Detroit: Become Human #1
La sera prima
Il taxi automatizzato raggiunse l'indirizzo richiesto frenando con dolcezza di fronte all'ingresso, comunicando all'occupante la tariffa della corsa, per altro già pagata.
Una donna minuta scese dall'abitacolo, accompagnata da una valigia automatizzata programmata per seguirla sempre, in questo caso verso l'ascensore.
Casa, pensò la donna, sospirando mentre la scatola di metallo la portava all'ultimo piano.
Il giorno dopo
- Benvenuto, Rheus! Accomodati, prego.
La donna si voltò verso il nuovo ospite, sorridendo e porgendogli la mano.
- Le era già stato comunicato telefonicamente il mio nome...?
Al cenno affermativo della padrona di casa, l'interlocutore rispose compito, toccandosi appena la divisa nel punto in cui campeggiava un brillante triangolo azzurro.
- Suppongo di non dover dare ulteriori introduzioni sulla mia identità, dunque. La ringrazio per aver accettato la proposta Cyberlife di essere la beta tester per il mio modello, signorina Evans.
Lei scosse il capo, allontanandosi verso la cucina.
- Gli AX1400 sono quel che serve ad una ricercatrice in carriera che non ha nemmeno il tempo di respirare, figuriamoci quello di badare alle faccende domestiche! Ti sono grata per essere qui, Rheus.
Una montagna di stoviglie ammonticchiate in maniera regolare attendeva di essere riposta negli scomparti. L'androide iniziò la procedura di riordino, facendo attenzione a non fare quasi il minimo rumore nel sollevare i piatti e il pentolame.
La donna stette ad osservarlo muta, ricordando qualcosa: una, due, tre scene ripetute, simili e diverse, compiute da un viso dai capelli biondi e dallo sguardo chiaro. Poi, il sangue blu tutto intorno a lei, sopra i suoi vestiti, gli spari e la mano di uno sconosciuto. Il luccichio di un LED cremisi sulla tempia di chi le aveva salvato la vita al prezzo di quella di un suo simile.
- Cosa pensi del passato della vostra razza, Rheus?
La domanda le sfuggì d'un soffio, un basso mormorio che fu tuttavia colto dai sensori auricolari altamente perfezionati del modello AX1400.
Un androide.
Un'intelligenza artificiale.
Eppure...
- Il mio programma è stato progettato per evitare eventuali falle nel mio sistema, signorina Evans. Ogni argomento considerato critico verrà evitato dal software di conversazione.
La scienziata battè le ciglia, sagomando le labbra in un muto "oh". Si avvicinò al robot dalle sembianze umane, inducendolo a interrompere il riordino e a guardarla in viso.
- Circa trent'anni fa, l'androide che serviva la mia famiglia ha tentato di uccidermi, facendomi precipitare dall'ultimo piano di un grattacielo. Di questo grattacielo.
Si umettò le labbra, notando l'impercettibile striatura color zolfo comparsa nel LED tempiale di Rheus.
- Ci è quasi riuscito. Un altro androide, un agente di nome Connor, mi ha salvata. La mia vita scorre grazie alla decisione di un tuo simile, ma avrebbe potuto essere troncata bruscamente dalle decisioni dell'altro... Di Daniel.
Il modello AX1400 riprese l'attività, spostando gentilmente di lato la donna e chiudendo gli armadi pensili uno ad uno, con estrema delicatezza.
- La Cyberlife ha faticato a sopravvivere agli eventi di Detroit, signorina Evans. Io ho superato qualsiasi test e sono stato ritenuto idoneo al contatto umano, Kamski in persona ha validato i miei algoritmi. Non c'è motivo che si preoccupi, glielo garantisco.
- Io non mi preoccupo di quel che credi, Rheus. Kamski gioca, ha sempre giocato a fare Dio, un dio che non concede il libero arbitrio alle sue creature. Quell'uomo non mi è mai piaciuto.
L'umana si diresse in camera da letto, indicando a Rheus le lenzuola da cambiare e accennando vagamente all'ambiente da aerare e da liberare dalla polvere. Era da molto che non tornava in quel luogo.
- Ecco perché lavoro alla Clevertech Foundation. Ecco perché non posso fidarmi di te, di un figlio della Cyberlife, a meno che...
Il LED tempiale dell'androide lampeggiò di cremisi. Una sola volta.
- ... Tu non diventi un deviante.
Seguì una pausa carica di significati, forse anche di aspettative. Poi, la replica.
- Sono qui per occuparmi delle faccende domestiche, signorina Evans. Lo farò disattivando il recettore audio per le prossime due ore, se permette.
- No.
La risposta arrivò improvvisamente decisa, perentoria. La donna dai capelli castani fece ondeggiare la coda di cavallo tagliando l'aria in diagonale davanti a sè, in un repentino gesto della mano.
- No, non lo permetto. E voglio che tu faccia un check dei tuoi sistemi: le camere ottiche non stanno inviando dati sulla planimetria della casa? Non stai trasmettendo nulla su di me alla Cyberlife? Non interessa a nessuno dei tuoi creatori il mio lavoro di team leader nel settore dell'intelligenza artificiale della Clevertech? Sei sicuro che non ti stiano usando per spiarmi, Rheus? E se fosse, lo permetteresti?
L'androide la fissò vacuo, per poi risponderre con una voce più metallica della precedente:
- Non rilevo upload in corso sotto la sorveglianza del mio programma. Disattivazione del sistema audio prevista in: due minuti.
La donna gli afferrò il viso tra le mani, tentando di localizzare una porta d'ingresso per accedere al suo sistema; maledicendosi, ritornò a distanza di sicurezza e si diresse verso l'esterno, verso la terrazza sulla skyline di Detroit. Sapeva che, anche dopo trent'anni, la registrazione della telecamera a circuito chiuso sarebbe rimasta disponibile e consultabile, doveva solamente inserire una data. E non avrebbe mai dimenticato quel giorno.
Credevo di essere importante!
Dobbiamo sostituirlo, piccola, è diventato obsoleto. È una macchina, non ha emozioni.
Sei il miglior androide al mondo, Daniel!
- Disattiva la pelle. Sei programmato per soddisfare alcune richieste anche riguardo al tuo aspetto fisico. Obbedisci, visto che vuoi giocare a fare la macchina perfetta!
Gridando, tornò in camera con una scheda di memoria compatibile con il modello.
Spionaggio industriale che spero dia i suoi frutti, pensò.
Gli prese nuovamente la testa tra le mani, questa volta raggiungendolo alle spalle: estrasse una slot rimasta vuota tra gli sportelli craniali che avrebbero dovuto contenere nuovi terabyte di patch all'occorrenza, inserendo la memoria con forza e richiudendo lo sportello, impiegando non più di una manciata di secondi a fare il tutto.
L'androide si piegò in ginocchio, reggendosi le tempie e lottando contro le nuove sequenze di 0 1 0 1 1 0 0 1...
- Dì all'elicottero di allontanarsi!
- Lascia la bambina e te ne potrai andare, Daniel!
- Mi fido di te. La lascerò, se mi prometti che andrà tutto bene...
- Te lo prometto.
Te lo prometto.
Prima che sul mondo calasse un sipario blu notte.
Il LED rimase rosso per mezzo minuto, stemperandosi in un giallo opaco e poi ritornando azzurro, inesorabilmente.
- La cancellazione dei dati inseriti inizierà tra: due minuti, avvertì l'androide.
Di nuovo, la sua voce si era fatta più metallica, quasi cupa; alla scienziata, tuttavia, parve di sentire una sfumatura di rimpianto in quel tono.
Non temere. È una battaglia che non intendo perdere, Rheus.
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