Prologo
Brucio.
Brucio ogni volta che ricordo il passato, i tempi in cui vivevo come un animale, in mezzo alla spazzatura.
Brucio ogni volta che penso a lei che mi ha partorito e abbandonato per strada, come fossi niente, come fossi robaccia da gettar via.
Brucio quando ricordo il mio primo bacio, la mia prima volta, quella sensazione di spaesamento e confusione.
Brucio quando penso a come mi hanno insegnato a destreggiarmi in questa giungla che si chiama vita, al non guardare in faccia nessuno, a pensare a se stessi e calpestare anche la dignità pur di campare come si deve.
Brucio quando ripenso alle botte nell'orfanotrofio. Tante, troppe.
Brucio quando ricordo quelle mani pesanti e gli occhi da diavolo della madre superiora. Proprio lei che un minuto dopo pregava il signore e gli giurava amore eterno.
Brucio quando ripenso a tutti gli uomini che mi hanno toccato, baciato, assaggiato. A tutti quelli da cui mi sono fatto frustare e sodomizzare. Per danaro, per sporco danaro. Lui, il Dio padrone di tutto.
E infine brucio per quella sensazione che non conoscerò mai, quella di cui tutti parlano.
Quella che ti fa bruciare davvero, ma in un altro senso, in un senso più profondo e totalizzante. In un senso bello, positivo. In un senso perfetto che non ti fa dormire la notte per come ti batte il cuore o ti manca il respiro.
Il mio, di cuore, ha sempre battuto solo per me stesso, e quel fuoco d'amore, di passione vera, non lo conoscerò mai.
Nessuna donna brucerà dentro e fuori di me, perché la mia anima è marchiata e io non sono capace di amare.
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