Il seminterrato del mostro sotto al letto.
Eravamo maledettamente chiusi a chiave in quel seminterrato, dentro una stanzetta 2×2 dove a malapena passava l'aria per respirare. "Perché proprio noi?!" chiesi ad alta voce, non aspettandomi una risposta. Ma quella ci fu: "Perché l'ho deciso io.". Quella persona che, in quella dannata notte, ci prese uno ad uno, dai nostri caldi letti, ci trascinò quaggiù e ci lasciò perire in questa stanza claustrofobica, aprì la porta. "Beh, visto che vi piace tanto lamentarvi ci penserò io a voi.". Prese uno di noi e lo trascinò fuori dalla stanzetta, scaraventandolo a terra, su quel freddo pavimento piastrellato, di un colore grigio sporco. "Voi altri guardate. Altrimenti farò fare la stessa fine anche a voi." ci disse il rapitore con una voce malsana e psicopatica. Fece di tutto a quel povero ragazzino, aveva solo quattordici anni, ma lui non ebbe pietà. Appena finito di martoriare il povero corpo, ormai senza vita, del ragazzo, "il mostro" ci rinchiuse di nuovo in quella stanza 2×2. Le immagini di quel povero malcapitato, che davanti ai nostri occhi, veniva squartato, sbudellato e torturato nel peggiore dei modi, mi martellavano in testa. Tutto quel sangue, gli organi che fuoriuscivano dal corpo della vittima, le grida di aiuto che riecheggiavano nella stanza insonorizzata di quel maledetto scantinato, che pareva essere un bagno completamente vuoto di un ospedale abbandonato. Era passato solo un giorno dall'accaduto. Ricordo precisamente tutti gli avvenimenti. Prima le urla di aiuto del ragazzo causate dal contatto della sua chiara pelle, con l'affilato coltello che "il mostro" stava usando. Poi le strazianti grida di sofferenza del malcapitato, sotto la potente forza dell'ascia scagliata contro il suo petto più è più volte. Infine il silenzio. Il ragazzo abbandonò la vita terrena ed "il mostro", dopo aver fatto uscire bene in vista, tutti gli organi del ragazzo insieme alle ossa spezzate dall'ascia ed il sangue che colava giù dalla grande voragine aperta sulla pancia del ragazzo, si mise a mangiarlo davanti ai nostri occhi, come se niente fosse, come se nulla fosse mai successo, come se tutto fosse normale. Presa dalla sofferenza e dalla rabbia incominciai a tirare testate contro il muro, più forte che potevo, fino a che il mio cranio non si spaccò e lo stesso si andò a conficcare nel cervello che, seppur molto fragile, resistette. Rimasi così nella sofferenza, affogata dal dolore, aspettando che il mio turno arrivasse e che quella bestia, che da sotto il letto mi prese e mi portò qui, faccia di me il suo pasto, in modo che io riesca finalmente a porre fine a tutto ciò.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro