10. Her
[Her]
"Non puoi farlo." Sputai. "Non puoi dimenticare papà." Dissi con un filo di voce.
"Sei stata tu a consigliarmi di uscire con altri uomini. E non ho dimenticato tuo padre, non l'ho mai fatto." Alzò di qualche ottava il tono di voce.
"Ma non con lui!" Sbraitai. "Non voglio diventare la sorellastra di Harry. Devo subirlo a scuola, e per di più nella mia stessa classe."
"Non alzare il tono di voce con me." Esordì, lanciandomi uno sguardo furioso.
"Io grido quanto voglio." Mi alzai dalla sedia e salii in camera mia.
»»»
[Her]
Sentii bussare alla porta, ma non risposi. Non volevo vedere nessuno. Le lacrime scorrevano lentamente sulle mie guance, senza curarmi di asciugarle.
"Hollie, apri." Mi stupii, sentendo la voce del riccio calma e pacata.
"Vattene." Singhiozzai.
"No, fino a che non mi apri." Replicò freddamente. Mi alzai tremante dal letto e girai la chiave nella serratura che, con un suono ovattato, sbloccò la porta e la aprii. "Non mi ha mandato tua madre."
"Non mi interessa." Si poteva sentire ancora quella punta di acidità nella mia voce.
Mi voltai dandogli le spalle, e restammo in silenzio per svariati minuti. Si udivano solo i miei singhiozzi spezzati dai miei respiri accelerati.
"Non è colpa sua." Mormorò difendendola.
Avanzò verso di me, dandomi una carezza sulla gota. Si chinò, così da poterlo avere alla mia altezza, e mi fece alzare il mento per guardarlo negli occhi. Mi persi nei suoi occhi verdi.
Così vicini, ma così lontani.
"Non giustificarla." Feci una pausa. "Non è mai stata una buona madre, da quando siamo sole." Si sedette accanto a me.
Mi prese la mano, per poi intrecciarla alla sua. La portò alle labbra e vi lasciò un delicato bacio. Mi stupii del suo gesto, sapendo che stesse fingendo, ma lasciai trapelare comunque un sorriso.
"È meglio che tu vada."
"E non mi abbracci?" Disse.
"Cosa?" Ridacchiai, pensando stesse scherzando.
"Abbracciami, dai." Aprì le braccia e mi rifugiai in esse.
Mi sentii immediatamente protetta stretta al suo corpo, ed il suo buonissimo profumo mi colpì. Improvvisamente, mi diede un bacio vagante tra i capelli.
"Ho sentito mio padre parlare con Heva e dovete trasferirvi da noi." Annuii distrattamente.
"Promettimi solo una cosa."
"Dimmi."
"Non picchiarmi più. Riesco ancora a sentire il sapore del sangue bagnarmi le labbra."
"Lo prometto, Jane."
"Non chiamarmi con il mio secondo nome, Edward." Mi strinse in un abbraccio ancora una volta.
"Ok, ok." Alzò le mani in aria, arrendendosi. "Vuoi che ti aiuti con le valigie?"
"Grazie." Gli sorrisi e gli depositai un bacio sulla guancia.
"Non ringraziarmi. Ora muoviti o mio padre ci lascia a piedi, e fuori fa freddo." Sorrise, mostrandomi le sue adorabili fossette.
Non sapevo che anche tu avessi un lato dolce.
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