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Perdono (Pov Bella/Renesmee)


Bella

«Bella, non mi interessa. L'unica cosa che voglio, in questo momento, è tenere i bambini all'oscuro di tutto. Non voglio che sappiano che li hai abbandonati»
«Questo vuol dire che non potrò vederli?»
«In quale universo parallelo vivi, Bella?» mi chiese Jake, con un tono sarcastico.
«Jake io...»
«Io... io... io... io... non sai dire altro? Sei un'egoista. Una dannatissima egoista, ecco cosa sei!» mi urlò contro. Se avessi potuto piangere, l'avrei fatto. Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione.
Non avevo giustificazioni. Li avevo abbandonati. Ed era giusto che cercasse di proteggerli da una verità che avrebbe fatto male ai miei bambini ancora più della bugia della mia morte. Ma avevo bisogno di vederli. Erano i miei figli dopotutto! Non potevo arrivare così vicina a loro, dopo dieci anni in cui mi erano mancati quasi fino a morirne, e non vederli neanche.
«Jake, io voglio vedere Sarah e Ethan»
«E io ti dico che prima che accada dovrai passare sul mio cadavere - sembrò interrompersi, poi riprese - Ma cazzo, Bella. Sei stata lontana dieci anni, ti sei rifatta una vita, una famiglia. Hai fatto a meno di noi per tutto questo tempo. E' solo un capriccio. Un capriccio che costerebbe caro ai bambini. Tornatene da dove sei venuta»
«Jake, vorrei essere parte della loro vita»
«Potevi pensarci prima. E questa è la mia ultima parola. Non tornerò sui miei passi. Perciò, riprenditi la tua famiglia e tornatene da dove sei venuta»
Era duro. Mi guardava negli occhi, ma teneva i pugni stretti e aveva le spalle rigide. Come sempre, quando prendeva delle decisioni che gli costavano. Stava rinunciando a Renesmee, per il bene dei nostri figli. Stava facendo quello che io non ero riuscita a fare.
«Jake, sei il padre migliore che dei bambini possano desiderare»
Lo pensavo davvero. Ma lui sgranò gli occhi in segno di sorpresa.
«Davvero. Ma non è necessario che tu rinunci alla donna che ami, specialmente se lei ti ama a sua volta»
«Se con lei è compreso il pacchetto Bella e Edward, mi spiace, ma preferisco che i miei figli vivano una vita serena. Io sono abituato a soffrire, mentre loro sono solo dei bambini che non hanno colpe per tutto questo»
«Jake...» dissi, allungando una mano verso di lui.
«No, Bella. Qualsiasi cosa dirai, o farai, non mi farà cambiare idea. Le nostre strade hanno preso direzioni differenti. Si sono incrociate ancora una volta, ma è solo questo. Un incrocio. Da domani, io riprenderò a seguire il mio cammino e tu il tuo. Ora è il caso che ritorni alla riserva»
Mi voltò le spalle e se ne andò, veloce come era arrivato. Rimasta da sola, con una lentezza disarmante salii nella mia automobile e mi diressi verso casa.

La mia faccia doveva essere eloquente, perché Edward non mi chiese nulla. Né io ero intenzionata a fargli vedere fino a che punto mi fossi umiliata, per poter vedere i miei figli. Non gli avevo mai detto quanto mi mancassero, per non farlo soffrire, e non avevo intenzione di mettere i miei desideri di fronte al suo bene neanche quella volta.
«Cosa ti ha detto Alice?» gli chiesi, per distogliere la sua attenzione da me.
«Dopo avermi insultato per un quarto d'ora dietro suggerimento di tutta la famiglia? - mi chiese, nel tentativo, non riuscito, di strapparmi un sorriso - Saranno qui tra un paio d'ore»
«Saranno? Lei e Jasper?»
«No. Tutti»
«Vuoi dire che torneranno tutti a Forks?»
«Per Renesmee questo e altro » disse, con un sorriso che non arrivò ai suoi occhi. Lo abbracciai. Lui ricambiò. Avevo bisogno di sentirlo vicino come non mai in quel momento.
«Come sta?» gli chiesi, continuando a nascondere il viso nella sua camicia. Era ovvio chi fosse il soggetto della mia domanda.
«Non cambia. Continua a pensare a lui. Continua a farsi del male. Non so più cosa fare con lei!» disse, allontanandosi da me e infilandosi le mani nei capelli. Lo stesso gesto che Jacob aveva fatto poco prima.
«Lo ama» gli risposi. Per me era così ovvio.
«Lo so - mi disse con amarezza - E vorrei non essere stato così impulsivo» Anche per lui lo era
«Hai provato a parlarle?»
«Ogni volta che mi sente vicino alla porta urla nella sua testa "papà, ti odio", o cose del genere. Non sono più neanche salito»
«Vado da lei»
«Bella, non farti del male anche tu. Ne riceveresti un altro rifiuto» mi rispose.
«Edward. Renesmee e Jacob si amano. Lei lo ama da una vita. Lui la ama dalla prima volta che ha messo gli occhi su di lei. Sai quanto me che non avrebbe esitato a staccarle una mano la prima volta che gli si è avvicinata, se non fosse così. Non possiamo permettere che per un nostro errore continuino a soffrire»
«Quindi non sei riuscita a convincere Jacob» Mi conosceva troppo bene.
«No» gli risposi con voce funerea.
«C'è qualcos'altro?» mi chiese.
«No» dissi.
Mi guardò con il suo sguardo da "sei sicura?" Scossi la testa, e mi allontanai da lui per salire le scale. Bussai alla porta con decisione.
«Renesmee, posso entrare?»
Nessuna risposta. Me l'aspettavo.
«Renesmee, sto entrando. Butterò giù la porta nel caso in cui fosse chiusa a chiave. E' ora che tu esca da questo stato catatonico e ti decida a reagire»
Abbassai la maniglia. Nessuna resistenza. Meglio, almeno non avrei dovuto spiegare ad Alice perché la porta della sua stanza fosse completamente divelta. Il buio e l'odore di Renesmee mi colpirono in pieno volto appena messo piede nella stanza. Accesi la luce.
Per me non faceva alcuna differenza, ma contribuiva a rimarcare la mia decisione di farla uscire di lì. Mi sedetti sul suo letto. Continuava a stare girata dal lato opposto.
«Renesmee, guardami» Non si mosse, ma non ci contavo.
«Tesoro, ho un favore da chiederti» Continuò a non muoversi.
«Renesmee, ti prego. Fammi vedere Sarah e Ethan»

Renesmee

«Renesmee, posso entrare?»
Ancora non l'hai capito? No! E comunque non voglio parlarti. Dissi nella mia testa, sperando che non so per quale miracolo mia madre recepisse il messaggio come l'aveva capito mio padre.
«Renesmee, sto entrando. Butterò giù la porta nel caso in cui fosse chiusa a chiave. E' ora che tu esca da questo stato catatonico e ti decida a reagire!» Proprio lei parlava. Era solo colpa sua se stavo in quello stato. Ovviamente la speranza che se ne andasse fu vana. E di chiudere la porta a chiave non se ne parlava. Cosa poteva una misera porta - per quanto di legno massiccio - contro la forza di un vampiro? Ne avrebbe fatto stuzzicadenti. E infatti entrò senza troppi problemi.
Accese la luce.
Mi ero già preparata. Sotto le coperte, girata dalla parte del letto opposta alla porta.
«Renesmee, guardami!» Forse nella sua testa c'era un qualche motivo per cui io potessi ancora ubbidirle. Ovviamente non lo feci.
«Tesoro ho un favore da chiederti»
Tu. Hai. Un. Favore. Da. Chiedermi? Ma con che coraggio? Mi sforzai di non urlare.
«Renesmee, ti prego. Fammi vedere Sarah e Ethan»
«Ma con che coraggio vieni qui, entri nella mia stanza e mi chiedi di farti vedere i miei fratelli!» urlai, disseppellendomi dalle coperte. Non mi importava più del giuramento che avevo fatto a me stessa, ossia quello di non parlarle più per il resto dei miei giorni. Cioè per sempre.
«Mi hai rovinato la vita. Non mi hai mai detto la verità e non l'hai mai detta neanche a lui! Hai mentito sempre a tutti, ed ora vorresti che ti facessi vedere i miei fratelli? Non hai parlato con Jacob? Potevi chiedere a lui, no? Oppure ti ha detto che non ti farà mai avvicinare a loro? Perché se è questo che ti ha detto... ha tutta la mia comprensione.» Ormai ero partita, non mi avrebbe più fermata. La sua faccia era tormentata, non più di quanto lo era quella di mio padre sentendoci litigare così e per quel motivo. Non che potessi vederlo.
No, lui non si avvicinava più alla mia stanza. Almeno lui l'aveva capito che prima se ne fossero andati meglio sarebbe stato per tutti. E non pensavo che si illudesse che sarei tornata con loro.
«Renesmee, tesoro...»
«Non chiamarmi tesoro! - urlai, con le lacrime agli occhi - Mi hai tradita nel peggiore dei modi. Sapevi chi era e non me l'hai mai voluto dire. Sapevi quanto desiderassi dei fratelli e non mi hai mai detto che ne avevo due. Ti odio!»
«Avrei voluto dirtelo - mormorò lei - Ma poi tu saresti voluta venire qui, come in effetti è successo, e Jacob...»
«Non lo mettere in mezzo. Non me l'hai detto perché non volevi che lui sapesse che avevi mentito, e che avevi abbandonato i tuoi figli!»
«E' buffo sai - disse, abbozzando un mezzo sorriso che si spense subito - Neanche lui voleva che pronunciassi il tuo nome»
«Gli hai parlato veramente?» chiesi, con più entusiasmo di quanto avrei voluto.
«Sì» mi rispose lei, mogia.ù
«Mamma, cos'è successo?» Non riuscii a mantenere il punto. Non quando lei aveva delle informazioni di vitale importanza per me.
«E'... è colpa nostra...» mi disse, e in quel momento ebbi la certezza che le sue lacrime si sarebbero aggiunte alle mie, se solo avesse potuto piangere.
«Mamma, mi fai preoccupare...»
«Tesoro... tesoro, non voglio che tu soffra»
«Mamma, dovevi pensarci prima!» la rimproverai dura.
«Tu e Jake siete fatti l'uno per l'altro - disse, sorridendo appena - mi avete detto le stesse cose»
«Cosa pensavi che ti avrebbe detto?»
«Non lo so, Renesmee, davvero non lo so. Forse pensavo che sarebbe bastata la volontà per rimettere le cose a posto. Sono un'illusa»
«Mamma, sono passati dieci anni. Dieci anni in cui lo avete lasciato a soffrire da solo e a incolparsi per qualcosa che non aveva commesso»
«Te l'ha detto lui?»
«Sì e no. Ci sono cose che non riesce a dire neppure a se stesso. Cosa gli hai detto?»
«Di venirsi a chiarire con te»
«E lui ovviamente ti ha risposto che non l'avrebbe fatto» le dissi tranquilla.
«Vi conoscete da così poco... eppure sembrate capirvi al volo»
«Mamma, se ci pensi bene, è la stessa reazione che ti aspettavi anche tu. Lo fa per proteggere i bambini, e se stesso. E dopo quello che hanno passato, tutti quanti, non mi stupisce affatto»
«Sei così cresciuta» disse, alzando una mano, forse per farmi una carezza, e appoggiandosela sulle gambe un istante dopo. Probabilmente aveva pensato, a ragione, che mi sarei allontanata di nuovo da lei.
«Renesmee... ci sono cose che io e tuo padre non ti abbiamo detto, perché eravamo veramente convinti di fare il bene di tutti. Eravamo convinti che ti sarebbe passata presto, anche se non ci spiegavamo come potessi avere dei ricordi di Jacob. E poi tu hai smesso di raccontarci i tuoi sogni, hai iniziato a dormire a casa dei nonni, lontano da noi. Ci siamo preoccupati, ma tuo padre sa perfettamente che non è facile vivere vicino a lui. Lo è solo per me. Così mi sono tranquillizzata»
«Quando ho deciso di andare a vivere dai nonni, è stato solo perché non volevo più vedere la faccia di papà rimproverarmi ogni volta che sognavo Jacob. Volevo essere libera almeno di sognare. Soprattutto da quando... da quando zia Alice mi aveva detto che lui, da qualche parte, esisteva veramente»
«Tesoro, abbiamo fatto un sacco di errori con te»
«Tutti i genitori sbagliano, nel tentativo di proteggere i figli. Avrei voluto soltanto essere un po' più libera di decidere quello che era giusto per me, senza che cercaste di impormi le vostre scelte. In questo zia Alice è stata molto più in gamba di voi»
«Ha sempre considerato Jake come un fratello» mi rispose lei.
«E ha sofferto molto mentendogli. Ancora mi chiedo come abbiate potuto costringere tutta la famiglia a una vita di menzogne»
«Non è così assurdo per dei vampiri. All'epoca pensavamo che appena trasformata non sarei riuscita a resistere al sangue umano per molto, moltissimo tempo. E così abbiamo preso quella decisione sofferta. Decidemmo di andarcene. Di fingere che fossi morta. Era un'occasione perfetta. I lupi mi avevano vista incosciente. Tutta la famiglia era tornata di corsa a casa per cercare di salvarmi. L'unica cosa che mi tratteneva era Jake. Jake e i bambini. Ma mi convinsi che quella sarebbe stata la scelta migliore per loro. Non avrebbero avuto ricordi di me, e pensavo che avrebbero sofferto meno»
«Ma hai lasciato Jacob a tormentarsi per dieci anni per una colpa che non aveva» ribadii. Mi resi conto che non avevo un dialogo così sereno con mia madre da anni. E soprattutto mi resi conto che non avevamo mai parlato così sinceramente.
«E' l'unica cosa di cui mi rammarico. Non avrei potuto vivere senza tuo padre. Ma non riesco a convivere con la sofferenza che ho causato al mio migliore amico»
«Mamma, posso chiederti una cosa?»
«Tutto quello che vuoi»
«Se tu... se tu non ti fossi sforzata di ricordarti di loro...»
«Pensi che sarebbe potuta andare diversamente? Renesmee, il legame con un figlio è qualcosa che neanche il veleno riesce a cancellare. Io non mi sono sforzata mai di ricordarmi di Sarah ed Ethan. Loro erano lì. Immutabili ed incancellabili. E credo anche che se non li avessi ricordati mi sarebbe sempre rimasta la sensazione di aver perso una parte di me stessa»
«Ti mancano?»
«Ogni singolo istante della mia esistenza. Vedere crescere te è stata una tortura. Mi ricordava sempre quello che avevo lasciato. Credo di aver cercato di proteggerti anche dai miei tormenti. Probabilmente ho sbagliato. Anzi sicuramente, dati i risultati»
«Mamma - la chiamai, osservando il suo sguardo farsi via via più speranzoso, mentre osservava la mia mano sollevata - Avvicinati»
Sapevo che non lo meritava. Sapevo che con il suo comportamento aveva fatto soffrire me e tutti quelli che le stavano intorno, compreso mio padre che l'amava più della sua stessa vita. E non volevo essere come lei. Se con il mio potere avessi potuto alleviare il tormento di qualcuno, l'avrei fatto. Ed avrei iniziato con lei. Non potevo avvelenare la mia vita con l'odio per i miei genitori.
Soprattutto, volevo riavere Jake. Il mio Jake.
Nella mia testa passarono le immagini di Sarah e Ethan. Immagini di lei con Seth e con Jacob. Immagini di Ethan che rincorreva la sorellina sulla spiaggia. E nel frattempo osservavo mia madre. Gli occhi spalancati e la bocca tremante. Come se stesse per piangere, ma di commozione. Non avevo molti ricordi di loro, perciò quel contatto finì presto.
«Renesmee, è il regalo più bello che potessi farmi» mi disse, abbracciandomi. La lasciai fare. Le guerre non servivano a niente. Non mi avrebbero riportato Jacob.
Solo io potevo riportarlo da me. E il mio piano si stava dipanando nella mia mente.
«Mamma, ora mi lasceresti dormire? Tra qualche ora vorrei andare a scuola»
«Sei davvero pronta ad uscire?» mi chiese lei sorpresa. Fino a qualche minuto prima mi avrebbe trascinata a forza fuori dalla stanza.
«Sì. E poi devo parlare con Seth. Devo convincerlo ad aiutarmi. E la scuola è zona neutra»
«Potrebbe rifiutarsi di aiutarti»
«Solo se Jake gliel'avesse vietato» le risposi convinta.
«Hai una grande fiducia in lui, proprio come Edward» mi disse lei, finalmente con un sorriso vero.
«A proposito, dov'è papà?» In altre occasioni si sarebbe precipitato in quella camera, capendo che stavamo firmando una tregua. Lei si alzò di scatto e in tre secondi netti fece il giro di tutta la casa.
«Renesmee, tuo padre non è qui» mi disse, terrorizzata.
«Mamma, stai calma. Sarà andato a caccia o a fare una passeggiata, vedrai che tornerà presto»
Lei stava per avere una crisi di panico. I vampiri potevano avere crisi di panico? Io non sapevo comportarmi.
«Bella, respira insieme a me»
«Nonno!» urlai, sollevata.
«Renesmee, cos'è successo?» chiese zia Alice, entrando trafelata nella camera.
«Non lo so, ci stavamo chiedendo dove fosse papà e lei lo è andata a cercare. Non lo ha trovato, e quando è tornata qui ha avuto una crisi di panico»
«E prima?» incalzò lo zio Jasper.
«Prima deve aver sentito litigare me e mamma perché...»
«Tesoro, perché stavate litigando?» mi spinse dolcemente zia Rose.
«Mamma è andata a parlare con Jacob. E deve avergli chiesto di poter vedere i bambini, tanto che quando è tornata ha chiesto a me di permetterle di vederli... e... oh» dissi, sgranando gli occhi.
«Renesmee, parla!» sbraitò lo zio Emmett.
«Papà è andato da Jacob»
Un'intuizione, una certezza. Li vidi scambiarsi occhiate tremende.
«Si uccideranno» disse nonno Carlisle funereo, mentre ancora tentava di far calmare la mamma. A nonna Esme sfuggì un sospiro. Era l'unica a non aver ancora parlato. Mamma svenne. Potevano i vampiri perdere coscienza? A quanto pareva sì.
«Zio Emm! - lo chiamai - Non c'è tempo da perdere, dobbiamo andare a prendere papà, prima che combini qualcosa di irreparabile. Anche perché poi lo ucciderei io con le mie mani»
Se solo avesse toccato un pelo di Jacob, non lo avrei mai più perdonato. Solo io potevo mettere le mani su di lui.

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