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Sabato 24 settembre 2011


Rientro tardissimo da un aperitivo finito in maniera imprevedibile.

Tendenzialmente non mi piacciono le cose fatte così, per sfogarsi in un momento in cui si sente il bisogno, però sentivo il bisogno, e lei pure. Delle volte succede ed è difficile che me ne penta, anche solo per assecondare i miei bisogni fisiologici.

Ho trentaquattro anni, di storie veramente importanti non ne ho avute, sono dedito al mio lavoro perché lo adoro, mi piace essere libero di fare come mi pare. Ho avuto dei periodi brevi in cui sono uscito con ragazze, ma sono particolare, me ne rendo conto. La Patty lo sa, anche lei è in fondo particolare, e poi lei ha una madre che le tiene volentieri il figlio, anche a dormire, così può scopare tranquilla a casa, a volte anche con me.

Mi rendo conto di essere come quegli adolescenti che per il sesso sono costretti ad arrangiarsi fuori casa, mentre Brenda immagino già dorma, non so nemmeno se serenamente. Forse mi preoccupo troppo per lei, forse veramente dovrei lasciare che viva i suoi passaggi di vita da sola, sono solo un tutore legale, non sono proprio un padre.

Invece è sveglia, sta facendo dei compiti.

«Ehi, ma è tardi per i compiti, è sabato sera».

«Così non devo farli domani».

Allungo la testa, è qualcosa di italiano, ha una scrittura molto inquadrata, poco tondeggiante, non vedo concessioni al colore se non qualche titolo di paragrafo. È metodica, non lascia spazio ai fronzoli.

«Io in italiano ero un cane, ho iniziato a leggere un po' in comunità ma rimango un cane».

«Preferisco letteratura alla composizione».

Attenzione, lei che di suo esprime una preferenza.

«Come mai?».

«Non so».

«Pensaci che lo sai».

Si interrompe, mi guarda, sembra che voglia dirmi qualcosa tipo «Ehi ma tu non smetti mai di provare a farti i cazzi miei?!» ma risponde semplicemente con «Non mi piace scrivere».

«Neanche a me piaceva, preferivo disegnare».

«Non amo più disegnare».

«Io lo adoro» e schizzo un riccio a matita su un angolo del suo quaderno, l'animale ci guarda di trequarti, con uno sguardo diffidente. Lei per un attimo lo fissa, poi mi dice «Scusa ma è già il foglio di bella copia» e lo cancella.

«Io vado a letto, dai non stare alzata troppo per i compiti, hai tempo anche domani».

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