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Kim Seokjin -

«Ricordati sempre di spegnere il gas prima di andare a dormire, non accendere troppi elettrodomestici o luci assieme altrimenti salterà la corrente e, per favore, so che hai del lavoro da fare fino a tardi, tesoro, ma vedi di non addormentarti sul divano e vai a riposarti appropriatamente nel tuo letto! Ah, dimenticavo! Ti ho prepar-»
«MAMMA!»
«Sì, tesoro?»
Scuoto la testa, rassegnata «Mamma, tranquilla, non moriró di certo!»
Mia madre mi abbraccia per la milionesima volta mentre, dietro di lei, mio padre e la mia migliore amica Rim sghignazzano alla scena.
«Sicura che non vuoi stare a vivere da noi?»
In un secondo il sorrisino di mio padre svanisce, tramutandosi in un'espressione alquanto terrificata.
Rido, allontanandola «No, mamma: starò bene. La casa non è troppo grande, sono una ragazza responsabile e, a parte le prossime due settimane in cui Rim-ah dovrà stare dai suoi, poi starò con una coinquilina davveeero super affidabile. Non dovete preoccuparvi, ve l'ho già detto.»
«Ma Y/n...» inizia mia madre, ma la fermo in tempo prima che cominci un'ennesima raccomandazione.
«Niente "ma". E ora, fuori!» prendo i miei genitori a braccetto e li conduco alla porta «Grazie per il vostro prezioso aiuto, vostra figlia vi ama» gli scocco due baci sulle guance «ma ora: ciao!!».
Chiudo la porta, asciugandomi una gocciolina di sudore sulla fronte.
«Che fatica» commenta Rim.
«Puoi dirlo forte!»
«Starai davvero bene da sola per le prossime due settimane, Y/n? Non vuoi che resti qui? Posso dire ai miei che andrò un'altra volta; in fondo abbiamo appena preso l'appartamento...»
Sorrido.

Sono indecisa se pensare che si preoccupano così tanto per me e per la mia incolumità o per il fatto che potrei distruggere l'appartamento...

«Rim-ah, hai sentito quello che ho detto ai miei?»
Annuisce.
«E allora non preoccuparti: saprò cavarmela egregiamente. Vedrai!»
La mia migliore amica mi lancia un'occhiatina scettica, ma alla fine sospira, arrendendosi.
«Sai che puoi chiamarmi quando vuoi, vero?» mi domanda.
«Si, si, lo so»
«E sai che non devo chiamarti sempre io e che, ogni tanto, potresti farti sentire anche tu di tua iniziativa?»
Faccio un saluto militare mentre aiuto Rim con la sua valigia «Sissignore!»
Ridacchia «E va bene, ma ora lascia, faccio io»
La accompagno fino giù in strada dove arriva un taxi a prenderla.
«Sicura che non vuoi che ti accompagni? Non è così lontano l'aereoporto, in fondo»
Scuote la testa «Non c'è bisogno» mi abbraccia forte e immediatamente ricambio, stritolandola.
«Comportati male!!» le raccomando, salutandola con la mano, mentre il taxi si allontana.
«Malissimissimo!! Saranghae!» grida con la testolina fuori dal finestrino.
Una volta che il taxi non è diventato altro che una macchietta in lontananza, salgo nel mio nuovo appartamento.

Un appartamento solo mio, che condividerò con la mia migliore amica... sembra un sogno.

Metto piede in cucina «Vediamo di non distruggere nulla, Y/n. Almeno per il momento; quando tornerà Rim potrai spaccare qualcosina, ma ora devi dimostrare di essere responsabile» dico a me stessa, per darmi coraggio.

Si tratta comunque di vivere da sola per due settimane. Quattordici lunghi giorni, DA SOLA; cosa mai fatta. Ma posso sopravvivere, giusto?!

Il mio stomaco inizia a brontolare, così frugo nella dispensa e trovo un pacco di pasta «Pranzo all'italiana!»
Tecnicamente avrei la zuppa preparata da mia madre, ma con gli anni ho imparato che è meglio non fidarsi della sua cucina.

Non che la mia sia migliore... ma tentar non nuoce.

Sembrava filare tutto liscio, fino a quando mi accorgo di non avere il sale: nemmeno un granello.
«Ma com'è possibile? Dovrei fare un po' di spesa, ma ora non posso lasciare la pasta così...»
Guardo prima la pentola sul fuoco, poi la dispensa vuota, infine la porta.
«Bhe.. nei film quando qualcuno ha bisogni di qualcosa va dal suo vicino, no? In fondo è solo un po' di sale grosso, è fattibile. E poi ormai sono di questo palazzo, sono una vicina di casa anche io e questa cose succedono tra vicini, giusto?»
Infilo le pantofole ed esco di casa lasciando la porta aperta e ritrovandomi direttamente di fronte ad un'altra in scuro legno massiccio. Leggo il nome.
«Kim. Kim Seokjin»

Deve vivere da solo questo Seokjin, c'è solo il suo nome.

Suono il campanello ma nessuno sembra essere in casa, così riprovo. Niente.

Sarà uscito?

Faccio per tornare nel mio appartamento quando sento la porta aprirsi, seguita da un fievole «Sì?»
Mi volto, ritrovandomi spiazzata di fronte ad un ragazzo più alto di me e a dir poco stupendo «Oh.. ehm. Salve! Mi chiamo Y/n e mi sono appena trasferita all'appartamento qui davanti»
Lo guardo, imbarazzata: ma è reale? È possibile che esista un essere umano del genere?
Vengo riscossa dalla sua calda voce «Ah, giusto. Ho sentito parlare di te, piacere. Hai suonato per...?»
«C-come?»
Seokjin si strofina un occhio «Ti serve qualcosa?»
Ora che lo guardo mi sembra assonnato, come se si fosse appena svegliato; oddio! E se stava dormendo? L'ho svegliato io?
«Oh, giusto! Il sale!»
Si acciglia, per poi sbadigliare «Il sale?»
«Ero venuta a chiederle se aveva del sale grosso. Mi sono appena trasferita e...»
Mi fermo notando che il ragazzo davanti a me non mi sta ascoltando; sembra impegnato a.. ad annusare l'aria?
«Dicevo» riprendo «per caso potrebbe prestarmi del sale grosso? Dovrei ancora fare la spesa ma..»
Seokjin alza una mano, come per zittirmi «Lo senti?»

Sento cosa? Ha le allucinazioni? È perché l'ho svegliato così all'improvviso?

«Questo odore» continua. Nel dubbio, mi metto ad annusare anch'io.
«È vero... sembra di bruciato...» commento, ma il cuore mi si blocca solo quando vedo Seokjin guardare alle mie spalle, verso il mio appartamento.

LA PASTA SUL FUOCO!

Non faccio in tempo a muovermi che Seokjin è già scattato nel mio appartamento e, dopo un attimo, io dietro di lui. Non posso credere a quello che vedo: la cucina è ricoperta da fumo che velocemente raggiunge il resto della casa. Seokjin si tuffa nella coltre e spegne il gas, tossendo.
«Non restare qua e mettiti qualcosa sulla bocca e il naso!» mi dice, la voce ovattata dalla maglietta che ha usato per coprirsi a sua volta. Faccio come dice e intanto vado ad aprire tutte le finestre, tossendo ripetutamente.
Seokjin butta la pentola ormai inutilizzabile con tutto il suo contenuto e poco dopo, grazie alla ventilazione, il fumo si dirada del tutto.
Tossisco un paio di volte, cosa che sembra catturare l'attenzione del ragazzo più grande «Ei, tutto okay?» mi prende il volto tra le mani con fare preoccupato.

Ma si può essere più idioti ed imbranati di me? Dannazione, ed è solo il primo giorno! Responsabile dove! Responsabile CHI!! Ci mancava che dessi fuoco a casa, se non al palazzo! E chi ha dovuto tirarmi fuori dai guai? Un bellissimo ragazzo che non conosco, che non solo è il mio vicino ma in più ora pensa che sono una buono a nulla!

Cerco di scansarmi «Grazie per l'aiuto. Davvero, sarebbe dovuta essere una cosa veloce, non pensavo ci avrei messo così tanto dunque non l'ho spento. Il fuoco, intendo. Io... è stato un incidente...» cerco di giustificarmi; non voglio davvero dare questa brutta prima impressione. Volevo davvero che andasse tutto liscio; mi sento così imbarazzata e disagio.
Seokjin posa delicatamente una mano sulla mia testa, carezzandola.
«Non hai risposto alla mia domanda, Y/n»
«Come?»
Sul suo volto si dipinge un sorriso dolce «Stai bene?»
Involontariamente mi guardo le braccia, le gambe e il busto, poi annuisco. Lui sembra divertito dalla cosa, poi mi prende per mano «Ti stavi preparando da mangiare, se non sbaglio. Vieni, ti preparo qualcosa: ormai devi essere affamata»
Senza che io possa ribattere mi porta nel suo appartamento che, a parte l'arredamento a dir poco elegante, è identico al mio.
«Siediti pure dove preferisci» mi indica, per poi mettersi ai fornelli.

Perché si preoccupa tanto? Ci siamo appena conosciuti nel peggiore dei modi, mi sono anche messa in ridicolo di fronte a lui.

Decido di sedermi accanto all'isola in marmo della cucina, così da poterlo vedere all'opera.
«Grazie ancora» sussurro, coperta dalla testa ai piedi di vergogna.
Nonostante sia di spalle potrei giurare che stia sorridendo: uno di quei sorrisi dolci e calorosi, davvero rassicuranti.
«Probabilmente senza il suo aiuto non sarei stata in grado di fare nulla e avrei causato un disastro» cerco di colmare il silenzio.
«Non pensi che, dopo quello che è successo, siamo un po' meno "sconosciuti", adesso?» se ne esce, d'un tratto.
«C-come?»
«Continui a darmi fastidiosamente del "lei". Non che disprezzi la buona educazione, affatto: ma mi fa sentire piuttosto vecchio detto da una ragazza come te. Avrai si o no diciannove anni, giusto?»
«S-si, diciannove»
«Seokjin-sshi. Va più che bene» conclude per poi aggiungere delle verdure in pentola.
Poco dopo, seguendo le indicazioni del padrone di casa, mi alzo e comincio ad apparecchiare.
«Seokjin-sshi» lo chiamo.
«Dimmi»
«Perchè... si, insomma.. perché mi stai aiutando tanto?»
Il ragazzo mi raggiunge al tavolo e mi guarda con i suoi profondi occhi scuri «Perchè non dovrei farlo?»
La sua risposta mi spiazza, tant'è che non so come continuare la conversazione.
«In realtà» comincia, porgendomi un piatto colmo di carne «mi hai ricordato il me stesso di qualche anno fa»
«Io?»
Fa un sorrisino «Vedi, y/n, vivo da solo da sempre e ormai per me è un'abitudine; ma non è sempre stato così, anzi. I primi tempi non riuscivo ad organizzarmi: non sapevo che cosa e quando fare determinate cose e come farle. Avevo paura di sbagliare e dunque, per timore, sbagliavo e il brutto era che non c'era nessuno disposto ad aiutarmi »
Sono stata in silenzio durante tutto il racconto, sbalordita.

Perché mi sta rivelando queste cose così.. personali? Abbiamo questo tipo di rapporto? Perché si sente così a suo agio a parlarne con una che dovrebbe considerare una sconosciuta?

«Se ti stai chiedendo il perché di questo racconto, sappi che era per farti capire la verità delle cose. Non ti sto aiutando per doppi fini o altro; non voglio che pensi male di me. Per questo ho ritenuto opportuno farti sapere che ti sto aiutando perché voglio, e ciò accadrà anche in futuro»
Abbasso lo sguardo sul mio piatto «Ti ringrazio, ma non è necessario...»
«Forse per te non lo è, per me invece sì»
«Seokjin-sshi»
«Non ti fidi di me, è fattibilissimo: effettivamente ci siamo conosciuti mezz'ora fa a causa di quello che sarebbe diventato un incendio. Quindi per adesso pensala così: ti aiuterò per mia unica soddisfazione personale. Quando ti fiderai di me, aggiungerò un'altra spiegazione»
Ero così presa dalle sue parole da non essermi accorta della mano di Seokjin sulla mia: un tocco leggero, delicato, come se volesse proteggerla.
Arrossisco, inevitabilmente.

Una volta terminato il pranzo decido di tornare nel mio appartamento per dare una sistemata e il ragazzo insiste per accompagnarmi, nonostante sia alla porta di fronte.
«Ricordati che per qualsiasi cosa ci sono»
Annuisco.
«Puoi suonare quando vuoi, anche la notte: sia mai qualche malintenzionato...»
«D'accordo, d'accordo»
«Ah, ti ho già dato il mio numero di telefono? Sia mai dovessi trovarti in un'emergenza...»
Arrossisco.

Si sta davvero preoccupando parecchio...

«Entra, su.» mi incita, sorridendo gentile.
«Allora, grazie ancora di tutto. Anche per il pranzo!»
«Di nulla» si gratta la nuca.
In un moto di coraggio mi alzo sulle punte e gli sfioro la guancia lattea con le labbra, per poi fuggire nel mio appartamento chiudendomi la porta alle spalle.

Okay, ho esagerato. Ho esagerato? Beh, direi di sì. Che mi è saltato in mente??

Sono troppo impegnata a nascondere il mio viso rosso dall'imbarazzo con le mani da non preoccuparmi minimamente di vedere la reazione di Seokjin dallo spioncino: il ragazzo si sta portando una mano sulla guancia e sta sorridendo.

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