12. Dodicesimo Atto
UNA DOLCEZZA NUOVA
Herbert Francis non era stato il suo primo ragazzo, ma era comunque stato la sua prima volta. E quella prima volta si era consumata proprio a bordo della sua bella macchina. Non era stato quindi un incontro particolarmente romantico, per quanto emozionante per entrambi. Certo, ai tempi Herbert non era nuovo a quel genere di esperienze, ma ovviamente a Kristen non era mai importato un granché. La donna si strinse nelle spalle, mentre ripensava a quanto fosse stato facile concedersi a Marcus. Si era comportata da perfetta adolescente; lui, se non altro, non era stato da meno. Con Herbert, però, era stato tutto molto diverso; per certi versi, più trasgressivo. In Marcus intravedeva sempre quella nota di sincera dolcezza che il suo ex aveva mostrato assai raramente. E questo suscitava in Kristen le domande più assurde.
Quando ci rivedremo? Ho lasciato trapelare troppo la mia attrazione per lui? Devo credere a quanto mi ha raccontato sulla moglie? Perché mi ha raccontato del suo sogno più grande? Chi sono io, per lui?
Kristen sapeva benissimo che avrebbe fatto meglio a non chiedersi niente. Delle volte, vivere nella totale ignoranza poteva rivelarsi salvifico.
Dovresti tagliare la corda. Lasciarlo ai suoi problemi di modo che possa cercare di risolverli. Per lui sei soltanto una distrazione, che certamente non giova al suo legame coniugale, perfetto o malandato che sia.
Il problema principale era che... lui era così affettuoso, diamine! Ma non si faceva portavoce di quell'affetto "mirato", e magari impiegato per ottenere del sesso. Marcus andava ben oltre a quello, sebbene non sapesse spiegarsi di preciso il perché la pensasse così. Restava il fatto che lui non la guardava semplicemente con desiderio. Sembrava piuttosto interessato a lei come persona, tant'è che il sesso finiva quasi per diventare un contorno, più che l'aspetto principale di quello strano rapporto a cui entrambi, almeno per il momento, non avevano deciso di mettere un freno.
«Potremmo tornare al Prior Dene questo weekend... Che ne diresti?» le aveva proposto lui, mentre riprendevano fiato. Kristen si era rivestita dopo qualche istante, quindi era tornata a spalmarglisi addosso. All'uomo era spuntato un dolce sorriso, cui lei aveva risposto con immensa gioia. Soprattutto perché lui, poco prima che la donna indossasse la camicetta, le aveva sfiorato la schiena con il palmo e non aveva smesso di guardarla nemmeno per un istante. Al che, lei gli aveva chiesto a cosa stesse pensando. «Ti trovo davvero bellissima», aveva risposto lui. «Sei ipnotica, e non posso proprio fare a meno di guardarti. Lo so che te l'ho già detto, però la tua semplicità, come pure il tuo modo di essere, la tua sensualità... Insomma, mi trasmettono tanta tranquillità. Senza contare che ho sempre più voglia di stare con te. Di perdermi in te.»
Kristen ritornò in sé. Era convinta di essere arrossita, quindi si era premurata di non farsi scoprire troppo coinvolta. Quanto alla sua proposta, lei se l'era cavata con un «Non lo so, anche se forse non mi dispiacerebbe tornarci.»
«Forse? Il tuo sorriso mi suggerisce ben altro», l'aveva punzecchiata allora lui, mentre Kristen gli rifilava un pugnetto sul braccio. «Vedrai, sarà uno splendido weekend. Non per niente, Ravenscar è il nostro posto preferito».
«Oi, Kris! Kris?!» la chiamò la solita voce amica.
Si risvegliò d'un colpo dal suo stato di trance e piegò la bocca in un ghigno indifferente. «Scusami tanto, mi ero un attimino persa nei miei pensieri.»
«Ho visto», le rispose Ramona, assottigliando gli occhi. «Tu mi nascondi qualcosa, sorella. Avanti, sputa il rospo!»
«Mi sa tanto che ti sbagli», la corresse l'altra, assolutamente contraria dal dirle come stavano le cose. Marcus, questa volta, sarebbe stato il suo piccolo segreto.
«Io non sbaglio mai su certe cose. Allora... hai davvero chiuso con lui?»
«Lui chi?»
«Dai, non fare la finta tonta. Non ti si addice.»
«E a te non ti si addice il ruolo di ispettore di polizia.»
Ramona sbuffò. «Siamo o non siamo migliori amiche? Ci siamo sempre dette tutto!»
Verissimo. Hai ragione da vendere. Ma a questo giro si fa a modo mio.
«Proprio perché lo siamo non posso nasconderti cosa ci siamo detti io e il tuo caro regista», le rispose Kristen, coltivando la speranza che l'argomento potesse distogliere Ramona dal suo interrogatorio.
L'altra sbarrò gli occhi. «Oddio, avevo quasi dimenticato che vi foste incontrati! Cosa ti ha detto?»
Kristen sorrise. «Alla fine, ha ammesso che il rapporto tra lui e sua moglie ha conosciuto una crisi abbastanza pesante. Però ne ha parlato all'imperfetto, come se adesso fosse già tutto risolto.»
«E tu gli credi?»
«La verità? Non so cosa pensare. Una parte di me pensa che stia mentendo.»
Forse perché è la stessa cosa che stai facendo anche tu. Continui a mentire a te stessa relegando il tuo rapporto con Marcus a una stupidissima parentesi, per quanto la stessa si stia rivelando profonda e significativa. Perlomeno da parte tua.
«Mmh. Intendi andare a fondo alla cosa, quindi.»
«Sì. Certo è che la loro relazione è stata molto travagliata, e questo fin dagli esordi.»
«E ci credo! Chi mai rischierebbe il proprio posto di lavoro per una semplice studentessa?»
Chi mai rischierebbe di continuare a frequentarsi con un uomo sposato pur essendo perfettamente cosciente che alla fin fine quello stesso uomo se ne ritornerà, come da copione – e magari persino strisciando –, tra le braccia della moglie? Lasciandoti, dunque, con un palmo di naso?
Kristen digrignò i denti. Era davvero stanca di continuare a lottare con quel vespaio di voci.
«Forse... un uomo innamorato?»
«O un uomo folle. Dipende dai punti di vista.»
«Un uomo follemente innamorato, allora. Mettiamola così.»
Ramona scrollò le spalle. «Contento lui.»
«Forza, mettiamoci al lavoro», la spronò Kristen, estraendo un grosso faldone dal cassetto. Vi soffiò sopra e una leggera coltre di polvere si sollevò nell'aria. Lo posò sulla scrivania e incrociò lo sguardo contrariato dell'amica.
«Qualcosa non va?» le domandò con piglio confuso.
L'altra borbottò qualcosa tra sé e sé, terminando la misteriosa frase con un "minaccioso" ti tengo d'occhio, espressione che la fece sorridere.
Questo, però, soltanto per un effimero momento.
L'ennesima giornata lavorativa si era conclusa nel migliore dei modi, pur con le ennesime, seccanti incombenze che la donna si era premurata di risolvere assieme alla sua fidata collega. Insieme, erano una squadra fortissima. O una bomba a orologeria pronta a esplodere; questo, ovviamente, dipendeva molto dai punti di vista. Fatto stava che funzionavano alla grande.
Anche io e Marcus non siamo da meno.
Purtroppo, aggiunse Kristen in un secondo momento, sempre dentro la sua testa. Odiava tanto il fatto che non riuscisse a smettere di pensare a lui nemmeno quando, ormai stanca morta, si distendeva sul divano aspettando che la consueta sensazione di relax le si diffondesse per tutto il corpo. Peccato che, negli ultimi giorni, lei preferisse rilassarsi in ben altro modo. Dopo gli incontri clandestini con Marcus, un fugace stato di grazia avvolgeva ogni anfratto della sua persona. La spingeva a sognare che, in un modo o nell'altro, quel rapporto sbagliato l'avrebbe portata a una felicità che, pur sapendo benissimo non poter durare in eterno, poteva comunque riportarla in vita. Nell'ultimo anno, si era quasi convinta di non riuscire a provare più niente per un uomo, o comunque nulla che potesse andare oltre alla semplice attrazione fisica. Con Marcus, suo malgrado, stava succedendo un qualche cosa a cui lei stessa, per pura via precauzionale, non voleva assegnare un nome. Fatto stava che era il suo cuore a parlare per lei. E quello stesso cuore parlava fin troppo. Faceva sin troppo rumore.
Magari, molto presto, le sarebbe passata, continuava a dirsi. In fin dei conti, agli inizi di un rapporto è quasi sempre tutto rose e fiori. La voglia di vedersi, di stare continuamente l'uno nelle braccia dell'altra. Le confidenze, che via via si facevano più importanti e assai meno sporadiche. Kristen distese appena le labbra. La sua espressione tradiva una certa enigmaticità, peraltro corroborata da una situazione tanto indefinibile, come indefinita. Se da una parte lei e Marcus si stavano frequentando come due persone normali, era altrettanto vero che di normale, in quella situazione, non c'era proprio un bel niente. Non aveva mai messo gli occhi su un uomo sposato, tantomeno aveva accettato, da parte loro, delle avances. Non che le fosse capitato spesso, certo. In ogni caso, era felicemente fidanzata con Herbert, e non ci pensava nemmeno a posare lo sguardo altrove.
Questa volta, però, l'amaro destino aveva deciso di farsi beffa di lei proponendole un uomo piacente, a tratti sfuggente e non meno sensibile. Perché, malgrado quello che stava facendo a sua moglie, Kristen non riusciva a considerarsi come un giocattolo nelle sue mani. Marcus le aveva concesso piena libertà di scelta, non l'aveva certo obbligata a ricoprire il personaggio dell'amante. D'altronde, non si erano forse rincontrati per puro caso nei pressi della fascinosa Ravenscar? Certo, lui poi le aveva chiesto se fosse possibile rivedersi, ma era quasi sicura che, se lei gli avesse propinato un secco no, lui non avrebbe di certo insistito.
Eppure, il solo pensiero di allontanarsi da quell'uomo le era intollerabile. Sarebbe arrivato quel giorno in cui avrebbe dovuto fare i conti con la realtà di Marcus, del tutto diversa dalla sua. Ma una parte di lei avrebbe tanto voluto che quel giorno non arrivasse mai.
L'improvviso suono del campanello giunse alle sue orecchie e la fece sussultare. Si alzò pigramente dal divano. Non poteva essere Marcus, si erano ripromessi di non vedersi per almeno un paio di giorni. Dallo spioncino, vide che si trattava di un giovane uomo completamente sbarbato, un pacchetto fra le mani e una divisa dell'SDS.
Che vorrà mai il ragazzo delle consegne? pensò Kristen. Io non ho ordinato nulla.
Gli aprì la porta e gli domandò, in tono cortese, che cosa desiderasse. L'altro le elargì un sorriso.
«Metta una firmetta qui, per favore. Questo pacco è per lei.»
«Io non ho—»
«Lo so, signorina. Ma è da parte di un certo Marcus Preston. Presumo che lei lo conosca, giusto?»
Kristen scosse la testa, un sorriso incredulo a ravvivarle i contorni del viso. «Sì, lo conosco», mormorò, apponendo, con palpabile indecisione, la firma richiesta con la penna che il ragazzo le aveva porto.
«La ringrazio», si sentì rispondere. «Arrivederci, e buona serata.»
«A lei.»
Kristen richiuse la porta. Dalla consistenza dell'involucro, ricoperto con una banalissima carta gialla – quella tipicamente usata per i pacchetti postali –, non aveva proprio idea di cosa potesse esserci dentro. Si sedette sul divano e con estrema cura iniziò a scartabellarne i bordi, mentre il cuore le pompava alla velocità di un giaguaro. Quando tirò fuori la confezione e scoprì di che si trattava, strizzò gli occhi e scosse la testa più volte. Non si sarebbe mai aspettata un gesto simile, per non parlare del bigliettino allegato al regalo!
Non me ne intendo molto di accessori femminili, ma spero tanto che siano di tuo gusto e, soprattutto, che siano comode, magari anche più di quelle che indossavi ieri sera. Scusami ancora per avertele ridotte a brandelli.
A presto,
Marcus
Kristen lesse e rilesse quelle parole e le sfuggì un enorme sorriso, nonché una risatina spensierata. Ricordava ancora la faccia allarmata di Marcus non appena le calze si erano strappate sotto ai suoi occhi. Scartò l'involucro contenente i nuovi collant e ne esaminò la consistenza. Leggere al punto giusto, della stessa tonalità di quelle che aveva addosso la sera prima, nessun motivo particolare. Un regalino semplice, senza fronzoli. Ma che la donna trovò assolutamente adorabile. Una dolcezza nuova si fece subito spazio nel suo cuore, il cui furioso battito non si era ancora placato. E lei ne accolse, senza remore, la squisita e irresistibile fragranza.
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