Giovedi 12 ottobre 2011
«Gek, abbiamo iniziato un gioco» mi dice Brenda così, quasi dal nulla.
«Chi?».
«Io e delle mie compagne».
«C'entra qualcosa camminare sui cornicioni, farsi selfie da palazzi in costruzione o cose del genere?».
«No, un po' c'entri te».
«Io? Non farò entrare nessuna di nascosto in nessun locale».
«No, è 'Cosa ti tatueresti'».
«Ah, state continuando il discorso dell'altro giorno? Meglio che 'Come si vestirà oggi Robert Patatrac', non trovi?».
Sorride, accondiscendente. «Si» poi dopo una pausa «Non sono brava come te a disegnare».
«Ah, quindi lo dovete proprio disegnare! Beh, non è nemmeno un gioco tanto stupido, ci vuole ragionamento e tecnica».
«Mi aiuti?».
La scuola è iniziata da circa un mese. Il mio aiuto nei compiti e nello studio è pressochè zero. Non ho idea di cosa stia facendo e quando torno a volte la sento ripetere le cose che deve studiare, più raramente è sui quaderni a scrivere. Finora non ha portato a casa insufficienze, un sei risicato è stato il voto minimo, non è una studentessa modello ma nemmeno l'ultima arrivata appena scesa dal gommone.
Questa è la prima occasione in cui posso dare un contributo a qualcosa che proviene dalla scuola, anche se sono solo cazzatine da ricreazione annoiata. Finisco la lavastoviglie e prendo foglio, matita e penna a punta fine.
«Ok principessa, il tuo primo tatuaggio, tu sai già più o meno cosa vorresti?».
«Il tuo riccio mi piace. Veramente. Ha le spine ed è diffidente».
«Ma te lo sei già bruciato sulla torta di compleanno».
«E poi è bellissimo ma è un po'... da fumetto».
«Non è grave, la nostra testa è popolata di personaggi che vengono dalla fantasia di cartoni e fumetti» ma capisco la sua obiezione: per lei il tatuaggio è qualcosa da adulti, e non può rappresentare qualcosa dell'universo dell'infanzia. Cambierà crescendo, io ho Lamù sull'avambraccio destro, ad esempio.
«Il classico alternativo degli aculei sono le spine delle rose, i fili spinati, i tribali appuntiti, i rovi intricati» dico pensando alle alternative, e lei si accende sulla parola 'intricati'.
«L'intrico sarebbe bello».
«Ma perchè ti senti intricata dentro?».
Ci pensa parecchio per i miei canoni, poi dice semplicemente «Si».
«E dove dovremmo applicarlo questo disegno?».
Altri attimi di silenzio, poi lei dice «È un po' zarro ma sarebbe bello qui» e si indica il triangolo che formano le clavicole e il punto dove dipartono i seni.
«Non così grande» arrossisce leggermente.
«Ok, ma c'è un problema».
«Quale?».
«Mentre disegno mi devi parlare di te perchè altrimenti il disegno non si impregna di te» dico, cercando di sfruttare questo momento per cavarle fuori qualcosa della sua vita, e inizio prendendo grossomodo la misura della zona interessata e costruendo i fili dell'intrico.
«Cosa devo dire?».
«Parti dall'inizio, come mai questo intrico ha iniziato a intricarsi».
«Non lo so esattamente».
«Secondo me non hai ascoltato bene quello che ho detto, devi partire dall'inizio, ti ricordi quando hai conosciuto tuo padre magari? O ti ritenevi intricata già prima?».
«Penso che lo fossi già prima, mi hanno affidato credo a quattro anni, ma non stavo male,. Cioè mi ricordo di un posto tranquillo e due tipi a posto, e mi hanno anche mandato gli auguri l'anno dopo, quando mi hanno riaffidato a Katy».
«Ma quando ti hanno riaffidato alla Katy?».
«Non andavo ancora a scuola o avevo appena cominciato, Katy stava bene. Abbastanza bene. Credo che fosse perchè stava con Davide».
«Ma c'è un motivo per cui chiami Katy la tua madre naturale?».
«Avevo deciso di chiamare mamma la tipa della coppia in affido, quando ero tornata da Katy avevo avuto un po' disagio a chiamarla mamma. Le avevano consigliato di lasciare che la chiamassi come volevo. E non ho più cambiato».
«Ah, ok. Ma com'era il rapporto con la Katy?».
«Era difficile. Cioè si vedeva che non ero proprio stata... cercata».
«Non dev'essere bello avere queste sensazioni» dico amaramente e non riesco a figurarmi come ci si deve sentire a capire che si è stati una sorta di incidente di percorso.
«A me è sempre pesato parlare della famiglia con le compagne di scuola. E non mi piaceva neppure come faceva Katy quando capitava che incontrasse me e una mia compagna».
«Cioè?».
«Sembrava mia sorella, a volte mia sorella minore».
«Si comportava da ragazzina e non da madre?».
«Cioè non c'è un modo di comportarsi 'da madre'. Ma quando vedi che tua madre dice battute e cazzate solo per fare colpo con le tue amiche eh...».
«Ci credo. E con Davide?».
«All'inizio non l'avevo presa bene: avevo dovuto cambiare cognome e prendere il suo. Quindi un sacco di domande delle mie compagne. E io odio essere al centro dell'attenzione. Questa cosa aveva peggiorato la questione».
«Ma il rapporto è cambiato?».
Ci pensa molto, mi aspettavo una risposta più scontata, poi dice, convinta «In verità non molto».
«Davvero? Pensavo di si» dico stupito.
«Forse è anche colpa mia, non so. Io vedevo Katy ogni tanto e la cosa funzionava, con Davide è arrivato un periodo incasinato: ci siamo trasferiti in un posto peggiore, loro due non si prendevano e lui si, era mio padre, ma non lo conoscevo e dovevo abituarmi a lui. Per me era invadente. Poi con loro non andavamo mai da nessuna parte e trasferendoci avevo perso i pochi amici».
Mi accorgo che sa parlare, sa raccontare di sé stessa mentre mi guarda e il roveto prende una forma a rombo steso che termina sulla diagonale lunga in due sottili rametti attorcigliati e molto spinosi, i lati inferiori collimano in una cuspide formata da un cuore che si apre per far uscire l'intrico di rovi. Dondola una matita tra le dita, in un gesto che sembra quasi di impazienza.
«Il cuore così è stupendo» lo guarda affascinato.
«Devi pensarti con questo addosso sempre, non è un taglio di capelli, è un tatuaggio in un luogo appariscente, questo potrebbe persino modificare il rapporto con le altre persone, perchè buttare fuori così forte quello che hai dentro ti espone a un giudizio».
La guardo attentamente e poi ricomincio «La maggior parte delle persone si fa cose standard, si fa cose ormai accettate socialmente, con temi innocui, in posizioni accettate socialmente. Amicizia, libertà, dediche a genitori o a figli. Sport o hobby. Nessuno viene giudicato perchè si tatua lo scudetto del Milan. Sei giudicata se mostri agli altri un lato intimo di te, che non è innocuo. Non tutti possono entrare nella tua intimità, con un tatuaggio questa parte intima è sempre sulla pelle, sempre sotto gli occhi di tutti».
«E io non sono mai stata brava a dire di me».
«Ecco, quindi il tatuaggio con una come te può avere due conseguenze: o ti aiuta a raccontarti, o attira su di te attenzioni oltre quelle che pensi di saper gestire. Ma questo difficilmente lo puoi sapere prima».
«Non pensavo che un gioco così finisse in questa maniera».
«Solo perchè sei stata costretta a parlare di cose serie con me?» sorrido «Alla fine parlare fa sempre bene, e io non sono uno che giudica, se lo fossi non potrei fare serenamente questo mestiere».
Lei fotografa il disegno poi lo posta in un gruppo dove le amiche hanno postato altre cose, mi fa vedere i commenti entusiasti e quelli che fanno riferimento al fatto che non vale perchè io sono tatuatore. Una scrive «Hai il TATUATUTORE XD» e partono le risate generali.
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