Le donne lo sanno (Pov Ethan)
Ethan
«È che ho sempre la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa, Adam. Anche sabato sera, quando è scappata via... non l'ho seguita perché ero sicuro che mi avrebbe cacciato via. Ero sicuro che fosse uno di quei momenti in cui vuole essere lasciata da sola. Mi fido di lei, ciecamente, ma non posso evitare di pensare che mi stia nascondendo qualcosa. E poi adesso è anche tornato quell'idiota di Ethan, e sono geloso marcio. Ho il terrore che me la porti via.»
E fai bene ad avere paura.
«Ne hai parlato con lei? Quando ho l'impressione che Charlotte mi nasconda qualcosa ne parlo direttamente con lei.»
«Per sentirmi dire "fidati di me" per l'ennesima volta? Come se non le avessi già dimostrato che mi fido di lei. L'altra sera l'ho anche lasciata sola con l'idiota, anche se l'unica cosa che volevo fare era prenderlo a pugni e rovinargli quel faccino perfetto.»
Se continui così, sarà l'idiota a prenderti a pugni, Tim, tranquillo.
«Sei riuscito a capire come siano andate le cose tra loro, alla fine?» chiede Adam.
«No, e non me ne frega niente. Esther sta meglio, quando abbiamo iniziato ad uscire insieme la spaventava qualsiasi cosa. Quell'imbecille aveva sicuramente fatto qualche danno. Ora abbiamo una relazione normale e non ho intenzione di riportarla ai giorni in cui non si permetteva neanche di sorridere.»
Smetto di origliare la discussione e mi infilo le cuffie per essere sicuro di non farlo neanche per sbaglio. Sapere che Esther ha sofferto così tanto per colpa mia e che devo essere grato a un bamboccio con la cresta e la barba incolta per averla fatta tornare a sorridere è una cosa che non posso sopportare.
Mi immergo nelle fatture da registrare e nei numeri dei fornitori. Zia Leah mi aveva insegnato parecchio tempo fa il suo metodo di archiviazione. Il problema è che in questo marasma di carte devono aver messo le mani papà e zio Embry. La disorganizzazione fatta persone, insomma.
***
«Ethan?» Tim ha in mano uno dei miei auricolari, mentre Adam è appoggiato allo stipite della porta, con un sorrisetto beffardo in volto. Per fortuna che ho acquisito un'ottima capacità di controllo, negli anni, altrimenti Tim si ritroverebbe senza una mano.
«Stiamo andando a pranzo. Vieni con noi o aspetti tuo padre?»
«Aspetto mio padre, grazie. E scusate se non vi ho risposto prima, mi piace ascoltare la musica a volume altissimo.»
«Tranquillo. Immagino che per uno laureato con il massimo dei voti seppellirsi in un'officina di provincia non sia proprio il massimo.» Cazzo c'entrano i miei studi, adesso?
«Ho intenzione di espandere i nostri orizzonti, in realtà... ma prima devo parlarne con mio padre, Embry e Sam.»
«Sam?» Tim sobbalza all'idea che dovrò parlare con suo suocero. Paura che mi avvicini troppo a Esther, eh?
«Beh, se voglio allargare questo sgabuzzino avrò bisogno di un parere tecnico da parte di un costruttore esperto.» rispondo, alzando le spalle.
«Giusto,» sorride. «Beh, noi andiamo. Ci vediamo tra un'ora.»
«A dopo.»
***
«Ethan?» stavolta sono ben vigile, quando una voce che conosco bene mi chiama. Sono appena rientrato dalla pausa pranzo, Tim ed Adam lavorano nel retro, mentre papà e zio Embry sono andati da un altro fornitore per prendere alcuni pezzi di ricambio.
«Beatrix? Che ci fai qui!» mi affretto ad uscire dall'ufficio per andare a salutarla. Dopo che ci siamo lasciati siamo rimasti in buoni rapporti, anche se non so ancora come gestirli, questi buoni rapporti.
«Ti sono venuta a trovare, che domande!» mi dice, dandomi un bacio sulla guancia e stampandoci su la forma delle sue labbra ricoperte dal solito lucidalabbra alla frutta.
«Ethan, che fai, non ci presenti la tua ragazza?» chiede Tim. Impiccione. Non siamo neanche amici. Che pretendi?
Beatrix comunque è più veloce di me e delle mie pessime maniere.
«Beatrix, piacere. E non sono la sua ragazza. Beh, non lo sono più.»
«Cioè, sei la sua ex? Ethan, mi sa che devi fare una visita dall'oculista!»
«La mia vista è perfetta, grazie per la preoccupazione, Adam.» sbotto, irritato.
Beatrix scoppia a ridere, e mi ricorda quanto mi piacesse farla ridere.
«Siete divertenti!»
«Dobbiamo avere il gene del pagliaccio, alla tribù. Anche Ness pensò che mio padre e i suoi amici fossero divertenti, la prima volta che li ha visti.»
«Beh, ma poi Ness tuo padre l'ha sposato!» ribatte lei.
«Beatrix, ma tu conosci anche Renesmee e Jacob?»
«E anche i miei fratelli. Ragazzi, siamo stati insieme due anni, mi pare anche logico! È come se Tim adesso mi dicesse che Esther non l'ha mai portato a cena a casa sua!»
«Certo che sono andato a cena a casa sua!» risponde Tim, piccato per la mia provocazione. Due piccioni con una fava. Trix ha recepito il messaggio "Esther è impegnata, non ti ho lasciata per lei" e ho infastidito Tim.
«Senti, a proposito di familiari... tua sorella mi ha mandato un messaggio per dirmi che si è sposata e che aspetta un bambino. Tu cosa aspettavi a dirmelo?»
«Si è sposata in fretta e senza dirlo a nessuno, e di mio nipote l'ho saputo soltanto l'altro ieri. Non ho fatto in tempo a dirtelo!»
«Jake deve essere al settimo cielo, considerato che l'ultima volta non -» si ferma, quando incrocia il mio sguardo. A quanto ho capito da quello che ho origliato prima, Tim non sa niente e Esther non vuole che lo sappia. Non sarò certo io a farglielo capire.
«"L'ultima volta non" cosa?»
«L'ultima volta in cui qualcuno ha aspettato un bambino a casa mia non è stato poco tempo fa. Juliet ha quasi sei anni, Tim. E mio padre è felice che Sarah gli dia un nipote, nonostante abbia poco più di quarant'anni.»
«Jake ha quarant'anni?»
«Sì, Adam. So che non li dimostra, ma mio padre ha quarant'anni. Ora, se volete scusarci, ci rintaniamo nello sgabuzzino.»
Prendo la mano di Trix e la trascino con me in ufficio, poi chiudo la porta.
«Tieni ancora molto a lei, vero?»
«Perché?» le rispondo, alzando un sopracciglio.
«Beh, quando hai capito cosa stavo per dire mi hai impedito di dirlo. Il suo ragazzo non ne sa niente, giusto?»
«Ho accidentalmente origliato una conversazione di Tim e Adam, e mi pare di aver capito che Tim non sa niente del perché io e Esther ci siamo lasciati. Non so quanto sappia del bambino, in effetti.»
«Accidentalmente?» ride. «Andiamo, Ethan, tu non fai mai niente per sbaglio. Volevi origliare quella conversazione.»
«Ancora non capisco perché dovrei tenere a lei, comunque. Forse tengo solo alla mia incolumità.»
«Come se tu non sapessi che l'idiota con la cresta di là se la sarebbe presa con la sua ragazza, non con te. Se tieni ancora a lei non devi nasconderlo. È bello che tu le voglia ancora bene.»
La guardo stupito per qualche istante. Forse non ho capito bene quello che ha detto.
«Sì, Ethan, è bello che tu le voglia ancora bene. Sarebbe stato meno bello se tu avessi lasciato che io dicessi quello che volevo dire, in modo da farla litigare con il suo ragazzo e intrometterti tra di loro. In quel caso avresti solo dimostrato di non essere cresciuto per niente. Invece hai pensato al fatto che sono affari loro.»
Scatto per darle un bacio sulla fronte, e sorrido.
«Mi capisci meglio di quanto mi capisca da solo, alcune volte.»
«Sì, lo so, sono fantastica.» Sorride, mentre fa il gesto di pulirsi le unghie sulla maglietta. «Comunque, quando mi porti da tua sorella?»
«Devo rimanere qui almeno finché non torna mio padre.»
«Fantastico! Avevo proprio voglia di rivedere Jake! Nel frattempo posso dare una mano in qualche modo?»
«C'è da fare la messa a punto di un pick up di trent'anni. Qui vanno ancora molto di moda!» rido, mentre le tiro le chiavi del suddetto pick up, che ovviamente prende al volo.
«Ho come l'impressione che sto per svolgere il lavoro di qualcun altro.»
«Beh, se tu fai quello, io posso sistemare qui dentro. Tra l'altro in settimana dovrebbe arrivare il nuovo pc, quindi se avrò archiviato tutto quanto sarà più facile fare il passaggio dei dati.»
«Ovviamente. Non sarà perché sono più brava di te?»
«Ma che... dammi due minuti e ti raggiungo. Poi vediamo chi è più bravo!»
***
«Qualcosa mi dice che non ho fatto un grosso affare ad assumerti, Ethan. Forse avrei fatto meglio ad assumere lei!»
«Se non altro ci avremmo guadagnato in clientela maschile!»
Le voci di papà e zio Embry interrompono le risate che io e Trix stiamo facendo mentre rimettiamo a posto il pick up. Sembra che qualcuno poco esperto e con molta voglia di sentirsi bravo ci abbia messo le mani prima che arrivasse da noi.
«Non ne sono così sicura. Con gli ultimi modelli vado alla grande, ma con questi ferri vecchi Ethan è un mago!»
Trix abbraccia mio padre e zio Embry. È sempre tanto spontanea, come quando l'ho conosciuta, e non posso che essere felice che non sia cambiata affatto.
«Come mai sei qui?» le chiede mio padre. «Non che mi dispiaccia vederti, sia chiaro, è solo che mi sorprende un po'.»
«Sono venuta a trovare Sarah. E poi ho saputo che anche Jen e Matt si stanno trasferendo qui in pianta stabile, così come Nahuel.»
"Il convegno dei mostri di Forks"*, così l'aveva chiamato scherzosamente Alice quando aveva saputo della concentrazione di esseri soprannaturali che si sarebbe creata con il loro arrivo. A papà si forma una riga in mezzo alla fronte. Sta sicuramente pensando a quanti dei bambini della riserva subiranno la trasformazione, con l'arrivo dei Cullen al gran completo.
Il primo sarà sicuramente Zack. E poi forse Judy. Rabbrividisco, forse è meglio non pensarci.
«Non capisco cosa abbia questa cittadina di provincia umida e piovosa da attirarvi tutti, ma sono felice che Ethan e Sarah possano contare sui loro amici.»
«Già. Se non avessi l'officina di mio padre a Austin da mandare avanti mi trasferirei anche io!» Beatrix sospira, rassegnata al suo destino.
«Puoi sempre dire ai tuoi che ti trasferisci qui.»
«Scherzi? Mi diseredano!»
«Tanto se la tua eredità è l'officina...» alzo le spalle, beccandomi un pugno sul petto.
Differenza tra un'umana normale e Trix? Lei sa tirare pugni, ecco perché non si rompe una mano ogni volta che me ne tira uno.
«Potresti sempre venirmi a trovare tu, ogni tanto.»
«Ci farò un pensierino. Adesso comunque credo che ti porterò da Sarah, così mi libero di te e finisco il lavoro da solo.»
«Senza la zavorra che ti rallenta?»
«Esattamente.» dico, e scoppio a ridere.
«Lavo le mani e ti aspetto in macchina,» dice, sfilandomi le chiavi dalla tasca dei jeans. «Metodico abitudinario, no?»
«Questa l'hai imparata da Sarah!» le urlo dietro, mentre scompare dietro la porta del bagno.
«Mi ripeteresti il motivo per cui l'hai lasciata?» mi chiede zio Embry, guadagnandosi un'occhiataccia da me e uno schiaffo sulla nuca da papà.
«Ehi! Li hai visti anche tu!»
«E il piccolo amico a quattro zampe dove lo metti?»
«Sai che -»
«Non ti avrei mai impedito di lasciare il branco. Sì, lo so. Ma al momento più siamo e meglio è. Non vorrai mica Zack e Judy nel branco tra una settimana?» Lo fisso per un attimo, sfidandolo a contraddirmi, cosa che non accade, perché sa che ho ragione. «Vado da Sarah. E comunque, zio Embry, se l'ho lasciata è perché non l'amavo. Non tanto da volere una famiglia con lei, almeno.»
***
«Sono rimasta davvero sorpresa di ricevere quel tuo messaggio, Sarah. Più di quanto non lo fossi leggendolo, ci avrei scommesso che non avreste aspettato molto per sposarvi!»
Sarah, una salopette macchiata di vernice gialla e i capelli legati sulla nuca con una matita, serve il tè freddo a Trix, da perfetta padrona di casa.
«Io non mi aspettavo che saresti venuta subito, quindi direi che siamo pari!»
«Dai, raccontami qualcosa... Sono troppo curiosa! Com'è andata? Chi l'ha chiesto a chi?»
«È andata che una mattina Seth si è svegliato e mi ha detto "Sposiamoci. Per davvero, stavolta" e io ho detto di sì. Erano le vacanze di primavera, siamo andati ad informarci in una chiesetta poco lontano da casa dei miei cugini, abbiamo raccolto tutti i documenti necessari e una settimana dopo eravamo marito e moglie. Jen e Matt ci hanno fatto da testimoni.»
Esclude dal racconto tutta la parte in cui Alice gironzolava in casa saltellante, felice di rivederla nelle sue visioni, e arriva direttamente alla parte in cui si accorge di essere incinta.
«Mi sentivo particolarmente strana da qualche giorno, Seth se ne era andato da poco, e pensavo fosse semplicemente dovuto al fatto che mi mancasse. E invece, mi sono fatta due conti, considerato anche il fatto che ero nel periodo di sospensione della pillola, e sono andata in farmacia a comprare un test di gravidanza.
«Ero praticamente certa che sarebbe stato positivo, ma volevo qualcosa con cui sorprendere Seth, perciò l'ho infilato in un sacchetto del congelatore e gliel'ho spedito a casa con la posta aerea. Tre giorni dopo era sulla porta di casa a Cambridge e mi diceva che sarebbe rimasto fino alla mia laurea. Ha dato fondo alle ferie arretrate degli ultimi cinque anni!» ride, felice, poi il suo sguardo si ferma sull'orologio. «Accidenti, è tardissimo!»
«Hai un appuntamento?»
«Ho in programma un'uscita a quattro con Tim e Esther... volete venire anche voi? Ci divertiremo! Volevo già dirtelo, Ethan, ma saresti stato l'unico da solo... così almeno sarai in compagnia anche tu.»
Vorrei rifiutare, non sarà la solita uscita tra amici, lo so già, ma non voglio neanche deludere mia sorella, e mentre io mi trastullo nei miei dubbi, Trix accetta l'invito.
«Certo che verremo!»
Lei e Sarah hanno qualcosa in mente, un piano che non condividono con me, ma che si sono scambiate senza parole.
Sto iniziando ad odiarle.
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