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Brevitas Vitae

Mi dipingono come una donna fredda, senza emozioni; dicono che eseguo il mio lavoro meccanicamente, assecondando una routine vecchia di secoli.
Mi sto vestendo, e penso al loro parere: a come si sbagliano, a quanto diversa io sia...
Mentre mi pettino, l'ultimo granello di sabbia scivola nella parte inferiore della clessidra: è così che calcolo il tempo che manca, è così che so quand'è giunto il momento, ma non c'è nulla da fare. Per loro arrivo sempre in anticipo, indesiderata stacanovista che non sono altro.
Attendo un secondo, non di più: già è troppo, ma non sarà mai abbastanza per recuperare una vita intera.
<< Ti amo >>, ha il tempo di sussurrare il vecchio. Siamo in un ospedale, pareti e lenzuola bianche s'intonano al colore dell'anima che sto per accogliere nel mio abbraccio; la donna non è sua moglie, è poco più che un ricordo di giovinezza. È lì perché anche lei ricorda, anche lei ama... Quando ormai da amare non resta che una salma ornata di un lievissimo sorriso.
<< Starà bene? >>
Al mio fianco, l'anima ringiovanita mi parla incerta: dev'essere strano, per loro, assumere all'improvviso la consistenza degli spiriti. Malinconico, non m'insulta, ma mi guarda preoccupato e al tempo stesso intimamente sereno, in pace. Sa di aver vissuto, di aver raggiunto i propri obiettivi in molti campi, ma anche io so.
So che nessuno, davvero nessuno, muore senza un rimpianto segreto, ne sia consapevole o meno.
Porgo la mano all'anima: il cappuccio che ho sul viso nasconde le mie fattezze, la mia espressione, la lacrima lucente ancora aggrappata alle mie ciglia. Ancora per poco.
<< Ti seguirà >>, rispondo, a voce bassa. A testa bassa.
<< La porterai tu da me, angelo? >>
Sussulto: per i mortali, sono la Morte. La Vecchia Signora. Colei che giunge brandendo la Falce, vendicatrice, mietendo vite su vite, giustamente o no, mai sazia... Era molto strano che le anime riconoscessero l'angelo, in me, reietta dalla mia stessa razza: Ali Nere, mi chiamavano lassù.
<< Grazie... >>
Mi volto verso lo spirito del vecchio: sta ancora osservando la donna in lacrime, con un'intensità che mi spaventa. Ho sicuramente frainteso.
<< Grazie >>, ripete, questa volta proprio rivolto a me: si avvicina, consapevole che non posso rimandare oltre il distacco.
<< Di che cosa, anima? >>
Spiego le ali. Faccio parte degli ordini celesti: empatia, compassione, amore, tutti i sentimenti delle schiere angeliche mi sono propri; ho il dono dell'ubiquità, e nella stessa manciata di secondi sono colpita dalla sofferenza, dal rancore, dalla tristezza, dalle mille sfaccettature emozionali che ogni mortale mi dona appena lo sfioro.
È un dono velenoso, ma a volte ha un dolce sapore...
<< Di aver accolto la mia preghiera >>

Mi libro in aria, senza rispondere, mentre la donna rimasta in terra bacia in fronte l'inanimato: ho assistito a così tanti addii, come posso stupirmi ancora? Di quanto gli uomini siano capaci di dare la giusta importanza alle vite dei loro simili soltanto quando si spezzano.
<< Hai chiesto a Dio di poterla precedere nella tomba, anima. Non sono io a decidere >>, sottolineo, impersonale e distaccata.
Ah sì?
Una voce ironica mi risuona nella mente, trasmettendomi un guizzo di ilarità: non la percepisco spesso, dopotutto non sono che un angelo. 
Sì, Padre. 
L'anima si gode il volo, placida, mentre sorrido della mia piccola bugia: un secondo non servirà a recuperare il tempo perso in vita, ma ha anch'esso il suo valore.

Perché non hai aspettato che rispondesse?
Non ce n'era bisogno, Padre. Lui sa, l'ha sempre saputo, ma non ha mai parlato. Fino a che non è stato troppo tardi.
Una nota di dispiacere vena il mio pensiero, riverberandosi nell'Empireo: è allora che Lo sento di nuovo, un'ultima volta...

Non è mai troppo tardi, angelo mio.

La voce tace, lasciandomi interdetta: comprendo soltanto a volo concluso il significato di quella frase, quando torno in terra a prelevare altri spiriti. La donna è ancora in ospedale, uno di quei luoghi candidi che visito spesso: tra le lacrime, sorride, sorride come una bambina, e so che quel sorriso è anche un dono della Morte.

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