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Angst - II

Smoketown, si chiamava. Ma più che una città di fumo, quel luogo era un labirinto: avevo incontrato la creatura dagli occhi rossi in altri otto vicoli a me inaccessibili, ma ora avevo qualcosa su cui fare affidamento, finalmente. Si trattava di una mappa dai margini sdruciti, un pezzo di pergamena che avevo trovato per miracolo in un bidone della spazzatura: questa volta, la via che si snodava di fronte a me si presentava libera, benchè non fosse altro che una stretta striscia di terra incuneata fra due pareti prive di finestre... Due lastre verticali dall'aspetto per nulla rassicurante.
Nel frattempo, aveva iniziato a nevicare.
Eppure non sento il freddo, notai, ricordando di aver addosso soltanto un logoro giubotto in pelle e un paio di jeans, mise piuttosto scadente per il mese di gennaio... e per le tre di notte.
Signorina Everett, si copra di più!
Mi pareva di sentirla, la proprietaria di quello che osavo chiamare "appartamento": uno sgabuzzino rintanato in una delle poche palazzine ancora vitali, in quel posto dimenticato da Dio. Perchè lo stavo abbandonando? Semplice: perchè non l'avevo fatto prima.
Dovevo aspettare di avere questo piccolo incentivo alla fuga, evidentemente.
Scattai, conscia che il gioco non sarebbe mai potuto essere così facile: le due pareti che abbracciavano la via, infatti, iniziarono a chiudersi in una lenta e mortale stretta, minacciando di stritolare il mio corpo in quel budello di cemento - Avete presente Maze Runner? Beh, qualcosa di simile.
A pochi passi dall'uscita, diedi il fianco al pertugio libero e scivolai sul terreno, salva, ma anche priva della possibilità di tornare indietro: poco male, in realtà.
Che cosa abbandonavo? La decrepita padrona dello stabile in cui alloggiavo a sbafo, con mesi di arretrato; la mia stanza, nove metri quadri occupati da una branda, un lavabo e qualche altro mobile in più, la refurtiva delle ultime settimane, spiccioli e carabattole di ben poco valore. Ero orfana, sola, una mano lesta che a stento trovava un passante da alleggerire, in quel deserto urbano! Pensai al "mio" gatto, l'ultimo essere vivente con cui avevo interagito prima di uscire di casa: bene, il randagio dal pelo fulvo avrebbe senza dubbio trovato qualche altro essere umano a cui fare le fusa. Niente da perdere, tutto da guadagnare: è una buona base, per un cambiamento. Iniziai a camminare all'interno di quella nuova area, con la consapevolezza che non sarebbe davvero potuta essere peggiore della precedente...
<<Ahh, a cuccia, Balto!>>
Rotolai sul divano dopo aver messo in pausa l'avventura, facendo spazio al mio pastore tedesco: non avevo idea del perchè si fosse svegliato, ma per contrasto mi resi conto che sarebbe stato un bene dormire un po'.
<<Tu non troveresti un altro umano a cui fare le coccole, mmm?>>
Dentro di me, scoppiai in una fragorosa risata: l'ultima volta che avevo controllato, Balto aveva deciso di dare la zampa anche all'imbianchino che aveva appena fatto volatilizzare 800 euro dalle nostre tasche. Addestrato per badare ai ladri? Ma dove?

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