Attack (Ethan)
Ethan
Felice. Come non mi capitava di essere ... no, sto dicendo una bugia. Sono sempre felice quando sono vicino alla mia Esther. Ma adesso lo sono in maniera particolare. Perché, finalmente, lei sa tutto. Sa quanto la amo e quanto l'ho sempre amata. Sa del tatuaggio e ha il bracciale. Sa che non posso volontariamente allontanarmi da lei, non se lei vuole me al suo fianco. E ha promesso che cercherà di essere meno gelosa.
E' con questo pensiero che entro in casa, con il sorriso sulle labbra, e abbraccio la piccola July. La mia sorellina sempre sorridente, che mi stringe il collo con le sue braccine paffute. E' mentre penso a quello che è appena successo che vengo travolto dai miei fratelli-terremoto, che si attaccano alle mie gambe appesantendomi di due zavorre che trascino sul pavimento fino alla cucina, dove so che troverò Nessie intenta a preparare la cena, sono le sei e un quarto, anche se papà non si vede ancora in giro.
Rimango sulla soglia, attendendo che si volti verso di me e, quando lo fa, vedo le sue labbra stirarsi in un sorriso, prima che dalla sua bocca esca una risata.
«Ti hanno catturato?» chiede, mentre ancora ride, indicando i suoi tre piccoli mostri. Rido anche io, e i cuccioli con noi.
«Qual è il gioco di questa settimana?» le chiedo, mentre afferro una mela dal cesto sul bancone per evitare di muovermi ulteriormente. Non voglio che i piccoli si facciano male.
«Questo credo sia nuovo - mi risponde seria - sei mancato loro. Molto»
«Sì, ci sei mancato, e non permetteremo che tu te ne vada via!» aggiunge Jason, con una vocina arrabbiata. Mi chino su di lui, per prenderlo in braccio, facendo in modo che July finisca su un lato. Joseph si rialza e va da Nessie, che gli spolvera i pantaloni e la maglietta e lo prende in braccio a sua volta.
«Mi siete mancati anche voi - fisso intenzionalmente Joey, in modo che capisca che anche lui è compreso in quel "voi" - tutti e tre. Ma devo andare all'università. E domenica tornerò a Seattle» meglio mettere le cose in chiaro fin da subito, perché non facciano scenate domenica.
«Posso venire con te?» mi chiede July. So che è quella alla quale sono mancato di più, e mi pesa risponderle come sto per fare.
«No, Juliet, non puoi. Devi restare qui a controllare che Jay e Joey non combinino troppi danni. Altrimenti come farebbero la mamma e il papà?»
«Ha ragione Ethan, July. Come faccio a controllare questi due senza il tuo aiuto?»
Lei ride, una risata dolce e sincera.
Io e Nessie approfittiamo dello stesso istante per posare i bambini a terra e loro fuggono via, ricominciando a giocare.
«Grazie, Ethan» mi dice Renesmee, avvicinandosi per salutarmi.
«Di niente, sorellina - le rispondo, abbracciandola brevemente - Sai dov'è papà?»
«E' venerdì pomeriggio, dove vuoi che sia? Sarà ancora giù all'officina!»
«Allora vado, devo dirgli due cosette! Ci vediamo a cena!»
«Non fate tardi!» mi grida dietro, ma non le rispondo. Sono già fuori dalla porta di casa. Salto in auto - non l'ho ancora neanche scaricata - e mi avvio verso l'officina. Non vedo l'ora di dare la notizia a papà!
Parcheggio di fronte all'officina - da quando hanno sistemato la rimessa, lo spazio prima occupato dalle auto in riparazione è destinato a questo uso - ma non faccio in tempo ascendere dalla macchina, che già vengo catturato dall'esuberanza dello zio Embry.
«Ethan! Tuo padre mi ha parlato di questo gioiellino! - dice, dando una pacca sul cofano dell'auto - E' davvero forte come dice?»
Passo i successivi dieci minuti ad illustrargli tutte le caratteristiche della Touareg, soffermandomi sulle potenzialità del motore e sulle particolarità dei cerchi che mi hanno fatto montare.
«Fantastica! Prima o poi mi farai fare un giretto» dice, lasciandomi finalmente libero di entrare. Trovo papà, Seth e zia Leah che chiacchierano. Hanno delle facce tese, ma con tutto il rumore che c'è in questo posto non riesco a capire molto di quello che dicono. Da quando papà ha preso a lavorare Tim e Adam, due ragazzi della riserva, questo posto non è più l'oasi di pace che lui e zio Embry avevano creato.
«Papà!» urlo, dirigendomi verso di lui. Sono veramente felice di vederlo. A dire la verità oggi ci vuole veramente poco per farmi contento.
«Com'è andata?» mi chiede, quando gli arrivo di fronte. Faccio un sorriso immenso, prima di rispondergli.
«Benissimo! Terry ha capito subito anche il significato di questo, quando l'ha avuto!» mentre parlo, sollevo la manica sinistra della mia t-shirt.
«Hai ... hai dato il bracciale ad Esther?» mi chiede Seth, con un'espressione di sorpresa stampata sul volto.
«Anche tu l'hai dato a mia sorella quando sei partito per l'università, e avevamo a malapena due anni!» non so cosa mi spinga a rispondergli così male. Ed è assurdo che lo faccia in un giorno in cui sono così bendisposto.
«Ma - » questa sua breve esitazione mi fa scattare.
«Non è la stessa cosa, Seth? Esther è il mio imprinting, come Sarah è il tuo. Vuoi dire che il mio vale meno?» stringo i pugni e gli occhi, e inizio a tremare. Non rischiavo di perdere il controllo in questo modo da quando avevo dodici anni. Non so cosa mi stia capitando proprio oggi.
«No. Sono imprinting entrambi. Allo stesso modo» conclude, tranquillamente, continuando ad osservarmi. Prendo un respiro e cerco di calmarmi.
«Seth, perché non vai a preparare il borsone? Dovrai viaggiare tutta la notte, prima ti metterai in cammino e meglio sarà» papà mi viene in aiuto, e non so se lo faccia perché è mio padre oppure perché è il nostro alpha e non vuole vederci l'uno contro l'altro.
«Vado! Ci vediamo domenica notte!» risponde Seth.
«Meglio per te che sia lunedì mattina!» gli dice papà, minaccioso. Ma, prima che Seth sia fuori dalla porta, gli sfugge un sorriso.
«Ethan, cos'hai?» mi chiede, mentre ancora seguo Seth con lo sguardo.
«Sono felice, le cose non potrebbero andare meglio» gli rispondo, voltandomi verso di lui con un sorriso.
«Ethan, sono tuo padre» dice, ma so che le sue parole significano "non cercare di fregarmi, non sono scemo".
«Oh ... va bene! Non so che mi stia succedendo. Seth mi innervosisce, così come mi innervosisce stare in mezzo a quelli del branco, quando mi trattano come un ragazzino. Mi viene voglia di dimostrare loro - »
«Che sei cresciuto e che non sei uno qualsiasi. E' il tuo sangue di alpha che si fa sentire, Ethan. Un giorno avrai voglia di sfidarmi. Era una cosa che aspettavo da tempo, figliolo»
«Vuoi dire che sapevi che sarebbe successo?»
«Sì, Ethan, o almeno lo ipotizzavo. E' istintivo per un lupo che ha il sangue di alpha cercare di affermarsi sugli altri. E Seth ti dà fastidio perché pensi che stia usurpando il tuo ruolo. O quantomeno lo pensa il tuo lupo» aggiunge, precedendo la mia replica.
«E perché sta succedendo ora?» gli chiedo, sinceramente preoccupato.
«Vuoi dire perché ora e non prima? O perché ora e non tra qualche tempo? - annuisco, e lui continua - Questo non lo so, Ethan. Non posso saperlo. Però puoi provare a parlare con il tuo lupo»
«E come?»
«Non ne ho la più pallida idea. Però so a chi puoi chiedere consiglio»
«A chi?»
«Nonno Billy» mi risponde, sicuro.
«Ma se dici sempre che il nonno -»
«Lo so cosa dico sempre, Ethan - taglia corto, interrompendomi - Ma probabilmente può esserti più d'aiuto di quanto non possa fare io. E' sempre stato più in contatto di me con gli spiriti»
«Devo andare da lui ora?»
«Non ora. Quando ne sentirai il bisogno. Se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni è che tutto ciò che riguarda le nostre leggende non va d'accordo con le cose imposte, ma solo con il cuore»
«Grazie, papà»
«Di niente, Ethan»
«Toglimi una curiosità - gli chiedo, dopo aver meditato per un po' - Secondo te anche Sarah ...»
«Potrebbe, ma la gestirà molto meglio di te»
«Cioè?»
«Ethan, tu e tua sorella non potreste essere più diversi, pur essendo gemelli. E non parlo di differenze fisiche. Tanto lei è spigliata quanto tu seri introverso. Tanto lei è impulsiva quanto tu sei riflessivo. E tanto lei agisce dietro le quinte quanto tu riesci a primeggiare anche non volendolo. Sarebbe un'ottima beta. La tua ottima beta. Ma non vorrebbe mai niente di più»
«Perché ne sei così sicuro?»
«Perché sono vostro padre. Vi ho osservati in questi diciannove anni. Ho visto te diventare sempre più il portavoce e lei occuparsi dei dietro le quinte. Prendi il discorso del diploma. L'ha scritto lei, ci ha passato la notte, eppure non ha voluto, neanche una volta, che si attribuisse solo a lei»
«Già ...» mi lascia meditare per qualche secondo, mentre si allontana da me per parlare con lo zio Embry.
Papà ha pienamente ragione. L'ha sempre avuto, fin da quando, appena trasformato, insisteva per portarmi con sé alle riunioni con lo zio Sam prima e con Seth poi. Ha sempre saputo che sarebbe successo ... o quantomeno lo immaginava.
E ha sicuramente ragione anche su Sarah. A lei non interessa primeggiare. O almeno non le interessa farlo su di me. E' sempre al mio fianco, e lo sarà in ogni circostanza, ma non tenterà mai di strapparmi il ruolo di maschio alpha. Quello che io, a sentire lui, farò con papà.
«Ethan, andiamo?» chiede papà, distogliendomi dalle mie riflessioni.
«Dove?»
«Che ne dici di passare a prendere i piccoli ed andare alla spiaggia, mentre Ness finisce di preparare la cena?» chiede, sorridendo. Annuisco.
Ho bisogno di distrarmi un po', dopo tutte queste rivelazioni, e i cuccioli sono la migliore fonte di distrazione in circolazione.
***************
Seduti intorno al tavolo - io, papà, Nessie e tre seggioloni - chiacchieriamo allegramente del più e del meno. Nessie ha voluto sapere molto dell'università. L'essersi sposata così presto con papà le ha impedito di fare quell'esperienza, ma giurerei che tra un paio d'anni, con July in età da scuola materna, riprenderà anche lei i suoi studi. Non che l'università possa insegnarle qualcosa più di quello che già sa.
«Vedi? Lei è Beatrix, e lui Nahuel» dico, mostrando a papà e Nessie una foto che ho scattato con il cellulare e che ritrae me e i miei due amici.
«Esther sa che è così carina?» chiede papà, mentre toglie piatti e posate dalla tavola per lavarli.
«No, sa solo che è bionda. E che pertanto non è il mio tipo»
«Stai iniziando a farti furbo» sottolinea Renesmee, prendendo in braccio la piccola July, che si è addormentata sul seggiolone.
«Si chiama istinto di sopravvivenza, Ness!» ribatto, con un sorriso.
Papà aspetta che nella cucina rimaniamo solo noi uomini, prima di continuare con le domande. Poco importa che gli altri due uomini di casa siano mezzi addormentati sui loro seggioloni ed abbiano cinque e tre anni.
«Cos'altro le hai detto di Beatrix?»
«Le ho detto che è carina, intelligente, e che somiglia molto a Sarah, per quanto riguarda il carattere. E che sicuramente sarebbero andate d'accordo»
«L'ultima cosa mi sembra decisamente improbabile, ma sono contento che tu sia stato onesto con lei»
«Perché?»
«Perché se non fossi sicuro che l'imprinting non sbaglia, e che quindi Esther è la tua compagna ideale, mi verrebbe da dire che è questa Beatrix la tua metà»
«No, papà. Io sono sicuro di quello che voglio. Ed è Esther che voglio. Nessun altro. Per Trix non provo nient'altro che stima, e amicizia»
«Sono veramente felice che tu sia così sicuro»
«Anche perché sarei veramente uno stronzo se puntassi la stessa ragazza del mio compagno di stanza!»
«Ethan! - mi rimprovera, indicandomi i piccoli con gli occhi - E così Nahuel è interessato a Beatrix?»
«Credo sia soltanto incuriosito dal fatto che non ceda ai suoi modi da cavernicolo»
«Prima me la sbatto e poi le chiedo il nome?» ride.
Stavolta sono io a rimproverarlo.
«Papà! - scoppio a ridere - Credo che sia meglio portare questi due a letto prima che imparino tutto ciò che non devono imparare da noi!»
«Non ho voglia di essere picchiato da Renesmee, in effetti»
«Già, come se fosse questo, a preoccuparti!» rido, mentre prendo in braccio Joey, che si aggrappa al mio collo, benché completamente incosciente.
Papà fa altrettanto con Jay, ed insieme andiamo nella loro cameretta. Mentre sto per lasciarlo nel lettino, però, Joey si stringe di più a me e mormora una parola.
«Sarah»
Alla quale seguono altre due.
«Mi manchi»
Lo stringo forte a me e guardo per qualche istante papà.
«Lo porto di sopra con me. Il letto è grande, andrà bene per entrambi! Non sono Sarah, ma comunque metà di lei, no?»
«Ti avverto solo che scalcia quasi quanto te, nel sonno» sussurra sorridendo.
Di sopra, poso Joseph tra le coperte del mio letto, lavo i denti e infilo il pigiama, prima di raggiungerlo.
Non appena mi stendo accanto a lui, Joseph si stringe al mio petto, cercando con le manine la pelle del mio collo. Lo abbraccio, e mi addormento così.
****************
Sabato, 12 Settembre 2026
E' la sveglia a spezzare il mio sonno. Stanotte ho fatto dei sogni strani, insoliti, perché non è stata Esther a riempire i miei pensieri.
Guardo l'orologio, aprendo gli occhi. Sono le undici. Lei sarà sveglia da quattro o cinque ore almeno. Devo assolutamente parlarle.
Scatto in piedi e mi dirigo verso la scrivania. Accendo il portatile e lo connetto a internet. Ho fretta di raggiungere mia sorella. Apro la casella di posta elettronica ... ed è lì, in cima alla lista della posta ricevuta.
Una mail di Sarah.
"Cambridge, 12 settembre
Ethan,
stanotte ho fatto un sogno stranissimo e avevo bisogno di parlartene.
C'eri tu. A dire la verità eravamo io e te, in un giardino. Credo fosse quel giardino pubblico di Forks dove ci portava nonno Charlie e dove ogni tanto abbiamo portato Jay e Joey.
Comunque ... tu eri lì fisicamente, io parlavo con te, e tutto a un tratto non eri più tu. O meglio eri tu ... ma era Joseph. Non so come spiegartelo a parole. Quasi desidererei che fosse uno di quei sogni che da piccoli condividevamo, così sapresti perfettamente di cosa sto parlando.
A casa va tutto bene? Joey sta bene? Non riesco a pensare ad altri motivi per i quali sognare te e lui insieme.
Dì ai piccoli che mi mancano molto. Cercherò di farmi sentire di più a casa, ma c'è Alice che mi perseguita ... trova sempre qualcosa di interessante da farmi fare J.
Tra cinque minuti esco con lei e mamma. A proposito, domani è il suo compleanno, ricordati almeno di farle gli auguri.
Ti stringo forte forte.
Sarah"
Incredibile. Lo stesso sogno, la stessa notte. Come quando eravamo piccoli. Ma erano anni che non capitava.
Ed è assurdo che la nostra connessione si sia rafforzata proprio nella stessa notte in cui ho dormito con Joey perché gli mancava Sarah ...
Un'illuminazione improvvisa mi colpisce. Clicco su "rispondi", ed inizio a comporre la mia mail.
"La Push, 12 settembre
Sarah,
capisco perfettamente a cosa ti stai riferendo. Ho fatto lo stesso sogno stanotte.
Ed ho ragione di credere che Joey sia in qualche modo implicato in questo, anche se non del tutto volontariamente.
Faccio qualche indagine, poi ti faccio sapere.
Non stare troppo a preoccuparti ... anche se credo che leggerai questa mail solo tra un paio di giorni ... e a questo sogno non avrai pensato minimamente, fino ad allora.
Ti abbraccio stretta anch'io.
Ethan"
Invio la mail e scendo in cucina. E' deserta.
Un biglietto sul tavolo vicino alle stoviglie per la colazione mi avverte che la mia famiglia è dai nonni. E che mi aspettano per pranzo.
Dannazione ... volevo accertarmi subito che Joey non ricordasse il sogno e che la mia mente e quella di Sarah fossero del tutto private.
Non voglio pensare che lui sappia sfruttare quel tunnel che c'è tra il mio cervello e quello di mia sorella e che noi stessi pensavamo di aver sepolto nei meandri dei nostri cervelli.
Faccio colazione, lavo le stoviglie, mi lavo e mi vesto, e mi avvio a piedi verso casa dei nonni.
Passo prima da Terry per avvertirla che ci vedremo solo nel tardo pomeriggio. Ci rimane un po' male, sulle prime, ma poi capisce che fa parte di quelle cose per le quali non mi piace che si lamenti, e si stampa un sorriso comprensivo in viso. E' finto, lo so che lo è, non vorrei neanche io essere diviso da lei quando siamo abbastanza vicini da poter passare del tempo insieme, ma è la mia famiglia, e devo stare un po' con loro.
Lasciata Esther, mi avvio verso casa dei nonni. E' una fortuna che ora abitino tutti insieme, così posso andare a trovarli in una volta sola.
Ricomincio a pensare a Joey e alla possibilità che questo sia il suo potere, così simile a quello di sua madre. In fondo è suo figlio! A casa dei nonni vengo accolto da un giro di abbracci e baci. Sembrano mesi che non mi vedono, e invece è a malapena una settimana.
«Allora, Ethan, come è andata la prima settimana a Seattle?» chiede nonno Charlie, che deve essere appena tornato dalla pesca, a giudicare dal suo abbigliamento.
Per l'ennesima volta parlo della settimana intensa tra studio e lezioni, e dei miei nuovi amici. Rispondo ancora una volta alle domande su Trix e sulle reazioni di Terry quando le ho parlato di lei. Chiarisco di nuovo che la vita con quel casinista di Nahuel non è poi così difficile, se mettiamo in chiaro delle regole precise. Non parlo di tutte le sue avventure. Un conto è raccontarle a papà, un altro ai nonni e di fronte ai piccoli, per giunta.
Dopo pranzo aiuto Ness e nonna Sue a riordinare. Non è una cosa che faccio spesso, di solito è Sarah ad aiutare mentre io vado con gli altri uomini. Ma lei non c'è, e non è carino lasciare la nonna e Renesmee da sole. In fondo abbiamo mangiato in nove.
Quando rimane solo da asciugare le stoviglie e rimetterle a posto, decido di spedire la nonna a riposarsi con gli altri, un modo come un altro per rimanere da solo con mia sorella. Voglio condividere i miei dubbi con chi nei poteri sovrannaturali ci sguazza dalla nascita, prima di spaventare Joey.
«Ness, posso chiederti una cosa?»
«Tutto quello che vuoi, Ethan, come sempre» mi risponde, con un sorriso dolce.
«Come ... come si sono accorti che avevi ... beh, che avevi quel potere?»
«Credo di averlo sempre saputo. Papà dice sempre che la prima cosa che ho fatto da neonata è stato cercare di comunicare con lui»
«Ma da sola non l'avresti saputo, se non ci fosse stato qualcuno che voleva ascoltarti, giusto?»
«Sì, Ethan. Credo di sì. Ma non capisco il senso di tutto questo»
«E se ... se Joseph avesse un potere ... e nessuno se ne fosse mai accorto?»
«Joey? Joey è come te ... come tuo padre in tutto e per tutto»
«Ma io non sono solo come mio padre, Ness. Io ho ereditato anche il potere di mamma, tanto che Edward non riesce a leggere nel mio pensiero, no?»
«Pensi che Joey abbia ereditato il mio potere?»
«In parte. Ieri notte ho fatto un sogno strano ... stamattina appena sveglio avrei voluto parlarne con Sarah, e quando ho acceso il PC ho trovato una sua e-mail. Ha fatto lo stesso sogno»
«Inizi a spaventarmi. Erano anni che le vostre teste non davano segni di essere così unite»
«Così sembrava. Ma sembra anche che qualcuno abbia trovato il modo di riunirle»
«Quando siete più deboli. Entrambi addormentati. Nel mondo dei sogni ... ma chi? - la domanda si perde tra le sue labbra nel momenti in cui collega i puntini - Dici che Joseph?»
«Non c'è altra spiegazione. Ieri sera gli mancava Sarah, stanotte l'ho portato a dormire con me ed entrambi abbiamo sognato che lui usasse il mio corpo per parlarle? Non credo che lo faccia volontariamente, voglio dire, dormiva, e probabilmente se lo chiedi a lui non ricorda neanche cosa ha sognato. Ma ciò non toglie che sia il più probabile responsabile di questo strano sogno»
Sospira forte, poi mi guarda.
«Ne parlerò con tuo padre, per il momento non farne parola con nessuno. Soprattutto con Joey. Non vorrei che si sentisse in qualche modo deluso se poi non si rivelasse vero»
«Papà non sarà molto contento di sapere che persino Joey ha dei poteri, temo!»
«Tuo padre vi adorerebbe tutti anche se aveste tre paia di occhi e sei braccia. Ma, sì, sarà un po' deluso di sapere che persino Joey ha qualcosa di me!» sorride, ma è tesa.
Una mezz'oretta dopo, esco di casa e vado da Terry.
Almeno lei riuscirà a darmi un po' di serenità. Non riuscire a sentire Sarah mi dà un po' di tregua, ad ogni modo. Non avrei sopportato di sentirla proprio oggi che è con Seth... che schifo!
Terry vola tra le mie braccia, uscendo di corsa dalla porta di casa, e posa le sue labbra sulle mie.
«Non vedevo l'ora che arrivassi!» mi dice, con un sorriso brillante.
«Non vedevo l'ora di stringerti tra le mie braccia» le rispondo, baciandola di nuovo. E' così che trascorriamo il pomeriggio, passeggiando per la riserva e nascondendoci dietro gli angoli delle case per scambiarci baci brevi e lunghi, più o meno appassionati.
Parliamo di molte cose, ma non le dico la più importante, quella che mi spaventa di più, o che mi preoccupa. Non le dico del mio sangue di alpha che ribolle e che reclama la sua eredità.
Arriva sera, e devo riaccompagnarla a casa. La saluto con un lungo bacio. Spero di sognarla stanotte, almeno il tempo senza di lei sembrerà meno lungo.
«Ehi, Ethan! Sei stato fuori parecchio! Ti abbiamo lasciato qualcosa per cena» dice papà, sentendo la porta di casa aprirsi.
«E se non fossi io?» rispondo ridendo.
«Beh, allora avrei offerto la tua cena a Paul o a Embry. Avrebbero accettato volentieri!» mi risponde sullo stesso tono.
«Non ne dubito, papà! Allora è una fortuna che io sia proprio io!»
«Cos'hai fatto di bello, questo pomeriggio?» mi chiede, mentre mi siedo al bancone della cucina e lui mi porge la mia cena, appena riscaldata nel microonde.
«Sono stato con Terry. Mi sono tranquillizzato, e ora vedo le cose nel modo giusto»
«Cioè?»
Ingoio un boccone di roastbeef, poi gli rispondo.
«Per quanto riguarda Joey ... è un bene che finalmente sappiamo cosa è in grado di fare. In fondo ci siamo sempre chiesti perché lui, dei tre, fosse l'unico a non aver preso nulla da Renesmee. Ed ora sappiamo che non è così.
«Per quanto riguarda me, e il mio sangue di alpha ... sarà quello che deve essere. Accetterò il mio destino, perché questo è ciò che devo fare»
«Sei incredibilmente maturo per la tua età, Ethan»
«Anche tu lo eri»
«Ma io avevo te e tua sorella. Dovevo esserlo»
«Beh, diciamo che mi hai cresciuto bene»
«Grazie»
Poso la forchetta nel piatto e scendo dallo sgabello. E' giusto che queste cose le lavi io, ma papà è più veloce di me e non mi permette di farlo.
«Vai a dormire, Ethan. Domani sarà una lunga giornata. Dovrai parlare anche con Joey!»
Gli do la buonanotte con un bacio sulla guancia, e mi avvio verso la mia camera. Di fronte alle scale incrocio Renesmee, e saluto lei esattamente come ho fatto con mio padre.
****************
Domenica, 13 Settembre 2026
Il terremoto.
E' questo il pensiero che ho, svegliandomi di soprassalto. Apro un solo occhio, però, ed inquadro mio fratello Joseph che salta sul mio letto.
«Ethan, svegliati, papà ha detto che oggi devi fare tante cose ed è già tardi!» mi dice, con quella vocina squillante ed allegra fin dalla prima mattina. Mi ricorda Sarah, ed entrambi mi hanno sempre dato fastidio da morire.
Mi giro dall'altra parte, scocciato, ed infilo la testa sotto il cuscino. Sento che si butta sul letto in ginocchio, vicino alla mia schiena, e cerca il mio viso con una manina.
«Joey, vai da Ethan e sveglialo. Se non si alza digli che lo aspetta il secchio»
Scatto a sedere, stupendo me stesso e anche il piccolo, che mi guarda con gli occhi sgranati. Capisco di averlo spaventato con la mia reazione, così lo attiro verso di me e lo abbraccio brevemente.
«Joey, come hai fatto?»
«Bello, vero? La mamma mi sta insegnando a far vedere le cose agli altri!»
Allora avevamo ragione. Il potere di Joey è molto simile a quello di Renesmee.
«Fantastico! Dici che papà era serio quando parlava del secchio?»
Annuisce con forza. «Ma ora sei sveglio, quindi la minaccia non vale più» asserisce convinto.
«Come fai a saperlo?»
Scuote la testa. «Non lo so. Ma è così»
Decido di approfondire. In fondo papà voleva che scoprissi quanto ricordava del sogno di venerdì notte, no?
«Perché ne sei così sicuro?»
«Perché quando ti sei svegliato il suo odore è cambiato»
Lo fisso perplesso.
«Che significa che il suo odore è cambiato, Joey?»
«Non so perché, ma le persone hanno odori diversi di momento in momento»
«Non è così, Joey. Le persone hanno sempre lo stesso odore, più o meno coperto da profumi e deodoranti, ma è sempre lo stesso»
«Anche Jason la pensa così. E anche Sarah» risponde mogio.
«Sarah lo sa? Sa che tu senti odori diversi addosso alle persone?»
Annuisce.
«Non me l'ha mai detto» mormoro.
«Le ho chiesto io di non farlo, Ethan. Non voglio essere quello strano[1]»
Gli metto le mani sulle spalle e lo guardo negli occhi. Cavolo, sto trattando da adulto un bimbo di tre anni!
«Joey, credimi, non sarai mai "quello strano". Noi ti vogliamo bene, qualunque cosa tu dica di saper fare o meno»
«Ma Jay e July ...»
«Jay e July?»
«Jay e July dicevano che tu e Sarah vi siete spaventati quando avete scoperto i loro poteri, e io non volevo che aveste paura di me» abbassa la testa e fissa le coperte sfatte del mio letto.
«Vero, ma Jay mi ha fatto cadere in testa l'intera enciclopedia, e July ha provocato un'ustione di secondo grado sul braccio di Sarah. Tu al massimo sei entrato nei nostri sogni e li hai manipolati un po', ma sei perdonato!»
Alza la testa di scatto e mi osserva a lungo prima di parlare.
«Scusami»
«E per cosa?»
«Avevo bisogno di Sarah. Volevo parlare con lei, ma lei non risponde mai al telefono. Ed ero tanto triste, ma poi tu mi hai portato a dormire con te ed i miei desideri si sono realizzati. L'ho vista e le ho parlato!»
«Joey, hai usato il tuo potere per parlare con lei» gli dico.
«No, dormivo»
«Lupacchiotto, credimi. E' così»
«Pensavo che ... »
«Cosa pensavi?»
«Pensavo che fosse una cosa che riuscivo a fare solo con Jay e July. Metterli in comunicazione, sai»
«Vuoi dire che ci riesci anche con Jason e Juliet?»
Annuisce.
«E con chi altri?»
«Non ho provato con nessun altro»
«Capisco ... e ... quella cosa degli odori che mi dicevi? Con chi l'hai provata?»
«Con tutti. Papà odora di menta forte quando si arrabbia, e di rosmarino quando è calmo. E quando è vicino alla mamma il suo odore fa pizzicare il naso come il peperoncino piccante. Tu profumi di pino quando sei in condizioni normali, ma di mare in tempesta quando sei arrabbiato. E quando sei con Terry hai un odore di legno speziato. Terry profuma di rose e gelsomino. Seth va dalla noce moscata alla cannella e Sarah ... lei ha i profumi più buoni di tutti. Normalmente sa di zucchero filato, e quando è con Seth il suo odore è quello di un dolce al cioccolato. Ma quando è arrabbiata lo senti subito. Odora di yogurt»
Rido per la smorfia che fa quando ricorda l'odore acre dello yogurt.
«Hai detto a papà e Nessie questa storia degli odori?» gli chiedo.
Scuote la testa.
«Allora scendiamo e ne parliamo anche con loro. Poi voglio fare un esperimento»
«Cosa?»
«Vorrei che provassi a mettere in contatto me e papà»
***************
«Sì, papà, ho capito che viene zia Rachel a pranzo. Torno tra una mezz'oretta» dico, chiudendomi la porta di casa alle spalle. La mia Terry è venuta a trovarmi "stamattina", e sto uscendo con lei. Sorride e scuote la testa, forse ricordando la promessa che aveva cercato di strapparmi la sera in cui ci siamo messi insieme.
La prendo per mano, e mi dirigo verso il bosco.
«Ethan, io ...»
«Oh ... lo so che papà non vuole che tu ti avvicini al bosco, ma ci sono io ... e poi quel coso non si fa vedere da un paio di settimane ormai. Magari ha cambiato zona di caccia, no?»
Annuisce, poco convinta, ma viene con me. Il bosco è la mia parte preferita di tutta la riserva, e non sarà uno stupido succhiasangue ad impedirmi di entrarci.
«A che pensi, Ethan?» mi chiede all'improvviso Terry.
«A tutto ... e a niente. Al fatto che Joey abbia dei poteri e li abbia tenuti nascosti finora, alla chiacchierata che ho avuto venerdì pomeriggio con papà -»
«Raccontami qualcosa di quella chiacchierata, non mi hai detto molto, ma è ovvio che ti preoccupa, se continui a rimuginarci su» La mia Esther. Sempre pronta a cogliere i miei pensieri. Ora che tutta la questione gelosia sembra essere rientrata, ritrovo la ragazza di cui mi sono innamorato.
La bacio brevemente sulle labbra.
«Non c'è molto da dire. Abbiamo parlato del futuro ... di quello che mi aspetta tra qualche anno. Il destino del branco»
«Sarai alpha» afferma, guardandomi seria, con un'espressione indecifrabile. Non riesco a capire se sia contenta o meno.
Annuisco, per spingerla a continuare, quando le mie narici iniziano a bruciare. Un odore tremendo, una puzza immonda. E so a chi, o meglio a cosa appartiene.
Un succhiasangue.
Il succhiasangue.
Dove fino a un attimo fa non c'era niente, ora c'è lui. Quello che ha causato la trasformazione di Terry tre mesi fa. Quello che continua ad apparire nei boschi della riserva che pure sono tornati ad essere continuamente pattugliati. Quello che non si è capito cosa faccia qui.
«Oh, guarda cosa è capitato qui oggi per pranzo. Il bel bocconcino che mi era sfuggito qualche tempo fa. Ti sei fatta ancora più bella, dolcezza. Sebbene il tuo odore - storce il naso - il vostro odore, non sia dei migliori. Ma del resto ... sei piena di buon sangue. Ed affamato come sono non starò certo ad annusare il cibo!»
«Dovrai prima passare sul mio cadavere» ringhio, mettendomi bene in vista di fronte ad Esther, pronto alla trasformazione.
Terry però non vuole essere protetta, e si mette di nuovo al mio fianco.
«Combatteremo insieme» mi sussurra, caricandosi per la trasformazione.
Un secondo dopo, al nostro posto ci sono due lupi, inferociti e combattivi. Ed enormi.
Il vampiro non trema di fronte a noi, non si muove di un millimetro. Non lo spaventiamo. E questo può essere solo per un motivo.
Sa di essere più forte di noi, mi dice Esther, rispondendo ai miei pensieri.
Sì, perciò ora tu te ne vai a casa.
Se sa di essere più forte di me e te insieme, cosa pensi che farà a te da solo? Rimango qui!
Esther, vattene.
No. Non senza di te.
Terry, ho detto vai via! Il tono da alpha che ho usato sorprende anche me, mi lascia interdetto quanto gli occhi feriti di Esther, che mi fanno vergognare del mio primo ordine alpha. Il primo. E l'ho usato con lei. Se papà si sente così ogni volta che ne usa uno, non c'è da stupirsi che non lo faccia spesso.
La guardo abbassare la testa e voltarsi per andarsene.
Il succhiasangue la fissa.
«Dove te ne vai?» le chiede. Tanto mi basta per mettermi in posizione d'attacco tra lei e lui. Ringhio, per attirare la sua attenzione, e lui mi guarda con un ghigno sardonico.
«Pensi di essere abbastanza forte? Ti avrei risparmiato, se me l'avessi lasciata. Ma con questa mania di fare l'eroe non posso proprio tenerti in vita»
Ringhio di nuovo.
«Oh, certo, mi costerà una certa dose di dolore contravvenire agli ordini. Lei non sarà certamente delicata, come te, se ti uccido. Ma, pazienza. Inventerò una scusa. Il mio signore non è qui, e sono piuttosto bravo a tenere nascoste le mie marachelle»
Ciò significa che lui è qui insieme ad altri per me?Ma a cosa posso servire a dei vampiri?
«E poi c'è sempre tua sorella. Morto te, rimane lei. Ed è sempre un'utilissima merce di scambio, se solo capissimo dove si è cacciata»
Le zampe davanti mi cedono. Sarah deve rimanere fuori da tutta questa storia. Sarah tornerebbe qui e ... loro sanno. Il pensiero mi colpisce come un treno.
Ringhio più forte e mi preparo all'attacco, non ne posso più di stare a sentire questo coso che sputa veleno su me e mia sorella. Merce di scambio per cosa poi?
Richiamo le lezioni di Jasper alla mente, e mi preparo a combattere.
Scatto, ci scontriamo a metà strada. La mia mascella si chiude alla ricerca della sua testa, o di un pezzo qualsiasi di lui, ma non lo trova. E' velocissimo, ed esperto nell'arte del combattimento. Cosa, questa, che non sono io.
Mi sferra un pugno sul naso, facendomi lacrimare un occhio e rendendomi impossibile vedere per qualche secondo. Secondo di cui approfitta per scomparire. Sento ancora il suo odore, però, perciò deve essere qui, nascosto da qualche parte. Chiudo gli occhi e lo cerco con gli altri sensi, rimanendo all'erta, il che mi permette di spostarmi e sferrare una zampata che lo colpisce in pieno scaraventandolo contro un albero, quando cerca di sorprendermi cadendo dall'alto.
Il bosco è un ottimo terreno di lotta, se sai come usarlo, ma può anche diventare letale, se non lo conosci.
Cerco di approfittare di un attimo di stordimento del vampiro, ma non ci riesco. Ci inseguiamo, sferriamo attacchi a vuoto e altri a segno, ma siamo sempre in sostanziale parità.
Anche se forse è in vantaggio lui. Io sanguino, e il perdere sangue mi fa perdere forza. E soprattutto mi stanco.
Le mie scapole di lupo fanno su e giù in maniera convulsa. Questo combattimento mi sta sfinendo più di una giornata con i miei fratellini.
E lui invece è lì, fresco come una rosa, per nulla intaccato dai miei colpi.
«Sai, se non ti stancassi così in fretta non saresti niente male come avversario - afferma, avvicinandosi lentamente - ma ora mi sono stufato di combattere, perciò ...»
Sul suo viso si forma un ghigno al pensiero di quello che sta per farmi. Le mie zampe posteriori cedono, sotto il peso della stanchezza , e a fatica cerco di raddrizzarle. Un attimo di distrazione, tanto basta per ritrovarmi con le braccia del vampiro intorno al collo e la sua testa vicino a un orecchio.
«Beh, ti saluto. Ci rivediamo all'inf-» non riesce a finire di sussurrare la frase, perché viene scaraventato via da una forza che non è la mia. Riesco appena a vedere il pelo rossiccio di mio padre - non può essere Sarah, lei è lontana da qui - prima che si allontani alla caccia del succhiasangue.
Prima di correre via, però, mi sfiora con uno sguardo furioso, e mi urla qualcosa nella testa.
Ti avevo chiesto di non entrare nel bosco, Ethan. Te l'avevo chiesto come favore personale. Pensi che lo facessi per sport, sapendo quanto ti piace questa parte di Riserva?
Un attimo dopo non riesco più a vederlo, ma posso sentire i fendenti che lui e la sanguisuga si scambiano nel bosco.
Non fai più il gradasso, eh? Come ci si sente a prenderle, bastardo? Non aspettavo altro che trovarti per dartele di santa ragione!
Il vampiro non può certamente sentirlo, ma lui gli inveisce contro, e continua a farlo. Alla fine c'è solo silenzio.
L'adrenalina che mi ha tenuto in piedi finora mi abbandona, e crollo sotto il peso delle ferite che ho riportato.
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