzioso. Non è nemmeno a casa perchè ho provato a chiamare anche lì e non ha risposto", Louis sbuffa, frustrato.

"Pensi che possa essere successo qualcosa?", chiede Harry e perchè è così perfetto, perchè sembra anche solo un po' preoccupato per qualcosa che non lo riguarda?

"Non succede niente a Zayn", Louis ridacchia:"e anche se fosse, lo avrei già saputo".

"Puoi venire da me. Almeno fino a che non sai qualcosa".

"Non voglio davvero romperti le scatole", e questa è una scusa così stupida che anche Harry lo capisce e ride.

"Lo sai benissimo che non mi dai nessun fastidio. E poi dopo questo week end mi sentirei troppo solo in quell'appartamento".

"Ti senti solo di solito?", chiede Louis ora curioso.

"Si a volte", Harry guarda avanti e si appoggia completamente al sedile:"potrei sempre chiamare Niall o andare da Ed...", oh:"ma non sembra mai abbastanza... cioè, è egoista da dire, non lo so", sorride timido e poi si porta le mani sul viso:"è una cosa stupida. Comunque", le toglie mostrando di nuovo il volto e guarda Louis di lato:"che problema hai che non ti porti mai dietro le chiavi, fratello?"

"Così posso rimanere da te, amico", scherza Louis alzando un sopracciglio in modo furbo e per dare enfasi alla parola 'amico'.

E si, forse Louis dovrebbe farlo più spesso, dovrebbe dimenticarsi* di portarsi dietro le chiavi e Zayn dovrebbe non rispondere al telefono né essere a casa quando Louis ne ha bisogno, perchè così può avere questo. Può avere una conversazione con Harry sulle serie TV e la pizza con i peperoni a domicilio. Può parlare delle loro abitudini nel fare le pulizie - perchè ormai fa parte della loro vita - venendo a sapere che ora Harry è una persona molto ordinata; sulle conseguenze che comporta andare a correre mentre piove e altre cose semplici come 'le foto in bianco e nero sono più belle'.

A Louis erano mancate questo genere di cose, gli era mancato il modo in cui rideva intorno a Harry perchè apparentemente è diverso dal modo in cui ride normalmente e lo sa... sa che una volta rideva sempre in quel modo. È una sensazione così informale che lo mette a suo agio. Il casuale, comincia di nuovo ad essere la normalità.

"Quel gatto è una bestiaccia viziata", commenta Louis, sono seduti per terra, accanto al materasso di Harry, avevano rinunciato alla comodità del divano, dopo che Harry gli aveva fatto vedere l'ultima foto che aveva scattato.

"Ed lo ha cresciuto piuttosto male. Sarà un padre tremendo. E poi sono io a dover subire i suoi capricci", Harry ridacchia, mentre Louis é seduto con le gambe incrociate, Harry è quasi sdraiato sul pavimento con la testa sul materasso.

"Ed mi ha detto che non gli piace stare nel tuo appartamento, perciò devi andare tu da lui per occupartene quando è via", Harry guarda Louis con fare inquisitorio, ma non chiede nulla.

"Esatto. Riesci a crederci? Una volta gli stavo mettendo il cibo nella ciotola, ok? E ovviamente gli stavo dando la porzione che pensavo fosse giusta, ma evidentemente quello che era giusto per me non lo era per lui. È un gatto per l'amor del Cielo, ma probabilmente aveva capito che non gliene avrei dato altro, allora mi ha aggredito. Letteralmente, in faccia", dice tra le pause, guardando Louis, la mano alzata con il pollice e l'indice uniti per sottolineare le sue parole:"mi ha strappato il cibo dalle mani, se l'è mangiato e poi se n'è andato miagolando, ma miagolando come se mi stesse prendendo in giro", Louis ride per il modo in cui la voce e la faccia di Harry cambiano ancora quando deve dire qualcosa di più lungo di una frase sola.

"Non mi riesce difficile crederlo. Ha fatto lo stesso con me quando ho bussato a Ed. Sai per chiedergli... le tue chiavi", dice più piano e Harry annuisce una volta sola, con il sorriso ancora dipinto sul viso:"Siamo stati fortunati che Daisy era la più dolce".

"Lo è ancora", dice Harry spostando lo sguardo da Louis ed allungando le gambe completamente, i piedi che quasi arrivano al piccolo armadio che ha davanti al letto:"stavo pensando di prendermi un gatto per quando mi sento solo. Ma non ho mai avuto il coraggio", Louis guarda attentamente il profilo di Harry:"mi sarebbe piaciuto portare Daisy", confessa Harry, la voce più bassa si prima e Louis sa che è perchè non è sicuro che avrebbe potuto dirlo:"ma non avevo il diritto di acconsentire a quello che ha detto tua madre", dice e Louis annuisce anche se Harry non può vederlo.

"Io credo che dovremmo... tipo", Louis sospira:"dimenticare il passato".

"Cosa?", Harry si gira velocemente a guardare Louis, sedendosi completamente sul pavimento.

"Cioè, tutto quello che ci lascia incollati al passato, che ce ne fa parlare in questo modo. È passato Harry. Le cose non torneranno più com'erano, è cambiato tutto. Non possiamo rimanerci attaccati".

"Io non voglio dimenticarmene", Harry mezzo urla muovendo velocemente gli occhi, facendo allontanare un po' Louis:"non sto dicendo che le cose possono tornare com'erano, ma voglio continuare a ricordarmene, voglio tenermi tutti i ricordi felici, voglio parlarne e farti vedere che ero davvero felice".

"Ma questa è una possibilità che ci sta venendo data Harry, non lo vedi?", Louis cerca di non alzare la voce:"Abbiamo fatto qualcosa di sbagliato in passato. L'hai detto anche tu ed io sono d'accordo. Questa è la nostra seconda opportunità per costruire un'amicizia migliore, non possiamo fare quello che abbiamo fatto nel passato".

"È un gatto Louis. È stata uno sbaglio? Quello che non possiamo ripetere è costruire un'amicizia malsana ed... esserci, semplicemente", il tono di Harry si addolcisce ad ogni parola che dice, Louis è paralizzato accanto a lui, incerto se debba alzarsi, muoversi, parlare o perfino respirare:"tutto il resto era...", si blocca, poi sospira ed è lui ad alzarsi. Si mette le dita tra i capelli, tirandoli indietro. Louis guarda su, seguendo Harry con i suoi occhi blu, il cuore che corre, non sa nemmeno come sentirsi riguardo a tutto questo. Non era previsto che questa conversazione avesse luogo, ma...

"Finisci la frase", Louis abbassa la testa, si porta le ginocchia al petto e vi poggia le mani. Si sente gli occhi di Harry addosso, inquisitori:"Dì quello che stavi per dire", pausa. C'è una lunga pausa e poi Harry ricomincia a camminare avanti ed indietro per l'appartamento.

"Tutto il resto era perfetto Louis ed io lo rivoglio indietro".

Il cuore di Louis si ferma. Spalanca gli occhi senza alcun motivo perchè continua a fissare lo stesso punto sul pavimento appena sotto all'armadio.

Harry non può fottutamente dire così.
Non può fottutamente osare dire una cosa del genere, buttarlo addosso a Louis in questo modo, se lo conosce davvero. Come se lo conoscesse bene ora, come anni fa.

Ma Harry è ancora quello che conosce meglio Louis, ma è anche quello che l'ha ferito di più.

"Io...", comincia Harry, la voce incastrata in gola, apre e chiude la bocca diverse volte prima che possa uscirne un qualche tipo di suono. Louis probabilmente non si rende nemmeno conto di tutto lo sforzo che sta facendo:"cioè... lo so che-", Harry grugnisce:"perchè cazzo l'ho detto?", mormora, ma Louis lo sente. Sente tutto, i suoi passi, il respiro affaticato... ma è comunque paralizzato:"Io non... non è che io-", continua a cercare le parole giuste, i passi diventano più veloci, le dita che affondano ancora di più nella cute, il respiro sempre più irregolare ed il cuore di Louis non ha ancora ripreso a funzionare. Potrebbe battere molto forte, ma Louis non sente neanche un solo battito.

"Louis dì qualcosa", mezzo urla, disperato e guardando il ragazzo più grande sul pavimento quasi implorando pietà. Louis non riesce a dire una parola:"Mi dispiace", dice svelto:"io... cazzo", urla e preme la schiena contro il muro del soggiorno, lontano da Louis. Scivola giù e si siede sul pavimento, nella stessa posizione di Louis.

"Non so parlare", sussulta Harry e poi di nuovo silenzio.

"Accanto a te. Il mio diario. Per favore", sembra così debole e Louis è completamente fuori dalla terra. Non riesce a muoversi, nonostante abbia sentito:"per favore", ripete Harry dopo qualche secondo che Louis continuava a rimanere paralizzato.

E Louis rimane così per qualche altro minuto.

Poi si muove.

Alza la testa verso dove dovrebbe stare Harry. Sta guardando il soffitto, le ginocchia quasi attaccate al petto e la testa contro il muro. Louis si morde il labbro inferiore e poi guarda di lato.

Il diario di Harry è lì, quello stesso quaderno marrone è lì, con l'inchiostro nero sbiadito, lo stesso pezzo di carta incollato sopra, che Louis gli aveva dato una volta con scritte delle parole che citavano sua madre (o qualcosa che aveva visto):'Sii dolce. Non lasciare che il mondo ti inaridisca. Non lasciare che il dolore ti faccia odiare. Non lasciare che l'amarezza ti rubi la dolcezza', insieme a quelle due stesse foto, una di Daisy e l'altra di quando avevano otto anni e giocavano con le foglie. È tutto lì, anche se sembra vecchio. Ma è lì e Harry si porta ancora dietro il passato e questo fa male. Fa male più di quanto dovrebbe.

Louis lo apre. Louis non si ricorda che sia mai successo che Harry gli abbia detto di andare a leggere il suo diario e, onestamente, adesso Louis ha paura di cosa potrebbe trovarvi dentro. Scorre lentamente attraverso le pagine, non osando guardare quelle che aveva già letto e quelle di cui Harry gli aveva parlato. Non sa nemmeno cosa stia cercando, ma va avanti finché non ne trova una strappata. Una pagina bianca. Un disegno e Louis è sicuro di essere lui, ma non legge cosa c'è scritto sotto. Ne gira un'altra ed è praticamente alla fine del diario, ma c'è un ultimo scritto, un'altra pagina strappata e nell'altra ancora, un altro scritto. Dopo di che tutte le pagine fino alla fine sono bianche.

Louis torna indietro e si accorge che... Harry aveva fatto solo un disegno, scritto due pagine e strappata una. Questo è tutto quello che aveva fatto dopo essersene andato. Le due pagine strappate erano una la lista dei desideri e l'altra era quella che Harry aveva usato per scrivere la lettera. La fottuta lettera.

Louis inizia dalla prima pagina scritta.

'Terzo mese', legge, senza saperne davvero il significato. I suoi occhi stanchi cominciano a leggere le frasi.

'Ed eccomi qui di nuovo, mezzo addormentato e mezzo sveglio e la mia mente vaga su di te e come vorrei che fossi qui con me e di quanto stia facendo fatica a respirare perchè tu sei l'ultimo respiro di aria fresca. Il tuo profumo su questa maglietta mi sta facendo delirare e credo di avere le allucinazioni, perchè mi sembra di vederti proprio davanti a me con un sorriso che è quasi eroina e crea una terribile dipendenza e quelle labbra, come un oceano, che mi tolgono il fiato e quella risata come le onde, che potrei ascoltare per tutto il giorno e le tue braccia come la corrente, che potrebbero portarmi ovunque'.

Questo è quello che Harry aveva scritto mentre era in America, Louis ne è sicuro. Ma... Nonostante capisca cosa significhi, non capisce cosa Harry stia cercando di trasmettergli. Amore? Tristezza? Nostalgia? Forse tutto insieme, forse il dolore era qualcosa di cui Harry non voleva più scrivere su quel diario, forse l'amore era qualcosa di cui aveva cominciato ad aver paura. Louis non lo sa.

Così, gira la pagina e dopo quella strappata ce n'è un'altra scritta.

'Sei qui', legge Louis in alto sulla pagina ed è recente perchè la grafia di Harry è leggermente cambiata.

'È solo una volta ogni tanto che incontri qualcuno la cui elettricità e personalità, combaciano con le tue nello stesso momento. Tu eri e sarai sempre l'unico, ma ora siamo su frequenze diverse ed io non riesco a tollerarlo. Non riesco a tollerare il semplice fatto che la mia visione del mondo sia cambiata perchè non ti ho più accanto come prima. È cambiato tutto, come anche il mio amore per te. Alla gente non piace l'amore, piace quella sensazione civettuola. Non amano l'amore, l'amore è sacrificale, l'amore è feroce, non emotivo. La maggior parte delle persone non amano l'amore, amano l'idea dell'amore. Vogliono quelle emozioni senza però pagare nulla. Lo desiderano senza nemmeno saperne il significato. È ridicolo. Ed io non voglio far parte di quel gruppo. Voglio continuare ad essere quello che ero quando eri mio. E voglio che tu sia ancora mio.'

E nient'altro. Louis vorrebbe urlare contro Harry, questo non gli dice niente, lo lascia solo ancora più confuso, questo... questo non è quello che Louis pensava di provare dicendo a se stesso di voler cambiare in meglio e di mettere il passato da parte per concentrarsi sul presente.

Era così bravo a leggere Harry, a capirlo. Allora lo legge ancora, quella prima e questa.

'Voglio continuare ad essere quello che ero quando eri mio. E voglio che tu sia ancora mio.'

Cazzo.

Era bravo a leggere Harry perchè Harry possedeva delle parti di lui. Harry sentiva quello che sentiva Louis.

Ora legge questo foglio e... succede ancora.

Louis sa che l'amore che provava per Harry, ora è diverso. Era successo anche a Harry.

"Tu non mi ami più", parla Louis, senza riconoscere la sua stessa voce.

"Louis, ti prego...", sussurra Harry, non vuole sentire certe cose, è per questo che non ne aveva parlato con Louis.

"Tu non sei innamorato di me, tu sei innamorato dell'idea di essere innamorato di me", continua, ignorando Harry:"tu vorresti amarmi ancora proprio come facevi prima. Tu rivuoi tutto indietro, tu rivuoi indietro quei sentimenti", Louis sta guardando Harry, è totalmente concentrato nel dire quelle parole, per cercare di far sì che sia tutto chiaro, per lui e per Harry:"quei sentimenti sono ancora con te, non te ne puoi dimenticare, ma non li stai usando bene. Perchè il tempo passa."

"Ti prego...", ripete Harry senza incontrare lo sguardo di Louis.

"Le cose cambiano. L'amore che hai dentro di te, non è abbastanza per coprire il dolore", Louis sbuffa. Si mette una mano nella tasca dei jeans e prende il pezzo di carta piegato, solo per rimetterlo tra le pagine dove era stato fino a poi tempo prima:"le cose non possono tornare come prima. Ma possono essere migliori", sussurra Louis, ma assicurandosi che Harry possa sentire.

Mette da parte il diario di Harry e si alza. Finalmente si alza e cammina verso Harry, accucciandosi accanto a lui, non appena lo raggiunge. Le mani viaggiano dalle gambe di Harry, alle braccia, al viso. Fa in modo che il ragazzo più piccolo lo guardi con la mano premuta contro la sua guancia e con quella libera, sposta di lato una ciocca dei lunghi capelli di Harry. Finalmente.

Poi Louis annuisce.

"Capisco".











Buon pomeriggio splendori!!!

Sorpresa!!

Però tutto ha un prezzo.

Il prossimo capitolo è lunghissimo, quindi non riuscirò a postarlo prima del 23. In generale da adesso cominciano una serie di capitoli molto lunghi e quindi i tempi di aggiornamento si allungheranno un po'.

Abbiate pazienza!

Grazie sempre a tutte/i, vi amo <3.

A presto!!

-A.

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