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Infinito (Pov Ethan/Esther)

Ethan

Quattro anni.
Per quattro anni ho passato alla riserva solo qualche fine settimana, le vacanze di Natale, quelle di primavera e le pause estive. Ed ora torno qui stabilmente.
Scarico le valigie e respiro profondamente. L'aria della Riserva è sempre la stessa, carica degli stessi odori di sempre. Gli alberi, l'oceano, i muffin di zia Emily.
Anche i rumori sono gli stessi. Da quelli più vicini - Nessie che cucina, zio Embry che cerca di aggiustare l'auto di qualcuno che non ha fatto in tempo a portarla all'officina, Joey e Jay che giocano nel prato dietro casa - a quelli più lontani - le onde che si infrangono sugli scogli, la signora Call che lavora con il registratore di cassa, la zia Rachel che spiega le leggende ai ragazzi della riserva. È casa.
«Ethan!» la voce di July mi distoglie dalle riflessioni, e mi preparo ad accoglierla tra le mie braccia. Si è fatta grande, la mia sorellina. A settembre andrà a scuola con tutti gli altri bambini della sua età.
«Zanzarina!» facciamo una giravolta poi la poggio di nuovo a terra. «Mi aiuti a portare dentro le valigie?»
«Certo!» si avvicina alla valigia grande, ma prima che la sollevi la prendo per il manico e le porgo un piccolo trolley.
«Ma sono grande ormai!»
«Ma la valigia è più grande di te.» ribatto, spettinandola con il palmo della mano, con il tono di chi non ammette repliche. Juliet si mette a ridere, e si avvia lungo la rampa che di solito usa nonno Billy.

«Mamma, guarda come sono stata brava!» Juliet annuncia il nostro ingresso affacciandosi alla porta della cucina per far vedere a Nessie che mi ha aiutato a portare dentro le valigie. Subito dalla porta sul retro spuntano le teste di Jay e Joey.
«Ma sei solo tu, Ethan!» protestano, mentre mi corrono incontro. Lascio a terra la valigia e il borsone e li abbraccio entrambi.
«Come "sei solo tu"? E io che pensavo di esservi mancato!» protesto, spettinandoli. Nessie e July ridono. «Di grazia, chi pensavate che fossi?»
«Zia Leah con Anna?» risponde Joey.
«Zia Kim con Lily?» dice Jay.
Rido. Mi sono mancate davvero tanto queste tre piccole pesti. Sono cresciuti moltissimo tutti e tre. Jay ha ormai nove anni, Joey ne ha compiuti sette da poco, e July ne compirà sei ad ottobre. Mi sono perso davvero un sacco di cose.
«Ti aiutiamo a portare le valigie di sopra!» urla Jay, e mi rendo conto che quel "ti aiutiamo" prevede l'uso del suo potere. Mi preoccupo un po', pensando che quando me ne sono andato di casa non lo sapeva ancora gestire bene, ma il non sentire alcun rumore, eccezion fatta per il thump di atterraggio sul pianerottolo di fronte alla camera mi tranquillizza. E mi lascia perplesso allo stesso tempo.
«Eleazar ha insegnato ai piccoli a controllare i loro poteri. Non siamo nel mirino primario dei Volturi da un sacco di tempo, ma preferisco che li sappiano usare, nel caso...» Nessie sospira, e non conclude la frase.
«Papà è all'officina?» chiedo, per cambiare discorso e alleggerire l'atmosfera.
«No, tuo padre è giù alla spiaggia. Per la festa di Sarah e Seth. Sta dando una mano con l'organizzazione.»
«L'ultima volta che ho sentito papà non era molto contento di dover festeggiare un matrimonio al quale non ha assistito!»
«L'ultima volta che hai sentito Jake non aveva ancora raggiunto con Sarah l'accordo di farle ripetere le promesse qui a La Push. E soprattutto l'ultima volta che vi siete sentiti tua sorella non gli aveva ancora detto che sarebbe diventato nonno!»
«Ness, che fai? Mi rovini la sorpresa? Ciao, zio Ethan!» Sarah mi abbraccia, e sento tutte le differenze tra la Sarah che ricordo e questa Sarah, che urla "fragile" da tutte le parti.
«Sarah!» le tre belve accorrono insieme. «Com'è andata la visita dal nonno?»
«Il nostro nipotino come sta?»
«E possiamo sapere se è un maschio o una femmina?»
«L'avevi detto prima a loro che a me?» È solo in questo momento che mi rendo conto di quanto le cose siano cambiate, e di quanto io e lei ci siamo allontanati.
«Volevo dirtelo di persona. Volevamo dirtelo di persona, visto che vorremmo che fossi il padrino.» dice, stringendosi all'appena entrato Seth, che annuisce.
«Ma sei solo?» chiede poi, come rendendosi conto di qualcosa di strano.
«Ovviamente sì.»
«E Trix?»
«Ci siamo lasciati, più di sei mesi fa.»
«E non me l'avevi...» si ferma, quando coglie lo sguardo tra me e Seth. «Ah, capisco. Seth, a te dispiace finire di organizzare le ultime cose per stasera con mio padre? Mi sento un po' stanca.» mugugna.
Seth sorride e scuote la testa. «Sei sempre la solita! Rimani pure con Ethan, vado io giù alla spiaggia.»
Sarah si solleva sulle punte e si scambiano un bacio leggero. «Ti amo, e ti aspetto qui.»
«Ti amo anch'io.» mormora Seth prima di uscire.
«Bleah!» le facce schifate di Jason, Joseph e Juliet ci fanno scoppiare a ridere.
«Scommetto che hai in mente un vecchio gioco che prevede me e te sdraiati a guardare un soffitto.»
«Ovviamente, gemello!»
«Possiamo venire anche noi?»
«No, Jay. I vostri fratelli hanno bisogno di stare un po' per conto loro, perciò ora voi tre ve ne andate a giocare in giardino.» Ness ci risparmia di fare la figura dei cattivi con i nostri fratellini, e la ringraziamo con lo sguardo.
«Ti devo portare in braccio o ce la fai da sola?»
«Scemo!» mi urla, correndo verso le scale.
È proprio vero che certe cose non cambiano mai.

***
«E così, quando ho capito che iniziava a sperare in un futuro insieme, l'ho lasciata. Siamo stati insieme più di due anni, e per tutto il tempo ho sofferto ogni volta che le stavo vicino, all'idea di non poterle dire chi sono davvero. Stare così per l'eternità... no, grazie.»
«Perciò non hai intenzione di smettere di aspettarla.»
«Chi? Cosa? Come, dove e quando?»
«Non ti fingere più scemo di quello che sei. Avresti potuto benissimo smettere di trasformarti e vivere con lei. Sai che papà non ti avrebbe mai detto di no. E invece hai scelto di lasciarla. L'hai fatto per Esther?»
«Sì. No. Non lo so... Senti Sarah, sono confuso. L'ho fatto perché volevo farlo, perché quella era la strada che mi sembrava più giusta per me in quel momento. Non siamo tutti perfetti come te.»
«Ma io non sono perfetta. Vorrei esserlo, ma non lo sono Ethan. Faccio un sacco di sbagli. Come con gli inviti per stasera.»
«Cioè?»
«Cioè... ti avevo detto che ci sarebbe stata anche lei, no?» annuisco «Beh, non sarà da sola, Eth. Verrà con Tim. Ormai stanno insieme da quasi un anno e mezzo, mi sembrava strano dirle di no, e poi pensavo che anche tu saresti venuto con Trix. Ora almeno so perché Seth faceva tanta resistenza.»
Scoppio a ridere, pensando a mio cognato che cerca di dire no a Sarah senza successo. Soffoco le risate tra i capelli di Sarah e le do un bacio sulla testa.
«Hai fatto benissimo, Sarah! E, cambiando discorso, cosa avete messo in palio tu e i cuccioli per il sesso del bambino?»
«Niente... - un'occhiata la fa desistere dal proposito di nascondermi l'ovvio - oh, e va bene! Hanno scommesso che se sarà un maschio gli daranno il secondo nome. Perché?»
«Perché se sarà una bambina allora lo sceglierò io!»
«Ne hai già in mente uno?»
«Ovviamente sì. E sarebbe perfetto. Ora devo farmi una doccia, scendi da Ness?»
«Certo, approfitterò per fare due chiacchiere tra donne e chiedere perché nessuno mi ha detto niente di te e Trix.»
«Non volevo che te lo dicessero, Sarah. Per una volta volevo cavarmela da solo.»
«Sei un testardo. E ti voglio bene anche per questo.» mi dà un bacio sulla guancia ed esce.

***

«Ethan. Una birra e una festa in spiaggia. Erano secoli che non partecipavi alla vita della tribù.»
«Nelle mie condizioni non avresti detto di no neanche tu, questa volta, zio Collin.»
«Dici per tua sorella? È quasi più bella del solito, in questi giorni.»
«Non farti sentire da Seth, lo sai che è geloso!»
«Che hai, ragazzo? Mi sembri pensieroso.»
«Poca voglia di festeggiare, tutto qui. Ho saputo che tu e Camille vi siete lasciati.»
«È più corretto dire che mi ha lasciato lei. Ma alla fine ha fatto soltanto ciò che era necessario fare. Tu hai molto più fegato di me.» lo guardo per un istante, prima di capire perché sappia già tutto.
«Menti in comune.»
«Menti in comune, già. Jake era davvero preoccupato per te, soprattutto sapendo che...»
«Che Esther vuole lasciare il branco per Tim?»
«Come lo sai?»
«Perché Esther non è mai stata tipo da mezze misure, zio Collin. Se vuole stare con lui non si accontenterà del part time e di un rapporto costruito sulle bugie. Distruggerà il castello partendo dalle fondamenta. In questo caso dal branco.»
«E sai anche che tuo padre sta progettando il modo di tenerla nel branco il più a lungo possibile?»
«Papà non lo farebbe mai.»
«Sei così cieco, a volte, Ethan. Jake è tuo padre, pensi che potrebbe fare mai qualcosa le cui conseguenze si ripercuotano su di te?»
«Papà è anche il capobranco, e tra me e il bene del branco sceglierebbe quest'ultimo, anche se gli si dovesse spezzare il cuore.»
«Ne sei sicuro?»
«Sì.» Le mie certezze crollano tutte nell'istante in cui nel mio campo visivo entra una giovane donna dalla pelle ambrata che indossa un vestito arancione che le lascia scoperte le spalle, con la mano in quella di un ragazzo poco più alto di lei. Un ringhio mi nasce nel petto e sale spontaneo fino alle mie labbra. Lei è mia.
«Ecco, appunto, secondo te lasciar andare Esther sarebbe il bene del branco?»
Mi volto verso lo zio Collin, ma se ne è già andato, e quando torno a guardare il punto della spiaggia dove prima erano Esther e Tim lo trovo vuoto.
«Da quanto non vi incontrate neanche di sfuggita?»
«Zio Paul!» sobbalzo. Nonostante i miei sensi da lupo non l'ho sentito arrivare. Ero completamente distratto.
«Tuo padre mi ha mandato a controllare come stai. Ha notato che l'hai vista.»
«È vestita di arancione.»
«Sì, le sta molto bene quel vestito. L'ha cucito Emily.»
«È vestita di arancione, zio Paul, come il giorno -»
«Come il giorno in cui ti sei reso conto di volere da lei qualcosa di più che una semplice amicizia? Non ci vedere significati nascosti, Ethan. È semplicemente un caso. È un colore che le sta particolarmente bene, ma niente più di questo. Lei ama Tim, ora.»
«Perché mi fai questo?»
«Questo cosa? Ti sto semplicemente impedendo di illuderti, Ethan. È la mia specialità.» scrolla le spalle e mi tende una bottiglia di birra. È solo quando alzo la mia per fargli vedere che ce l'ho già che mi rendo conto di averla scolata ed accetto la sua.
«Cerchi di farmi ubriacare?»
«Con della birra analcolica, Ethan?» ride «Mi pare un po' difficile, non credi?»
«Non posso avere neanche il conforto dell'alcol?»
«Ehi, non guardare me! Tua sorella ha preteso che tutti fossero sobri fino al momento del grande annuncio. Che poi è un po' un segreto farlocco, visto che Seth è talmente contento che l'ha già detto a tutti.»
«Tranne a me.»
«Il bambino sarebbe nato orfano di padre, in caso contrario.» ride, ma non riesco a fargli compagnia, ora che vedo di nuovo Esther, che balla allacciata a Timothy.
Usurpatore. Sputo tra i denti. Tendo la bottiglia allo zio Paul e mi dirigo verso di loro. Che non si dica che ad Ethan Ephraim Black manca il coraggio.
«Ciao, Tim!» lo saluto, con in faccia il sorriso più falso che riesco a mettere insieme.
«Ciao, Ethan. Mi ha detto Jake che dalla prossima settimana sarai dei nostri!»
«Sì, inizierò a lavorare all'officina, da lunedì. Per lo più dietro le quinte, visto che da quando zia Leah ha chiesto il part time per stare dietro a Harry e Anna papà non ci capisce più niente. Ovviamente quando c'è lei svolgerò anche del lavoro pratico!»
«Sì, avevo capito che sarebbe stato qualcosa del genere.»
«Ciao, Ethan.» borbotta Esther, scocciata. Beh, ho interrotto il suo idillio con Tim e non l'ho neanche salutata, sarebbe strano il contrario.
«Ciao, Esther, è un sacco che non ci vediamo. Qualcosa più di tre anni, no? Come vanno gli studi? Emily mi ha detto che ti hanno preso alla UCLA, sarai contenta, no?» Esther mi guarda scettica, con il sopracciglio destro alzato, come per chiedermi se la sto prendendo in giro.
«Credo che andrò a prendere da bere. Vuoi qualcosa, Esther?» lei scuote la testa. «Ethan, te l'affido. Bada che non si perda!»
«Che cosa vuoi?» mi ringhia contro Esther, non appena Tim è fuori portata d'orecchio.
«Solo salutarti. Ora aspetterò che torni Tim e poi ti lascerò di nuovo qui con lui.»
«Non ti credo.»
«Come vuoi.» con la coda dell'occhio vedo Tim che si avvicina di nuovo a noi. «Tim, ti lascio con la tua ragazza, finisco il giro dei saluti. Esther... l'arancione ti sta davvero bene.» Chissà se capirà quello che volevo dirle, penso, mentre mi volto e raggiungo mio padre.

«Per fortuna da lunedì lavoreremo insieme, altrimenti avrei dovuto iniziare a prendere appuntamenti con la tua segretaria per poterti vedere!»
È questo il saluto scherzoso di mio padre. So che vorrebbe tirarmi su il morale, ma vedere Esther con Tim mi ha tolto ogni traccia di buonumore.
«Ho passato il pomeriggio con Sarah e la sera con le balie che mi hai messo alle calcagna. Se volevi stare con me potevi anche cercarmi.» ringhio.
«Hai voglia di litigare? Perché se è così mi auguro che almeno tu abbia il buon senso di aspettare che andiamo da un'altra parte. Non ho intenzione di farti rovinare la festa di Sarah e Seth.»
«No, non ho voglia di litigare, e neanche di rovinare la serata a Sarah. Sto aspettando che dia il suo grande annuncio per potermene andare a dormire. Sai quanto odio le feste.»
«Mi sembrava che ti stessi divertendo, fino a poco fa.» pur non riferendosi a niente in particolare, so che sta sottintendendo "fino a quando non hai visto Esther".
«Sì è vestita di arancione, papà. Come se non lo sapesse!»
«Ethan, è stata solo una coincidenza. Il vestito l'ha cucito Emily, e non credo che lei sappia cosa significa quel colore su Esther, per te.»
«O forse lo sa e l'ha fatto lo stesso.» mormoro rassegnato. «Vado a fare un giro.»
Stare vicino a mio padre non ha sortito l'effetto sperato. Pensavo di riuscire a calmarmi, come quando ero bambino, e invece ho finito con il peggiorare le cose.
Mi dirigo verso un angolo della spiaggia completamente immerso nel buio, mi arrampico sugli scogli e cerco di concentrarmi sul rumore delle onde. Rimango così fino a quando Sarah non decide che è arrivata l'ora di fare il suo annuncio.
Seguo le sue parole da lontano, e mi rendo conto dell'esatto momento in cui tutto si spezza.
Esther che si libera dall'abbraccio di Tim e corre nella mia direzione, non perché ci sono io, ovviamente, ma per trovare un posto in cui stare in pace.
La gente che non sa la fissa per un attimo come se fosse completamente impazzita, quella che sa fissa Sarah come a rimproverarla di non aver preparato Esther a quel momento. Tim che si guarda intorno senza sapere cosa fare e poi decide di non avventurarsi nel bosco alla ricerca di Terry. Non la meriti è il pensiero più gentile che gli rivolgo.
Ci metto troppo tempo a capire che Esther ha bisogno di me.
Seguo l'odore delle sue lacrime, e, come al solito, mi spezza il cuore sapere che soffre ancora, e che è ancora per colpa mia.

***
Esther

Tre anni. Sono passati tre anni e la tua voce mi fa sempre lo stesso effetto.
Quando ti ho visto avvicinarti a me e Tim non volevo credere che fossi davvero lì. Eppure lo sapevo che alla festa di laurea di tua sorella non saresti potuto mancare.
Di tua sorella, non la tua. Chissà perché. Eppure, in qualche modo penso di saperlo il perché. Non ti è mai piaciuto festeggiare, e visto che Sarah festeggerà anche il suo matrimonio - ha sorpreso tutti con la notizia - hai colto l'occasione per rinunciare ad avere il tuo nome sugli striscioni in favore di quello di Seth. Ma tutti hanno fatto comunque i complimenti anche a te.
Ti sei laureato con il massimo dei voti, come tutti si aspettavano, e hai rinunciato ad una brillante carriera in una qualche industria automobilistica per tornare qui a sporcarti le mani. Da lunedì, sarai il nuovo socio dell'officina di tuo padre.
Tutte queste cose me le ha raccontate Tim. Non capisce quanto mi fa male ancora sentire il tuo nome, e non lo capisce perché non sa. Certe cose è davvero meglio non raccontarle, perché fanno troppo male.
Ora che ti vedo, penso a quel bambino che avrebbe dovuto avere poco meno di tre anni, e che avrebbe dovuto correre per i sentieri della riserva facendo squillare la sua risata, e chiamandoti papà.
Avrebbe avuto i tuoi occhi, ne sono sicura. I tuoi occhi e la tua bocca.
La tua bocca. Se chiudo gli occhi per un attimo riesco a sentire la consistenza delle tue labbra sulle mie, il loro sapore, e la disperazione con la quale mi stringevi l'ultima volta che siamo stati insieme.
"Non è ancora il momento. Non mi sento ancora pronto per riprovarci. Ma ti amo, e ti amerò per sempre".
Non ricordo molto di quella notte, Ethan, ma le parole con cui mi lasciasti, sì. Sono state quelle a frenarmi, tutte le volte in cui pensavo di dirti che aspettavo un bambino.

Ero venuta a Seattle per un controllo, e d'improvviso avevo avuto l'idea di incontrarti per parlarne, ma quando ero arrivata sotto quel dormitorio e ti avevo trovato con le labbra sulle sue...

Mi hai spezzato il cuore, Ethan, perché proprio lei? Perché proprio le sue labbra dovevi cercare, quella sera? Mi avevi giurato che lei per te era al pari di Sarah, una sorella, senza nessuna implicazione romantica.
Hai scoperto il mio segreto quando ormai era troppo tardi. Il nostro bambino non c'era già più.
Finalmente Sarah sta per annunciare a tutti del suo matrimonio, così potrò andarmene a casa e far passare altri tre anni, prima di vederti ancora.
«Aspetto un bambino.»
Le lacrime mi appannano la vista, e faccio appena in tempo a lasciare la mano di Tim e a voltarmi per fuggire via, prima che inizino a scendere lungo le mie guance. Chissà, se te ne sei accorto. Chissà, se quello che mi dicesti una volta vale ancora.
«Sento ancora l'odore delle tue lacrime, e so che sono il responsabile per ognuna di loro» la tua voce calda, morbida, mi riempie le orecchie, e il calore che sento non è quello della tua pelle, no, mi stai a distanza. E' la mia pelle a bruciare, reagendo alla tua vicinanza. E' bastato un attimo, il tuo fiato sulla pelle del mio collo, e il mio corpo ha risposto alla tua presenza. Un piacevole formicolio si scatena nel mio ventre e diventa sempre più intenso.
Stringo convulsamente la corteccia dell'albero su cui sono appoggiata, e prego perché il bisogno spasmodico di te che sento in questo momento passi presto. Chiudo gli occhi, per un secondo, cercando di non farti vedere quanto ancora sia forte la tua influenza su di me e sul mio corpo, pur appagato.
Non sono una verginella, Ethan, ma questo lo sai, vero? Faccio regolarmente sesso con il mio ragazzo, e anche del buon sesso. Ma lui... lui non è te.
Nonostante tutti i miei tentativi, ti accorgi lo stesso della guerra che sto combattendo contro me stessa, e ti avvicini, incapace, come me, di resistere alla magia che ci lega. Continuo a tenere gli occhi chiusi, pur sapendo che è un grave errore. Pur sapendo che in questo modo gli altri sensi risulteranno amplificati.
Sento il peso del tuo corpo contro il mio, sento le tue mani appoggiarsi all'albero, proprio vicino alle mie, sento la carezza del tuo naso contro la pelle del mio collo, sento le tue labbra sulla mia tempia.
Sento le tue parole. «Ti amo ancora, Terry».
Poi non sento più nulla. Apro gli occhi e tu non ci sei. Resto solo io. A chiedermi se tutto questo sia stato solo il frutto della mia immaginazione.

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