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VIVERE DI PAROLE

Caro diario,
Oggi voglio raccontarti una storia, ma non una storia qualsiasi, è una speciale. È speciale perché racconta le cose come penso che stiano, in tutto questo grande casino ho cercato di fare ordine.
Ovviamente è tutto più confuso...
Per raccontare questa storia devo partire dall'inizio però.
Lei era una ragazza ma come molte, andava a scuola, faceva sport e andava avanti.
Un giorno qualcosa le cambiò la vita, e ironia della sorte, lo fece letteralmente.
Vuoi sapere cosa caro Diario?
Un libro, all'apparenza un semplice e banale libro con copertina e fogli di carta ricoperti d'inchiostro, con qualche immagine qua e là.
Un libri all'apparenza, un mondo ai suoi occhi.
Ma non un mondo normale come lei lo conosceva, ma un mondo fantastico, popolato da creature strane e singolari, piccole e grandi, microscopiche o giganti, che volavano o strisciavano, che vivevano sulla terra o nello spazio, in altri mondi e in altri tempi.
Era solo un libro, ma quella ragazza, quella ragazza se ne innamorò di quel mondo. Di quel mondo con i suoi problemi, con le sue battaglie, con quelle creature e quegli umani, con quella strana cosa, chiamata lieto fine che arrivava sempre nonostante tutta la sofferenza.
Quella ragazza finì il suo libro, lo divorò,  come si suol dire, per la velocità con cui lo lesse, e lo rilesse e lo lesse ancora finché non ne conobbe anche il punto e la virgola.
E allora accadde qualcosa.
Quel libro, prima così perfetto, ora non bastava più. Quella ragazza provò a lasciarlo andare, a tornare alla sua vita, ma tutto ormai era meno interessante di quanto ricordasse.
Allora prese un altro libro, con un altra storia, con altre immagini, con altre parole. Ma anche quello, come il primo, finì e tutto tornò come prima e se possibile ancora più noioso. Così ne prese un altro ancora, più lungo, con più parole, con più storia, senza immagini ormai superflue.
Le immagini ormai non servivano più a quella ragazza, non le servivano perché ogni parola nella sua mente diventava immagine, storia, film e poi realtà. La ragazza non se ne rendeva conto ma presto iniziò a vivere per quelle storie, a vivere in quelle storie e ogni volta per lei uscirne era un sacrificio, ma non poteva sparire per entrare in un libro, non poteva e se ne dispiaceva.
Il tempo andava avanti e la ragazza leggeva sempre più libri, uno dopo l'altro e, a volte, dopo averne finito uno ne iniziava subito un altro per non sentire quel vuoto che poi l'avrebbe presa se avesse smesso di leggere e vivere quelle storie.
Passava il tempo e la realtà non bastava  più, ormai c'erano solo i libri per lei, ormai quella ragazza viveva solo per entrare in un mondo diverso dal suo.
Ormai quella ragazza viveva di parole, il suo cibo era il sapere cosa sarebbe accaduto, i suoi pensieri erano pensieri di carta colorati d'inchiostro, nero, lucido e bellissimo, e la sua bocca era muta perché nella lettura parlare non serve.
Ogni suo dubbio è ogni sua pena spariva davanti ai libri e alle loro storie e così lei, che sentiva il bisogno di farsi accogliere tra quelle parole, si faceva abbracciare dalle pagine di quei libri, nuotava tra le parole di quel mare d'inchiostro e si ricopriva di carta per dimenticarsi del reale e sostituirlo con altro.
Ovviamente quella ragazza non poteva sempre leggere e nei momenti in cui non leggeva si rendeva conto che si stava allontanando dalla sua vita vera, che prima o poi le storie che amava sarebbero finite e allora sarebbe morta anche lei con loro.
Quindi quella ragazza giunse alla conclusione che non aveva senso vivere allora, non aveva senso arrivare ai 100 anni e aver vissuto di libri. Ma vivere senza rendeva tutto così vuoto e quella ragazza non lo sopportava.
Allora quella ragazza iniziò ad occuparsi dei problemi degli altri, ogni problema che doveva risolvere era un altro filo sottile che la legasse alla realtà, un filo troppo sottile però, che ovviamente si spezzava davanti alle catene che la legavano ai libri. I problemi non sono eterni, anche quelli finiscono come i libri e così ne cercava altri e altri, ogni problema era prezioso ma ogni rimorso o dolore o fallimento la riportava lì dove tutto era disastramente perfetto.
Qualche volta provava a rimpiazzare le parole con la musica ma era inutile.
Quanto amava i libri quella ragazza, essi erano per lei tutto  ciò di cui lei aveva bisogno, ogni capriccio piccolo o grande che sia nei libri veniva esaudito, lì aveva tutto e tutti si poteva dire, ma non qui, non nella sua vita.
Tutte quelle cose e persone in fondo erano solo pensieri di carta destinata a bruciare davanti alla realtà ma la loro mancanza procurava dolore nella ragazza. Così la ragazza si fece più curiosa, iniziò a interessarsi anche della vita degli altri cercando di leggerli come libri, ma libri non erano, e così lei passò il suo tempo a tenersi legata ad un mondo che non sentiva suo e a vivere in altri, come quando vedi un palloncino che cerca di volare verso l'altro ma è tenuto da un sasso al suolo.
La ragazza continuò a leggere per molto tempo, sia libri che persone finché non arrivo ad una persona in particolare.
Questa persona, questo ragazzo, non riusciva a leggerlo, non ci riusciva, ci provava ma non ci riusciva  e la cose le dava fastidio, molto fastidio.
Alla fine la ragazza iniziò a preferire di cercare di leggere quel ragazzo indecifrabile invece che i suoi libri e ogni giorno lo trovava sempre più curioso e interessante.
E allora successe un' altra cosa ancora, qualcosa che pensava non sarebbe mai successo.
I libri la annoiavamo.
I libri andavano bene, non avevano nulla di diverso, erano sempre lì con le loro parole e con le loro storie eppure non la catturavano più come prima. Era come se da un giorno all'altro quel ragazzo forse arrivato e avesse buttato giù tutto il suo mondo di carta e d'inchiostro.
Ma perché? Questo la ragazza non capiva, perché lo aveva fatto?
Lui non aveva il minimo interesse per lei eppure era venuto e aveva buttato giù tutto.
Ma se il problema non era il ragazzo allora erano i libri. Forse se ne avesse letti di più lo avrebbe dimenticato.
E così ricominciò a leggere o almeno ci provò, perché se prima ci nuotava in quel mare d'inchiostro ora ci annegava e il ragazzo, quel maledetto ragazzo, era sempre lì, pensiero fisso nella sua mente.
Ma come poteva? Come poteva essere migliore di un libro quel ragazzo così reale. Lui non era niente di speciale, non era un elfo, non era un mago, non era un semideo, non era un angelo ne un demone, non era ne un licamtro ne un vampiro, ne un principe ne un pirata, eppure sembrava che fosse migliore di tutti quei personaggi di carta messi insieme.
Per più di 10 anni quella ragazza si era innamorata di libri, li aveva letti, amati, pianti e vissuti e ora doveva arrivare proprio quel ragazzo che non era altro che se stesso a cambiare tutte le carte in tavola.
Quella ragazza ne era infastidita eppure... eppure sentiva che quel ragazzo era speciale... non sapeva come, ne perché ma era speciale.
Quella ragazza allora fece una cosa che non pensava avrebbe mai fatto.
Chiuse i libri e non li riaprì per giorni.
Non li riaprì e non ne sentiva neanche  il bisogno perché, tanto, c'era quel ragazzo da leggere e anche se a lui di lei non importava quella ragazza non se ne curava e continuava a cercare di leggerlo senza riuscirci ma inspiegabilmente sentiva che comunque, nonostante i continui fallimenti, non sentiva la mancanza dei libri.
Non sempre però le cose andavano bene, perché lui non era un libro e non essendo tale non era suo e per questo non c'era sempre per lei, anzi, non c'era quasi mai, ma quei pochi momenti erano così felice quella ragazza che non pensava neanche che si potesse essere così felice. Quella ragazza scelse di essere felice, scelse di stare vicino a quello ragazzo e provare a conoscerlo cambiando giorno per giorno senza saperlo e come lei neanche quel ragazzo, forse, si accorgeva quanto influenzasse la vita di quella ragazza.
Ma il tempo passa, insieme alla gioia arriva amche la sofferenza e ora sono arrivata ad adesso. Il sogno si è trasformato in un incubo da cui non riesco a svegliarmi e c'è chi mi vuole aiutare e mi fa dei discorsi ma non capisce, non capisce che il problema, il vero problema sono io. Lui non c'entra, lui non voleva, i libri non c'entrano perché tutto è partito da me e dopo un discorso, dopo una chiacchierata sull'argomento, io non cambierò idea dal giorno alla notte. Il problema è mio, che sono stata troppo curiosa da volerlo leggere a tutti i costi. Eppure mi spaventa l'idea di cosa sarebbe accaduto se non l'avessi fatto, se fossi rimasta sui libri, se ci fossi annegata dentro. Si annegata, non rimasta. Perché ogni cosa ha due facce e i libri per quella ragazza erano diventati come una droga e ci si stava perdendo lì dentro. Poi è arrivato lui, una droga ancora più forte si potrebbe dire, ma allora ora cosa fare? Cosa fare per dimenticarlo perché è la gioia più sofferta che abbia mai avuto. Cosa fare? Finire di annegare nei libri? Leggere, leggere e leggere ancora fino a che la testa non sembrerà sul punto di scoppiare?
Cosa fare?
Non lo so.
Forse vivere di parole non è stata la scelta migliore, eppure le parole sono la cosa che mi è rimasta più cara.
E quindi caro Diario?
Cosa si deve fare per uscirne interi?
Forse non si torna più come prima.
Forse, alla fine, niente sarà più come prima.

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