Lunedi 27 giugno 2011
A pranzo torno a casa, apro la porta e a momenti muoio.
Sta cucinando della pasta.
«È in bianco» dice, quasi scusandosi. Non è andata al mare, dice che non ne aveva tanta voglia. La casa è in una penombra che non riesce a tenere lontano l'afa e la pentola dell'acqua che bolle spandendo vapore non aiuta il clima. Mangiamo in silenzio, le dico grazie per la pasta anche se le mie intenzioni erano per qualcosa con meno carboidrati, molti meno. Le dico di non preoccuparsi della tavola, se vuole uscire faccia pure, sono abituato a risistemare a sera, e lei risponde semplicemente «Ok»..
Poi dal nulla mi chiede «Posso usare il wifi?» che è la sua prima domanda in un giorno e mezzo.
Le do la password, e dalla contentezza per aver ottenuto una vera domanda da lei, passo ad un certo pessimismo: se non è andata al mare senza wifi, adesso starà tutto il pomeriggio a casa, lo so che finirà così. Esco per tornare alla "bottega" come mi piace chiamarla, quando arrivo Mick non c'è ancora e ne approfitto per chiamare Davide, gli dico che va bene ma che Brenda non è molto espansiva.
«Si, lo so, non è molto socievole, forse si sente fuori dai propri spazi».
«Immagino, tranquillo. Ho detto un paio di volte che al mare può andare e venire come e quando vuole, ma forse non ho molta autorità in merito».
«Ok. Quando stasera ci sentiamo, le dico di sentirsi libera di andare al mare quando vuole. Io ancora ti ringrazio dell'opportunità».
«Figurati Dave, veramente. Quello che importa è che lei passi delle belle giornate, e in casa a cuocere la pasta a me non penso sia l'ideale per una quattordicenne».
Ride stancamente.
Quando chiudo la bottega la chiamo per sentire se devo passare dal mare o se è altrove ma so già la risposta, infatti dice che è a casa. Le chiedo se vuole qualcosa per cena ma lei mi dice che cucina con quello che trova.
«No, scherzi, sei in vacanza, cucino qualcosa io, magari leggero».
Cervia brulica di gente che si sposta dal mare verso alberghi e case. Torno e sta facendo pasta con un sugo di pomodori e peperoni rossi che ha trovato in frigo e che avrei dovuto usare per una semplicissima insalata. Nel frigo il solitario caspo della lattuga mi guarda come a dire «E io adesso cazzo faccio?» ma il sugo ha il suo sapore e mangio di nuovo carboidrati a volontà, dalla finestra arrivano suoni di macchine, motori e motorini, gente che ride e urla ciabattando sui marciapiedi.
Lavo i piatti, sistemo tutto e mi siedo e penso: adesso che mi hai fatto mangiare tutta 'sta roba ti concio per le feste.
«Brenda, con tuo papà abbiamo pensato che queste vacanze ti potessero far bene, farti rilassare, cambiare un po' aria, non era nostra intenzione che le passassi cucinando pranzo e cena».
«Ma non è un problema».
«Ma, ecco, dovresti essere in giro a cazzeggiare, per dirla in maniera schietta, io lo so che è un posto nuovo, ma ripeto se vuoi ti accompagno. Non so in centro, o in Viale Roma, credo ci sia pure un mercatino, ce n'è uno ogni sera».
«Ho i miei tempi, non mi sto annoiando» e poi dopo una pausa «So cosa sta succedendo».
«Non c'entra quello».
«Si».
«Non volevo tirare in mezzo questa cosa così grande».
«Ma c'è».
«Lo so, ma non sei obbligata a pensarci ogni minuto. Questo periodo qua prendilo come un modo per ricaricare le pile, per distrarti o che ne so».
Non mi sembra infastidita, ma non vedo l'entusiasmo, a volte scemo, che ad esempio si percepisce dalle risate e dalle urla tre piani più in basso.
«Domani ci provo».
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