L'ultima gardena
(Tratto da un fatto realmente accaduto)
Dedicato a mio padre, grande maestro di vita...e di caccia.
Sono le sei e venti, cammino con passo spedito nonostante il sentiero si inerpichi ripido lungo il versante della montagna, la neve gelata scricchiola sotto gli scarponi.
Non ho acceso la torcia perché voglio godermi la luna piena. Il suo pallore fa scintillare la brina sui rami dei cespugli, sembra polvere di diamanti. Mai donna fu adorna di siffatto gioiello! Finalmente arrivo sul crinale dove c'è il capanno.
Ho le dita intirizzite, a fatica giro la chiave nella toppa e appena dentro controllo ansioso che l'acqua nelle gabbie dei richiami non sia gelata.
Siamo alla fine di Gennaio e la stagione è ormai al termine: stamattina sono qui solo per vedere che tutto sia a posto...
Le mie tre Gardene sono così belle che mi si sarebbe spezzato il cuore a ritrovarle morte per la sete. Do un'occhiata al termometro: meno undici!
Non me la sento di esporle al gelo, c'è un vento tagliente che sibila fra i rami delle betulle così sposto le gabbie al calduccio, nella stanzetta adiacente al capanno.
Con molta calma mi preparo: accendo la stufa e, mentre il caldo profumo della legna ardente mi avvolge, sistemo la cartucciera al solito posto: è ancora piena, quest'anno ho preso pochissimo... ma cosa importa!
Controllare che la canna del fucile sia libera è ormai un rito e mentre la punto verso la luce mi sembra di sentire la voce di mio padre, sempre così generoso di sagge raccomandazioni " prima di tutto la prudenza..."
Eccomi pronto, ma è ancora prestissimo! La speranza di vedere qualche piuma non l'ho neppure presa in considerazione.
E' finito il solito entusiasmo dei giorni dell'apertura, e nella calma osservo dallo spioncino lo spettacolo della natura. Un panorama che ammiro da anni, ma che ogni volta mi appare nuovo. Cime innevate si alternano a buie valli, qua e la le fioche luci di qualche paesino e sullo sfondo il cielo che ad est già si rischiara. Finalmente solo, conquistato dalla musica del silenzio.
Pochi hanno il privilegio di ascoltarla e ancor meno sono quelli capaci di apprezzarla.
I pensieri si accavallano, come le onde di un mare in tempesta, ma questo sottofondo di tranquillità mi rilassa e la tempesta, piano piano, si placa.
Mi ricordo le parole di quel vecchio che, seduto accanto a me, rimirava i colori di fine Ottobre parlandomi del passato, della caccia di una volta e di quella fortuna che, secondo lui, ogni cacciatore aveva rispetto a quanti non vivono un contatto così intenso con la natura.
Rifletto ed intanto il panorama sta cambiando.
Le ombre della notte sono fuggite, l'orizzonte si prepara all'alba. Non mi importa se non prenderò nulla.
Vedere il sole che sorge è già una vittoria. In quanti, che non sono cacciatori, possono vantare un tale privilegio ?
Sono affacciato sul mondo e non voglio perdermi neppure un particolare della scena. Prima il colore era il blu, poi l'azzurro ora è il rosso. Le nubi sfilacciate, sospese appena sopra l'orizzonte, hanno cambiato dal rosa all'arancione ed infine sono diventate porpora. Ora l'intero cielo è porpora e lo spettacolo è tutto per me. Il sole e li dietro lo so, pronto a salire da un momento all'altro. Perché temporeggia ? Ho capito! Il Re attende che il palcoscenico sia degno. E' questa la sua vera grandezza. Apparire già immenso ancor prima di palesarsi.
D'improvviso un suono, tenue ma nitido. Lo riconosco all'istante: è il canto di una Gardena .
Un'ondata di emozioni m'assale e risveglia in me l'istinto primordiale. Gli occhi vanno rapaci alla ricerca della preda.
Mi muovo nel capanno, mi abbasso per spiare sugli alberi più alti. Eccola !
Si è posata in un punto da cui domina il mondo.
Non mi serve pensare ed in un attimo ho imbracciato il fucile ed ora la sto mirando. Mi impongo di fermarmi, sento i veloci battiti del cuore che mi martellano le orecchie. Devo stare calmo, devo mirare con cura.
Il tempo si è fermato, l'universo si è fermato. Questi pochi decimi di secondo diventano lunghissimi, come se tutto fosse rallentato. Vedo il volatile colpito a morte che precipita sulla neve. Dall'emozione non ho neppure udito lo sparo.
Il profumo della polvere bruciata riempie lentamente l'aria, io ricarico il fucile.
Passano i minuti e dopo un'ora la mia fucilata è rimasta l'unica a riecheggiare nelle valli.
Decido di uscire, m'infilo la giacca. All'esterno la temperatura è ancora molto bassa, il vento ha ripreso a ruggire fra i rami.
Eccola là, adagiata sulla neve. La prendo in mano e mi accorgo che non ha lasciato neppure un segno sulla candida distesa: non una piuma, non una goccia di sangue. L'ammiro, e mi accorgo che sul suo corpo compatto non vi è alcuna traccia di morte. Le piume sono perfette nella loro compostezza: il grigio chiaro della testa si tuffa nel marrone maculato di nero, sulla schiena, che viene a sua volta racchiuso dalle ali e dalla coda, anch'esse nere. Il petto è oro, con piccole macchie marroni, mentre il ventre è bianchissimo. La avvicino alle narici ed inspiro: sa di pulito, di selvaggio...
Le do un bacio, come mi ha insegnato mio padre "La selvaggina" diceva " va rispettata poiché rappresenta la perfezione della natura".
Mi guardo attorno per ammirare ciò che lei ha visto prima di morire e respiro profondamente l'aria gelida, pervaso da un senso di pace e di libertà .
Come sarebbe bello poter decidere quello che il fato non ci permette di sapere: come sarebbe bello diventare una Gardena e poter morire guardando un'alba di fine Gennaio...
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro