24-Tutti i nodi vengono al pettine
-Come sai di mio padre?- Mi alzo in piedi di scatto, ma quando sento tutti gli occhi dei presenti su di me, mi risiedo facendo finta di niente. -Ho fatto due ricerche su di te... Ed ho scoperto che Maurizio Carta, direttore dell'azienda PaperHat, è morto in un incidente stradale, lasciando la figlia maggiore da sola- Spiega, cercando il mio sguardo, che però non trova, dato che sto fissando le onde del mare fuori dalle vetrate. -Avrei preferito che tu lo sapessi da me- Mi alzo in piedi e prendo la mia borsetta dal tavolo.
-Fede, aspetta- Mi blocca la mano e mi fa sedere di nuovo. In quel momento arrivano i nostri antipasti, così interrompiamo per qualche secondo la conversazione, per evitare di dare imbarazzo al cameriere. Gli sorrido quando lascia il piatto davanti a me, per poi tornare alla discussione, ovviamente dopo essermi assicurata che se ne fosse andato.
-Avrei voluto parlartene io! Avrei voluto confidarmi con te come mai avevo fatto con nessun altro.-
-Fallo, Fede. Fallo!- Mi alzo in piedi e mi dirigo verso gli ascensori. Le lacrime iniziano a solcare il mio volto e mi rendo conto di star piangendo per questo motivo per la prima dopo oltre otto mesi. -Non ti lascio scappare, Fede. Non questa volta. Mi dispiace per aver fatto questa cosa, volevo soltanto sapere qualcosa in più su di te...- Lo interrompo. -Avresti potuto chiedermelo- Ribatto, scendendo al nostro piano. -Sono chi per ascoltarti- Apro la porta della nostra stanza, senza degnarlo di uno sguardo.
-Riccardo, torna a mangiare- Esco sul balcone e osservo le onde muoversi sotto di me. -Ti rendi conto di cosa stai facendo?- Mi chiede, sedendosi e mettendosi le mani tra i capelli.
-Sì, mi rendo conto del fatto che sto male. E se sto male è solo per colpa tua.- Appoggio le braccia sul bordo del "davanzale", mentre le mie adorate goccioline salate continuano a scendere. -Sai secondo me come stano le cose? Te non aspettavi altro! Ti fa comodo pensare in questo modo! Io sono quello cattivo che va a cercare nel tuo passato; un passato che vuoi dimenticare! E' una cosa più che lecita, ma vorrei sapere com'è la persona che ho al mio fianco-
-Vorrei che mia sorella fosse qui in questo momento... Vorrei che mi guardasse negli occhi e mi dicesse che andrà tutto bene e che non è stata colpa mia. Avrei bisogno che mi abbracciasse e mi facesse il suo solito sorriso che faceva sorridere anche me, anche quando avevo solo voglia di piangere.- Sospiro, senza voltarmi verso di lui. -Vuoi davvero sapere la storia della mia vita? Bene, posso raccontartela. Te la racconterò su questo balcone, ma in cambio voglio qualche bicchiere di vodka tonic-
-Non devi bere.-
-Quando la vodka sarà arrivata, ti spiegherò perchè ne ho bisogno- Lui annuisce, si alza e va verso il telefono della cabina. Ordina due vodka tonic, la quale ci viene consegnata dopo circa cinque minuti dalla nostra "maggiordoma". Riccardo si siede davanti a me e mi porge uno dei due bicchieri di vetro trasparenti. Faccio un respiro profondo e prendo in mano il bicchiere, per poi bere un pò del suo contenuto. -Mi avevi detto che mi avresti spiegato perchè bevi...- Sussurra, cercando di rimanere calmo.
-La gente beve per dimenticare... Ogni singola persona che entra in una discoteca lo fa per bere e dimenticarsi di tutti i problemi che lo aspettano là fuori! Io bevo questa vodka tonic per ricordare, per far uscire tutto quello che ho dentro; tutto ciò che è ormai finito talmente in profondità, da non riuscire a tornare in superficie da solo. Tutto ciò che è accaduto ormai oto mesi fa è stato sepolto sotto tutti i problemi che sono nati da questo avvenimento!-
-Non piangere, ti prego- Alzo lo sguardo, sentendo delle goccioline bagnarmi le gambe scoperte. Sta piovendo. Che cosa strana... Non è una pioggia torrenziale, solo qualche goccia. Qualche goccia che mi bagna anche il volto, confondendosi con le goccioline salate già presenti. Sposto il bicchiere, in modo che non ci cada dell'acqua. Lui guarda la scena e accenna un leggero sorriso... Una sua canzone.
-Non ho mai pianto in otto mesi. Anzi, sì: una volta l'ho fatto... E' stato qualche giorno fa, il giorno in cui mi trovasti con Andreas-
-A lui hai raccontato qualcosa?- Scuoto la testa, per poi appoggiarla sullo schienale della sedia. -Non sa niente, non mi trovò neanche in lacrime, non preoccuparti...- Mi schiarisco la voce, per poi iniziare a pensare da dove inziare.
-E' difficile parlare di questa cosa...- Mi mordo il labbro inferiore, per poi alzare gli occhi al cielo, cercando di contenere le lacrime e soffocando una risata isterica. -Non devi farlo per forza.- Prende la mia mano destra tra le sue e la stringe. -Non si lasciano le cose a metà.- Affermo, per poi spostare per qualche secondo il mio sguardo di nuovo sulle onde. E' già smesso di piovere: sono state solo due goccie. Queste cose accadono solo in mezzo al mare.
-I miei genitori e mia sorella sono morti in un incidente stradale in autostrada. Io non ero con loro su quella macchina, ma ero con loro in un altro modo: stavano parlando con me al telefono quando è avvenuto quell'incidente. Io ero rimasta a casa perchè dovevo studiare per un esame piuttosto complesso all'università: l'ultimo del 2016. Mancavano pochi giorni a Natale e io li avrei raggiunti a Milano il 24 mattina.- Sussulto, trattenendo le lacrime. Mi alzo in piedi e prendo dalla borsa un pacchetto di fazzoletti, per poi tornare a sedermi. Tolgo un fazzolettino di carta dalla confezione e mi asciugo leggermente la palpebra inferiore, dove il mascara sta colando.
-Ero in vivavoce: potevo sentirli tutti e tre. Stavano andando a Milano, dove abitava e abita ancora tutto il resto della mia famiglia, se così possiamo definirla. Mio padre non è mai stato molto simpatico al resto dei parenti. Tutti avvocati, banchieri o imprenditori; lui aveva guardato avanti ed aveva messo su la sua azienda da solo, senza nessun aiuto economico o truffa. Era riuscito a capire che il mercato dell'informatica era quello che avrebbe spaccato nel giro di qualche anno e così è stato. La PaperHat, nome strano lo so, è finita in un paio di anni ai primi posti della classifica delle migliori aziende familiari. Quel nome... Quante volte gli hanno chiesto di spiegarne il significato...- Sorrido leggermente, lasciando cadere qualche lacrima senza opporre resistenza. -Io ricorderò sempre quando lo scelse...- Mi mordo le labbra, per poi asciugarmi leggermente le guance bagnate. Lui prova ad abbracciarmi, facendomi appoggiare alla sua spalla, ma io torno alla mia posizione iniziale. -Da piccola avevo una passione per il bricolage. Adoravo ritagliare sagome varie e le attaccavo ovunque. Passavano dei giorni in cui mio padre non usciva dal suo studio neanche per dormire, o almeno io non lo vedevo uscire- Sorrido leggermente, aggiustando qualche ciuffo di capelli ribelle dietro l'orecchio destro.
-Un giorno di quelli, ovviamente senza farmi vedere da mia madre, entrai nel suo studio con un cappellino di carta in mano. Lo avevo fatto per lui e ne avevo anche io uno uguale sulla testa. Avevo preso due cartine geografiche di Roma e ci avevo fatto questi cappellini. Adoravamo Roma: è la città in cui ci sono le radici della mia famiglia. Ricordo ancora che quella cartina era rossa, hai presente quegli autobus rossi scoperti che ti portano a giro per la città, facendoti vedere tutti i principali monumenti e cose così?- Lui annuisce, abbassando lo sguardo, ed io capisco che si trovi in difficoltà.
-Lui mi vide entrare e gli si illuminarono gli occhi. Si alzò ed io ebbi una paura enorme che lo avesse fatto per sgridarmi. Invece reagì nel modo opposto: mi lasciò un bacio, mi prese in braccio e mi fece fare vola-vola. Avevo cinque o sei anni e stravedevo per mio padre. Noi due siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda ed è stato terribile perderlo. Tornando all'azienda, essa era un'azienda che si occupava di sicurezza informatica e in pochi anni era cresciuta tantissimo, grazie all'incremento del lavoro. Fu per quello che scelsi la facoltà di Informatica. Io sono cresciuta in quel mondo, a maggior ragione adesso che mio padre non c'è più, questa materia me lo fa sentire più vicino- Scoppio in un pianto isterico e lui mi abbraccia. Bagno tutta la sua maglietta, ma a lui non sembra interressare. Mi accarezza i capelli e mi lascia un bacio sulla testa. -Finisci di raccontarmelo un'altra volta- Scuoto la testa, cercando di ricompormi. -Te l'ho già detto: non si lasciano le cose a metà. E' meglio togliersi il pensiero subito- Socchiudo gli occhi per qualche secondo e passarmi una mano sugli occhi.
-Erano le 16 di martedì 20 dicembre...-
Nota Autrice
Buona sera a tutti/e!!! Il capitolo lo dedichiamo a tantissime persone!! Perchè siete state tutte bravissime e avete trovato gli "indizi" nello scorso capitolo. Allora: matizzz_z , _Sofiadav_04 , redericamyonly , sweets_ele e about_lau !
Cosa ne pensate del nuovo capitolo? Commentate!! Riuscirà Fede a raccontare tutto?
Al prossimo aggiornamento, Allyxx
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