III | PRIMO ANNO: HALLOWEEN
PRIMO ANNO
I primi due mesi ad Hogwarts, per Hermione Granger, sono stati molto più difficili di ciò che si sarebbe mai aspettata.
L'attesa dell'inizio dell'anno è stata dolce e la ragazza l'ha pregustata per tutta l'estate, ora provando la divisa inamidata davanti allo specchio della sua cameretta, ora leggendo e scribacchiando sulle pagine di pergamena dei libri che avrebbero studiato durante l'anno.
Hermione aveva costretto i suoi genitori a comprarle tutto il materiale necessario - e soprattutto i libri, anche le letture facoltative - per il primo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts già qualche giorno dopo l'arrivo della lettera.
Non capiva benissimo cosa stesse succedendo, eppure, si era sentita felice. Si era sentita compresa.
Il giorno in cui era arrivata la lettera, aveva pensato fosse il giorno più bello della sua vita.
Ma si era sbagliata.
Leggere i libri di pozioni, di storia della magia, di incantesimi. Tenere la bacchetta tra le dita, sentire il modo in cui quell'apparentemente insignificante oggetto le apparteneva, e come anche lei apparteneva ad essa.
Scoprire. Studiare. Stupirsi.
E' lì che aveva trovato la vera felicità.
Pagina dopo pagina, ad ogni elenco di inauditi elementi magici nel libro di pozioni, o tra le apparentemente incomprensibili parole da pronunciare per realizzare un incantesimo - magia allo stato puro - si diceva, questo è il giorno più bello della mia vita.
Così aveva finito l'intero programma del primo anno durante l'estate.
Al contrario delle sue vicine di casa, che vedeva sgambettare allegre per strada dalla finestra della sua stanza, Hermione era di un pallore quasi malaticcio. Sua madre, dopo le prime settimane di clausura nella propria cameretta, le aveva promesso che l'avrebbe lasciata studiare se le avesse promesso di passare almeno un'ora al giorno all'aria aperta.
Forse sperava che Hermione raggiungesse le sue amiche. I suoi genitori si preoccupavano sempre di saperla sola.
Eppure, tutto ciò che fece fu presentarsi alle sedici in punto di ogni giorno sul giardino sul retro della sua piccola villetta a schiera, gettare sul prato un telo colorato sul quale stendersi, e fissare il cielo per un'ora precisa.
Quello, era il tempo che si concedeva per sognare.
Hermione non poteva negare l'entusiasmo per quella nuova avventura, accademicamente parlando. Però, dentro di sé, era pur sempre una ragazzina di undici anni. Così pensava a tutte le persone che sarebbero state in quella scuola con lei. Provava ad immaginarsi quante sarebbero state, come sarebbero state. A volte, catturava una nuvola dalla forma ovale e pensava, "quello somiglia proprio a Thomas", ridacchiando con sé stessa.
Hermione non conosceva nessun Thomas, né sapeva se ce ne sarebbe stato uno, in tutta la scuola, che avrebbe avuto le sembianze di quella nuvola. Talvolta i suoi pensieri erano così vividi che sembravano ricordi, ed i ricordi le si ingarbugliavano dentro, facendola sentire già meno sola.
Tra tutta quella nuova gente, si diceva, non sarebbe stato difficile trovare un amico. Uno vero.
Ne aveva qualcuno lì. Le sue vicine di casa, che erano anche sue compagne di classe, a scuola le gironzolavano spesso attorno. Le chiedevano gli appunti, a volte di spiegarle qualcosa, a volte i compiti stessi. Si inventavano sempre delle assurde scuse che giustificavano la loro impossibilità nel portare a termine verifiche, elaborati, tesine, ed Hermione ci cascava sempre, lasciandole copiare tutto ciò che, diligentemente, lei invece aveva svolto.
Aveva notato che, più si dimostrava indulgente, più loro le ronzavano attorno.
Sapeva che non erano amiche vere, di fatti, quell'estate, raramente erano andate a citofonare alla sua porta, ma erano pur sempre persone per cui lei era qualcuno.
E magari, essere la più brava della scuola anche ad Hogwarts le sarebbe servito a questo. Ad essere qualcuno per tutti quegli sconosciuti. Ad avere qualcuno con cui sedersi a pranzo, commentare le lezioni, discutere delle varie letture. Dare consigli. Hermione adorava dare consigli, anche quando non richiesti. Sapeva di essere sempre in grado di dare un punto di vista intelligente in ogni situazione.
Gli eventi, però, si sono sviluppati diversamente.
Ad Hogwarts, che doveva essere la sua nuova casa, e ai suoi compagni di Grifondoro, la sua famiglia, Hermione non sembrava essere gradita. I suoi interventi in aula, astuti, brillanti, si sono rivelati da subito fastidiosi per tutti quelli che, al contrario di Hermione, avevano vissuto l'estate semplicemente godendosela, e non chini su un libro per portarsi avanti sul programma.
Anche i suoi consigli sono sembrati da subito indesiderati, come se il loro taglio sempre sincero e razionale fosse troppo da sopportare. Soprattutto se riguardavano il rispetto delle regole. Soprattutto se rivolti ad Harry e Ron.
La prima sera nel castello, quando aveva visto comporsi il tavolo dei Grifondoro del primo anno, non era riuscita a trattenere un sussulto di gioia. C'era Neville con lei, il ragazzo impacciato che l'aveva placcata sull'Hogwarts Express per chiederle una mano a trovare il suo rospo. E c'era Harry Potter, col suo amico dai capelli rossi. Aveva letto così tanto su di lui nei libri di storia e non poteva credere che fossero nello stesso anno, nella stessa casata.
Aveva scorto anche Parvati Patil e Lavanda Brown, con le quali aveva condiviso parte del viaggio in treno, prima che Neville, mentre lei cercava di raggiungere il bagno, l'arruolasse nella sua missione di ricerca.
Le era sembrato un buon inizio.
Due mesi dopo, invece, ed Hermione è più sola che mai.
Le ragazze con le quali condivide il dormitorio hanno stretto amicizia e in questo loro nuovo legame, Hermione non sembra essere compresa. La lasciano sempre indietro, come facendole intendere di non essere la benvenuta. E poi sembrano sempre avere qualcosa da dirsi, parlottando fitto fitto tra loro nel tragitto da un'aula all'altra, o nella sala comune, o durante i pasti, ma quando Hermione si avvicina, sembrano perdere interesse in ciò che stavano dicendo e, dopo qualche momento di imbarazzato silenzio, parlano del tempo, o del cibo, o dell'osceno taglio di capelli di Piton.
Quanto a Harry e Ron, Hermione ci ha provato, ci ha provato davvero ad avvicinarsi a loro. Affascinata dalla storia di Harry, rassicurata dal faccione buono di Ron. Di tutti i ragazzi Grifondoro, Neville escluso, loro erano gli unici che sembravano alla sua portata. Eppure, tutte le volte che ha provato a parlarci, i due ragazzi sono sembrati scocciati della sua presenza, come se avesse scritto in faccia "guastafeste".
Un po' lo sa, che è così.
Che ogni volta che si è rivolta a loro, probabilmente è stato per impedirgli di fare qualcosa di stupido, o per correggerli in aula, dopo qualcuna delle solite sciocchezze che erano soliti inventarsi, come se i professori fossero dei babbei. Sapevano essere davvero imbarazzanti in questo, ed Hermione non riusciva a fare a meno di rispondere, facendo sfigurare loro e tutti gli altri membri della classe.
Ogni volta che ha provato a fare un passo verso di loro ha rovinato tutto e questo, col passare delle settimane, le ha lasciato un alone di tristezza addosso.
Ma per quanto sapesse di poter essere davvero noiosa, e fastidiosa per giunta, Hermione non avrebbe mai potuto immaginare quello che, la mattina di Halloween, le viene sbattuto in faccia. Letteralmente.
Un foglio dalla pergamena leggera le ostruisce improvvisamente la vista mentre, tenendosi con la mano sull'imponente balaustra di marmo, scende l'ultima rampa di scale intenta a raggiungere la Sala grande per la colazione. L'oggetto le è volato addosso, il che non la sorprende considerando che, non appena riacquista la vista, nota almeno altri dieci o quindici foglietti che svolazzano qua e là tra l'ingresso e le scale, sollevati dal vento gelido del portone socchiuso.
Prima ancora di poterne leggere il contenuto si rende conto che la pergamena è stregata, perché subito dopo averla toccata si moltiplica in altri cinque fogli uguali che prendono a svolazzare, unendosi agli altri e assomigliando, quasi, a leggeri fiocchi di neve.
Hermione si decide a dare un'occhiata al contenuto della pergamena e la mascella, inevitabilmente, le cade. Accanto a lei passano ridacchiando dei ragazzini, ma non li guarda neanche in faccia.
"G.I.N.N.I. - Gli Insopportabili Noiosi Novellini Irritanti", torreggia in cima al foglio con una scrittura elegante.
Hermione ci intravede subito la mano di Fred e George su quella scemenza. Non che abbia avuto chissà quali rapporti con i famosi gemelli Grifondoro, ma una cosa l'ha capita. Quando succede qualcosa in quella scuola, c'è una probabilità vicina al novantacinque percento che ci sia il loro zampino. Ed il calcolo non è casuale.
Scegli il tuo mostriciattolo preferito, al vincitore dedicheremo il nostro speciale trick or treat! scritto poco più in basso.
La ragazza si rende conto di avere tra le mani un elenco di ragazzi del primo anno con accanto delle coppe stilizzate che sembrano riempirsi davanti ai suoi occhi. Una classifica, con tanto di nomi che fluttuano tra le varie posizioni in base alle votazioni che, stando ai movimenti continui, sembrano ancora in corso.
Ed il suo nome che torreggia in cima, accanto a quello di Draco Malfoy.
Mentre tutti sembrano salire e scendere continuamente di posizione, Hermione e Draco rimangono fissi lì, a dividersi la prima posizione, con le coppe accanto ai loro nomi che si riempiono in modo direttamente proporzionale. Ogni voto guadagnato dal principino dei serpeverde sembra andare anche a lei e viceversa, così da tenerli insieme sul gradino più alto del podio.
Torna a rileggere il titolo, pensando di aver capito male.
Gli Insopportabili Noiosi Novellini Irritanti.
La futile ripetizione di parole che intitola la classifica, seppur chiara nel significato, non le entra in testa. O meglio, non vuole entrarle in testa.
Scruta il foglio ancora e ancora, osservando l'ipnotico movimento dei nomi dei suoi compagni di scuola alternarsi tra tutti i posti tranne che il primo, interrompendo lo studio della pergamena solo quando la sua visione periferica intercetta un consistente gruppo di persone imboccare le scale. Con un movimento goffo che quasi la fa inciampare sul mantello, si getta in una rientranza nella pietra poco distante e sparisce nel buio finché non torna ad essere sola.
Almeno, ringrazia di aver appreso di quello scherzo prima di entrare nella sala grande, evitando - seppur momentaneamente - di ridicolizzarsi davanti a tutti.
La pergamena sembra annunciare che sì, lei, proprio lei, è la novellina più insopportabile di Hogwarts. E peggio, lo è assieme a Draco Malfoy. Il che le fa realizzare, essendo Draco a suo modesto parere davvero la persona più fastidiosa della scuola, che agli occhi degli altri anche lei deve risultare altrettanto sgradevole. Lei, con il suo modo di fare da sottuttoio, e la sua risposta pronta, e i suoi consigli indesiderati.
Lei, che se già aveva poche speranze di farsi un amico, ora si sente più sola che mai.
Il pensiero le procura un dolore sordo al centro del petto e non riesce a trattenere una lacrima che, scendendo, bagna il foglio proprio sopra il nome di Harry, attualmente in decima posizione.
Allora comincia a correre giù per le scale. Finisce nell'ampio ingresso dove Peeves, il poltergeist di Hogwarts, è intento a far volare per aria diverse zucche con occhi e bocche vuote, sistemate in giro per il castello in occasione della giornata più tetra dell'anno. Sperando vivamente che Peeves, il quale ha una rinomata abilità nell'essere più insopportabile nei momenti meno opportuni, non faccia caso a lei, arresta la sua corsa al centro della stanza per lanciare un'occhiata fugace verso le porte spalancate della Sala grande. Risa e schiamazzi si levano nell'aria, aleggiando assieme al profumo invitante della colazione e ai fogli con la classifica G.I.N.N.I che, continuando a moltiplicarsi, riempiono la stanza, i tavoli, persino le teste degli studenti.
Al tavolo dei Grifondoro quasi le pare di individuare la testa scura di Harry, intento a bere succo di zucca e a sghignazzare con Ron. Sicuramente saranno d'accordo con la classifica, pensa Hermione. O peggio. Sicuramente, avranno votato per lei.
Probabilmente si saranno divisi i voti.
I loro due voti, uno per Hermione ed uno per Draco Malfoy.
Non indugia su di loro, piuttosto gira la testa di scatto, con i ricci folti e crespi che le sferzano le spalle assecondando il movimento.
Scatta nuovamente, questa volta verso il portone dalla parte opposta della Sala grande, con tutta l'intenzione di non incrociare anima viva finché non sarà strettamente indispensabile.
<<Insopportabile>> comincia a starnazzare Peeves, che fin troppo stranamente era rimasto in silenzio sino a quel momento << Insopportabile noiosa novellina irritante>> completa la frase, poi comincia a ripeterlo a più riprese, come fosse una litania, facendo da sottofondo alla sua corsa verso l'esterno del castello.
Quando esce all'aria aperta due cose la compiscono, quasi contemporaneamente.
La prima, più immediata, il freddo gelido di quel giorno di fine ottobre dal quale difficilmente il suo mantello sarebbe stato in grado di proteggerla.
La seconda, più sonora. Lo schianto sordo contro il petto di qualcuno.
Qualcuno alto e dinoccolato con disordinati capelli rossi e l'aria divertita.
<<Hermione, cercavamo proprio te>> dice l'altro, la sua ombra, spuntando da dietro le spalle di quello contro cui è andata a sbattere.
Anche per lei, astuta ed attenta osservatrice, è stato difficile capire come distinguere i gemelli Weasley. Dopo settimane di allenamento, però, ha imparato che Fred ha una parlata più veloce dell'altro e un tono di voce leggermente più alto, nonché la tendenza a cominciare i discorsi che vede coinvolti sé e il suo gemello.
<<Complimenti, penso proprio che tu e Malfoy siate i vincitori del premio G.I.N.N.I.>> esclama subito George, aiutando la ragazza a tornare stabile sui suoi piedi. <<Non avevamo pensato ad un pareggio, ma ci inventeremo qualcosa di divertente>>
<<Ancora più divertente!>> rincara Fred, con un sorriso al tempo stesso innocente e soddisfatto.
Hermione resta in silenzio a guardarli per qualche momento, cercando di dare una forma alla rabbia che sente scoppiare nel petto davanti ai loro sguardi sereni.
<<Questo... premio>> comincia, pronunciando sprezzante il termine che avevano utilizzato i gemelli <<E' spregevole>>
<<Non te la prendere Hermione, è un passaggio obbligatorio per tutti i nuovi arrivati>>
<<Già. Anche noi siamo stati su quella lista>>
I gemelli hanno un modo tutto loro di intrattenere i discorsi, come se fossero sempre sulla stessa lunghezza d'onda, pronti a dire l'esatta frase che avrebbe voluto sentire l'altro. Se diverse volte la ragazza si era ritrovata ad osservarli e sghignazzare sentendoli parlare, in quel momento trova il tutto profondamente irritante.
<<Davvero?>>
<<Ovviamente no>> pronunciano all'unisono, scambiandosi un sorriso complice.
Hermione se lo sarebbe dovuta aspettare.
<<L'abbiamo inventata il nostro primo anno. In onore di nostra sorella>> aggiunge Fred, in vena di chiacchiere.
<<Sì, nostra sorella, Ginny. L'insopportabile, noiosa e irritante per eccellenza! Non vediamo l'ora che venga qui il prossimo anno, così potremo truccare i risultati e farle vincere il nostro premio>> continua Gorge.
<<Il suo premio>>
Ora che l'acronimo ha un nuovo senso, la ragazza lo trova ancora più rivoltante. Quando conoscerà Ginny Weasley la metterà in guardia, si dice.
Almeno non dovrà affrontare quel giorno con sorpresa.
Almeno non si sentirà come, invece, si sente lei.
Muove un passo per scartare i gemelli e loro la lasciano andare senza insistere, continuando scherzosamente il dibattito sulla loro lunghezza d'onda, diversa da quella sulla quale vivono e convivono tutti gli altri.
La ragazza si muove per il cortile come un fantasma, finendo a camminare senza meta sotto i portici deserti. Il freddo ha risucchiato tutti gli studenti all'interno delle mura del castello e, senza neanche più le voci di Fred e George in sottofondo, tutto sembra improvvisamente immobile. E' la sensazione delle giornate d'autunno. Il paesaggio attorno alla scuola sembra una cartolina sospesa nel tempo, con le foglie colorate che fanno da manto al terreno ed il cielo lattiginoso sullo sfondo. In lontananza, s'intravede il campo delle zucche di Hagrid, ora dimezzato a causa di quelle utilizzate per addobbare il castello.
Uno stupido spreco, a parere di Hermione, che si rende conto di essere incapace dall'astenersi da giudizi indesiderati persino in quel momento. Persino quando è stato proprio quel caratteraccio a renderla così, sola e infreddolita, lontana da tutti.
Rimane a guardare dritto davanti a sè, con qualche lacrima che ogni tanto le solca la guancia, mentre il freddo le si insinua sotto il mantello, sotto i vestiti, la pelle, sin dentro le ossa.
Si dà della sciocca, pensando a quando, stesa nel giardino di casa sua, sognava di Hogwarts, e degli amici che avrebbe avuto, delle risate, delle chiacchiere, delle speranze. Perché le cose sarebbero dovute andare in modo diverso dalla vita reale?
Infondo, la magia le ha dato qualcosa in più, ma non ha certo cambiato il suo carattere. E quello, beh, non è mai piaciuto a nessuno.
Quando muovere le dita delle mani comincia a farle quasi male si dice che, se non vorrà perdere la prima lezione della mattinata, dovrà tornare all'interno. Prende un grosso respiro mentre cerca di metabolizzare l'idea degli sguardi di tutti addosso, del loro scherno, e quegli stessi pensieri rendono i suoi passi pesanti mentre si avvicina al portone d'ingresso.
Raggiungerlo, in realtà, peggiora drasticamente la situazione.
Su una delle panchine di pietra vicino all'imponente porta di legno massiccio, sotto i portici, se ne sta appollaiato niente meno che Draco Malfoy.
La testa dai capelli chiari, quasi bianchi, contrasta fortemente con il resto della sua figura avvolta nello scuro mantello dai rever verde smeraldo. Il ragazzo, con il capo chino, sembra intento a studiare la stessa pergamena che aveva sconvolto così tanto la mattinata di Hermione.
Lei distoglie immediatamente lo sguardo, pensando che ignorarlo potrebbe aiutarla a non avere problemi, eppure l'idea che lui sia lì a fissare quel foglio, dove i loro nomi troneggiano vincitori della coppia più infame dell'anno, la incuriosisce.
Così torna ad osservarlo, sperando di catturare sul suo volto un'espressione che possa rivelare il suo stato d'animo, una reazione sincera, approfittando del fatto che ancora non si è accorto di lei.
La ragazza si chiede che tipo di reazione potrebbe generare in lui una tale vicenda.
Per lui, che si fa pregio del suo modo di fare subdolo e sprezzante, non dovrebbe essere certo una sorpresa essere votato come la matricola più insopportabile di Hogwarts.
Eppure-
Eppure Hermione non può fare a meno di chiedersi se, mentre se ne sta lì al freddo, esattamente come lei, solo con la sua nuova corona, il principino dei Serpeverde possa effettivamente esserci rimasto male per quel riconoscimento, esattamente come lei.
Draco Malfoy le è sempre sembrato molto piccolo. Persino più piccolo degli altri, nel suo atteggiamento spavaldo. L'incarnato pallido lo fa sembrare quasi perennemente malaticcio, fragile, e quell'espressione annoiata che non dà tregua al suo viso pare rivelare una gran poca voglia di vivere. O almeno, di vivere per come lo intende lei. Di vivere ed essere felice.
Infondo, Draco non le sembra proprio una persona che possa provare qualcosa di simile alla felicità. Pertanto, specularmente, non le pare neanche possibile che possa patire una particolare afflizione o malessere.
Persino in quel momento, il ragazzo Serpevede sembra soltanto tremendamente annoiato.
<<Che vuoi Granger>> le parole vengono letteralmente sputate dalle sue labbra, così all'improvviso che Hermione non riesce a controllarsi e balza leggermente dalla sorpresa. Il cuore le rimbomba nelle orecchie dopo lo spavento e ci mette qualche istante prima di riuscire a poter pensare razionalmente a cosa fare, cosa rispondere. Ed anche allora, non le vengono poi in mente così tante idee.
<<Ti hanno tagliato la lingua? I Professori non ce la facevano più a sentirti blaterare? O forse sono stati quei tonti dei tuoi compagni Grifondoro? No. Ho capito. E' lo scherzo che ti hanno riservato i fratelli Weasley per aver vinto questa sfida >> continua il ragazzo, ora alzando gli occhi dalla pergamena per fissarli in quelli di lei. Un guizzo sul viso gli fa sollevare parte della bocca in un sorrisino sprezzante. <<Beh, chiunque sia stato ad ammutolirti, ha fatto bene. Finalmente un po' di giustizia. Qualcuno doveva pur fartelo capire che i sottuttoio non piacciono a nessuno>>
Hermione stringe forte le mani in dei pugni, nascondendoli sotto il mantello.
Cerca di farsi scivolare addosso le sue parole, consapevole che tutto ciò che fuoriesce dalla bocca di Malfoy è fatto per ferire senza neanche essere personale. Lui colpisce e basta. Indifferente. Facendo terra bruciata sul suo cammino.
Ma la ragazza non si muove.
<<Guarda che sei al primo posto anche tu>> gli risponde, incredibilmente senza riuscire a trovare qualcosa di più intelligente da dire. La mattina deve averla davvero provata se quella è la cosa migliore che le viene da dire.
La risata acuta e sprezzante di Draco Malfoy le rimbomba nelle orecchie.
<<Noi Serpeverde siamo inclini a vincere>> esclama con leggerezza non appena pare ritrovare un contegno. <<E poi me l'aspettavo. Sai, chi non ne capisce niente del mondo della magia, proprio come te, troverà sicuramente offensive le mie idee sui babbani e sui sanguesporco. Non mi stupisco di non piacergli. Quando le persone non hanno gli strumenti per comprende non puoi mica prendertela più di tanto, puoi soltanto compatirli. E per quanto riguarda tutti gli altri, probabilmente mi invidiano e basta. Sono pur sempre l'erede di una delle famiglie più pure del mondo magico.>>
Hermione non sente davvero la seconda parte del suo discorso, fermandosi piuttosto sul neanche troppo velato insulto. E' pienamente consapevole di cosa Draco Malfoy pensi di lei. Se non lo sapesse, sarebbe comunque capace di riconoscere il sincero disprezzo negli occhi quando la guarda. E' sempre stato onesto su questo. Dipendesse da lui, Hermione non avrebbe mai dovuto mettere piede in quella scuola, mai scoprire il pizzicore della magia tra le proprie dita.
Sente dentro di sé crescere la voglia di fargli vedere quanto è brava, con quella magia che per lui neanche dovrebbe possedere. Se non fosse un'infrazione delle regole, estrarrebbe la bacchetta dalla tasca del mantello e glie la punterebbe contro, mormorando piano un incantesimo per cancellargli dal viso quell'insopportabile ghigno di superiorità.
<<Stai mentendo>> gli risponde lei, scrutandolo con attenzione. Si concentra sui lineamenti del suo viso per non pensare alla rabbia che le monta dentro. Qualcosa in quella faccia imbronciata sembra rivelare più di ciò che lui vorrebbe lasciar trapelare. <<Lo dici solo per farti forte, ma odi essere su quella lista>> Tanto quanto me, aggiunge silenziosamente <<Sei qui tutto solo anche tu, infondo>>
Qualcosa scatta in Malfoy. Alza le sopracciglia e salta con un balzo dalla panca sulla quale sedeva, stropicciando nel mentre il foglio che teneva tra le dita. La fronteggia ora, i loro volti alla stessa altezza. La sua non è una finta, sembra davvero disgustato di esserle così vicino, e questo la ferisce più delle sue parole.
<<Tutti ti odiano Malfoy, te lo meriti questo premio>> decide di rincarare la dose, cercando di portare a casa qualche punto per sé. <<Non è certo perchè ti invidiano, e lo sai benissimo. Chi potrebbe mai esserti amico? Sei subdolo, classista e... spero che i gemelli Weasley ti facciano uno scherzo che non dimenticherai mai>>
In quel momento, un leggero colpo di tosse attira la loro attenzione. Draco sposta semplicemente lo sguardo oltre le spalle di Hermione e il ghigno già presente sul suo viso si estende. La ragazza deve girarsi per scoprire Crabbe e Goyle, le due massicce guardie del corpo di Draco, intente ad osservarli vicino al portone d'ingresso con gli sguardi vuoti e le espressioni confuse.
<<Ma tu vorresti>> risponde il ragazzo biondo, sforzandosi per fare un passo ancora verso Hermione. Da così vicino gli occhi di lui, spalancati per assecondare la sua espressione di scherno, sembrano delle riproduzioni in scala di una luna piena. Hermione si rende conto in quel momento di essersi incastrata con le sue stesse parole, con i suoi gesti, e prova a controbattere ma lui è più veloce. <<Oh, povera sanguesporco. Hai forse pensato che avere qualcosa ad accomunarci potesse avvicinarci? Diventare amici, magari? Tu, sempre sola, hai disperatamente bisogno di un amico e hai pensato che potessi essere io? Beh, lasciati dire una cosa Granger. Non considererei mai l'idea di accomunato ad una schifezza, un obrobrio della natura, come te. E se non fosse per il tuo sangue, certo non sarebbe il carattere a salvarti, ed oggi ne hai avuto la conferma. Non ti azzardare a disturbare mai più la mia boccata d'aria mattutina>>
Senza degnarla di un altro sguardo, Draco getta per terra la pergamena accartocciata che conteneva la classifica e la calpesta sprezzante. Dopo di che raggiunge i due ragazzi, i quali sono rimasti tutto il tempo del suo bel discorsetto fermi a distanza di sicurezza, senza però trattenere un sorrisetto divertito.
<<Grande Draco>> esclama Goyle prima di passagli un libro.
Malfoy muove una mano con fare sprezzante.
<<Portamelo tu fino a lezione>> risponde riferendosi al manuale prima di sparire oltre le porte dell'ingresso.
Hermione rimane lì piantata, sorpresa dalla facilità con la quale tali cattiverie potessero venir fuori dalla bocca di un ragazzetto con la faccia pulita e l'aria di un rampollo reale. Dopo averlo fronteggiato così da vicino, è ancora più convinta del fatto che Draco sembri più piccolo degli altri. Tranne quando parla, aggiunge mentalmente alla sua descrizione. Quando parla, il veleno della sua lingua compensa la mancanza di stazza e fa in modo che, come veleno, le parole da lui pronunciate s'insinuino sotto la pelle e lì rimangano, finché il corpo non riuscirà ad espellerle. Se, riuscirà ad espellerle.
Si rende conto di star piangendo solo quando una sferzata di vento freddo le colpisce il viso, e le guance bagnate quasi si congelano al contatto con l'aria. Quella sensazione però l'aiuta a ridestarsi.
Lo sguardo le cade sulla pergamena appallottolata gettata da Draco, dalla quale riesce ancora a scrutare pezzi del suo nome. Decide di far fare la stessa fine al pezzo di carta che si trova anche nella sua tasca. Poi, pensando che quello sarebbe stato un modo perfetto per sfogare parte della sua rabbia, estrae la bacchetta e l'attimo dopo una fiammata arancione fa prendere fuoco ai due fogli.
Controlla l'orologio.
C'è solo una cosa in lei più pressante dell'umiliazione di quella mattina, una forza che la convince a muovere i primi passi per rientrare tra le mura della scuola. Perché non ci sono classifiche, cattiverie, insulti e Draco Malfoy che tengano davanti al suo amore per quel posto e per le materie che ha l'onore di poter seguire tutti i giorni e per i professori che sono lì pronti a riempirla di nozioni, compiti e letture. Non si perderebbe una lezione per niente al mondo, per questo comincia a correre verso l'aula di trasfigurazione e vi entra a testa alta appena prima che la McGonagall faccia il suo ingresso.
Se deve essere odiata per essere una sottuttoio, che sia.
Meglio odiata che ignorante.
PRESENTE
<<Oh, Harry>> si ritrova a mormorare Hermione davanti alla faccia stranita dell'amico, accomodato su una poltroncina di velluto rosso proprio di fronte a lei, che invece se ne sta a gambe incrociate, seduta al centro del divanetto a due posti. Si copre il volto con le mani per qualche secondo, poi sbircia Harry da dietro le dita e lo scopre intento a ridere. Gli scocca un'occhiataccia che, però, non crede abbia poi troppo potere intimidatorio. <<Ero tremenda all'epoca, davvero. Ogni volta che ci penso vorrei strangolarmi. Non avevo neanche voi ancora, ero una piagnucolona totalmente incapace nelle relazioni sociali>>
<<Anche io e Ron ci andammo giù pesante quel giorno, lo ricordo benissimo>> aggiunse Harry, senza però smettere di ridacchiare <<Ci sentimmo così in colpa quando scoprimmo che ti eri chiusa nel bagno dei sotterranei a piangere, e quando Raptor ci avvisò del Troll, corremmo da te senza pensarci due volte>>
<<Si, beh, in realtà siete stati solo la goccia finale in una giornata che avrei voluto dimenticare. Finché non siete venuti a salvarmi>> risponde lei, ora portandosi le ginocchia al petto. <<Lo sai, anche Malfoy era nei sotterranei quella notte. L'avevo intravisto nei corridoi prima di buttarmi nel bagno sperando che non mi vedesse piangere come una bambina, avevo già ricevuto troppi insulti quel giorno, un altro round con lui mi avrebbe steso. Mi sono chiesta per anni cosa sarebbe successo quella notte, se quando mi sono accorta del Troll avessi gridato per attirare la sua attenzione, anziché nascondermi. Se anziché voi, a salvarmi fosse stato lui>>
Hermione ci pensa persino in quel momento. In realtà, tutta la sua storia ad Hogwarts è costellata di interrogativi, di incomprensioni, di cose che sarebbero potute andare diversamente. Sopratutto in quelle notti silenziose nella tenda, fatte di attese e incertezze, si ritrova a perdersi in tutti quei "chissà se". Sulla notte di Halloween però ha le idee ben precise.
<<Sono contenta di non aver chiamato Draco. Chissà se saremmo diventati amici noi tre, se non avessimo combattuto quel Troll insieme in quel bagno. E' stato il momento che ci ha unito, che ha sigillato un tacito accordo e decretato che, nonostante le differenze, potevamo trovare un modo di stare insieme, salvandoci a vicenda dai nei guai>>
<<Lo dici solo perchè ci sono io qui>> la prende in giro Harry, arricciando il naso.
Anche Hermione ride ora, ed è così bello lasciarsi andare seppur per un breve istante, perdersi in quel momento liberatorio.
<<Lo penso davvero>> risponde, poggiando il mento sulle ginocchia e guardando l'amico con tutto l'affetto di cui è capace <<Anche perché Draco per com'era all'epoca probabilmente mi avrebbe lasciato morire tra le mani del Troll. E quello sarebbe stato davvero difficile da perdonare>>
I ragazzi continuano a ridacchiare e a prendersi in giro per il resto della sera, mettendosi comodi e scivolando lentamente in quell'atmosfera rilassata fino a dimenticare il mondo che li circonda. Scherzano sul fatto che Hermione non abbia mai fatto copiare i suoi compiti né a lui né a Ron come invece faceva con le sue vecchie amiche. Ma lei non glie l'avrebbe mai permesso, perché a loro teneva davvero. E, quindi, anche che imparassero a cavarsela da soli.
La ragazza gli confida anche che, dopo quel primo scontro con Draco, i due hanno inaugurato una loro personalissima battaglia.
<<Ogni volta che lui finiva nei guai, c'era il mio zampino di mezzo>> afferma, con la bocca che si muove contro il cuscino e con gli occhi che si socchiudono.
Nessuno dei due vuole spostarsi nel proprio letto, così semplicemente rimangono lì. Harry sulla poltrona, Hermione stesa sul piccolo divano.
Lei sorride pensando alla sua ultima frase.
Dietro le palpebre compare l'immagine di Draco al primo anno, con i capelli tirati all'indietro, quel viso fragile e l'espressione terrorizzata mentre attraversano per punizione la foresta proibita. Era stata lei ad assicurarsi che i pezzi del domino cadessero sino ad arrivare a farlo punire. E come quello, tanti altri momenti delle loro scaramucce si affollano nella sua testa, accompagnandola in un sonno movimentato che la porta, anche quella notte, a cercarlo nel buio.
E inevitabilmente, a chiamare il suo nome.
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