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Capitolo 1

<<Ricordami ancora una volta perché devo venire con te a questo stupido concerto.>>

<<Cristo, Sam, è solo una sera. Non mi va di andarci da sola. Sai quanto ci tengo.>>

Mugugnai qualcosa in risposta.

<<Ti sto offrendo una grandissima opportunità.>> mi guardò. Io la guardai di rimando.

<<Illuminami di grazia perché proprio non capisco.>>

Jennifer alzò gli occhi al cielo per poi sorridere maliziosa. <<Grazie a me potrai ammirare quattro bei ragazzi. Oltre ad ascoltare buona musica.>>

Sbuffai sonoramente ma alla fine decisi di accettare. In ogni caso mi avrebbe trascinata a forza, inutile sprecare fiato per una causa già persa in partenza.

<<Verrò ma ad una condizione: non mi metterò addosso camicie a quadri, skinny jeans e vans total black.>>

Jen roteò gli occhi al cielo come risposta.

Non odiavo i 5 Seconds of Summer.
Voglio dire, non mi avevano fatto niente di male. Erano solo strani. Molto strani.

Sembravano dei totali rincoglioniti.

<<Styles! Qual buon vento ti porta qui?>> mi chiese Richard - il preside - sorridendo, per chissà quale assurdo motivo. Probabilmente sua moglie si era decisa a dargliela dopo un immenso lasso di tempo di astinenza.

<<Richard caro, sentivo tanto la sua mancanza, così ho deciso di farle visita riprendendo le vecchie abitudini.>> ironizzai.

Fino all'anno scorso ero sempre buttata in questa stanza a fare compagnia al preside Richard. Aveva tentato inutilmente di farmi rigare ma non c'era niente da fare. Continuavo a comportarmi allo stesso modo. Aveva chiamato i miei genitori ma anche questo tentativo si rivelò inutile.

Per la mia famiglia ero invisibile. La figlia nata per caso. La figlia che nessuno si aspettava (e che nessuno voleva).

Così alla fine, capendo l'antifona, dopo una ramanzina e domande 'mi faccio i cazzi tuoi' mi lasciava andare.

Ma poi qualcosa era cambiata. Io evitavo di comportarmi da stronza e mi tenevo alla larga dai casini. Le mie bravate servivano solo a mettermi in mostra, non capendo che tutte quelle risate da parte dei miei compagni erano solo prese per il culo.

Così mi abituai all'essere invisibile.

<<Oh, ma che gentile.>> commentò dolcemente. <<Adesso però dimmi cosa hai fatto.>>

<<Niente di che Rick, tranquillo. Ho semplicemente constatato ad alta voce che la professoressa di fisica non troverà mai marito per quanto lo cerchi. Voglio dire, con quel carattere da mestruata che si ritrova.>> spiegai. <<Comunque, il soggetto in questione ha sentito tutto il mio profondo pensiero e così ha ben pensato di mandarmi in presidenza.>> lo guardai con un'espressione di chi la sa lunga. <<Sa com'è, non accetta questa situazione di never a joy.>>

<<Sam, Sam, Sam.  Cosa devo fare con te?>> disse disperato Richard. Io gli sorrisi timida. Di solito i sorrisi con lui funzionavano.

<<Per oggi non ho voglia di mettere nei casini nessuno. Vai dalla professoressa a scusarti, ma la prossima volta che manchi di rispetto a qualcuno del corpo docenti, chiamo tuo fratello, e dopo aver chiamato tuo fratello ...>>

<<Si passa ai genitori. Lo so lo so. Me l'ha ripetuto mille volte.>> lo interruppi sbuffando.

Passarono alcuni minuti contornati da silenzio assoluto.

Lui mi rivolse uno sguardo ricco di compassione. Gli facevo pena. Ai suoi occhi sembravo un povero cucciolo smarrito senza padre né madre. Un po' come Simba va. Solo che a lui i genitori erano morti fisicamente. A me spiritualmente.

<<È stato un piacere vederti Sam. Non  dimenticare di chiedere scusa alla professoressa.>> disse facendomi cenno di alzarmi.

<<Ciao Richard. Ringrazi sua moglie per oggi.>> lui mi guardò confuso. Scrollai le spalle e suonata la campana andai dritta verso casa, sapendo che purtroppo quella sera sarei dovuta andare al concerto di quei quattro canguri.

Jennifer mi aspettava in trepidazione sotto casa nel suo '5 seconds of summer outfit'. Al pensiero di migliaia di ragazze vestite tutte uguali alla mia amica mi venne il mal di testa.

Dentro l'arena mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Mi distinguevo abbastanza dalla massa di quadri rossi e neri. Alcune ragazze mi guardavano parlando tra di loro. Le poche cose che captavo erano 'fake fan' e 'fake fan'. Dio quanto erano immature.

Tutta quella massa di ragazzine urlanti mi fece venire il mal di testa. Sarei potuta svenire da un momento all'altro.

<<Vado a prendere una boccata d'aria.>> urlai a Jennifer cercando di sovrastare le voci della massa a quadri.
<<Va bene. Ricordati solo che tra poco inizia il concerto okay?>>

Annuii per poi dirigermi all'ingresso dell'arena. Era completamente vuoto.

Stavo per uscire dalle porte quando la vista mi si offuscò. Un giramento di testa mi fece accasciare sul muro. Sentii delle voci confuse. Stavo per cadere a terra aspettandomi l'impatto col pavimento, ma questo non arrivò perché due braccia mi avvolsero.

L'ultima cosa -sfocata- che vidi furono due occhi marroni.

Poi il buio.

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