Rimessa pt.1 (Pov Renesmee/Ethan/Renesmee)
Renesmee
«Non ne posso più di questa situazione!» urlai, sbattendo il coperchio sulla pentola mentre preparavo il pranzo. Sarah e Seth erano seduti sul divano a guardare un cartone animato, e Billy godeva della compagnia della nipote e del... figlio acquisito? Nipote acquisito? Fidanzato della nipote? Vabbè, di Seth. Si voltarono tutti e tre a guardarmi, stoppando il DVD che stavano vedendo.
La Bella e la Bestia. Il preferito di Sarah.
«Cos'hai, Nessie?» mi chiese Seth, il primo a riprendersi dallo shock per il mio improvviso sfogo.
«Cosa ho? - urlai, sfogando su di lui le frustrazioni accumulate in quegli ultimi tre giorni - Ho che sono tre giorni che Jacob sta rinchiuso con Ethan in quella stramaledettissima rimessa a fare non so bene cosa. Lei si rifiuta di dirmelo, perché l'ha promesso a suo fratello, e tu, che lo sai perché te l'ha detto lei, le hai promesso che non me l'avresti detto. Morale della favola, tutti sapete quello che stanno facendo quei due là dentro tranne me e Billy»
«Beh, non vorrei farti arrabbiare di più, ma...» iniziò il mio futuro suocero, sempre che non avessi ucciso suo figlio prima che lo diventasse.
«Lo sai anche tu?» gli urlai contro interrompendolo. Lui abbassò gli occhi, confermandomi quello che avevo capito.
«Perciò sono l'unica a non sapere!» esclamai furente. Odiavo essere all'oscuro di qualcosa che, all'apparenza, sapevano tutti.
«Nessie, quello che stanno facendo non lo dovrebbe sapere nessuno. Io lo so solo perché non posso fare a meno di dividere i pensieri con quell'idiota nella rimessa, che nella rimessa con papà non ci starebbe neanche se non fosse idiota come invece è»
«Non parlare così di tuo fratello, e spiegati meglio, ragazzina»
«Intanto non chiamarmi "ragazzina", devo ricordarti che sono sempre tua sorella maggiore? - già, lo era, e me lo ricordava ogni volta che cercavo di farmi rispettare - Ethan non sarebbe nella rimessa, se quando è andato a parlare con Esther non fosse successo quello che è successo»
«Non so neanche cos'è successo a lui. Non me l'ha voluto dire. E' rientrato a casa con una faccia sconvolta e Jake l'ha subito portato con lui nella rimessa»
«La faccia non era sconvolta, era schifata. Ecco perché è un idiota»
«Secondo me la state facendo entrambe più grande di quella che è - Billy interruppe il nostro battibecco - e tutto per un innocuo bacetto sulla guancia»
«Che cosa?» esclamai ad alta voce.
«Io non posso commentare, Ethan mi ammazza se lo faccio. Tanto già lo prendo abbastanza in giro per fatti miei» mi rispose Sarah, riavviando il lettore DVD e canticchiando insieme a Lumière sulle note di "Stia con noi", seguita prontamente da Seth, che non trovava più interesse nella nostra discussione, ora che lei se ne era tirata fuori.
«Che significa "un innocuo bacetto sulla guancia", Billy?» chiesi, con più grazia di quella che avevo usato negli ultimi dieci minuti.
«Significa che Esther ha dato un bacio sulla guancia a Ethan, e lui è fuggito sconvolto da casa di Emily e Sam» rispose Billy ridacchiando.
«Ma... ma... come ha fatto? E per solo un bacio sulla guancia?»
«Nessie, è un bambino di undici anni, nonostante il suo aspetto, e come tale si comporta. Ricordo ancora quando Jake tornò da scuola dopo che Mary, una cugina di Quil, gli aveva dato un bacio sulla guancia. Stette con il broncio per tre ore prima di dire a Rachel cosa era successo»
«Perché papà si aprì con zia Rachel e non con te, nonno?» chiese Sarah, che ovviamente non stava seguendo il film alla tv, ma la nostra discussione.
«Conosci tua zia. E' difficile resisterle. Specie se si presenta da un bambino affamato con una fetta enorme di torta al cioccolato appena sfornata»
«Quindi devo prenderlo per la gola per farmi dire le cose?» chiesi.
«Temo che nel tuo caso non servirebbe a molto. Proprio non riesci a sopportare che qualcuno ti voglia fare una sorpresa?»
«Sorpresa? Per me? - chiesi. Tutto mi ero aspettata, tranne che stesse nella rimessa per fare una sorpresa a me - Mi aveva detto che voleva farne una specie di rifugio per il branco ora che Sam ha deciso di uscirne...»
«E tu gli hai creduto? Emily non permetterebbe mai di essere spodestata così!» mi rispose Billy, ridacchiando sotto i baffi che non aveva.
«Non avevo motivo per dubitarne... ehi... ma cosa sta facendo allora?»
«Ah, no, non chiedere a me, tesoro. Ti ho già detto troppo!» rispose, scoppiando a ridere.
«Nessie, Ethan chiede se è pronto, lui e papà hanno fame!»
«Tuo padre non si merita un bel niente, però se è anche per Ethan... digli che tra un quarto d'ora è pronto - rispondo, finalmente rasserenata e di nuovo sorridente - voi due siete meglio di un interfono!»
«Mi sento offesa!» disse Sarah mettendo il broncio, e incrociando le braccia al petto.
«Dai, principessa, Nessie stava scherzando!» le disse Seth, sciogliendole le braccia con le mani e mettendo il viso di fronte al suo. Bastò un sorriso di quell'uomo per far tornare il buonumore a Sarah.
«Seth, così non vale! Ero arrabbiata, ma se fai quel sorriso mi dici come posso esserlo?» Seth in risposta l'abbracciò.
«Ehi, Seth, se ti fai trovare così da Jake ho l'impressione che dovremo cambiare la tappezzeria al divano» gli disse Billy.
«Grazie, Billy!» borbottò lui, rimettendosi a sedere. Da quando Sarah si era trasformata, Jake diventava giorno dopo giorno più geloso di lei, sebbene sapesse di non averne alcun motivo. Ma i padri erano fatti così, gelosi delle figlie femmine. Così era per Jake, per Billy, nonostante le sue figlie femmine fossero entrambe felicemente sposate con prole, e per mio padre, che continuava a chiamarmi ogni giorno per sapere come stavo, e se Jake mi stesse trattando bene. Sì, le cose erano così. I padri erano gelosi delle figlie femmine. Cosi da piccole, come e più quando crescevano.
«Cosa c'è per pranzo?» mi sussurrò Jake, entrando di soppiatto in cucina, e abbracciandomi da dietro.
«Per te niente, se non mi dici cosa state combinando in quel garage! Non voglio essere sempre l'ultima a sapere le cose!»
«Dai Nessie, fai mangiare papà... sarai contenta anche tu quando avremo finito, fidati di me!» mi disse Ethan, facendo una faccina tenera a cui era impossibile resistere. Somigliava troppo a suo padre, per questo riusciva a fregarmi.
«Oh, e va bene! Andatevi a lavare le mani, tutti e due, tra cinque minuti è pronto in tavola. Seth, Sarah, apparecchiate, per favore!»
«Si, signora!» scattò in piedi Seth, spegnendo la televisione, prontamente imitato da Sarah. Presero la tovaglia e i piatti dalla credenza, ed apparecchiarono per sei.
Pranzammo in tutta tranquillità, con Ethan e Sarah che bisticciavano come tutti i fratelli e Jake che li rimproverava, come ogni padre. Fu mentre riassettavamo, e Ethan e Sarah continuavano a guardare il cartone che avevano interrotto precedentemente, che ricevemmo una visita.
«Possiamo?» chiese una voce, femminile e nota.
Ethan
No, lei no. Se parla al plurale vuol dire che c'è anche...
«Zia Emily! Terry! Ci siete venute a trovare! Dov'è lo zio Sam?»
Sarah, perché non chiudi quella boccaccia e pensi prima di parlare? Chiesi a mia sorella semplicemente indirizzandole il mio pensiero, e lanciandole un'occhiataccia, ricevendone una in cambio.
«Abbiamo lasciato tuo zio a tagliare la legna dietro casa, Sarah! Ormai è novembre, e non tutti sono delle stufe ambulanti come lui!»
«E come mai siete venute da noi?» insistette lei.
«Esther voleva parlare con Ethan» rispose lei, mentre io cercavo di defilarmi dalla porta della cucina.
Dannazione! Non può farmi questo.
«Ethan è impegnato con me, Emily. Stiamo tornando a lavorare nella rimessa»
Grazie papà! Ti ho già detto quanto ti voglio bene?
«Ethan, solo un minuto!» Terry, no, non con quella vocina. Lo sai che...
«Va bene» ecco, appunto, lo sai che non posso deluderti. Le parole mi erano sfuggite di bocca. Papà mi fissò per un lungo momento, poi scosse la testa, e si voltò a guardare Nessie.
Sì, ok,è l'imprinting che parla per me, e allora?
«Andiamo fuori?» mi disse Esther, arrossendo. La seguii nella veranda. Ovviamente lei non sapeva che non c'era nessuna differenza tra l'interno e l'esterno di quella casa, dato l'udito finissimo dei suoi abitanti.
«Scusa» mi disse, a voce bassa e tenendo gli occhi fissi sul pavimento, tanto che temevo che non avrei mai sentito quello che aveva detto, se non avessi avuto i poteri del lupo.
«Per cosa?» chiesi.
«Per... per... per il bacio. Non dovevo»
«Hai fatto quello che ti sentivi di fare, non devi scusarti!» le risposi, forse un po' troppo appassionatamente.
«Io... io volevo dirti che... che ti voglio bene, ma tu sei scappato via e non ti sei fatto vedere più»
«Stavo aiutando papà a sistemare la rimessa» le risposi, dolcemente. Non mi ero reso conto di quanto le avessi fatto male, scappando in quel modo, ma il bambino di undici anni che era in me aveva prevalso sull'imprinting, in quel momento e nei giorni successivi. Dovevo chiedere a Seth come riusciva a gestirlo.
«Ora lo so, ma pensavo non volessi più giocare con me» mi disse, sempre tenendo gli occhi bassi.
«Terry... - mi inginocchiai davanti a lei, per guardarla in faccia, ormai ero più alto di una sessantina di centimetri - io per te ci sarò sempre. Se tu vuoi giocare con me, basta che vieni qui e me lo dici. Te l'ho detto, sono sempre io, anche se sono cresciuto in altezza»
«E sei diventato più bello!» mi rispose lei, ritrovando il sorriso e gettandomi le braccia al collo. Un altro dei momenti in cui l'undicenne che ero mi suggeriva di fuggire. Rimasi rigido come un palo in attesa che sciogliesse l'abbraccio.
Sentii una voce commentare dall'interno della casa.
«Jake, è proprio tuo figlio. Allergico alle manifestazione d'affetto!»
«Io non sono allergico alle manifestazioni d'affetto, Emily!»
«Non ora, ma se non sbaglio fino a poco più di due mesi fa le uniche persone che potessero abbracciarti erano i tuoi figli!»
«Comunque mi hai paragonato a un undicenne!» rispose papà, brontolando.
Terry sciolse le sue braccia proprio in quel momento. Questa volta toccava a me guardare il pavimento. Chissà cosa c'era di interessante poi, erano tavole di legno, ma senz'altro era meglio che guardare la delusione negli occhi di Esther, che si era sicuramente accorta di quanto fossi rimasto rigido. Aveva otto anni, ma non era stupida!
«Almeno non sei scappato!» mi disse lei.
Come volevasi dimostrare.
«Scusa» mormorai io, a voce talmente bassa, che non ero certo che mi avesse sentito.
«Non fa niente. Pace?» mi chiese, tendendomi il suo dito mignolo. Lo strinsi con il mio, rimanendo comunque attento a non farle del male.
«Pace» confermai, sorridendole.
«Ora io devo tornare a casa con la mamma. Ultimamente non si sente troppo bene» mi disse, un po' preoccupata.
«La zia sta male?» le chiesi, allarmato. No, lei non poteva stare male. Lei era la zia Emily, quella che c'era sempre quando avevo bisogno di qualcosa, quella che mi cucinava i dolci quando ero triste. Non poteva stare male.
«Non lo so. Forse ha solo un po' di influenza. Passa tutte le mattine in bagno, come me lo scorso inverno»
«Ti preoccupa molto?» le chiesi.
«No. Ma è la mia mamma. Non può ammalarsi e fare finta di niente, non con me. Però tu non dire nulla. Neanche a Sarah, va bene?»
«Va bene» le promisi, sapendo già che quella promessa era stata infranta, perché quella casa era piena di impiccioni, e perché Sarah vedeva tutto quello che vedevo io. Pensavo che con la trasformazione quella cosa si sarebbe attenuata, fino a ridursi, come per ogni lupo normale, ai momenti in cui eravamo trasformati. Invece la trasformazione l'aveva, se possibile, accentuata.
«Rientriamo?»
«Ok!» le risposi.
In casa, tutti si comportavano come se non fossero stati dietro la finestra fino al minuto prima. Sarah e Seth sul divano a guardare i cartoni animati, nonno Billy, zia Emily, papà e Nessie seduti attorno al tavolo a bere il caffè. In realtà zia Emily non lo stava bevendo, non aveva neanche la tazza. Forse stava veramente male. Ma papà sarebbe stato così tranquillo sapendo che stava male?
«Mamma, andiamo?» Zia Emily annuì, e si alzò, affiancandosi a me. Alzò un braccio e mi scompigliò i capelli con la mano, come faceva anche prima.
«Se cresci altri due centimetri non ci arriverò più!» mi disse, sorridendo. Le sorrisi di rimando, e la abbracciai.
«Visto?» le disse mio padre, facendo una smorfia. Quello che non avevo previsto era la reazione di Terry.
«Perché lei sì e io no?» Sciolsi l'abbraccio con zia Emily, e mi chinai di nuovo di fronte a Esther, per guardarla negli occhi.
«Per me è come se lei fosse la mia mamma»
«E quindi io sono una specie di sorellina, no? Perché non mi abbracci?»
«Non abbraccia neanche me!» venne in mio soccorso Sarah.
«Ah...» disse, triste, infilando la mano in quella di sua madre.
«Ok, noi andiamo!» disse la zia, avviandosi verso la porta con Esther, mentre io le guardavo andare via impalato ed imbambolato. Papà le seguì.
«Terry, scusalo. E' come me, ma prima o poi capirà!» disse a Esther scherzando.
«Emily... io...» non finì la frase. La abbracciò. Forse stava veramente male, e papà lo sapeva, e non voleva farci preoccupare.
«Papà, cos'ha zia Emily?» gli chiesi, mentre lavoravamo a quella specie di miniappartamento che papà aveva deciso di ricavare dalla rimessa.
«Te lo dirà Esther quando lo saprà anche lei» mi rispose.
«Quindi lo sai? E' questo il motivo per cui lo zio Sam ha deciso di lasciare il branco?»
«In parte sì, Ethan. Ora però, basta con le domande, entro stasera voglio che sia tutto finito, se no Nessie mi fa dormire per terra!»
«Perché dorme scomoda?»
«No, perché non le dico cosa stiamo combinando!»
«Papà, perché hai bisogno di una camera in più, e così distante da casa?»
«A parte il fatto che non è distante, perché si vede dalle finestre della cucina, te l'ho già detto. E' ora che tu e tua sorella abbiate due camere separate. Quindi io e Nessie ci sacrifichiamo e vi lasciamo la nostra stanza»
«Sei sempre convinto di lasciare quella porta?» dissi, lanciando uno sguardo alla saracinesca del garage.
«E' caratteristica! E poi non è mica tutta una camera da letto!»
«Già, me lo ero dimenticato!»
«Adesso dipingi e zitto!»
Renesmee
Un altro pomeriggio da sola. Menomale che Rachel qualche giorno prima mi aveva chiesto di fare un giro a Port Angeles. Lei per comprare qualche vestito per Zack, che cresceva a vista d'occhio. Io per visitare una libreria decente, dato che i libri di quella di Forks erano per lo più best sellers che avevo letto appena usciti. Probabilmente lo aveva fatto per agevolare Jake nell'organizzazione della nostra serata.
Ecco, appunto, la nostra serata. Mi aveva fatto una sorpresa così grande neanche quattro giorni prima, perché adesso me ne voleva fare un'altra? Così, mi ritrovavo rannicchiata sul divano, a leggere un libro di un autore francese, in francese, e a fissare l'anello luccicante che avevo alla mano.
«Ti piace?» mi chiese Billy, comparendo all'improvviso nella stanza.
«Da morire - ammisi - Jake mi ha detto che lo hai fatto tu. La amavi molto?»
«Mi stai chiedendo se amassi Sarah?»
«Si chiamava...»
«Come mia nipote, sì. Devo ammettere di aver dato una spintarella al consiglio perché avesse quel nome»
«Jake lo sa?»
«Non parla mai molto di sua madre, se può evitarlo, sente ancora la sua mancanza. Era una donna che emanava energia. Era solare, pronta a dispensare sorrisi a tutti quanti, e adorava i suoi figli. Jacob più delle gemelle. In parte perché era il più piccolo, in parte perché era maschio. E l'adorazione era reciproca. Jake amava sua madre, era la sua stella, e le somigliava molto. Era un bambino gioioso, sorridente, che portava allegria. E' cambiato molto dopo la sua morte. Si è chiuso in sé stesso, è diventato scontroso, e difficilmente si riesce a capire cosa gli passi per la mente. Per rispondere alle tue domande... credo che Jake lo sappia, anche se non me l'ha mai chiesto apertamente. E sì, amavo Sarah più della mia stessa vita. Pensai anche al suicidio, dopo che quel poco di buono la uccise» Lo guardai interrogativa. Non sapevo bene cosa era successo. Jake mi aveva detto solo che era morta in un incidente stradale.
«Un ubriaco la spinse fuori strada, contro un albero. Conobbi tuo nonno Charlie quella notte, quando venne a portarmi la notizia. Fu anche grazie a lui che non misi mai in atto quel pensiero. A lui, e ai miei figli. Avevano bisogno di me. Ero tutto ciò che era rimasto loro»
«Perché mi stai raccontando tutte queste cose?»
«Per farti capire perché Jake non perdonerà mai tuo padre e tua madre. Hanno fatto vivere ai suoi figli quello che aveva vissuto lui, senza che ve ne fosse la necessità»
«Non gli chiederei mai di farlo»
«Nessie, tu gliel'hai già chiesto. Quando gli hai detto che vorresti che fosse lui ad accompagnarti all'altare, gli hai indirettamente chiesto di perdonare Edward»
«Non era questa la mia intenzione. Sono i miei genitori, io voglio bene loro, nonostante tutto. E io e Jake abbiamo già chiarito questo punto» gli dissi, sicura di quello che dicevo, anche se, dovetti ammettere con me stessa, che Jake non mi aveva mai fatto vedere la situazione da quel punto di vista.
Sì, ma ci saresti potuta arrivare anche da sola, stupida. Mi rimproverai.
«Comunque c'era un'altra cosa che volevo dirti» disse Billy, interrompendo le mie riflessioni.
«Sono pronta a tutto!» gli risposi.
«Sono contento che ti abbia trovata» E in quel momento, la mia metà umana decise di farsi viva, con lacrime enormi che uscivano dai miei occhi. Mi lanciai ad abbracciarlo.
«Grazie, Billy!»
«Tesoro, non c'è di che... ma potresti lasciarmi respirare?»
«Adesso capisco da chi hanno preso Jake e Ethan!» dissi, sorridendo ed asciugando le lacrime di commozione con il dorso della mano, mentre mi allontanavo da lui. La porta d'ingresso si aprì, lasciando entrare Rachel e Zack.
«Papà! Sei qui?» chiamò.
«Sì, Rachel, ti serve qualcosa?»
«Solo che tu mi tenga Zack due minuti mentre io vado a fare un discorsetto con quell'imbecille di mio fratello» rispose lei, porgendo il bambino a suo padre.
«Che ti ha fatto Jake?» chiesi, non poteva parlare così del mio uomo, anche se era suo fratello.
«Ha chiesto a Paul di lasciare il branco»
«E lui era d'accordo, se non sbaglio»
«Tu che ne sai?»
«Me ne ha parlato Jake» le risposi, sfidandola con lo sguardo.
«Ok, Nessie, non è con te che ce l'ho. A dire la verità non ce l'ho neanche con Jake, ma mi devo sfogare con qualcuno. Paul aveva una faccia, ieri sera, e non voleva dirmi cosa fosse successo. Al che ho preparato la mia torta "scacciapensieri" e l'ho preso per la gola. Questi lupi sono tutti uguali, basta dar loro un po' di cioccolato e la loro lingua si scioglie, a meno che non si tratti di un segreto del branco. Segreti che non ci sono quasi più stati da quando mio fratello è l'alpha. Comunque ha tirato fuori tutto quello che si teneva dentro e ha detto che era una scelta dolorosa, ma che comunque era necessario, anche se non ci aveva mai voluto pensare»
«Tu non vuoi che esca dal branco per te?»
«No»
«Puoi dirlo a Jake, ma non credo che lui cambierebbe idea. L'ha fatto per te. E anche per Paul»
«Lo so. Ed è questo che mi fa più rabbia»
«Tesoro, tuo fratello l'ha fatto con le migliori intenzioni» le disse Billy.
«Ma la scelta deve essere di Paul. Non può obbligarlo!» le scivolò una lacrima sulla guancia, che subito asciugò. Capii quello che mi aveva detto tempo prima Jake. Lei era la più forte tra loro tre, davanti agli altri. Poi si rintanava a piangere in camera sua. E così continuava a fare. Si stava mostrando più forte persino di Paul.
«Non credo che Jake l'abbia obbligato, Rachel. Credo che fosse semplicemente triste perché è stato messo di fronte alla verità. Al fatto che, se volesse, lui potrebbe essere immortale, ma che non riuscirebbe a vivere senza di te, e che se ti perdesse non avrebbe più senso per lui continuare a vivere» le dissi, serenamente.
«Credi davvero che sia così?»
«Ricordi le leggende?»
«Sì, a quale ti riferisci in particolare?»
«A quella della terza moglie. L'unico vero grande amore di Taha Aki. L'imprinting di Taha Aki. Ricordi come finisce?» La vidi deglutire, e abbassare lo sguardo.
«Vuoi che Paul viva la stessa sofferenza?»
«No. Ma non voglio neanche che lui sia costretto a fare qualcosa che non lo rende felice»
«Perché lo ami, come lui ama te. E poco importa che lui sia legato a te da qualcosa di più forte dell'averlo scelto»
«Nessie, grazie» mi disse, abbracciandomi.
«Di niente. Mi stavo tutelando. Quando sei entrata avevi la faccia di una che stava per commettere un omicidio!»
«Sarei riuscita a malapena a graffiarlo. E' troppo veloce e troppo resistente. Mi sarei fatta più male di lui nel tentativo!»
«Già! Per non parlare della sua testaccia dura!»
«Non sei ancora riuscita a farti dire cosa sta combinando nella rimessa, vero?»
«No» mi imbronciai.
«Le hai provate veramente tutte?» mi chiese, con un'occhiata maliziosa e calcando un po' troppo su quel "tutte".
«Ok, io a Zack andiamo fuori a prendere un po' di nuvole, fintanto che non piove. Questi discorsi da donne non ci interessano, giusto nipote?» Zack in tutta risposta gli fece un verso, che lui interpretò come un cenno di assenso.
«Non fargli prendere freddo, papà!» gli disse Rachel.
«No di certo. Guarda che lo so come si tratta un bambino piccolo, ho avuto a che fare con le belve di tuo fratello, e ancora prima con te e i tuoi fratelli»
«Hai ragione, papà. E' che alcune volte mi sembra così fragile!»
«Stai tranquilla, tesoro. Zack, saluta la mamma» Il piccolo fece un altro verso, e Rachel gli posò un bacio sulla fronte. Billy uscì, e lei riprese il discorso esattamente dove l'avevamo lasciato.
«Allora? Le hai provate proprio tutte?»
«No! Tuo padre dorme nella stanza a fianco, e i bambini hanno un udito fenomenale... e noi non riusciamo ad essere silenziosi neanche provandoci - le risposi, non senza imbarazzo. Ma Rachel era così, ti tirava fuori le confidenze senza neanche insistere troppo. Chissà che potere avrebbe avuto se fosse stata una vampira - Ma non ti imbarazza parlare della vita sentimentale di tuo fratello?»
«Vuoi dire della vita sessuale di mio fratello?»
«Già» arrossii.
«Non più di tanto, poi ne sto parlando con te, mica con lui! Comunque... sembra che voi due abbiate bisogno di un po' di tempo tutto per voi e basta. Vedrai che poi ti dirà anche cosa sta combinando nella rimessa. Stavo notando che l'ha impacchettata veramente bene!»
«Già. Non si capisce cosa stia combinando. E la cosa mi innervosisce. Quando non mi dice le cose non sono mai cose buone»
«Magari vuole solo farti una sorpresa» mi disse lei.
«E' la stessa cosa che mi hanno detto anche tuo padre ed Ethan»
«Ethan?»
«Sta lavorando con lui là dentro. Inizialmente era solo per farlo distrarre dal pensiero di Terry e del bacio che gli ha dato»
«Fammi capire. Ha reagito come Jake con Mary?»
«Credo sia questo il termine di paragone che ha usato tuo padre» Lei scoppiò a ridere.
«Ma non è il suo imprinting?» chiese, tra le lacrime per il troppo ridere.
«Sì, ma è ancora un bambino di undici anni, e come tale reagisce» le risposi io, per nulla divertita.
«E Jake che pensava di mandarli al liceo, dove Seth potesse tenerli d'occhio!» continuò, ridendo come una matta.
«Al liceo?» io nel frattempo avevo fatto un "trasferimento" dal liceo di Forks, per "motivi di salute". Non avevo realmente bisogno di andare a scuola per prendere un diploma. Con quello che sapevo mi sarei potuta laureare sette volte con il massimo dei voti in meno di due anni. L'avevo fatto solo per sentirmi libera da un'altra delle costrizioni che i miei mi avevano imposto. Ma il liceo per quei due sarebbe stata soltanto una fonte di guai. Non che non fossero abbastanza intelligenti per superare brillantemente i quattro anni peggiori della vita di ogni ragazzo, ma erano ancora immaturi per farlo. La reazione di Ethan all'innocuo e fraterno bacio di Terry ne era un esempio.
«Sì, al liceo - disse lei, ricomponendosi - gli ho suggerito di trasferirli alla scuola della riserva, almeno per un po', prima di mandarceli. Ehi, cos'hai?» Doveva aver notato che mi stavo mordendo il labbro nervosamente.
«Niente. Gli hai detto una cosa giusta... solo...»
«Vuoi sapere perché non ne ha parlato con te?»
«Sì» risposi, a voce bassa, quasi sussurrando.
«Credo non ti voglia caricare anche della loro responsabilità. Vuole che tu ti senta libera di essere la loro sorella, non la madre»
«E perché non me le ha dette queste cose?»
«Nessie, se stai imparando un po' a conoscere mio fratello... ci sono cose che non confessa neanche a se stesso, figuriamoci agli altri. Prima o poi, quando ci sarà l'occasione giusta, te lo dirà. Non lo pressare troppo. Ti ama, e so che anche tu lo ami, non ti avrei mai permesso di stargli accanto, se non ne fossi convinta, perciò... so che saprai aspettare i suoi tempi»
«Hai ragione, Rachel» le dissi, rincuorata.
«Voi due, avete finito i vostri discorsi da donne?» chiese Billy rientrando in casa con il piccolo ed interrompendo il nostro momento di confessioni.
«Sì, stavo giusto venendo a prendere Zack e a riportarti in casa, papà!» gli rispose Rachel, baciandogli una guancia e riprendendosi il bambino.
«Rachel, volevo chiederti un favore»
«Dimmi, papà!»
«Potresti portarmi da Charlie e Sue? Poi Seth mi riporterà a casa quando riaccompagnerà Sarah»
«Va bene, papà» Li accompagnai alla porta ed aiutai Billy a salire nell'auto.
«Ci vediamo!» dissi loro, sorridendo. Rientrando in casa, ripresi la mia posizione larvale sul divano, e continuai a leggere il libro che avevo iniziato nel pomeriggio.
Dopo un paio d'ore, con i muscoli intorpiditi per la troppa immobilità, chiusi il libro ed iniziai a preparare la cena.
«Stasera non ho voglia di mangiare» mi sussurrò una voce inconfondibile all'orecchio. Come facesse ad essere così silenzioso non l'avevo ancora capito. Le sue labbra scesero lungo il collo, mentre le sue mani risalivano il mio fianco, sotto la maglietta di quattro taglie almeno più grande. La sua maglietta.
«Jake... i bambini... tuo padre... saranno qui tra poco» dissi, interrompendomi ad ogni parola per i brividi di piacere che quell'uomo, il mio uomo, mi stava regalando, solo accarezzandomi.
«Non c'è nessuno stasera... sono tutti da Seth» mi sussurrò, con la bocca sulla mia spalla, che emergeva dal collo slargato della maglietta.
«Ethan non era con te?»
«Eri distratta? Seth è venuto a prenderlo una mezz'oretta fa!»
«E allora tu perché hai tardato tanto a venire da me?» dissi, voltandomi verso di lui e catturando le sue labbra con le mie, violentemente. Un bacio passionale, la sua lingua che cercava la mia, giocavano, si rincorrevano, si intrecciavano. Poco a poco, mi ritrovai seduta sul bancone della cucina, con le gambe strette ai suoi fianchi, e le braccia a formare una morsa intorno al suo collo, mentre continuavamo a baciarci.
«Ness... non in cucina...» mi disse, staccandosi da me per riprendere fiato.
«Allora andiamo in camera...» gli dissi.
«Io avrei un'idea migliore» mi rispose.
«Quale?»
«Vieni a vedere una cosa con me!»
«Jake, ho bisogno di te. Come te lo devo dire?»
«Ho intenzione di darti tutto quello che posso, amore, e anche di più se me lo chiederai»
«E allora, prendimi qui e subito. In cucina, in bagno, in camera da letto... dove ti pare, ma fai l'amore con me!»
«Pensavo fossi curiosa di sapere cosa stavo combinando nella rimessa» mi disse, malizioso.
«Oh... e va bene, Jake» dissi, dandogliela vinta, e pensando che prima fosse finito quello strazio, prima saremmo tornati in casa a godere della compagnia reciproca. Uscimmo dalla porta sul retro, e ci avviammo verso la rimessa.
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