18 - Poetic
C'erano state alcune mattine, nelle quali Louis andava a lavoro sognando ad occhi aperti di schiantarsi contro un autobus con la sua macchina. Poi Zayn gli avrebbe messo la mano su un ginocchio, ricordandogli che la vita è proprio lì davanti a lui, che non vede l'ora di essere vissuta. E allora si calmava. Eliminava quel pensiero.
C'erano state altre mattine (molte mattine troppo deprimenti anche solo per contarle) nelle quali Louis era rimasto a casa, soprattutto ai tempi dell'università, così l'autobus non era un'opzione, ma lo era una bottiglia di vodka, perchè non c'erano buoni motivi per continuare a lottare. Il futuro era sfocato e sconosciuto per lui, le giornate così fredde e grigie, si sentiva intrappolato perchè il sole non lo cercava e durante la notte prima, le stelle non si erano prese cura di lui. Così con occhiaie scure sotto gli occhi - gli stessi occhi che continuavano a rivivere gli stessi incubi, le stesse paure ancora e ancora, bruciando - con la gola secca e il corpo tremolante, avrebbe scritto su pezzi di carta a caso, a volte anche tovagliolo, tutto quello che il suo cuore gli diceva. Non la sua mente. La sua mente annegava nell'alcool e nessuno avrebbe potuto salvarlo.
Nelle mattine in cui si svegliava ancora ubriaco, dopo una lunga notte, seguita da una lunga giornata, avrebbe distrutto tutte quelle parole dette dal suo cuore. Tutti quei poemi, tutti quei segreti e quelle confessioni. Tutto l'amore stava lentamente bruciando. Sapeva che prima o poi se ne sarebbe pentito, stava forzando l'oscurità a sapere che lui non era forte abbastanza per arrivare alla salvezza di cui aveva bisogno.
Louis quindi si sarebbe fatto una doccia, lavato via tutto, ogni pezzo indolenzito che si portava dietro, avrebbe lavato via lui e tutta la nostalgia e la tristezza. Sarebbe andato via tutto insieme all'acqua solo per quel breve momento, un mal di testa e di gola a sostituire quel sentimento e quel dolore. Non avrebbe sussurrato cose orribili alle sue stesse orecchie dopo tutto, perchè sarebbe stato Zayn ad urlargliele. Si sarebbe accorto che sussurrate da lui a se stesso sarebbero diventate atroci. Zayn stava facendo l'eroe al posto suo, finché non fosse riuscito a fare quel lavoro da solo.
Era stato patetico, se ne era reso conto, se ne rendeva conto. Era ubriaco, ma niente avrebbe mai potuto intossicare Louis come aveva fatto Harry. Capisce di essersi infilato troppo a fondo nei suoi pensieri, e forse era anche diventato dipendente dalla tristezza, dalla solitudine e dal sentimento di non stare bene e di voler usare il dolore per alleviare... il dolore. La sua gli stava venendo lentamente portata via, era dolce, sapeva di vino e gli accarezzava i capelli. Aveva cominciato a vedere solo in nero della sua vita, per così tanto tempo che ci si era abituato. Nessuno avrebbe potuto pitturarla di nuovo di bianco, c'erano troppe cose che non combaciavano con la realtà che voleva sognare, ma non lo faceva. Invece continuava a fare incubi e a vivere quelli da sveglio.
Ma oggi, questa mattina, non era come niente di tutto ciò, non vuole schiantarsi contro un autobus. Non sarebbe stato bello. Vuole vivere. Vuole versare dell'amore in questa giornata finché non straripa. Sta facendo colazione sobrio, circondato da persone che gli sorridono e non gli urlano cose atroci, che nonostante siano tutto ciò che dovrebbe sentire, già le conosce e gli da importanza. Sta facendo quel tipo di colazione di cui per troppo tempo si era dimenticato la sensazione che trasmette e che non riesce nemmeno a ricordarsi di aver provato una volta. Il calore che sente non è per il tè caldo che gli scende lungo la gola (non brucia come di solito faceva la vodka), ma per il braccio premuto contro il suo dell'uomo seduto accanto a lui.
I rumori che sente non sono delle voci che gli torturano il cervello, ma delle persone che danno valore alla vita. Raccoglie le parole nella sua mente e dette dal suo cuore. È sveglio, non è dentro al letto, non si sta arrendendo, perchè non sarebbe stato poetico. Sta essendo se stesso. Senza combattere, ma senza nemmeno arrendersi. Non è felice, ma nemmeno miserabile. Vuoto, ma non solo. Ci vuole tempo. Non ci vorrà solo una mattina che fortunatamente era iniziata con le lacrime che si erano tramutate in sorrisi. Ci vuole tempo, ma Louis aveva aspettato tutta la vita ed ormai era in grado di poter aspettare ancora. Cambierà e farà di tutto per godersi l'attesa. Perchè riesce ancora a godersi ciò che lo circonda, mentre va incontro a ciò che lo aspetta.
~*~
Harry più tardi aiuta Fiona in cucina, Zoe è seduta su una delle sedie dell'isola che li guarda ('perchè sarò anche una donna, ma la cucina non è il mio ambiente naturale, farò fare tutto al mio uomo perchè posso e perchè no?!') e Louis non può muoversi perchè in qualche modo, Daisy trovava le sue gambe abbastanza comode da poggiarci la testa. Così era rimasto seduto sul pavimento guardando la piccola (non così tanto) gatta, per poi guardare la sua famiglia e Harry, congelandosi il sedere e con Peter che gli era quasi salito sopra, che aveva una palla in mano e stava urlando vittoria contro suo padre. Louis non riesce a ricordare l'ultima volta che ha giocato a calcio e che se lo sia goduto.
Non riesce, ma lo farà ora.
Peter lo fa alzare dal pavimento, lui si scusa con Daisy e va fuori per giocare con suo fratello e suo padre. Non può pensare, non se lo permette. Harry gli rivolge appena uno sguardo prima di sparire e Louis è sicuro che in quell'espressione ci sia un piccolo sorriso, perciò va tutto bene. Va tutto bene. Probabilmente non ha il migliore degli odori ed ora dopo aver cominciato a correre e sudare in mezzo alla strada, di certo la situazione non migliorerà. Ma non importa. Non importa proprio nulla perchè suo padre sta sorridendo ampiamente, facendo parte della sua squadra - 'posso cavarmela contro entrambi' aveva detto Peter - chiede la palla e tornando ad essere la stessa persona, con lo stesso spirito di quando giocavano a calcio insieme anni fa. Lo guarda come lo guardava quando Louis aveva le sue partite con la sua squadra. Suo padre, la sua famiglia... e Harry ci sarebbero stati per vederlo. Louis amava quei momenti, amava le vittorie ed anche le sconfitte perchè avrebbero festeggiato lo stesso.
Avrebbe guardato gli spalti, sorriso, probabilmente mancato la palla, ma il suo cuore sarebbe rimasto comunque pieno di orgoglio perciò forse - decisamente - oggi, avrebbe giocato come quando aveva quindici anni e c'era un'intera squadra sul campo insieme a lui e contro di lui. Immagina che la casa siano gli spalti pieno di visi familiari e semplicemente quello. Lui da ragazzino, lui più piccolo, lui che aveva ancora dei sogni e che combatteva per questi. Lui felice.
Non sa quanto loro tre fossero rimasti lì fuori a giocare, era stancante, ma anche tanto, tanto bello.
Avevano perso la cognizione del tempo, di chi stesse vincendo, qualcuno avrebbe imbrogliato alla fine, comunque non importava. Carl segna un altro goal e Louis gli salta sulla schiena e l'uomo continua a ridere. Peter protesta, ma Louis gli scompiglia i capelli, facendolo grugnire di nuovo ma senza riuscire a trattenere oltre il suo stesso sorriso.
Dopo un bel po' di tempo guarda verso casa sua e vede Zoe al telefono, Fiona che sta leggendo un libro e Harry seduto alla fine delle scale, i gomiti sulle ginocchia che li guarda con il più grande dei sorrisi stampato in volto. Louis ha la palla tra i piedi, ma si ferma per guardare meglio. Il sorriso di Harry non si sarebbe dovuto vedere, è ovvio dalla sua faccia, quando Louis incrocia il suo sguardo, ma il ragazzo dagli occhi blu ricambia il sorriso. Forse è troppo presto per essere in una situazione così familiare ma lo mantiene, solo perchè Harry mantenga il suo.
Perde palla, Peter gliela ruba e segna, gettando le braccia all'aria quando Carl protesta sonoramente e Louis ha quindici anni e sta giocando su un vero campo di gara e vede un Harry quattordicenne sugli spalti e deve sorridere perchè lui è lì.
"Sono stanco, penso che dovremmo fermarci qui", dice Carl respirando pesantemente e reggendosi con le mani sulle ginocchia.
"Oh, perchè stai perdendo. Bella scusa, papà", Peter lo prende in giro correndogli intorno con la palla ai piedi.
"No, perchè mi sto facendo vecchio".
"Ripeto, bella scusa papà", Carl scuote la testa e Peter ride, continuando a cercare di provocarlo con la palla per poter continuare.
Louis è perso, cammina verso la casa, probabilmente pensando di aver detto qualcosa a suo fratello per smettere di giocare, ma non aveva detto una parola.
"Ciao", dice con ancora quel dannato sorriso sulle labbra, che non riesce più a capire se ce l'ha ancora.
"Ciao", risponde Harry alzando lo sguardo verso il ragazzo più basso, stesso sorriso, stessi occhi splendenti e Louis si chiede se per caso abbia trovato le stelle. Non ci pensa due volte.
"Come ti senti?", Louis si ferma davanti a lui, le mani che quasi arrivano alle ginocchia di Harry, ma non si toccano.
"Molto bene. Tu?".
"Sudato", ridacchia:"ma anche io molto bene", Harry annuisce dimostrandogli che la risposta gli piace e non hanno bisogno di altre scambiarsi altre parole su quello che succede. Lo vedono ed è abbastanza.
"Vuoi andare a fare una passeggiata? Solo che non so-".
"Si", risponde subito Harry:"cioè, si... possiamo andare, a camminare, qua intorno", si sfrega la nuca, spostando lo sguardo, realizzando che forse aveva risposto troppo in fretta senza lasciar finire Louis:"scusa", dice a disagio.
"Non ti preoccupare", Louis ridacchia:"andiamo allora", dice e quando Harry lo guarda di nuovo, annuisce e si alza, ricordando subito a Louis, quanto sia minuto rispetto a Harry, lo era sempre stato.
"Sono il più grande", dice roteando gli occhi, scherzando. Non si aspetta che Harry capisca quello che ha detto, specialmente ora. Ora. Ma aveva anche parlato sussurrando perciò forse- :"Piccoletto", Harry sghignazza e mette la mano sulla testa di Louis per qualche secondo prima di allontanarsi e comincia a camminare. Il cuore di Louis si scioglie, ma non permette a se stesso di lasciarsi andare. Si schiarisce la gola, ignora lo sguardo che sua madre e sua sorella - che chiaramente aveva smesso di ascoltare chiunque fosse dell'altra parte del telefono - gli lanciano, perchè lo conosce fin troppo bene. E sa cosa non sta succedendo.
Dice a suo padre e a Peter che sarebbero tornati entro pochi minuti e segue Harry, ma presto diventa il contrario perchè Louis sa dove vuole che questa passeggiata li porti.
Ma anche Harry lo sa. In qualche modo. Quando arrivano, non è scioccato, non sembra triste, sta sorridendo. L'erba del giardino sembra più verde che mai, non ci sono molti fiori, ma il cielo riflesse i suoi colori sul lago ed è così bello. Louis aveva dimenticato quanto fosse mozzafiato.
"Erano anni che non venivo qui", confessa, la cosa schifosa di tutta quella storia, è che avrebbe potuto pensare a suo nonno, parlando di quel posto, ma non era così. Non è così. Pensa a Harry. A Harry ed al loro primo bacio. A Harry ed ai suoi incubi nei quali affoga. A Harry ed al giorno in cui Louis gli aveva chiesto di accompagnarlo al ballo. Harry, Harry e ancora Harry. Louis avrebbe voluto smettere di pensare a Harry perchè non è sano, non è giusto, non prova più neanche le stesse cose, ma si era praticamente già arreso. Sa, da sempre, che Harry sarebbe sempre stato una parte importante di lui. Lo sapeva da quando era un adolescente e non sapeva che si sarebbe innamorato del suo migliore amico.
"Non ti spaventa? Intendo venire qui, ora", chiede Harry incerto. Louis non si preoccupa nemmeno di guardarlo, lui sa.
"Ora? Ora per niente", Louis sorride guardando avanti, guardando due bambini che corrono, due adolescenti sdraiati sull'erba umida che si innamorano l'uno dell'altro. Lo sguardo di Harry brucia in quello di Louis e non fa per niente male:"perchè so che ora non scomparirai", Louis muove la mano e sfiora appena quella di Harry. Un semplice tocco e Louis vorrebbe davvero stringerla, ma non lo fa. Tocca la pelle di Harry un'ultima volta prima di allontanarsi e camminare in avanti:"Dai", chiama il ragazzo più alto.
Harry lo segue subito e Louis sente le gambe che quasi gli cedono quando raggiunge il solito albero e si siede alla sua ombra. È un po' freddo e non si erano portati le giacche, perciò nel momento in cui Harry si siede accanto a lui, d'istinto, si avvicina al ragazzo dagli occhi verdi finché le loro gambe e braccia non si toccano.
Harry a quel contatto improvviso si paralizza:"Scusa, fa freddo", dice Louis piano, ora non più tanto sicuro di tutta quella situazione.
Le spalle di Harry si rilassano, le gambe si appoggiano maggiormente a quelle di Louis e guarda giù verso il ragazzo più grande:"Va tutto bene, davvero... bene", sussurra, la voce dolce come il suo tocco. Il suo tocco è ben accetto e tenero e Louis sta per piangere per quanto gli è mancato. È quasi doloroso. E a rendete tutto ancora peggiore, Harry alza il braccio e avvolge le spalle di Louis, portandoselo ancora più vicino.
Il calore del suo corpo invade Louis e lui... è oltre anche le nuvole.
Si abitua a quel contatto, cerca di trattenersi dal tremare e alza lo sguardo al cielo. È di un blu grigiastro, le nuvole sono un misto di toni bianchi e un po' più scuri. Si morde il labbro inferiore, sta succedendo, ha Harry. Sente Harry accanto a se e si odia perchè sta pensando che forse inizierà ad averlo per come ne ha bisogno, da ora in poi. Si abituerà, si affezionerà - fanculo si è già affezionato ed è questa la cosa peggiore. É fottuto e si farà venire un attacco di panico per questo. Si era naturalmente abituato alla presenza di Harry, al suo nuovo, meraviglioso odore, a come non abbia più bisogno dei costosi profumi di suo padre per sembrare un uomo, ma mantenga comunque un'ombra di odora da adolescente addosso, come sia diventato più forte e caldo, come sia meraviglioso sotto i raggi del sole, sorridendo dolcemente e quanto sia meraviglioso anche alla luce della luna con le lacrime sul viso. Si era abituato alle piccole accortezze che continuava ad avere nei confronti di Louis, a quando sia diventato più forte e comunicativo, come vede la vita adesso, come stesse essendo semplicemente se stesso, come non si stia arrendendo, come la sua voce dolce faccia ancora venire i brividi a Louis, come-:"Sai, io...", comincia Harry e Louis tira un sospiro di sollievo perchè i suoi pensieri erano stati interrotti, un sospiro che attira l'attenzione dell'uomo più piccolo:"stai... Stai bene?", chiede Harry insicuro e Louis non riesce a guardarlo. Ha paura che se lo guarda, Harry possa capire tutto quello che sta provando e non vuole. In ogni caso non è certo che Harry sia capace di capire.
Ma si accoccola ancora un po' contro il tocco di Harry ed appoggia appena la testa sulla sua spalla, ma non completamente.
"Si. Continua quello che stavi dicendo".
Harry si schiarisce la gola, e la sua presa attorno alle spalle di Louis si allenta, come se sentisse che non lo voglia toccare per un po'.
Louis fa una smorfia, ma la voce di Harry interrompe qualsiasi cose stesse per dire o stesse pensando:"L'ultima volta che sono stato qui... non è stato tanto tempo fa".
"Che?", Louis si allontana appena, ma Harry chiude gli occhi e lo fa tornare tra le sue braccia.
"Per favore, resta accanto a me", chiese dolcemente e Louis è debole ed un disastro, perciò riesce a fare solo quello che dice:"ho mentito quando ho detto che è da molto tempo", confessa ed il mondo di Louis si blocca perchè che cosa diavolo sta ascoltando:"sono venuto qui l'anno scorso. A Gennaio più o meno, ti stavo cercando", cazzo:"ho parcheggiato davanti casa tua, senza riuscire a muovermi", gli occhi di Harry non incontrano quelli di Louis. Louis si vede dall'esterno toccare il mento di Harry per girare la faccia verso di se perchè vuole che lo guardi. Vuole avere gli occhi di Harry tutti per se. Ma non succede. Continua però a permettere che Harry tenga il braccio attorno alle sue spalle e ad essere appena appoggiato a lui.
"Da quando sono arrivato a Londra sono rimasto con l'idea che forse ti avrei trovato. Ti avrei visto. Ma non stavo facendo niente in pratica perchè succedesse. Perciò quel giorno ho semplicemente deciso di venire qui e forse ti avrei visto. E così è stato", la voce gli si spezza:"ti ho visto con una borsa in mano, uscendo di casa insieme alla tua famiglia e... ora che ci penso accanto a te c'era Zayn. Ed eravate così vicini... era così vicino a te. Gli stavi sorridendo. Loro vi hanno salutati. Quando hanno chiuso la porta, ti ha avvicinato a se e dato un bacio sulla fronte. Sembravi così felice con lui. Una parte di me si è sentita come se avesse visto quello di cui aveva bisogno. Mi ha fatto sentire sicuro che stessi bene. Sei passato proprio davanti alla mia macchina, eri così vicino", stringe le labbra e Louis lo guarda totalmente scioccato:"ma non mi hai visto", finalmente guarda di lato verso Louis:"così io...", scuote la testa:"sono venuto qui, mi sono seduto in questo stesso posto e ho pianto", ridacchia ironicamente:"non piangevo così da una vita, ma la parte di me che si era sentita sollevata, non era abbastanza da poter contrastare quella triste. Non so come ho pensato che magari saresti tornato da me e mi avresti trovato qui. Ma non l'hai fatto e nemmeno io ti ho più cercato".
"Fottuto bastardo!", Louis lo spinge via, gli occhi di Harry si spalancano guardandolo:"maledetto...", sospira e e si alza di colpo:"perchè non l'hai fatto. Fanculo, perchè non mi hai chiamato? Perchè non mi hai fermato? Perchè non... stronzo!", urla, Harry si alza velocemente cercando di calmare Louis.
"Pensi che sarebbe stata una cosa buona? Non era ora. Io non ero pronto e tu di certo non avresti voluto vedermi. Ti ricordi il modo in cui hai reagito quando mi hai rivisto per la prima volta?"
"Mi stai prendendo per il culo?", urla di nuovo:"Non sai niente. Di certo avrei reagito meglio a quel tempo. Così tante... sono successe così tante cose dopo quel giorno. Avresti potuto mettere fine a tutto se fossi apparso. Non posso fottutamente crederci", si mette le mani nei capelli, tirandoli appena:"ora tante cose sarebbero state diverse. Potevo averti di nuovo nella mia vita prima, ma tu non l'hai fatto", spinge di nuovo Harry, le mani che gli colpiscono forte il petto. Ma Harry gli blocca i polsi per impedirgli di fare qualsiasi altra cosa.
"Louis...", sussurra e Louis alza lo sguardo verso di lui, il respiro irregolare ora:"hey..."
"Sei un fottuto stronzo".
"Lo so", Harry annuisce e Louis guarda da un'altra parte.
"Avrei potuto riaverti prima. Sarei potuto stare meglio a quest'ora", cerca di liberare le mani dalla presa di Harry, ma lui non glielo permette.
"Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto di averti deluso...".
Louis incrocia i suoi occhi:"Di cosa stai parlando?".
"Mi dispiace di averti lasciato così a pezzi".
"Harry!", cerca di richiamare la sua attenzione a voce alta, ma la sua presa si fa ancora più salda e non sente Louis.
"Mi dispiace di aver incentrato così tanto la tua vita su di noi".
"Smettila!"
"Mi dispiace averti amato così tanto".
"Harry basta!"
"Mi dispiace averti voluto così tanto".
"Ti prego", piange Louis, gli occhi già umidi.
"Mi dispiace aver smesso di prendermi cura di me stesso", Louis apre la bocca, ma non esce nessun suono, il respiro strozzato in gola:"ma devi capire che ho fatto quello che pesavo fosse la cosa migliore", abbassa le mani che stringono i polsi di Louis per avvicinarselo:"ho fallito. Ma abbiamo ancora tempo. Siamo ancora vivi", lo dice in un modo tale che Louis capisce perfettamente il suo significato e gli fa venire voglia di picchiare l'uomo che ha davanti:"e mi dispiace anche che tu sia ancora una così grande parte della mia vita, soprattutto ora che sei così vicino", finisce, una delle sue mani lascia il polso di Louis e la allunga verso il suo viso.
La sua mano è un po' fredda quindi Louis è sicuro che riesca perfettamente a sentire quanto sia calda la sua guancia. Accarezza gli zigomi di Louis con il pollice per poi scivolare fino alla mascella. E Louis è ipnotizzato dal momento e dalle parole di Harry... Louis dentro, sta avendo un attacco di panico, ma fuori... sembra solo essere il tipo più rilassato sul pianeta.
Inghiotte, gli occhi di Harry fissi su di lui, il pollice che gli accarezza ancora la pelle e no. No.
"No, smettila!", dice Louis spingendolo via, da quel tocco e da Harry.
Cosa sta facendo? Non può, Harry non può fare questo a Louis. Non può sparire e poi tornare e far sembrare come se non fosse successo nulla. Beh, più o meno. Ma Louis non può permetterlo. Zayn ora è l'unico che si prende cura di lui, in questo modo. Harry non può entrare nella sua vita in questo modo, nonostante Louis lo voglia davvero, non può farlo.
"Non puoi farmi questo", mezzo urla, Harry visibilmente sorpreso per quella reazione.
Alza la mano per toccare Louis, ma lui non glielo permette:"Lou..."
"No, non chiamarmi in quel modo", e Louis si sta lasciando prendere dal panico anche da fuori adesso.
"Ti prego Louis", Harry lo sta pregando, il suo tono è disperato, soprattutto quando Louis comincia ad allontanarsi.
Cosa sta facendo? Harry è proprio dietro di lui, chiamandolo ancora e ancora. 'Louis, Louis aspetta'. E Louis continua a camminare, scappa sempre. Scappa sempre, ma negli anni passati non c'era mai stato un Harry che lo chiamava, che voleva fermarlo. Nessuno lo aveva mai chiamato. Ora c'è Harry, ma Louis non sa come fermare le sue gambe, continua a calpestare l'erba, arrivando ben presto al marciapiede, tornando indietro verso casa sua. Non sa cosa vuole. Forse sa ciò di cui ha bisogno, solo che non sa se è la cosa giusta.
Cosa sta facendo?
"Louis", Harry lo prende saldamente per un avambraccio e per Louis è impossibile liberarsi. Non gli lascia tempo per protestare, Harry se lo stringe al petto e tenendolo intrappolato. Letteralmente intrappolato.
"Basta. Ti prego basta. Va tutto bene, shh".
"Lasciami andare", urla Louis, la voce rotta. Non può sopportare tutto questo, Harry non può toccarlo in questo modo, lo uccide*.
"Ci sono. Sono qui".
"No, no, no", Louis scuote la testa, ma Harry lo tiene fermo con la mano dietro la nuca. Louis non ha nemmeno più caldo.
"Va tutto bene, Louis", e Harry non può usare le sue parole contro di lui, Louis sta diventando stupido:"non ho intenzione di lasciarti di nuovo. Ti voglio accanto a me".
"Harry...", piagnucola Louis.
"Louis...", Harry ridacchia. Harry osa ridacchiare, Louis sta praticamente piangendo sul suo petto, in preda al panico e lui ride e dice il suo nome in quel modo. Dopo che Louis aveva detto il suo, in quel modo.
"Non è giusto", Harry gli bacia la testa e Louis vorrebbe solo urlare, ma non riesce nemmeno a muoversi per il modo in cui le braccia di Harry sono avvolte attorno al suo corpo minuto.
"Adesso ci sono io. Stiamo bene", Louis vorrebbe scuotere la testa ma sembra che Harry non gli lasci fare nemmeno quello.
"Il mio Louis..."
"No", e Louis sta piangendo.
~*~
Louis e Harry tornano verso casa mentre il sole tramonta, donando al cielo un colore rosa e arancio. Harry lo osserva per tutto il tragitto, apprezzando il panorama, il silenzio li avvolge torturando Louis che continua a guardare avanti, contando i passi, finché non scorgono la sua vecchia casa e si chiede... si chiede perchè diavolo Harry gli stia tenendo la mano.
Le loro dita non sono intrecciate (Louis pensa anche che lo spazio dell'una non sia neanche più fatto per venire riempita dall'altra), Harry gli sta tenendo la mano casualmente come se fosse un ragazzino piccolo. E Louis sembra infastidito, perchè aveva provato due volte - mentalmente - a liberare la mano, ma senza riuscire a trovare un modo per smettere di provare quella sensazione di calore.
E quindi trentuno, trentadue, trentatré passi dopo, Louis parla:"Perchè mi stai tenendo la mano?", ed il suo tono non è nemmeno dolce, è quasi duro, che lascia capire quanto sia infastidito perchè non aveva mai acconsentito a questo. Aveva appena pianto contro il petto di Harry perchè si era sentito patetico, poi erano rimasti in silenzio, Louis non aveva incrociato i suoi occhi verdi, avevano cominciato a camminare e Harry gli aveva preso la mano senza pensarci due volte, senza una parola.
"Perchè semplicemente è come facevamo una volta", e vaffanculo Harry Styles. Vaffanculo perchè Louis non è pronto per questo, Louis è miserabile ed ancora ferito, a pezzi e molto triste... ma vaffanculo perchè gli fa sentire cose che nemmeno si ricordava di aver provato una volta. Ed erano belle. E calde e... vaffanculo.
"Le cose non sono-"
"Lo so", lo interrompe facendogli capire chiaramente di non voler sentire la fine di quella frase:"ma ci stiamo provando, te lo ricordi?", Louis rotea gli occhi. Maledetto te, Styles.
Quando raggiungono la strada del vicinato, Louis intravede una macchina familiare davanti alla casa dall'altra parte della strada rispetto alla sua e quello è il momento in cui prova davvero a liberare la mano dalla presa di quella più grande di Harry e capisce di poterlo fare, non la stava stringendo poi così tanto per tutto quel tempo.
"Tomlinson!", lo saluta il ragazzo che scende dalla macchina nera ed elegante, sventolando la mano con un grande sorriso sul viso.
"Hey amico", dice Louis, il suo tono non tanto emozionato quanto quello del ragazzo, ma Louis aumenta il passo per avvicinarsi più velocemente.
"Non sapevo che fossi qui in visita", stringe la mano di Louis educatamente, ma il modo in cui lo fanno, fa sembrare il gesto meno formale di quello che dovrebbe. Più tardi, probabilmente la mano di Louis saprà di profumi costosi.
"Da ieri", Louis sorrise e scommette che Harry sia un po' più indietro rispetto a loro, probabilmente guardando la situazione stranito e a disagio.
"Mi fa piacere vederti!", sorride ampiamente, non c'è molta luce per strada, ma Louis si sente quasi a disagio a stare davanti a lui perchè indossa solo un paio di jeans ed una felpa, mentre lui una bella camicia bianca ed un paio di pantaloni che sembrano provenire da un completo. Beh, era sempre così, pensa Louis:"E chi è questo gentiluomo?", il tipo guarda di lato e Louis quasi salta alla vista di Harry accanto a se, avvicinandosi al ragazzo per stringergli la mano.
"Piacere, Harry. Harry Styles", Louis lo vede sorridere e dove si trova? In un'altra dimensione?
"Styles eh? Il sono Derek. Derek Johnson".
"Piacere", Louis guarda stranito entrambi i ragazzi. È molto impressionato da Harry, si è quasi scordato che adesso lavora in una caffetteria e che ha a che fare con la gente tutti i giorni. Questo non era ciò a cui Louis era abituato. Louis presentava Harry alle persone perchè lui non riusciva nemmeno a parlare con loro. Alla fine, nemmeno lui avrebbe presentato Harry a qualcuno.
"Allora, come va la vita, amico?", ora guarda Louis, il quale si prende un po' di tempo per rispondere.
"Ehm, bene. Cammina. Voglio dire", scuote la testa:"si va avanti. Non cammina ovviamente, perchè la vita non ha gambe. Io ce le ho. Le gambe", Derek annuisce come se avesse appena sentito la cosa più intelligente della giornata, mentre Harry ride.
"Come sta tua mamma?", decide per questa domanda.
"Sta bene. Sono appena tornato da un viaggio perciò non sono aggiornato. Ma lo sarò presto. La tua?", anche Derek ride ora.
"Sta bene anche lei. Stiamo tutti bene", Louis annuisce.
"Beh, siete invitati da noi a cena domani sera. Devo presentarti una persona", Derek ghigna e gli fa un occhiolino.
"Mamma mi ha detto che hai una ragazza", dice Louis con faccia seria.
"Ma perchè ha dovuto rovinarmi la sorpresa?!", Derek sbuffa sonoramente.
"Non l'ha fatto a posta", Louis ridacchia e poi si appoggia con la mano, sulla spalla del suo vicino:"ma congratulazioni amico, era ora..."
"Allora-"
"... di andartene da casa dei tuoi", Louis finisce la frase con un sorriso e Derek sembra che stia per tirargli uno schiaffo. Harry ride di nuovo perchè è davvero divertente.
"Grazie Louis", dice allora, forzando un sorriso ed un tono calmo.
"Sei così gentile che quasi mi emoziono".
"Oh, non ce n'è bisogno amico", gli tira una pacca sulla spalla, forse un po' troppo forte, prima di toglierla.
"Ovviamente", Derek cerca di mantenere un contegno, ma presto scoppia a ridere anche lui e la sua maschera crolla:"beh ora devo andare", dice salutando con la mano e dirigendosi verso casa:"ma non ti scordare di domani sera, mia mamma dirà i dettagli alla tua", Louis annuisce, guardando il suo amico che si allontana:"e sei invitato anche tu, Styles", urla Derek guardando il ragazzo dagli occhi verdi:"forse un po' ti manca questa casa, eh?", dice allora, stavolta in tono tenero, girandosi e correndo leggermente verso le scale per aprire la porta di casa.
Harry rimane paralizzato a quelle parole, quasi come se sapesse tutti i ricordi che Harry si era portato dietro per tutto quel tempo.
Louis posa una mano sulla schiena di Harry, cercando di guidarlo verso l'altro lato della strada:"Hey, va tutto bene".
"Pensi che io-"
"Puoi farlo", Louis sorride quando Harry abbassa lo sguardo verso di lui:"tu stai bene", finisce.
Buona sera splendori!! Scusate il ritardo del capitolo, ma sono stupida.
Ieri mi sono scordata e oggi, trovo un attimo di tempo solo ora.
Comunque tanto dubito che qualcuno se ne sia accorto.
Anche questo è uno dei miei capitoli preferiti come anche i prossimi quattro o cinque XD.
Buona settimana, a presto!
-A.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro