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17 - Horizon

Il padre di Louis arriva a casa mentre Louis e Fiona sono ancora in cucina a finire di sistemare tutto. Louis si stava preoccupando su cosa stesse facendo Harry con i suoi fratelli e se fosse a suo agio o meno. Fondamentalmente voleva solo stare vicino a lui in quel momento. Si stava preoccupando per qualcosa di totalmente irrazionale, facendogli dimenticare di Carl e di quale fosse il suono della sua voce... aveva perso la capacità di ascoltare perciò non ha fatto caso al rumore che aveva fatto suo padre e la porta che si apriva.

"Louis?", Louis si risveglia dal trance e si guarda intorno alzando gli occhi dal lavandino per vedere suo padre con sua madre accanto. Ha ancora addosso il suo cappotto enorme, il che fa rilassare Louis perché significa che è appena rientrato a casa e decisamente non ha ancora visto Harry. 

"Oh ciao papà".

"Ti stavo parlando e tu mi stavi ignorando", dice Carl, il tono più dolce del solito. Quantomeno quello che Louis non è più abituato a sentire. Beh sembra essere di buon umore, io che cade a pennello per l'occasione.

"Scusa, ero...", guarda prima sua madre e poi la porta della cucina:"distratto", finisce.

"Com'è andato il viaggio?", chiede, probabilmente ripetendo quello che aveva già detto prima, togliendosi il cappotto dopo aver posato la borsa del lavoro per terra.

"Bene. È andato... Molto bene", si schiarisce la voce, il padre non mostra particolari segni di disapprovazione per il suo comportamento. Probabilmente non lo ha nemmeno notato:"Com'è andata a lavoro?".

"Stressante. Sono stanco e piuttosto affamato. L'unica cosa che voglio è rilassarmi. Dov'è Zoe?", dice Carl spostando lo sguardo da suo figlio a sua moglie. Fiona apre la bocca, ma la richiude subito, lanciando un'occhiata a Louis e lo prende come il momento buono per parlare.

"È in soggiorno... A riguardo, papà, dobbiamo-"

"Louis?", cazzo, cazzo, cazzo:"Peter parlava di vedere un film, tu-", Harry si blocca non appena entra in cucina. E avrebbe davvero dovuto fermarsi quando aveva visto Carl girarsi non appena lo aveva sentito chiamare Louis.

Louis pensa che ormai è fatta, non ha bisogno di preoccuparsi per tutta questa storia. Deve andare tutto bene, andrà tutto bene e comunque sarebbe successo prima o poi, non avrebbe nascosto Harry da suo padre. Questo è il momento e Louis vede sua madre guardarlo preoccupata e Harry paralizzato nello stesso punto in cui si era fermato.

Carl probabilmente si sente molto confuso al momento. Louis si sposta di lato e la vede. La vede la faccia di suo padre e riconosce quell'espressione. È furioso. Ha la stessa espressione che aveva il giorno in cui Louis era completamente crollato in pezzi.

"Cosa ci fai qui?", chiede Carl e Louis storce il naso a quel tono duro. Harry fa un passo indietro e Louis sente di nuovo quella sensazione orribile. Sta vedendo con i suoi occhi il significato della parola 'cambiare'*. Il modo in cui Carl di solito guardava Harry, come se fosse suo figlio, parte della famiglia, è sparito insieme al modo dolce con il quale di solito parlava con Louis. Ora c'è solo la delusione a vivere nei suoi occhi e nonostante a volte non ce ne sia traccia, Louis pensa che ormai rimanga sempre lì.

Harry non dice una parola, Louis vede che ci stia provando, ma di bocca non gli esce nulla.

"Papà io-"

"Taci Louis", lo interrompe Carl, guardando per un momento lui per poi tornare subito su Harry.

Louis non riesce a trovare il coraggio di parlare dopo che suo padre gli aveva urlato di stare zitto. Abbassa la testa, non può fare niente perché vive con la paura di poter fare o dire qualcosa che possa essere il punto di rottura per suo padre. Il punto in cui può decidere che Louis non ne valga più la pena, il punto in cui potrebbe dirgli che non c'è bisogno che vada a trovarli così spesso (o mai più), il punto in cui le poche speranze che Louis ha di migliorare la situazione con suo padre, di tornare alla normalità di tanto tempo prima, potrebbero infrangersi del tutto. Non sa dove sia quel limite, ma di sicuro non vuole metterlo alla prova.

"Cosa ci fai qui? Come ti permetti a spuntare fuori dal nulla dopo tutto quello che è successo?", gli occhi di Louis si spalancano, Fiona guarda suo marito scioccata e Harry tiene i pugni chiusi ai lati del suo corpo. Gli occhi persi e vuoti:"Hai intenzione di rimanere lì in silenzio?"

"Io... io sono venuto...", Harry si ferma e guarda Louis che alterna a guardare il pavimento e Harry preoccupato.
"Mi dispiace davvero tanto. Capisco se non mi volete di nuovo in questa casa. Ma mi dispiace davvero tanto per quello che ho fatto. Posso spiegarvi tutto".
"Non voglio le tue spiegazioni", dice Carl freddo:"nessuno qui le vuole. E se Louis ha ascoltato qualsiasi scusa tu gli abbia dato, allora è tanto ingenuo quanto pensavo", Louis si morde il labbro, chiude gli occhi talmente tanto da farsi male e vedere flash nell'oscurità. No, no, no.

"Signore, per favore", 'signore'*:"mi dispiace davvero tanto per tutto. Tutti voi meritate una spiegazione"

"Una spiegazione? Si ce la meritavamo. Ci meritavamo una spiegazione prima che te ne andassi", Carl alza di nuovo la voce e no. Sta urlando e quando guarda Harry sa che non reggerà ancora per molto né quelle parole. Louis realizza di volerlo stringere, ma non può. Per 

troppe ragioni, ora più che mai.

"Hai ferito Louis", dice duro e non si ferma.


"Papà", Louis prova a intercedere debole.

"Hai ferito questa famiglia. Hai cambiato tutto."

"Papà per favore smettila. Per favore", Louis sussulta. È incollato al pavimento e non riesce a camminare.

Ora Harry ha il viso rigato di lacrime. Non dovrebbe piangere. No, Harry non aveva mai pianto in quel modo, specialmente davanti alle persone e solo oggi l'aveva già fatto due volte.
Louis non si capacita di come Carl possa avete il coraggio per continuare a parlare in questo modo severo. Ma quello che sta dicendo... sta facendo la parte di Louis. Sta dicendo quello che avrebbe detto Louis la prima volta che aveva visto Harry in caffetteria.

"Non hai nemmeno il diritto di piangere", e no. Carl non può dire questo a Harry. Non a lui, pensa Louis. È come dargli del debole, fargli capire che non può piangere, non dovrebbe piangere. Ma può, ha le sue  ragioni. Questo vuol dire mostrare emozioni, vuol dire rimanere fedele a se stesso, vuol dire sapere che un tempo era forte, ma ogni cosa ha il suo limite e lui è umano. Questo è quello che era successo quando Louis era crollato anni prima, quando le cose erano cambiate. Il modo in cui suo padre vede le cose ora, forse.

"Adesso basta", Louis quasi urla, serra le labbra e cammina velocemente verso Harry, prendendolo per il polso e portandolo via da lì.

Sale le scale per il piano di sopra e la cosa peggiore di tutta quella situazione è che è come se fosse di nuovo un ragazzino e gli piace. È sbagliato.

Entra dentro la sua vecchia stanza e lascia andare il polso di Harry, solo dopo aver chiuso violentemente la porta. Solo il fatto di aver avuto l'opportunità di toccargli la pelle calda per un po' gli fa venire il bisogno di gettarsi dalla finestra.

Harry rimane lì in piedi, gli occhi bagnati, vicino al suo letto e Louis potrebbe essere arrabbiato, ma è triste:"Mi dispiace così tanto Harry. Non aveva il diritto di... mi dispiace tanto".

"Non ti scusare, ti prego", dice Harry più fermo che può. Si asciuga la faccia con le maniche, tirando su con il naso e poi premendosi le nocche contro gli occhi per impedire ad altre lacrime di uscire.

"Per favore no. È normale, cioè... nonostante ciò che è successo ora, il resto è stato molto più di quello che mi aspettavo. Tua mamma è stata fantastica alla fine e Zoe e Peter...", sorride appena:"sono cresciuti così tanto e sono stati così dolci. Non mi meritavo tutto questo. È stato meraviglioso anche solo stare qua un'altra volta ed apprezzo tutto. Capisco che ora sia meglio che vada, si è distrutto tutto e-"

"No, ti prego", singhiozza Louis. Non può piangere per questo. Fuori discussione:"resta. Non vedi che io ti voglio qui? Ti voglio qui così tanto. Dopo tutto questo tempo passato a sentirmi come se non vivessimo nemmeno sotto le stesse stelle ed ora che ti ho qui...", sospira, non può dirlo. Non può più dire tutto quello che gli passa per la testa in questo modo, a Harry. È una sensazione terribile il fatto di avere così tante cose da dire senza poterlo fare, ma non perché non ci sia nessuno ad ascoltarlo, ma perché nel suo cuore sente che non sarebbe giusto:"lascia stare. Resta. Ignora mio padre", dice massaggiandosi le tempie. Vede Harry fare un passo avanti e pensa 'sisisi'*, ma poi cambia idea e ne fa uno indietro più piccolo e nonono.

"Non posso ignorare tuo padre", dice allora serio.

"Si, puoi. Non vedi che non è più la stessa persona? Ci sono stati momenti in cui pensavo si sentisse a pezzi tanto quanto me, vedendomi e sapendo di non poter fare niente. Poi però ho capito che ce l'aveva con la vita, con tutto quello che era diventato e con i cambiamenti".

"Cos'è successo Louis? Con tuo padre..."

"Sono una delusione", dice invece Louis portando le mani a coprirsi la faccia.

"Non dirlo. No", Harry si avvicina istantaneamente a lui, e scansa le mani di Louis affinché non vi si nasconda dietro. Le toglie ma non le lascia. Quel contatto è insignificante, ma familiare. Harry è talmente focalizzato su Louis che non si rende nemmeno conto di cosa sta succedendo, di dove sia. La vecchia stanza di Louis, fondamentalmente la loro vecchia stanza:"Non sei una delusione, non lo sei mai stato e mai lo sarai. Per favore non dire così di te stesso", aggiunge dolcemente. Louis si prende un po' di tempo per guardare il suo viso. Così genuina e preoccupata.

Poi allontana le mani da quelle di Harry piuttosto brutalmente, ma Harry non la prende male. E non era l'intenzione di Louis.

"Lo sono. Per mio padre lo sono", Harry scuote la testa, in disaccordo con quello che sta sentendo.

"È sempre stato fiero di te".

"Non è più così, Harry", dice secco, il pomo d'Adamo di Harry va su e giù velocemente e Louis fa un passo indietro. Sono troppo vicini:"le cose sono cambiate e mio padre non l'ha affrontato troppo bene. Come me dopo tutto. Un mese dopo che te ne sei andato, le cose non stavano per niente migliorando, anzi non hanno fatto altro che peggiorare".

"Cosa è successo...?", Louis si morde il labbro inferiore, Harry non ha neanche esitato nel chiederlo, nonostante conosca il suo impatto.

"Non mi importava più di nulla. Di niente. Fumavo troppo e i miei genitori pensavano che avessi ricominciato a fare uso di droga. Il che non era vero", abbassa lo sguardo e la voce:"piangevo tutto il tempo e sono cambiato un bel po'. Mi vedevo cambiare davanti allo specchio, ero a pezzi e ad un certo punto ha perso la pazienza. Un giorno mi ha urlato contro perché secondo lui non mi stavo comportando da uomo", si gira rivolgendo le spalle a Harry:"da uomo, perché apparentemente gli uomini non piangono, gli uomini vanno avanti, gli uomini combattono per la loro vita con il sangue che bolle nelle vene. Parole di mio padre. Non è mai cambiato, perché... perché io non sono mai cambiato. Ho continuato ad essere lo stesso negli anni, anche dopo aver finito l'università ed essermi trasferito definitivamente a Londra. Mio padre non mi ha più guardato nello stesso modo perché non ho lottato per me stesso. Perché mi stavo arrendendo. Fa schifo il modo in cui mi hai lasciato indietro. Come sono andate le cose", finisce.
C'è silenzio per un po' e poi Louis si porta di nuovo le mani sul viso, senza fronteggiare il ragazzo dagli occhi verdi. Non vuole vedere il suo sguardo colpevole. Non vuole fargli vedere la sua tristezza perché gliene aveva già fatta vedere abbastanza.

Harry su muove. Sa che Harry si sta muovendo e poi è tutto così veloce che Louis a malapena si accorge che si è avvicinato troppo finché non avvolge le sue braccia intorno a Louis da dietro. Lo prende di sorpresa. E rimane ancora più sorpreso quanto Harry rafforza la presa intorno alle sue spalle, stringendoselo al petto e porta Louis con se fino a sedersi per terra. Louis è completamente fuori da se stesso, sta praticamente volando, il che rende a Harry molto più facile portarlo con se.

Harry tiene la schiena premuta contro il letto, le gambe allungate e aperte così che Louis vi si possa sedere in mezzo e appoggiarsi al suo petto. Petto liscio e forte. Nasconde il viso nell'incavo del collo di Louis che smette totalmente di respirare.

Il respiro caldo di Harry  lo invade, lo tiene al sicuro. Più al sicuro di quanto dovrebbe sentirsi.

"Guarda dove siamo Louis", sussurra la voce che inciampa, debole e rotta:"pensavo che non sarei mai più tornato qui", e Louis smette di nuovo di respirare e si guarda intorno. Si guarda intorno e pensa 'nemmeno io pensavo che ti avrei più riavuto qui'.

"Sei cambiato così tanto, ma sei ancora lo stesso Louis che mi ricordavo. E non in modo vago. Ti ricordo così bene", continua e lentamente alza la testa dal collo di Louis e guarda avanti, il mento posato sulla spalla di Louis:"ma sei diventato più forte di quello che pensi. Mi sono accorto che sei cambiato molto. Hai smesso di nasconderti dalla sveglia. Hai smesso di scappare dalla pioggia quando cade. Hai iniziato a rincorrere il sole all'orizzonte. Hai cominciato a salutare la luna con un sorriso. Hai cominciato a lavarti gli occhi assonnati prima di prendere il caffè. Hai cominciato a camminare più piano quando esci da lavoro. Hai smesso di rispondere alle chiamate di gente sconosciuta e a chiamare quelli che ami. Penso tu abbia raggiunto un punto in cui hai smesso di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo ed iniziato a vivere come se ogni giorno fosse il primo", finisce con un sospiro che gli scappa dalle labbra aperte. Continua a stringere Louis e Louis continua a lasciarsi stringere. Braccia forti che gli impediscono di cadere. 

Louis è scioccato. Gli occhi spalancati che guardano avanti, paralizzato perché aveva dimenticato quel tipo di sensazione. Aveva dimenticato la sensazione di avere Harry che lo tocca in questo modo. È passato così tanto tempo ed ora vorrebbe rimanere così per anni.
Pensa alle parole di Harry e a come abbiano sempre significato qualcosa, come abbiano sempre avuto uno scopo. Stavolta Louis non è nemmeno sicuro che abbiano un significato specifico, se siano state dette per far sentire meglio Louis... non lo sa e non gli interessa. Avrebbe potuto anche essere qualcosa che Harry aveva scritto e poi memorizzato perché magari per lui avevano senso. Louis non se ne sarebbe accorto. Si sarebbe accorto solo di come quelle parole lo avessero colpito, insieme ad un pezzo di nostalgia e di come le sue ossa lo avessero scambiato per un raggio di sole nell'ultimo giorno d'estate.

~*~

Louis si sveglia dentro al suo letto. È sicuro di essersi addormentato sul pavimento con Harry e mentre una parte di lui era sicura che non si sarebbe svegliato nello stesso modo, l'altra parte ci aveva sperato.

Alza la testa e si appoggia con i gomiti sul materasso, per guardarsi meglio intorno. Harry è nella stessa posizione della sera prima, la schiena contro il letto e la testa appena appoggiata al materasso.

Vede che Harry indossa gli stessi vestiti del giorno prima (ed anche lui) e ha una coperta a coprirgli le gambe. Harry aveva davvero dormito sul pavimento?
Louis prova a piegare la testa per vedere il volto del ragazzo più giovane e si accorge che non stesse davvero dormendo ma stava solo guardando avanti casualmente. Con il rumore che Louis sta facendo sul materasso e con le lenzuola, Harry guarda di lato ed incontra i suoi occhi blu su di lui.

"Buon giorno", saluta Louis con un piccolo sorriso e Lui si allontana appena.

"Hai dormito sul pavimento?", chiede Louis incredulo, la voce roca per essere primo mattino. Quella di Harry invece non è così roca come al solito - come di solito era - perciò probabilmente, era già un po' che era sveglio.

"Si... non abbiamo portato niente in camera per fare il letto ieri sera. Ti sei addormentato tra le mie braccia e non volevo svegliarti", tra le mie braccia. Louis sente le guance scaldarsi appena e poi guarda le lenzuola.

Harry mormora qualcosa accorgendosi di cosa avesse appena detto, ma Louis è veloce a parlare, rimanendo tranquillo.

"Potevi dormire nel mio letto", 'con me'*, ma Louis non sente il bisogno di aggiungere quel particolare. Non ne avrebbe avuto il coraggio.

"Non sembrava giusto", risponde Harry e oh. Oh*.

"Ok", dice semplicemente Louis cercando di ignorare tutto quello che sta succedendo nei meandri più oscuri della sua testa. Tira fuori i piedi da sotto le lenzuola per alzarsi:"Che ore sono?"

"Quasi le nove"

"Troppo presto", grugnisce Louis:"ho un sonno", sbadiglia. Sa bene che non c'è modo che possa tornare a dormire ora.

"Non hai dormito molto", Louis si acciglia ora seduto sul bordo del letto, guardando Harry:"ti sei svegliato due volte nel bel mezzo della notte. Penso per colpa degli incubi, ho cercato di farti rilassare.

"I-io non me lo ricordo", e la domanda è, come fosse riuscito a calmare Louis:"mi dispiace che tu abbia dovuto avere a che fare con questo", dice triste.

"Non fa niente, Louis", si alza dal pavimento, mentre Louis fa lo stesso dal letto.

"Devi essere tutto indolenzito".

"Un po'. Ma ci sono abituato", Louis non chiede nient'altro e nemmeno Harry.
Vanno al bagno separatamente, ma Louis ci mette di più solo per guardare la sua immagine nello specchio per un po'.

Ma sei diventato più forte di quello che pensi.

Sul serio? Harry si era accorto di quanto Louis fosse cambiato ed anche lui, ma non riesce a vedere il coraggio, la forza che ha avuto per andare avanti da solo, troppo distrutto per lasciarsi aiutare dagli altri. Harry lo vedeva con se stesso, ma Louis non ci riesce.

Esce dal bagno, i capelli pettinati e i denti e il viso lavati e torna in camera trovando ancora una volta Harry che si guarda intorno come se fosse la prima volta che ci entra. In un primo momento non si accorge che Louis è tornato, il che gli permettere di vedere come Harry sia triste, davvero triste, guardandosi intorno.

Guardando il letto dove non potevano essere più vicini di quello che già erano, la finestra dalla quale si chiamavano quando erano bambini, la foto sul comodino che aveva fatto piangere Louis così tante volte, l'angolo della camera dove posava lo zaino ogni volta che andava lì dopo scuola.

"Harry?", Louis chiama Harry preoccupato e lui si gira subito, come se fosse stato sorpreso a fare qualcosa che non avrebbe dovuto. Poi sorride, come se fino a pochi secondi prima non sembrasse devastato.

"Oh, sei pronto", a Louis viene voglia di picchiarlo, come può fingere in questo modo davanti a lui:"dobbiamo scendere?", chiede prima che Louis possa chiedere qualsiasi cosa. Lui annuisce semplicemente, non c'è molto che possa fare. Non può più sapere cosa stia pensando Harry, più che altro perchè non glielo dice.

Quando arrivano in cucina, Harry si appoggia al bancone e Louis si siede su una delle sedie dell'isola.

Louis guarda le due ciotole a terra, una con il cibo e l'altra dovrebbe essere con l'acqua.

Daisy probabilmente sta arrivando dal piano di sopra, deve- Daisy.
Louis si morde il labbro inferiore e guarda Harry. Harry sta guardando avanti, le labbra serrate in una linea dritta. Gli occhi che si stanno riempiendo di lacrime e cazzo, no.

Louis sente un miagolio e chiude gli occhi. Non può vedere questa scena.

Quando sposta lo sguardo sente un singhiozzo, probabilmente Harry si è mosso e poi sente un altro miagolio.

"Piccola amica, hey!", Harry singhiozza e Louis serra stretti gli occhi, dovrebbe coprirsi le orecchie invece:"Ciao. Guardati, mi dispiace, mi dispiace così tanto", sussurra Harry, ma Louis riesce a sentirlo. Riesce a sentirlo e vorrebbe urlargli di stare zitto. Ma non lo fa.

"Sono qui", un altro miagolio. Daisy con Louis non miagola nemmeno più, adesso arriva Harry e sembra addirittura felice.
Louis sbuffa e osa guardarli. Harry è in ginocchio sulle mattonelle, accarezzando l'animale sulla testa e dietro le orecchie e Daisy ha gli occhietti chiusi e continua ad avvicinarglisi per avere sempre più contatto.
"Ce l'hai ancora", dice Harry in adorazione. Si pulisce il viso con il dorso della mano e alza lo sguardo verso Louis. Louis vorrebbe vomitare. Vomitare e abbracciare quell'uomo.

"Certo", Louis sospira. La voce un misto tra dolcezza e stanchezza:"non è morta né niente", scherza, ma poi fa una smorfia:"però non le piaccio più", dice ora serio, guardando come la gatta strusci il suo corpicino peloso contro le cosce di Harry.

"Questa è una bugia".

"No. È vero. Io l'ho respinta".

Scrolla le spalle e ride appena:"ho respinto un gatto come se fosse una persona, sono patetico".

"Louis..."

"Mi ricordava troppo te. E sembrava come se sapesse... sapeva che fossi triste e che il motivo eri tu. Ogni volta che la guardavo... io... Io non ce la facevo", scuote la testa e si regge la testa con il mento sul palmo della mano. Harry continua a guardarlo mentre accarezza Daisy e Louis lo guarda smorto, li guarda:"smettila di guardarmi in quel modo", sbotta. Harry sembra solo triste e non va bene, praticamente lo fa incazzare:"ora va tutto bene", gli lancia uno sguardo e Harry guarda subito da un'altra parte.

"Scusa...", si ferma. Smette anche di accarezzare Daisy:"Come... come ti stavo guardando?", chiede piano.

"In maniera triste. Forse colpevole"

"Oh. Non era mia intenzione"

"Non fa niente. Però non farlo più", dice Louis incrociando le gambe, Daisy che gironzola intorno a Harry poi va dritta verso la sua ciotola per poi tornare di nuovo da Harry.

"Le piaci ancora un bel po'".

Louis vede spuntare fuori le fossette di Harry che poi all'improvviso, prende Daisy tra le sue braccia, accarezzandola ancora una volta e poi cammina verso di Louis.

"Sono sicuro che anche tu le piaci ancora", dice, posando il gatto in grembo a Louis.

Sussulta e alza le braccia al cielo, senza toccarla:"Riprendila. Portala via", dice disperato.

Harry lo guarda incuriosito, ma poi:"Hey, va tutto bene Louis", posa la mano sulla spalla di Louis. Il gatto sembra indeciso tra il saltare giù e rimanere:"non è troppo tardi", dice Harry seriamente guardando nei suoi occhi. Louis smette di farsi prendere dal panico e lo guarda. Vede, è davvero tanto grato che Harry non si riferisca solo a questa situazione. È per tutto.

"Ok?", Louis apre la bocca, ma poi la richiude, perso nel verde degli occhi di Harry. Poi si sposta sul suo naso, è uguale a quando aveva sedici anni. Gli zigomi e la mascella sono più definiti e poi le sue labbra. Le stesse ed ancora una volta Louis si ricorda che quelle stesse labbra, un tempo erano premute contro le sue.

Torna a guardarlo negli occhi, prima che Harry si accorga del modo in cui lo vede, lo guarda, cosa può vedere con quello sguardo. Ma anche Harry sta osservando i tratti di Louis, forse guardandolo proprio come sta facendo Louis.

Daisy miagola tra loro e struscia la testolina sul petto di Louis. Harry interrompe il contatto visivo e la guarda e così anche Louis.

"Vedi...", sussurra:"aveva solo bisogno di ricordarsi che le vuoi ancora bene", sorride dolcemente a Louis, quando gli ricambia lo sguardo e poi si allontana dall'uomo più grande.

"Oh. Buon giorno", entrambi guardano la porta della cucina e vedono Fiona lì in piedi. Li guarda insicura e Louis si morde l'interno della guancia. Poi lo sguardo di lei, si posa su Daisy in braccio a Louis:"Lei... Ce l'hai in braccio...", non è una domanda, è più un'affermazione che sente il bisogno di dire ad alta voce per crederci. Louis guarda il gatto che miagola e salta giù dalle sue gambe, per andare a strusciarsi sui piedi di Fiona e dirigersi verso le sue ciotole, probabilmente chiedendo dell'acqua, dal momento che era vuota.

"Beh, questo è un passo avanti...", dice andando a prendere la ciotola vuota per riempirla d'acqua:"Dovrebbero stare tutti per svegliarsi. Voi due avete già fatto colazione?"

Louis non risponde, perciò ci pensa Harry:"No, ehm, penso che stessimo aspettando tutti", si sente un po' a disagio dicendolo, ma poi Fiona lo guarda, forse sorpresa e anche Louis lo sente.

"Oh", posa la ciotola del gatto sul bancone:"Oh", ripete:"Ok. Si, ehm, facciamo colazione tutti insieme allora", sorride appena e cosa.

Fare colazione tutti insieme.

Questo è troppo per Louis.

Peter e Zoe compaiono e le loro facce, ricordano a Louis cosa è successo il giorno prima. 

Questo è strano. 

Vuole scappare e non sa se vuole portarsi dietro Harry o no. Cioè sul serio, cos'è questo? Un qualche tipo di strana riunione familiare dove tutti stanno impalati in cucina a fissarsi gli uni con gli altri?

Carl compare da dietro e fantastico. Louis affonda nella sedia, ma non c'è niente che può fare. Guarda con disapprovazione la scena e Louis fa un respiro profondo. Si sente soffocare, le pareti lo stanno opprimendo e l'aria sta scomparendo.

Guarda Harry, lo vede inghiottire, poi aprire la bocca e Louis non riesce a dirgli di stare zitto.

"Ok, sento di dover dire qualcosa", Carl prova a dire qualcosa e tutti lo stanno guardando, ma:"signore, la prego", e Louis vorrebbe ancora scappare. Ora più che mai.

"Ne ho davvero bisogno, per tutti voi e per me stesso. Non che conti qualcosa, io non conto niente qui, è egoista dire così, ma voglio essere onesto". 

Louis lo ammira come lo aveva sempre ammirato, veramente.

"Harry...", prova Louis, non può sentire questa cosa.

"Voglio davvero scusarmi per tutto", Harry lo ignora, parlando un po' più forte:"non risolverà nulla ma è la prima cosa giusta da fare", tutti guardano Harry attentamente. Anche Peter.
"Come ho fatto con Louis. Tutti voi ve lo meritate quanto Louis. Avete fatto così tanto per me. Questa casa, questa casa era la mia casa per me. Tutti voi eravate la famiglia di cui avevo bisogno, ma che non ho mai avuto il coraggio di chiedere perché non credevo di meritarla. Tutti voi mi avete sempre supportato in un modo tale, che ne sono estremamente grato. Mi sento... mi sono sempre sentito come se non vi avessi mai ringraziati abbastanza, perché non c'è un modo adeguato per ringraziarvi tutti. E di scusarmi. E per spiegarvi", prende un respiro profondo, si lecca le labbra e le stringe, guardando il soffitto:"per spiegarvi come mi sento", guarda Louis per un momento:"vorrei solo che tutti capiate che non me ne sono andato perché volevo. Ma me ne sono andato senza dire niente per mia scelta. Solo perché dire addio avrebbe fatto troppo male. E' così...", si ferma e respira:"Avrebbe fatto troppo male. Sono stato egoista e me ne pento, nonostante lo rifarei. Ma i miei genitori... non è colpa loro, ma dovevo farlo. Peter, probabilmente tu non ti ricordi, ma il giorno che me ne sono andato, ti ho detto di continuare a crescere e diventare un uomo, un uomo forte, per questa famiglia", Peter annuisce:"e così hai fatto. Zoe, sei cresciuta così tanto e sei diventata così forte e posso vedere come riesci a supportare tutti quanti, qui, senza mai dimenticare te stessa", Zoe lo guarda con un piccolo sorriso sulle labbra:"Fi- Sign.ra Fiona", si corregge, facendo una smorfia:"lei è una madre così meravigliosa, come avrei voluto fosse la mia. Sono estremamente grato per l'amore che ho ricevuto", Fiona si porta la mano alla bocca ed annuisce appena:"e Signore", guarda Carl:"in questo momento ho davvero paura. Ma.. quando ero un bambino e Louis mi aveva invitato a venire qui la prima volta, stava piovendo e sono salito sulla sua macchina senza dire una parola, ma lei sorrise e mi salutò e da quel momento... da quel giorno mi sorrise ogni volta. Sono davvero grato che Louis abbia questa famiglia e che non l'abbia persa come invece è successo a me. La famiglia che mi ha sempre accettato", scuote la testa nello stesso momento in cui Louis sta pensando di prendergli la mano. Non può toccarlo ora.

"Mi dispiace davvero tanto, tutto questo non ha senso e non è appropriato, ma dovevo tirare fuori queste cose. E poi, mi dispiace essere piombato qui senza avvisare. E' stato molto rude e maleducato da parte mia, non avrei dovuto acconsentire", sospira:"spero un giorno di poter essere perdonato".

"Harry, io-"

"Louis, non dire niente", Carl lo interrompe. Al contrario del giorno prima, non urla. Non sembra nemmeno furioso con suo figlio:"Harry", ora guarda lui e annuisce. Annuisce semplicemente e Louis sente il suo cuore fermarsi, Harry rilassa le spalle che fino a quel momento erano rimaste contratte:"meritavi dei genitori migliore, figliolo. Avrei sempre voluto dirtelo, sento di poterlo fare ora e che tu posa crederci".

Anche Harry annuisce, cercando di trattenere le sue emozioni perché non piangerà. Fiona sorride a suo marito e cammina verso Harry. Cammina senza che nessuno possa reagire e dire nient'altro. Poi lo abbraccia:"Ci sei mancato", sussurra e Harry lascia andare un lieve singhiozzo. Zoe è la prossima ad unirsi, seguita da Peter. Louis guarda la scena con un sorriso fiero, non ha più voglia di piangere.

Guarda suo padre che ricambia lo sguardo. Sorride appena e per Louis quello è qualcosa di enorme. Piega la testa indicando i quattro che si stanno abbracciando e cammina verso di loro. Louis lo prende come segnale per unirsi anche lui e quando si unisce all'abbraccio, si sente più a casa di quanto si sia sentito in quegli ultimi anni.

Pensa che quella mattina sarà davvero una grande colazione.






Buongiorno splendori! 

Eccomi di nuovo. 

Anche questo è uno dei miei capitoli preferiti e annuncio ufficialmente che siamo a metà del secondo libro e a 3/4 del lavoro. 

Vedo la fine in fondo al tunnel!! 

Buona domenica!! 

A presto. 

-A.

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