capitolo16
La mattina dopo, Hermione stava bussando alla porta di Draco chiedendogli di aprirla.
"Sto arrivando, sto arrivando. In nome di Merlino cos'è questo putiferio, Granger?" Draco spalancò la porta e incrociò le braccia, fissando Hermione.
"Vestiti Malfoy. Usciamo" gli disse Hermione, senza battere ciglio alla sua espressione accigliata. Il cipiglio di Draco si trasformò in un sorrisetto alla velocità della luce.
"Perché Granger, sono già vestito, o mi immagini nudo?"
Hermione rise suo malgrado.
"Vestiti bene" Hermione punteggiò la parola con uno sguardo acuto. "Il responsabile curatore incaricato del tuo caso mi ha chiesto di portarti a fare un controllo" disse, sfoggiando un pezzo di pergamena davanti ai suoi occhi.
"Stiamo andando al St. Mungo?" Chiese Draco sorpreso, lasciando dietro di sé il suo sorrisetto.
"Sì" rispose brevemente Hermione. " Cioè se ti degni di cambiare vestito e vieni a colazione."
Prima colazione? Pensò draco alzando le sopracciglia.
"Dobbiamo fare colazione adesso?"
Chiese con sincera sorpresa.
"Sì credo sia ora che smettiamo di nasconderci nelle nostre stanze e iniziamo a interagire di più.
"Ehi, non mi sto nascondendo!" Esclamò Draco indignato.
"Allora lo sono io" disse Hermione alzando gli occhi al cielo. "Vieni e mangia. Dobbiamo essere lì per le dieci." E con ciò giro su i tacchi si avviò verso la cucina. Draco rimase in piedi per un momento, poi la inseguì. Non era qualcosa che aspettava con ansia, ma forse non mangiare da solo per una volta non poteva essere così male. Dopotutto condividevano lo spazio vitale da oltre un mese ormai. Non erano amici, certo, ma non erano nemmeno esattamente estranei.
"Pensavo di averti detto di cambiarti i vestiti" disse Hermione appena lo vide entrare in cucina.
"Fare colazione tutto vestito non è esattamente il mio stile" rispose Draco con un altro dei suoi sorrisi carismatici.
Gli occhi di Hermione si strinsero pericolosamente, ma decise di rimanere in silenzio. Invece si era occupata della padella che aveva sul fornello a gas.
Quindi cucina alla maniera babbana. L'ho sempre immaginata usare la magia per tutto e mostrare quanto fosse brava. Pensò Draco tra sé.
In quel momento lo raggiunse un profumo di frittata. Chiuse gli occhi per annusare profondamente. Fino ad allora, non si era reso conto quanto fosse affamato o quanto gli mancasse il cibo appena cucinato.
Proprio mentre stava aprendo gli occhi, si trovò a essere fissato da un paio di occhi gialli e stretti, circondati da soffice pelliccia rossa.
"Che diavolo..." Urlò Draco, appoggiandosi allo schienale della sedia così violentemente che quasi cadde. "Che ci fa qui questo mostro?"
Hermione si voltò, con una padella in una mano e la bacchetta nell'altra.
Aha! Quindi sta usando la magia per tutto. Draco non poté fare a meno di pensare.
"Grattastinchi, no!" Hermione ammonì il gatto "scendi da lì! Hai il tuo cibo, lo sai."
Con un'altra occhiata a Draco, pieno di tutto il disgusto che un gatto poteva raccogliere, Grattastinchi agitò la coda e saltò giù dal tavolo, atterrando ordinatamente vicino alla gamba di Hermione. Poi rivolse la sua faccia schiacciata a Draco in modo molto dignitoso, come se lo sfidasse a fare lo stesso.
"Granger, il tuo gatto è strano e pericoloso" disse Draco rispondendo allo sguardo di Grattastinchi.
"No,non lo è!" Disse Hermione in tono leggermente offeso. "Semplicemente non gli piaci molto, al momento. Immagino quindi sia comprensibile quindi non posso dire di biasimarlo, considerando.... ."
"Considerando la nostra storia dovrebbe avere più paura di me, non ha intenzione di uccidermi.
"Guarda come mi guarda!" Disse incredulo Draco. Grattastinchi stava solo sibilando a Draco, scoprendo i suoi denti aguzzi. Era chiaro come la luce del giorno che non aveva dimenticato l'incantesimo sbalorditivo e Draco era sicuro che, se gli fosse stata dato la possibilità, Grattastinchi avrebbe ripreso il suo attacco di quella notte in un batter d'occhio.
"Oh, è solo offeso" disse Hermione con disinvoltura, accarezzando Grattastinchi sulla testa. Il gatto smise di sibilare e iniziò immediatamente a fare le fusa.
"Vedi?" Disse Hermione con un lieve sorriso. "Ha solo bisogno di amore e attenzione. Si, quello e una pozione calmate. Mi chiedo se funzionano sui gatti. Dopo colazione Draco andò in camera sua e si mise un abito verde scuro, una camicia bianca, scarpe nere e cravatta. Si tirò indietro i capelli e si diede un'altra occhiata allo specchio prima di unirsi a Hermione nella sala comune. Si sentiva un po'troppo vestito, ma pensava che avrebbe potuto aiutare la sua situazione se avesse fatto una buona impressione. I suoi genitori gli avevano insegnato negli anni che presentarsi a una riunione importante con un aspetto presentabile ti aiutava a vincere metà della discussione. Hermione lo stava aspettando al punto delle apparizioni davanti all'ingresso.
"Qualcuno sta cercando di impressionare" disse alzando un sopracciglio per il suo aspetto pulito.
"Zitta, Granger!" Ringhiò Draco, raddrizzandosi la cravatta evitando i suoi occhi. Stava cercando di combatterlo, ma per qualche ragione inspiegabile, stava iniziando a sentirsi leggermente imbarazzato. Hermione scrollò le spalle e si voltò di lato in modo che Draco non potesse vederla ridacchiare.
Raggiunsero l'ospedale alle nove e quarantacinque ciò significava che avevano quindici minuti fino all'incontro di Draco con il responsabile curatore. Dopo aver lasciato la bacchetta di Draco con il personale disegnato e aver terminato con tutti i moduli e le procedure, fu detto loro di aspettare vicino alla porta dell'ufficio del responsabile curatore.
Hermione stava facendo fatica a spiegare a Draco perché doveva lasciare la sua bacchetta. Borbottava e sbuffava, infastidendo Hermione a non finire.
"È dannatamente stupido, e ingiusto. Non li vedo prendere la TUA bacchetta." Draco stava dicendo con rabbia sottovoce, incrociando le braccia e fissando tutti quelli che gli passavano accanto.
"Te lo dico, è inutile discutere" gli disse Hermione stancamente. Sentiva che la sua pazienza stava per esaurirsi. "È una procedura di sicurezza e niente di quello che fai o dici farà cambiare loro idea. Ad essere onesti, è tutta colpa tua. Se non avessi spaventato le persone mente eri qui, forse avrebbero considerato di lasciarti tenere la tua bacchetta."
Draco sbuffò indignato e proprio quando stava per rispondere, sentirono qualcuno chiamare Hermione.
"Signorina Granger" disse una voce, proveniente da dietro di loro.
Hermione si girò su se stessa sembrando piuttosto sorpresa. La voce era quella di un uomo dall'aspetto fragile, che sembrava non avere più di quarant'anni. Aveva morbidi occhi marroni e una macchia di capelli biondi. Si stava torcendo le mani e guardava Hermione intensamente con uno sguardo nervoso negli occhi.
"Caleb!" Esclamò Hermione, riconoscendo l'uomo di fronte a lei come uno dei suoi ex pazienti. "Come stai? Va tutto bene tra te e Tom?" Chiese ricordando il figlio di dieci anni di Caleb.
"Si signora va tutto bene." Disse l'uomo, rivolgendo a Hermione un piccolo sorriso.
"Sono molto contenta di saperlo. Cosa posso fare per te? Hai bisogno di qualcosa?" Disse Hermione, rivolgendo all'uomo un sorriso incoraggiante.
"Posso scambiare due parole con lei, signorina Granger? In privato."
Caleb lanciò uno sguardo nervoso a Draco. Draco aggrottò la fronte. C'era qualcosa in quell'uomo che non gli piaceva.
"Perché non puoi parlare qui?" Strascicò Draco, fissando Caleb con uno sguardo gelido.
Caleb sussultò alla voce di Draco e i suoi occhi sguizzarono stranamente tra Hermione e Draco. Draco notò che continuava ad armeggiare nervosamente con le mani.
In effetti, c'è qualcosa di molto inquietante in quest'uomo. Non mi piace per niente.
Hermione sentì piuttosto che vedere il movimento di Draco. Prima che potesse mettersi davanti a lei, lei alzò la mano e gliela mise delicatamente sul braccio. Draco si congelò al tocco.
"Certo, Caleb" rispose Hermione all'uomo, rivolgendogli un sorriso rassicurante. Poi si voltò verso Draco, "ci vediamo dopo il tuo incontro" disse, dandogli una forte stretta al braccio. Senza aspettare una risposta, Hermione fece cenno a Caleb di fargli da guida e lo seguì verso fino alla fine del corridoio, lasciando Draco solo. Con un espressione cupa, guardò Hermione svoltare l'angolo e scomparire.
Chi era in nome di Salasar quell'uomo? Caleb penso fosse il suo nome? Forse era uno dei pazienti di Hermione. Ma qualcosa sembrava non funzionare. Era come se fosse terrorizzato da qualcosa. So che la Granger può essere spaventosa, ma non la vedo minacciare i suoi pazienti...
Il responsabile guaritore può vederla ora signor Malfoy" una voce virile tagliente interruppe il suo sproloquio interno, fecendo sobbalzare Draco. Era così preso dai suoi pensieri che non sentì l'uomo avvicinarsi. Draco annuì in risposta e, con un'ultima occhiata all'angolo dove era sparita Hermione, entrò in ufficio. Sono sicuro che hanno mandato un uomo perché hanno paura che io possa impazzire e uccidere tutti a mani nude. Draco lo schrrnì mentalmente, essendo questo il suo ultimo pensiero sull'argomento prima dell'inizio del suo incontro con il responsabile guaritore.
*********
Dopo un'ora lunga e tortuosa, Draco era libero di andare. Lo stesso guaritore dall'aspetto acuto lo scortò nel corridoio, lasciandolo nello stesso identico posto da cui era arrivato. Il guaritore ricordò a Draco Piton forse era a causa dell'aria dura che aveva l'uomo, o dei suoi occhi neri e intensi, o forse era solo perché intimidiva un po' Draco. Il guaritore si voltò e se ne andò senza una sola parola, lasciando Draco solo nel corridoio.
Anche in questo assomiglia a Piton. Pensò Draco, scuotendo la testa appoggiandosi casualmente contro un muro. Passarono dieci minuti buoni ed era ancora solo. Nessuno gli passava accanto, quindi non aveva modo di chiedere di Hermione.
"Dov'è la Granger? Pensò iniziando a diventare impaziente. Dopotutto non gli piaceva aspettare in quel modo.
Dopo un altro minuto o due, decise di cercarla. Con uno sbuffo seccato si spinse contro il muro e iniziò a camminare a passi lenti. Proprio in quel momento, vide Hermione apparire dietro l'angolo.
"Sei in ritardo, Granger" scattò, accogliendola con un cipiglio.
"Mi dispiace. La convenzione ha richiesto più tempo di quanto mi aspettassi" disse Hermione vivacemente, senza prestare molta attenzione al suo sguardo irritato. Andiamo."
"Chi era quell'uomo?" Prerdendo il tono irritato ma mantenendo il cipiglio.
"Non ti dispiace. Andiamo"
Con questo si voltò verso lo stesso posto da cui era appena arrivata, con Draco che le camminava accanto in silenzio. Continuava a lanciarle occhiate curiose finché non raggiunsero la strada fuori dall'ospedale. Il posto era gremito di gente e, quindi non era stato facile per loro trovare un posto sicuro dove smaterializzarsi.
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