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Capitolo 11 || Calum's pov

N/A: prima che iniziate a leggere il capitolo vorrei farvi una premessa. Quando ho pubblicato il capitolo 10 una mia carissima amica ( rainbomikey ) ha detto che sarebbe stato carino un capitolo dal punto di vista di Calum.
In effetti sono piuttosto curiosa pure io di ciò che pensa il caro bassista lol.
Spero vi piaccia. Ci vediamo sotto ;)
Buona lettura.

For a while we pretended
That we never had to end it
But we knew we'd have to say goodbye

Era sdraiata accanto a me, con il viso rivolto verso il mio. Le labbra leggermente schiuse, da cui fuoriuscivano a ritmi regolari dei respiri, erano rosee. Sulle gote arrossate, probabilmente per via del caldo o della febbre, si potevano scorgere le ombre delle ciglia lunghe. Il volto, nel complesso, aveva un'espressione tranquilla. I capelli che spesso, da piccoli, le avevo pettinato erano sparsi sul cuscino e i raggi del sole che filtravano dalla serranda semi aperta rendevano le punte ancora più dorate del dovuto.  Era semplicemente bellissima.

You were crying at the airport
When they finally closed the plane door
I could barely hold it all inside

Mi era mancata tantissimo. Stentavo a crederci che lei finalmente fosse di nuovo qui, con me. Per quattro anni era stata la causa dei miei dolori; non averla più accanto mi faceva letteralmente impazzire. Era diventata la mia ragione di vita, il mio sorriso, il mio tutto.

And I know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are
You
Wherever you are

L'amavo davvero. Quando mi comunicò della partenza imminente a causa della carriera ormai affermata del fratello il mondo mi crollò addosso. Lei era disperata, forse anche più di me. Piangeva ininterrottamente, sua madre non le dava ascolto. Ogni nostro tentativo era inutile.

Every night I almost call you
Just to say it always will be you
Wherever you are

Io cercavo di non mostrarmi debole: le dicevo che comunque ci saremmo tenuti in contatto, lei magari sarebbe tornata a volte qui in Australia, ci saremmo visti, saremmo stati insieme. Lei annuiva, ma sapevamo entrambi che erano tutte bugie.

I could fly a thousand oceans
But there's nothing that compares to
What we had, and so I walk alone

Per un mese continuammo a sentirci, vivevamo solo di videochiamate. Condividevamo tutto. Poi l'incidente. Quello fu la causa che ci distrusse. Che mi distrusse.

I wish I didn't have to be gone
Maybe you've already moved on
But the truth is I don't want to know

Ricordo ancora quella telefonata. Quando sentii la sua voce e capii che stesse bene. Ma poi le sue parole, il fatto che non mi riconoscesse, sua madre. Tutto ciò mi annullò.
Harry mi spiegò tutto, mi disse che i loro genitori avevano passato un mese di inferno aspettando la figlia che sembrava non risvegliarsi mai ed erano cambiati. In peggio.

Torn in two
And I know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are
You
Wherever you are

Quando la vidi il giorno del nostro ultimo concerto in Australia, prima di iniziare la pausa di luglio e agosto, non potevo crederci. All'inizio non avevo capito si trattasse di Sam, avevo semplicemente visto una ragazza in difficoltà. Mi ero avvicinato per chiederle come stava, ma subito svenne e così io subito la aiutai. Ma quando guardai il volto sofferente di quella ragazza restai bloccato. Paralizzato.

Every night I almost call you
Just to say it always will be you
Wherever you are

Era senza ombra dubbio lei. La mia Sam. Non sapevo come reagire. Era qualcosa di nuovo per me. Credevo non l'avrei più rivista. Ormai ci avevo perso le speranze. Era inutile anche cercarla; una volta trovata cosa le avrei detto? "Ehi ciao, sono il tuo vecchio amico - fidanzato - dell'Australia. Ti va di provare a stare insieme come un tempo?"
Minimo mi avrebbe mandato a quel paese. Uno sconosciuto che si spacciava per amico di sempre. Mi avrebbe etichettato come 'maniaco'.

You can say we'll be together
Someday
Nothing lasts forever
Nothing stays the same
So why can't I stop feeling this way

Non avevo intenzione di dirle chi ero veramente. Non mi sentivo pronto. Volevo ricreare il rapporto di un tempo partendo da zero. Sapevo che continuando a comportarmi in modo freddo non ce l'avrei fatta facilmente, ma volevo ritornare quello di un tempo. Non so come le avrei detto la verità. Non so come l'avrebbe presa. Ero certo solo di una cosa: non l'avrei mai più lasciata andare.

<<Torn in two, and I know I shouldn't tell you, but I just can't stop thinking of you.
Wherever you are. You. Wherever you are. Every night I almost call you, just to say it always will be you. Wherever you are.>> cantai a bassa voce mentre le accarezzavo la guancia.

Avevo scritto Wherever you are per lei.

Sam si stropicciò gli occhi per poi sbadigliare posando una mano sulla bocca aperta per coprirla.

Appena mi vide accanto a lei fece una stranissima espressione di sorpresa. Non se l'aspettava sarei rimasto davvero con lei per tutta la notte.

Si schiarì la voce arrossendo imbarazzata. <<Buongiorno.>>
<<Buongiorno principessa. Dormito bene?>> scherzai.

<<Scemo.>> rise contagiandomi. Adoravo la sua risata. Così spontanea, cristallina, bella. Era tutto ciò di cui avevo bisogno per iniziare bene la giornata.

<<Riguardo a ieri sera, io... Beh...>>
<<Non c'è bisogno che tu me ne parli. Lo capisco. Se vuoi condividere con me quello che hai sognato ieri notte sappi che ci sono. Se no, va bene lo stesso.>>

In realtà mi sarebbe piaciuto che lei si confidasse con me, ma capivo anche che era impossibile al cento per cento. Mi ero mostrato come un coglione acido e menefreghista in queste tre settimane.

<<No assolutamente. Voglio dirtelo, davvero. Solo che è difficile. Non ne ho mai parlato con nessuno. Solo Jennifer sa qualcosa. Però sento che posso fidarmi di te. Ieri sera sei stato davvero gentile senza sapere niente. Il minimo che posso fare è spiegarti perché mi sono comportata in quel modo.>>

Era davvero sincera. Non era cambiata minimamente. Era solo più fredda, ma d'altra parte, anche io lo ero.

Annuii per darle il via.

<<Dunque, da dove cominciare? Devi sapere che io in realtà sono inglese e non australiana. Fino all'età di sei anni sono vissuta a Londra, ma poi per motivi di lavoro dei miei genitori ci siamo trasferiti qui a Sydney. All'età di quattordici anni siamo tornati a Londra dato che mio fratello Harry aveva iniziato a cantare con gli one direction.>> si fermò un attimo per prendere fiato. Stava raccontando tutto sin dall'origine.

<<Ma tutto ciò che ti ho appena detto non fa parte della mia vita. Questa storia mi è stata raccontata dai miei genitori.>> mimò le virgolette alle parole 'miei genitori'. Assunsi un'espressione sorpresa per non farmi scoprire.

<<Vedi, un mese dopo essere tornata a Londra ebbi un incidente. Stavo tranquillamente attraversando la strada quando un furgoncino mi prese in pieno. Non mi ero resa conto che l'autista non mi stesse prestando attenzione. Voglio dire: ero sulle strisce pedonali, semaforo rosso per automobili e biciclette. Cosa mi sarebbe potuto succedere?>> le tremò appena la voce. Abbassò gli occhi ma continuò comunque a parlare.

<<Persi subito conoscenza. Mi ricoverarono all'istante. Entrai in coma. Un mese. Un mese per quattordici anni.>>

Aggrottai la fronte interrogativo.

<<Un mese per dimenticare quattordici anni di vita.>>

<<Ebbi un'amnesia retrograda. Che ancora continua, tra l'altro. Non riesco a ricordare niente del passato, ma comunque posso creare nuovi ricordi.>> spiegò poi.

Una lacrima solitaria le rigò la guancia destra.

Mi avvicinai a lei abbracciandola. Non avevo parole per commentare tutta questa sofferenza. Non bastava un semplice 'mi dispiace' ad annullare tutto il suo dolore. Non potevo fare altro se non trasmetterle il mio affetto.

Lei si aggrappò letteralmente a me. Incominciò a piangere a dirotto. <<Quattordici anni! È come se fossi nata quattro anni fa!>> quasi urlò lasciandosi scappare qualche singhiozzo.
<<All'inizio non ricordavo l'incidente. Ma poi ogni notte lo rivedo. Prima sono con un bambino che - fa un sorriso triste - si chiama come te e poi vengo catapultata al giorno dell'incidente. Vedo me stessa distesa in una posizione anormale sulla strada. Dalla testa esce sangue così come da altre parti del corpo. Non so come aiutarmi. Chiamo il bambino ma lui non c'è. Cerco di chiamare le persone, ma nessuno sembra sentirmi. È un incubo. Non ne parlo con nessuno, perché nessuno può capirmi! Nessuno si è mai preoccupato di chiedermi come stessi. Nessuno mi vorrebbe ascoltare in ogni caso.>>

<<A me importa.>> dissi.
<<Certo, non lo do a vedere, ma mi importa. Mi dispiace tu abbia dovuto passare tutto questo, ma adesso ci sono io. Non sei più sola.>>

In realtà io le ero sempre stato accanto, ma lei non poteva saperlo. In quel momento provavo rabbia mista a tristezza e impotenza. Perché il destino aveva fatto una cosa così crudele a lei? Perché?

La allontanai appena per guardarla negli occhi mentre tirava su col naso.
<<Ti prometto che creeremo dei magnifici ricordi.>> 'e anche che recupererai quelli precedenti ad oggi' aggiunsi nella mia testa.

Lei sorrise appena. <<Grazie.>>

Sorrisi anche io, poggiando la mia fronte sulla sua e godendomi di quel prezioso momento.



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Ashella's notes

Sooooo... Come vi è sembrato questo capitolo? Calum vi è piaciuto? Avete visto che ha dei sentimenti? Io lo amo. (Calum obvs)

È anche lungo quindi amen.

Comunque sto ascoltando le canzoni dei cartoni animati che guardavo da piccola su spotify e boh, sto ricordando con mia sorella i bei tempi.

Riguardo mia sorella vorrei dirvi una cosa... È incinta.


No scherzo hahaha. Ha appena pubblicato una fanfiction su Michael Clifford e mi farebbe piacere se qualcuno di voi l'andasse a leggere ;)

Si chiama 'Paradise City || Michael Clifford' -5sosonthecliff 

Chiuso lo spazio pubblicità, vi ricordo che se vi è piaciuto il capitolo commetantelo, stellinatelo e condividetelo. Vi auguro una buona serata :)

Ps: ma quanto è bella la gif? La a d o r o.

Twitter: @Justins_cake

Un bacio,
Ashella.

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