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Capitolo 4

NEW YORK
PALAZZO DI VETRO DELL'ONU
ETHAN DOMINIC

Osservo Brianna mentre incenerisce con lo sguardo la ragazza davanti a lei. Dal modo freddo, finto e distaccato con cui le parla, capisco subito che tra le due non corre buon sangue.
Ci impiego poi pochi istanti a comprenderne il motivo mentre la vedo puntare uno sguardo infastidito sulle loro mani unite.
Dalle poche informazioni che mi ha rivelato, Luke è il suo ex e questa immagino sia la sua nuova ragazza.
È in difficoltà quando la mora le sorride fintamente.
Adesso però è il mio turno...

<< Non mi presenti?>> le dico mentre le bacio il palmo della mano. La sento tremare e la cosa mi stuzzica parecchio.

<<Lui... Si, lui è... >>

Senza dover far nulla la sua incertezza mi rende il tutto molto più semplice...
<<Il suo ragazzo>> lo dico con naturalezza, guardandola negli occhi. La sua espressione di stupore si tramuta presto in convincimento e quando la vedo annuire e la timidezza le colora le guance... Il mio canino, spinto dal desiderio, comincia a preme sul labbro.
Stringo la mano del suo ex << Ethan Dominic>> mi presento e poi un fugace baciamano alla sua fidanzata che mi guarda con aria trasognante.

Approfitto del momento e mi avvicino alla "mia" ragazza rubandole un rapido bacio sulle labbra, così da rendere il tutto più verosimile. Lei ha gli occhi ancora chiusi ma ormai... mi sono già staccato.

<<Non sapevo fossi fidanzata>> Il tono di voce di Luke non cela la sua irritazione ed io incrocio le braccia sul petto compiaciuto, sorridendo a mezza bocca.

<<Da quant'è che state insieme?>> La ragazza si morde una guancia.

Lascio che sia lei a rispondere per evitare di commettere passi falsi <<Da un pò >> dice e sembra volersi allontanare da loro... Non certo da me!

L'afferro per la vita e la giro facendogli dare loro le spalle <<Divertitevi>> Li congedo così, rapidamente, alzando poi una mano in aria come fossero solo delle fastidiose mosche. Con la coda dell'occhio anche lei li vede allontanarsi: quella di Luke è più una marcia forsennata, la ragazza invece, continua a girarsi.
Le prendo poi il mento tra le dita << Scusami se mi sono preso questa confidenza..>> le soffio vicino alle labbra, il mio viso è a un centimetro dal suo <<Ma mi sembrava avessi bisogno d'aiuto>> .
Non parla, non respira.
Questo gioco comincia ad essere divertente...
<<Mi devi un favore >> Le sussurro all'orecchio per stemperare la tensione e la sento tremare un'altra volta.
Chiude di nuovo gli occhi aspettando di assaporare ancora le mie labbra ma quando li riapre sono di spalle e faccio segno al sommelier di farmene un altro.
Non devo correre troppo, la fretta potrebbe spegnere il desiderio. Lo devo centellinare, mantenere vivo... Concedendomi il giusto... Allontanandomi... per poi ritornare.

<<Grazie>> mi sussurra all'orecchio e questa volta, sono io a vacillare. Il suo alito caldo e profumato mi inebria e così mi allontano ancora portando rapidamente il bicchiere sulle labbra. La osservo mentre cerca Luke e la ragazza nella sala e la cosa, non so perché, mi infastidisce <<Ci stanno guardando>> mi dice a labbra tirate come a fingere un sorriso.
Sento premere la mia eccitazione mentre mi leva il bicchiere dalle mani e audacemente e disinibita per via dell'alcool, se lo porta alla bocca. È così provocante la sua ingenuità che devo immediatamente placare il mio desiderio.

Guardo l'orologio, improvviso una scusa <<Devo allontanarmi un attimo>> le dico sottovoce quasi in un ringhio. Sbatte le palpebre più volte ed io vorrei sbatterla al muro.

<< Si certo>> mi dice dolcemente ed arretra di un passo guardandosi intorno. Leggo nel suo sguardo e sulla pelle arrossata, tutto il suo imbarazzo.

<<Torno tra poco>> le dico prendendole la mano <<Non andrai via... Vero?>>

Mi fa un cenno di no con la testa per poi sparire tra la folla.
Ingurgito il mio drink e sbatto il bicchiere sul tavolo. Il sommelier mi guarda e sembra volermi dire: Ti è andata male è!!!!

<<Pensa ai drink>> gli dico a brutto muso e, ancora una volta, abbassa lo sguardo e torna a comporre la sua piramide di bicchieri.

Guardo la sala e la intravedo parlare con la madre.
Mi bastano dieci minuti, dieci fottutissimi minuti e poi tornerò come nuovo.
Detesto ciò che sono e forse ancora di più, quando non riesco a mantenere il controllo.

Mi avvio velocemente verso l'uscita. Devo fare in fretta, allontanandomi il prima possibile da ogni sguardo per placare il mio desiderio altrove.

Ci sono ancora molti fotografi ma sono più interessati a fotografare chi entra piuttosto che chi esce. Nel dubbio però scendo rapidamente le scale così da non essere quasi notato.
Dopo pochi istanti mi ritrovo nel parcheggio.
Lo sbarbatello di prima incrocia il mio sguardo.
Mi riconosce immediatamente e lo vedo correre verso un  grande pannello di legno dai cui chiodi pendono i vari mazzi di chiavi. Afferra il mio e mentre gli vado incontro leggo nei suoi occhi un certo timore. 
So già cosa accadrà... Inspiro profondamente cercando di calmarmi.

Ethan non qui e non ora - ringhio a me stesso sottovoce

Con mano tremante mi porge il mio mazzo di chiavi.
Provo a resistere alla tentazione ma una scintilla di paura balugina nei suoi occhi. Dura un istante ma è sufficiente a farmi perdere il controllo.
In un attimo gli afferro il braccio e con la mano opposta, gli tappo la bocca. Si dimena, cerca di liberarsi ma la sua forza non può niente contro la mia.
Mi riparo dalla fioca luce dei lampioni inoltrandomi in un cono d'ombra tra la vegetazione poco distante.
L'oscurità della notte e la quiete, rotta dai suoi strilli sommessi, ci avvolgono. In lontananza scorgo le luci della festa, le voci e la musica invece non ci raggiungono. Siamo troppo distanti perché qualcuno lo possa sentire.

Mi avvento sulla sua guancia. I denti premono con forza, lacerandola completamente. Cade in ginocchio urlando, portandosi poi le braccia sul viso.
Osservo la mia mano sporca del suo sangue e me la struscio sulla bocca, leccandola, inspirando quell'odore così buono ma, allo stesso tempo, così dannatamente sbagliato. Succhio le dita una ad una. Non riesco a fermarmi.
Gattona sul terriccio implorando pietà mentre cerca una via di fuga ma è proprio questo ad eccitarmi, la sua speranza di salvarsi. Lo raggiungo immediatamente e mi sento un fottuto avido mentre gli strappo la giacca, poi la camicia e comincio a morderlo sulle braccia, sulla schiena, ancora e ancora. I suoi lamenti sono diventati dei respiri affannati e godo nel sentire la vita abbandonarlo.
Lo guardo nella sua vulnerabilità e mi compiaccio di sapere che sono io l'autore di questo scempio. La vena sulla giugulare esala gli ultimi battiti, mi ci avvento prima che sia troppo tardi, prima che quel corpo diventi freddo. Godo ancora ma questa volta nel vedere i suoi occhi spegnersi lentamente mentre la vita scivola via dal suo corpo.

Lo sguardo vitreo e la pelle fredda mi impongono di fermarmi.
Osservo quel corpo straziato e tutta la frenesia e l'eccitamento di prima svaniscono in un istante lasciando il posto al pentimento e alla delusione per non essere stato in grado di frenarmi.
Mi accovaccio accanto a lui e con la mano, gli chiudo gli occhi sbarrati. Vorrei prendermi a pugni in faccia da solo, detesto perdere il controllo...

Sollevo il corpo dal terriccio e mi avvio verso la mia macchina guardandomi attorno.
Apro il bagagliaio e ce lo butto dentro. Chiudo il portellone senza fare rumore e salgo in macchina controllandomi allo specchietto retrovisore. Le mie iridi sono nere come l'ombra livida e scura della notte, devo attendere un paio di minuti prima che i mei occhi tornino umani. Nel frattempo elimino lo sbaffo di sangue che mi dipinge il lato sinistro del viso. Mi pulisco con la mano e non resisto... Riprendo a leccarla avidamente. 
Dal vano portaoggetti tiro fuori la torcia. Me la punto addosso ispezionando ogni centimetro del mio vestito. Sono perfetto, neanche una macchia.

Sto per spegnere la torcia quando la noto .... Dannazione!
Una piccola sbavatura sul colletto rovina la perfezione del mio lavoro. Rovisto nel vano portaoggetti inutilmente, per poi sbattere i pugni sul volante. 
La guardo più volte, è visibile e non ho modo di eliminarla.
Posso solo sperare che nessuno la noti... che Bri non la noti...

Controllo ancora le mie iridi e il nero è quasi del tutto svanito. Spengo la torcia ed esco dalla macchina incamminandomi di nuovo verso l'entrata...

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