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12 - Wake up

Louis si guarda intorno ed è tutto troppo buio, ma riesce comunque a vedere. Non ha né freddo né caldo, non è spaventato né rilassato, è lì e basta, non è nemmeno sicuro se stia respirando o meno. Non è attento ai dettagli, ma comincia a muovere i piedi e pensa di stare camminando con l'oscurità. Non riesce a dare un nome al posto in cui è, non lo riconosce, ma allo stesso tempo sa dov'è, sa com'è intorno a lui, forse è per questo che non presta attenzione ai dettagli.

Comincia a sentire qualcosa, in un primo momento sembra come se si accenda e spenga, campane che suonano o piccoli frammenti di vetro che si scontravano, tutto sembra così chiaro, ma così lontano, allora sembra acqua o pioggia che colpisce una pozzanghera. Si stropiccia gli occhi e quando li riapre per bene, vede una porta, sa dov'è ed ora ha paura. Ora ha i brividi. E' sempre la stessa cosa.

Vede delle luci provenire da sotto la porta, vorrebbe scappare, ma non ha controllo sul suo corpo, così allunga una mano e apre la porta.

Sapeva che sarebbe successo.

E' in un bagno, lo riconosce, ma è tutto diverso. Le mattonelle sono marrone chiaro, ma sa bene che sono bianche, lo spazio sembra piccolo, ma sa bene anche che è piuttosto grande, c'è un piccolo specchio con una luce vicino, ma sa che anche lo specchio è più grande e con una luce sopra.

In questo momento ha lasciato il suo corpo e vede se stesso da fuori entrare e girarsi per guardare nell'angolo. Guarda il suo corpo giovane quasi con tristezza, spaventato per la sua stessa pelle, sapendo cosa ci fosse in quella mente da adolescente nonostante ormai non fosse più lui.

Vede la stessa cosa che probabilmente vede il Louis diciottenne. Un piccolo ragazzo seduto sul pavimento, il respiro irregolare e pesante, che piange e con un asciugamano bianco e rosso accanto. Louis vede se stesso avvicinarsi e accucciarsi accanto all'altro ragazzino. Vede la sua mano toccare la spalla del ragazzo.

Guarda su. Harry guarda Louis, gli occhi gonfi e umidi, la faccia livida, le labbra tremanti e i capelli scomposti.

"Harry...", sussurra il giovane Louis, la voce strozzata in gola.

"Mi sono ferito", Louis sa che è Harry, lo immagina così, ma nei suoi tratti c'è qualcosa che non va, è lui, ma allo stesso tempo non lo è:"mi sono ferito, Louis", ripete Harry e tira su le braccia con il sangue che colava giù. Louis non vede la ferita, non vede niente, ma c'è del sangue che viene fuori da qualche parte perché ne esce sempre di più. Le mattonelle sono bianche adesso, ma il sangue le sta riempiendo.

"No..."

"Mi dispiace", Harry continua a piangere mentre il giovane Louis rimane a guardarlo. Quello più grande, quello del presente guarda la scena, sente le loro voci ed altre che sussurrano da dietro di lui. Non le riconosce.

"Tu stai bene. Sei con me. Sono qui", Louis piange, la voce che si fa più forte. Louis di adesso vorrebbe portarli via da lì, ma il suo compito è di stare lì e guardare. Non gli è permesso muoversi. Non può aiutarli, nonostante voglia.

Lo vuole così tanto.

Ma sa cosa sta per succedere, sa come sarebbe finita.

"Ma tu non mi hai fermato. Tu non c'eri", dice Harry senza anima, la voce che ovviamente sta cambiando e gli occhi focalizzati sul viso di Louis, anche il suo colore sta cambiando. Sono neri e nonostante fosse paralizzato e fosse quasi spaventoso, il suo pianto disperato non si arresta.

"No. Sono qui adesso. Voglio aiutarti. Per favore fai il bravo. Lascia che ti aiuti", la foce di Louis sfuma, le mani che si muovono nell'aria solo perché se dovesse toccare Harry, si sarebbe fatto male e si sarebbe bruciato.

Harry scuote la testa, la faccia che diventa pallida mentre le ferite scompaiono. Non sono più nel bagno, sono fuori. E' come se fossero in una palude, ma in realtà sono nel loro solito giardino a Doncaster.

Louis di adesso sta ancora guardando, sente le lacrime rigargli il volto, ma con ancora un'espressione dura, incapace di aiutare. La sua mente sta urlando 'fa che finisca', ma è inutile.

Lo sa.

Harry si lascia cadere all'indietro, erano entrambi in piedi, ma Louis lo vede cadere nell'acqua del lago. Non fa un suono, si sente solo il lieve sussulto di Louis, stavolta.

Si guarda le mani e sono ricoperte di sangue. Vede Harry affogare nel lago, ma non può aiutarlo. Urla e piange, ma è sempre la stessa cosa.

Il Louis più grande comincia a sentire le urla, urla forti e acute. Sono forti a tal punto da renderlo sordo, ma continuando a sentire. Si copre le orecchie, 'è quasi finita', pensa.

Ma non si sveglia, non si ferma per ricominciare d'accapo, o per fare un incubo ancora peggiore. Mentre i rumori continuano a tormentarlo, Louis guarda in alto. Il Louis più piccolo scompare, il lago cambia colore, ma non è quello a cui presta maggior attenzione. Davanti a lui c'è Harry. I suoi tratti più definiti, la faccia non più così tanto sfocata, ma comunque ancora diverso. Sembra più grande. E' bagnato fradicio, le punte dei capelli gocciolano acqua, sta tremando e guardando nell'anima di Louis.

Quegli occhi. Quegli occhi avevano fottuto Louis per sempre. Anche nei suoi sogni - incubi.

"Louis...", singhiozza, la voce tremante. Louis vede che sta ancora sanguinando. E' scioccato guardando la scena davanti a lui.

Basta. Fallo smettere. Svegliati.

"Mi hai lasciato", continua Harry. Louis apre la bocca per urlare, probabilmente, ma non esce nulla:"sono ferito Louis. Tutti mi feriscono. Sono solo. Tu te ne sei andato".

"No. No, non è vero. Tu mi hai lasciato", dice Louis maniacalmente, disperato affinché venisse ascoltato.

"Guardami Louis", Harry piange, sulle sue guance continuano a cadere acqua e lacrime mischiate:"guarda cosa sono diventato. L'ho fatto ancora, non mi sento al sicuro. Sono così perso".

"No, io sono perso. Sono io quello perso".

"Smettila di incentrare sempre tutto su di te", urla Harry, ora arrabbiato, gli occhi scuri come lo erano diventati quelli dell'Harry giovane, versano ancora lacrime.

"Mi dispiace", Louis piange disperato, è così spaventato. Sta urlando dentro, pregando affinché tutto finisca. Non aveva mai avuto un sogno così lungo, soprattutto con un Harry più grande. Continua a peggiorare, non può stare succedendo davvero:"mi dispiace essere così ferito. Aiutami. Ti prego".

"No. Io non posso...", Harry scuote la testa:"non più. Sto sanguinando. Sono troppo lontano, Louis".

Basta. Ti prego. Continua ad urlare. Nessuno sente. Harry continua a sanguinare. Non possono raggiungersi e Louis continua a piangere.

Quando apre gli occhi, sta ancora piangendo. E' ancora buio, è come se stesse ancora vivendo la paura del sogno, ma con gli occhi aperti. Sente che respira, è sdraiato, sta sudando, ma trema allo stesso momento e sente i suoi stessi singhiozzi e piagnucolii. In realtà sta quasi urlando, è ancora nel panico e immobile.

Non vuole addormentarsi di nuovo.

Nel frattempo nella stessa stanza, sente dei rumori ed è totalmente fuori dal suo corpo che pensa subito 'Zayn mi ha sentito', ma poi si accende una luce non nelle diretta vicinanze per quanto gli sembra, ma la vista di Louis è sfocata e strana. Dove cazzo è?

"Louis? Louis, o mio Dio, stai bene?", sente e percepisce suoni ovattati da dietro, apparentemente. Ora ci sono dei passi veloci, no, qualcuno che corre verso di lui. Louis non sa bene cosa stia succedendo, sta ancora dormendo, è ancora intrappolato in quell'incubo tremendo, perché ogni volta che ne, ha sembrano sempre così reali, soprattutto adesso che è il lui di adesso, il Louis più grande, quello già a pezzi che guarda un Harry cresciuto, quello che lo aveva lasciato.

"Louis", sente di nuovo. Non è la voce di Zayn, sta ancora sognando. Deve essere così.

"Louis, guardami", ora è seduto, Harry prende il viso tra le mani pulendogli le lacrime con i pollici, cercando di far si che Louis continui a guardarlo.

Piangendo, Louis lo guarda con gli occhi spalancati, caccia via le mani di Harry e cerca di accucciarsi di nuovo, nonostante abbia ancora la schiena poggiata al divano. Si porta la mano a coprirsi la bocca e guarda spaventato il ragazzo più piccolo, raggomitolandosi su sé stesso.

Harry quasi cade all'indietro per alzare la mano davanti a Louis, cercando di calmarlo e fargli vedere che va tutto bene. Va bene che lo tocchi.

"Hey, va tutto bene", dice allora. Louis ha smesso di piangere, ma le sue guance sono bagnate e sta tremando, il cuore gli batte veloce nel petto. La sua vista è ancora leggermente appannata e la luce fioca, non aiuta.

"Ti sei fatto male?", chiede con un tono gentile, senza avvicinarsi ancora di più a Louis, ma è ancora inginocchiato accanto al divano.

Louis si toglie la mano da davanti alla bocca e si stringe le gambe, portandosele al petto. Il respiro è irregolare e pesante, gli occhi scuri e l'espressione fredda e morta. E' troppo, è ancora sotto shock. Quegli incubi lo fanno sempre sentire in questo modo per un po' e ora... ora che ha Harry davanti, tutto è peggiore.

"Era un sogno?", chiede Harry visto che Louis continua a rimanere in silenzio, ma sussulta quando Harry prova ad avvicinare la mano. La ritrae e guarda preoccupato, il ragazzo terrorizzato.

"Ok, ok. Non ti tocco", annuisce:"vuoi che ti porti un po' d'acqua? Che ti faccio un po' di tè magari?", Harry gli passa le mani tra i capelli, tirandoli indietro e sospira rumorosamente:"Devi parlarmi, ora", gli occhi scrutano Louis. Nonostante la luce fioca, può benissimo notare che sia pallido, i suoi occhi stanno guardando Harry terrorizzati e questo lo distrugge perché non può fare niente. Non sa cosa stia succedendo, ma Louis sembra stia per avere un attacco di panico o un infarto, ma più che altro sembra scioccato. Traumatizzato.

Louis scuote la testa come risposta, quando in realtà sta urlando 'vattene'.

"Cosa vuoi che faccia?", prova di nuovo Harry, gli occhi che cercavano qualcosa che non avrebbero mai trovato in quel momento. La calma sul viso di Louis.

Louis si nasconde la faccia tra le ginocchia. 'Sono un disastro', pensa e davvero, doveva proprio succedere in quel momento? Non poteva semplicemente avere una bella notte di sonno? Non poteva semplicemente tornarsene nel suo appartamento?

In realtà Harry sta solo cercando di essere cauto la sera prima (stanotte), in un certo senso... In un modo irritante. Sembrava incazzato e non aveva guardato Louis per tutto il viaggio fino a casa sua. Louis era davvero stanco e spaesato che non aveva prestato attenzione a quasi nulla, una volta salito nella macchina di Harry. Anche se non c'era molto, in realtà. Quando erano entrati nell'appartamento - Louis aveva avuto davvero bisogno per camminare fino a lì - si ricorda che Harry avesse detto 'non vomitare sul pavimento, puoi dormire sul divano, c'è una coperta'.

Ed il suo tono mentre lo diceva era così freddo, ma Louis pensava che per un momento fosse stato gentile. Per un momento. Louis aveva finito per vomitare nel lavandino e non sapendo dove fosse, era crollato sul pavimento ed Harry lo aveva portato in braccio fino al divano.

E' un disastro, lo sapeva, ma sembra che gli piaccia ricordarselo così tante volte.

"Vuoi che me ne vada, non è vero?", sospira Harry, se tutto ciò fosse successo cinque anni fa non avrebbe mai detto una cosa del genere. Harry avrebbe saputo ciò che stava succedendo, avrebbe saputo ciò di cui Louis aveva bisogno, ci sarebbe stato, avrebbe sapute che Louis lo voleva lì... se fosse successo cinque anni fa Louis non avrebbe dormito da solo e infreddolito. La mente di Louis deve smetterla di innamorarsi dei ricordi.

Louis non alza la testa, trema quando sente di nuovo Harry sospirare profondamente e lo sente alzarsi e andarsene. cerca di immaginarsi delle braccia attorno a sé, che lo riscaldano e lo confortano. La mente di Louis si prende gioco di lui.

La luce rimane accesa e il tempo passa, dieci minuti dopo, Louis si sta alzando dal divano. Sente qualcosa di morbido sotto i piedi, così guarda giù e vede un tappeto bianco e peloso. E' così disorientato che quasi ha le vertigini.

Guarda di lato e vede una porta e quella che sembra essere la cucina, poi gira lo sguardo e vede, nella stessa stanza, un materasso sul pavimento, addosso al muro, con sopra una finestra (più grande di quella di Louis). E' quasi sicuro che le luci accese sull'altro muro, sopra il letto, siano luci di Natale e c'è anche un computer sul materasso.

Il corpo lungo di Harry è sdraiato, ha un braccio sugli occhi e le gambe piegate sotto le lenzuola, una coperta nera sul bordo, dove sono i suoi piedi.

Louis cammina verso di lui, guardando attentamente il pavimento, per paura di poter calpestare qualcosa. Si siede sul bordo del materasso, i piedi scalzi che toccano il pavimento freddo, le mani in grembo e guarda di lato dove anche Harry sembra essere sveglio, cercando di rilassarsi.

Probabilmente sente la presenza di Louis perché nel momento in cui Louis sta per tossire per attirare la sua attenzione, i suoi occhi verdi si posano su di lui.

"Non riesco...", soffia Louis, la voce come se avesse mal di gola. I vestiti sono scomodi, non riesce a credere che Harry lo abbia lasciato dormire così e non gli abbia nemmeno tolto i jeans stretti per mettersi qualcos'altro.

Certo che no.

Harry si siede, i pugni premuti contro il materasso per aiutarsi a tirarsi su e appoggia la schiena al muro. Sembra sia preoccupato e Louis pensa che non se lo merita, non dopo quello che è successo la notte prima.

"Per favore, dimmi che stai bene?".

"Sono questi incubi", dice Louis, la voce spezzata, nonostante Harry non gliel'avesse chiesto stavolta, gli ha chiesto se stesse bene. A Louis non piace rispondere a questo tipo di domande, sono noiose e gli costa troppa fatica cercare di rispondere in maniera decente. Erano state dette così tante volte, che ormai avevano perso significato:"mi tormentano da così tanto tempo".

"Qua-quali incubi?", Harry balbetta.

Louis si mette una gamba sotto al sedere e vorrebbe avvicinarsi a Harry perché il materasso è effettivamente piuttosto grande e Harry è praticamente dalla parte opposta, addosso al muro. Le tende della finestra sono aperte, il che tranquillizza Louis. Le luci della città e della luna, penetrano nel vetro e colpiscono il profilo di Harry meravigliosamente.

Louis abbassa il capo a quella domanda e comincia a giocare con le proprie dita.

"Sono tremendi... io non- li odio. Mi fanno impazzire, mi fanno venire voglia di stare sveglio tutta la notte".

Sente Harry avvicinarsi:"Vuoi raccontarmi cosa succede?", chiede gentile. Louis vuole sentirgli contare le stelle.

Louis annuisce. Fanculo. Vaffanculo davvero. Vuole dirglielo. Vuole raccontare a qualcuno di questi sogni, cosa gli fanno. Harry capirebbe la sensazione, non direbbe mai 'non hanno senso' e Louis si sente in colpa per non averlo mai raccontato a Zayn dopo tutto quel tempo, dopo tutte quelle domande a cui non aveva mai ricevuto risposta.

Probabilmente lo ferirà. Beh non sarà facile per Harry ascoltare, come non sarà facile per Louis parlarne. Ma fanculo.

"Cominciano sempre nello stesso modo. E' tutto buio, io che sento dei rumori strani. Non riesco a vedere, non riesco a respirare, non riesco a sentire niente. E' tutto confuso, strano e... orribile", sospira. Harry lo guarda come se stesse ammirando un capolavoro:"a volte cambia quello che succede, ma il succo è sempre lo stesso...", pausa. Prende un respiro profondo. Fanculo. "Apro una porta e mi ritrovo in un bagno dove ci sei tu. Seduto per terra. Mi dici che ti sei ferito e c'è sangue ovunque", la voce che si spezza:"poi improvvisamente siamo al lago e tu cadi, affoghi. Io non faccio nulla. Non posso aiutarti. E dici, dici che non posso aiutarti. Perché è come se non ci fossi", singhiozza, tira su con il naso e si passa la mano sul viso. La bocca di Harry è mezza aperta e gli occhi spalancati:"Ma stavolta era ancora peggio, perché negli altri siamo piccoli e poi non finisce come dovrebbe. Non finisce. Il me più piccolo scompariva ed io rimanevo da solo al lago. Poi comparivi di nuovo, ma eri... come sei adesso. E gocciolavi acqua ed eri anche ferito. Le mie mani erano ricoperte di sangue e mi hai detto... fanculo, mi hai detto che ti avevo abbandonato e che non potevi aiutarmi. Non avremmo...", si copre la bocca con la mano, lasciando comunque che i rumori dei suoi pianti gli scivolassero fuori dalla bocca. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Non importava, perché poi lo stava raccontando a Harry? Qualcosa di così personale, qualcosa che si era tenuto per sé stesso per così tanto tempo, così, all'improvviso l'aveva tirato fuori, lo aveva detto a qualcuno. Lo aveva detto a Harry.

Scuote la testa. Non avrebbe dovuto dirglielo. A Harry nemmeno interessa, Harry non si meritava di sentire una cosa del genere. Non aveva bisogno di sapere che tutta questa cosa, per Louis fosse ancora importante, fino al punto di avere degli incubi. Questi incubi rappresentano la sua paura. Per tutto questo tempo non aveva fatto altro che vivere chiedendosi come se la passasse Harry, se stesse bene... se avesse continuato ad tagliarsi. Louis non c'era stato per aiutare, se così fosse stato. Louis si era chiesto se Harry stesse riuscendo a tenere insieme i suoi pezzi. Se Harry avesse infranto un'altra promessa.

"Louis... Louis, porca- vieni qui", dice Harry, dice ciò che Louis non si aspettava - pensava che l'uomo più giovane l'avrebbe buttato fuori a calci perché era patetico.

"Ti prego- vieni qui tesoro", tesoro.

Louis alza la testa, si asciuga le guance dalle lacrime, il labbro tremante e si avvicina. Si avvicina finché Harry, per fare prima, non si muove con le braccia aperte e si stringe Louis addosso. Avvolge le braccia attorno a quel corpo minuto, una mano sulla nuca, l'altra intorno al torso e sopra al suo braccio. Louis affonda il viso nel suo petto, assaporandone l'odore (ora che ci fa caso non è così diverso dal solito) e Harry si appoggia sulla sua testa con il mento.La mano si muove su e giù sulla parte superiore del braccio. Il suo respiro è così calmo, ma Louis sente il battito del suo cuore, è veloce ed irregolare. Louis sta ascoltando il battito del cuore di Harry, un suono che per tutto quel tempo non era stato accessibile per lui. E' vivo, loro sono vivi.

Le cose non sono più le stesse. Sono lontane, così fottutamente lontane dall'essere com'erano, ma Louis ha ciò che aveva chiesto ad un Dio nel quale non crede, cioè essere sicuro che Harry fosse ancora l'intero fiore, il fiore che Louis doveva odorare ancora una volta per poter continuare a vivere.

"Da quanto tempo", chiede Harry triste, la voce così bassa e flebile. Louis inghiotte e stringe appena il tessuto della maglietta che indossa Harry, mentre lo abbraccia.

"Non mi ricordo", è così da un po', non si ricorda quando andava ancora tutto bene, era sobrio e totalmente se stesso. Non solo pezzi rotti alle tre del mattino:"Ma un giorno sono cominciati e non sono mai... niente era più come prima. Non riesco a dormire decentemente. Da anni Harry... sono così stanco".

Harry Si allontana appena così da poter vedere Louis. Alza il viso di Louis, accarezzandogli dolcemente gli zigomi, senza preoccuparsi se gli sia concesso o meno.

"Mi dispiace Louis", è tutto ciò che dice e Louis vorrebbe alzare gli occhi al cielo, ma è troppo stanco anche per quello così annuisce lentamente e basta:"Non hai mai pensato di cercare di risolvere il problema? Hai bisogno di dormire... io...", Louis scuote la testa.

"Non è qualcosa che si può risolvere", dice fermamente. Entrambi gli uomini si allontanano dall'altro, sedendosi vicini sul materasso. Louis sa di aver bisogno di aiuto, ma allo stesso tempo vorrebbe urlare di no. Può affrontarlo. "Questo sono io che mi preoccupo troppo da anni perché ogni volta che mi sdraiavo nel letto, mi chiedevo sempre per tutto il fottuto tempo se fossi al sicuro o se fossi già morto, ok?", dice a voce alta e a Harry si blocca l'aria in gola. Louis se ne accorge e sospira profondamente.

C'è silenzio ma Louis non si lascia trasportane nel tunnel dell'oscurità, rimane nella luce, rimane dove la stanza è illuminata dalle luci di Natale. Harry allunga la mano per raggiungere quella di Louis. Intrecciano le dita e se le porta in grembo.

"Mi senti?", chiede ed il blu incontra il verde in quel momento ed è magico. Louis non crede più alla magia, ma vorrebbe, lo vorrebbe ora, perché ha dimenticato quanto sia bella quella sensazione. Ti scalda. "Sono qui con te".

Louis non pensa in quel momento, sposta lo sguardo dal viso di Harry alla sua mano sinistra e poi sul polso. Gli lascia la mano e prende il polso di Harry, girandolo e poi tira su le maniche per scoprire la pelle di Harry.

I suoi occhi blu a quella vista si spalancano. Pulita. I polsi di Harry sono puliti, ma non è tutto. Uno sporco e vecchio braccialetto giace lì. Probabilmente era messo meglio di quello di Louis quando ancora lo aveva, ma... è lì. Quello stupido braccialetto di pelle marrone, è lì.

"Non l'ho mai più fatto. Ogni volta che mi guardavo il polso, vedevo quel braccialetto e... mi ricordava te e quello che mi dicevi sempre. Io ne valgo la pena, non posso farmi male. Non solo tagliandomi, ma in nessun modo... non ho mai più avuto il coraggio di farlo. Grazie a te. Tu probabilmente non ce l'hai più, ma mi ha aiutato-"

"Ce l'ho", Louis lo interrompe:"cioè, lo avevo. L'ho levato solo dopo la prima volta che ci siamo parlati e abbiamo litigato... è stato molto intenso per me. Anche stupido".

"Va tutto bene".

"No, non è vero. Cioè, ho tenuto quel dannato braccialetto per tutto questo tempo, la gente mi chiedeva, la gente mi diceva di toglierlo, ma l'ho tenuto. Poi una stupida litigata mi ha fatto uscire di testa. Ho tenuto molte cose di te, per ricordarmi di te e non è stato sano, perciò ho pensato di liberarmene piano piano. Non avevo nessun motivo per tenerlo".

"Oh", dice Harry semplicemente, la delusione e la tristezza chiari nel suo tono:"hai ragione in un certo senso. Ma si, lo ammetto, mi intristisce che tu l'abbia tolto"

"Me ne pento", dice Louis velocemente, chiudendo gli occhi perdendosi il modo in cui la linea dritta delle labbra di Harry si distorce, trasformandosi in un sorriso:"non stavo pensando ed è stupido, ma mi pento di averlo tolto".

Harry annuisce e Louis lo guarda:"Allora dormiamo. Ti prometto che stanotte dormirai meglio", dice Harry ed il cuore di Louis si ferma, ma Harry non realizza, non realizza una cosa. Si alza dal materasso, dirigendosi di nuovo verso il materasso. Più precisamente verso il lato del divano e si piega per prendere qualcosa dal pavimento.

Torna verso Louis con un sorrisetto furbo sul viso. Gli si siede accanto di nuovo e Louis si chiede quando smetterà di sentire la sensazione delle lacrime bruciargli dentro gli occhi.

"Non sei l'unico che si è tenuto cose del passato", dice e passa a Louis il familiare orsacchiotto, il blu del piccolo fiocco intorno al collo già sbiadito.

"Ti sei tenuto questo?", chiede Louis divertito, controllando la voce. Harry annuisce sorridente.

"Mi aiuta a dormire a volte", confessa e Louis ride. Finalmente ride.

"Gesù e pensavo di essere il quello patetico", continua a ridere pulendosi le lacrime dagli angoli degli occhi.

"Hey!", Harry si finge offeso.

"Scusa amico, è vero", ridacchia, cercando di calmarsi, poi sbadiglia.

"Sembri davvero stanco", commenta Harry:"dormiamo, ok? Preferisci ancora la parte verso il muro?", ancora.

Louis sorride da fottuto bastardo quale è, stupido, con l'aspetto di un bambino che ha in mano un enorme e coloratissimo lecca-lecca. Annuisce e Harry gli sorride, avvicinandosi e mettendo una mano sopra la spalla di Louis, baciandogli la fronte.

"Buonanotte Louis", dice dolcemente, ancora vicino alla sua pelle e Louis stringe l'orsacchiotto al petto con entrambe le braccia.

Si allontana e si stende su un fianco mentre Louis rimane seduto per un momento, sembrando ancora più piccolo di quanto già non lo sia in un letto, che non lo è nemmeno, è un materasso in un angolo della stanza, per l'amor del cielo, con un ragazzo molto più alto di lui accanto. Lo stesso ragazzo alto che aveva visto crescere e che poi gli era scomparso dalle mani. ora è di nuovo lì.

"Posso già spegnere la luce?", chiede Harry pochi minuti dopo. Probabilmente sono le quattro del mattino e Louis l'aveva fatto rimanere sveglio così tardi.

Si sdraia, poggiando la testa sul cuscino e potrebbe scommetterci che è quello che Harry usa di più perché profuma esattamente come lui. Esattamente come si ricorda. Si accuccia tra le lenzuola e tira su le coperte per coprirsi.

"Si", sussurra e scommette che Harry sta sorridendo, ma non riesce ad accertarsene perché la luce viene spenta e solo le luci fuori dalla finestra illuminano la stanza.

E' calmo e tranquillo finché Louis non sente russare appena accanto a sé. Non è solo. E' vicino al muro freddo, ma si sente al caldo. Si stringe l'orsacchiotto al petto e si addormenta.


~*~


Louis apre gli occhi e quasi gli bruciano quando vede così tanta luce. Ha sentito dei rumore, è per questo che si è svegliato, si stiracchia, la mano che si imbatte nell'orsacchiotto accanto a lui e si lascia scappare dei suoni dalla bocca.

Si prende un po' di tempo per realizzare dov'è e guarda di lato, trovando un posto vuoto accanto a sé. Ovviamente.

C'è un appendiabiti con dei vestiti e delle scarpe sul pavimento, ben sistemati. Si siede e guarda la finestra, vedendo dei piccoli cactus sul davanzale. Aggrotta le sopracciglia, il sole non è nemmeno sorto del tutto e quando sarà completamente alto, sarà nascosto dietro le nuvole. Le strade sembrano vuote e le persiane della casa di fronte, sono ancora chiuse. Guarda avanti, c'è il divano sul quale Louis è crollato la notte prima, ma non c'è una TV, invece, davanti, c'è una libreria. Piena di libri misti e semplici decorazioni. Accanto c'è un treppiede con sopra una macchinetta fotografica. Louis vede che i muri sono pieni di fotografie, sia Polaroid che fatte con una macchinetta professionale. C'è una porta-finestra che da su un modesto balcone pieno di altre piante e fiori e anche un tavolo con due sedie.

Il posto è molto accogliente e fresco, che Louis si guarda intorno

stupito, analizzando ogni dettaglio. Sente dei rumori dalla parte della cucina e vede Harry muoversi, portando delle cose su un piccolo tavolo.

"Che ore sono", Louis finalmente decide di parlare, stropicciandosi gli occhi con le nocche. Harry si affaccia dal mezzo muro che divide i due ambienti. I capelli pettinati e finalmente come Louis era abituato a vederli. Ha dei pantaloncini sportivi addosso, una maglietta bianca e un giacchetto che sembra una felpa con il cappuccio.

"Oh, buon giorno", dice sorpreso, probabilmente di vedere Louis sveglio:"le sette di mattina più o meno".

Gli occhi di Louis si spalancano:"Che cavolo ci fai in piedi?".

"Colazione", ridacchia e scompare di nuovo in cucina. Continua a parlare, ma Louis non capisce cosa sta dicendo.

Decide di alzarsi (e questo è un crimine), con gli occhi ancora mezzi addormentati ed il corpo intorpidito, camminando poi verso Harry, non molto lontano da dov'era lui. I jeans gli sono scomodi e darebbe qualsiasi cosa in questo momento per spogliarsi del tutto, anche i piedi sono freddi, perché diavolo non aveva i calzini addosso?

"Questa è davvero assurda. Sei sveglio di tua spontanea volontà così presto", Harry ridacchia per quel commento, ma continua a versare il tè in una tazza.

"Sto andando a correre come faccio tutte le mattine", Louis fa una smorfia, ha molte cose con le quali mettersi in pari:"vuoi del tè?", chiede guardando Louis speranzoso. Speranzoso.

"Per favore", risponde Louis annuendo. E' un po' che non prende il tè la mattina.

"Non hai mal di testa o roba simile?", chiede Harry posando le due tazze sul tavolo accanto a qualche toast, facendo cenno a Louis di sedersi davanti a lui.

"Si, ma è sopportabile", risponde Louis mordendosi il labbro. Immagini della notte precedente gli balenano in testa.

La foto che Harry ha visto nel suo portafogli.

Zayn che ha raccontato a Liam di Harry.

Ha picchiato Niall.

"Non ero sicuro che ti saresti svegliato così presto. Ho marmellata di fragole e mele", sorride dolcemente a Louis, facendogli vedere i due vasetti così che possa sceglierne uno. Louis si sente stranamente a suo agio.

"Mele va bene".

"La mia preferita", Harry canticchia, preparando a Louis il suo toast e lui vorrebbe rispondergli, 'lo so, brutto idiota', ma rimane in silenzio e sorride.

"Senti Harry", dice Louis dopo essersi imbambolato a fissare Harry mentre aveva la lingua di fuori, concentrato. Doveva smettere di sorridere come un cretino. Il ragazzo mormora, come risposta:"voglio scusarmi per ieri sera. Per tutta la serata in realtà", confessa.

Harry alza lo sguardo, la faccia ora più seria:"E' a Niall che dovresti chiedere scusa, non a me".

"No", scuote la testa:"Cioè si, anche, ma voglio, devo scusarmi anche con te".

Harry annuisce."Dispiace anche a me. Nemmeno io avrei dovuto parlarti in quel modo", Louis annuisce. Non si ricorda molto del momento in cui lui e Harry si erano parlati, ma sa che non era sstata una cosa piacevole e che avevano discusso.

"Grazie. Meriti anche un grazie", dice Louis e Harry ridacchia, passandogli il suo toast. Louis mette un po' di zucchero nel suo tè e lo gira. Sa che non avrebbero parlato oltre di quell'argomento per ora. Gli va bene. Gli va più che bene.

"Allora, quelle lucine di Natale sono una cosa fissa tutto l'anno o ancora non le hai levate?". chiede Louis divertito per rompere il ghiaccio.

"Sono fisse", ridacchia Harry:"mi piacevano".

"Ci stanno bene", annuisce Louis, prendendo un sorso del suo tè:"questo posto in generale è davvero meraviglioso".

"Non è niente di speciale, ma grazie", sorride, le fossette che fanno la loro comparsa.

Mangiano in silenzio, con in sottofondo la musica della radio che Harry aveva acceso. Quando hanno finito, Louis lo aiuta a mettere a posto in giro ed alle sette e mezza, Harry è pronto per uscire.

"Hem, è un problema se vengo con te? A correre, intendo", chiede Louis, grattandosi la testa. E' sicuro che Zayn non sia ancora a casa, oltretutto, Louis non è sicuro di volerlo vedere al momento e di sicuro non gli va di rimanere da solo nell'appartamento di Harry, per quanto possa essere accogliente.

"Anche tu vai a correre?"

"No... non più almeno, ma so come si corre e ho continuato a giocare a calcio all'università, quindi non è che sia poi tanto fuori forma", ride appena.

"Ok allora. Penso di poter correre più piano per stavolta, così che ti sia più facile starmi dietro", ghigna e Louis spalanca la bocca, indignato.

"Non l'hai detto davvero", Harry si morde il labbro inferiore per trattenere le risate.

"Ti presto dei vestiti se ti stanno, credo che tu sia troppo minuto rispetto a me, ma-"

"Oh mi stai irritando", urla Louis e Harry comincia a ridere e forse la loro corsa comincia nell'appartamento con Louis che rincorre Harry per tirargli uno schiaffo.











Buongiorno splendori!!!

Come state?? Io sono stressata a morte per gli esami e questo maledetto sciopero, ma ok, finirà anche questa sessione.

Comunque, da ora in poi è tutta in discesa per i nostri Lou e Harry, ve lo assicuro, le sofferenze sono finite.

Piccola parentesi: io e iFeffi stiamo scrivendo una cosetta divertente insieme. E' una Instagram!AU e niente, la trovate sul suo profilo.

A presto!

-A.

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