Capitolo 7
«Ma che vuoi? Si può sapere? »
Urlo quasi. Tutti ci guardano.
Lui mi prende in disparte e per poco non mi sbatte contro l'armadietto. Vorrei solo tirargli un ceffone dritto in faccia, ma mi risparmio.
«Si può sapere che ti prende?»
Mi dice. A me? Cosa prende a me?
«Il tuo obiettivo dell'anno è per caso farmi deridere da tutto l'istituto? »
Lui sembra sbigottito, ma stavolta non ride...
«Guarda che stavolta sei stata tu a prenderti gioco di noi... Chiapponi, ricordi?»
Si fa sfuggire un ennesimo risolino, ma si contiene poggiando il pugno sulla bocca.
Lo fisso con una smorfia, faccio per andarmene quando mi accorgo che il ragazzo non ha poi tutti i torti. Eppure in certe situazioni l'orgoglio prevale sul resto, dunque continuo a camminare, quando però sento un fievole "Scusa."
Mi volto sbalordita.
«Oh, allora anche Ian Parker sa chiedere scusa.», rispondo sarcastica.
Mi fermo e lo osservo, poggiata su un fianco. Lui fa scorrere lo sguardo su di me e la cosa mi imbarazza parecchio, ma ormai mi sto abituando a non darci troppo peso. Mi sorride e continua a guardarmi profondamente. Fortunatamente la gente ha smesso di curiosare.
Da dietro di lui, d'improvviso sbuca lei... Evelyn, ormai conosciuta come Miss-Cornacchia, che lo saluta con la sua solita cantilena.
Lui smette di guardarmi, per rivolgere lo sguardo verso lei, e decido dunque che la nostra conversazione termina qua.
Faccio retrofront, e continuo a camminare, ma non mi allontano di molto che Sheyla mi raggiunge. Mi scuso istantaneamente ridendo.
«Pensavo ce l'avessi con me!»
La rassicuro, con una pacca sulla spalla. Con la coda dell'occhio noto che Ian è ancora lì impalato, ma stavolta ad osservarmi c'è anche la cornacchia con la sua combriccola. Mi allontano.
L'ora della pausa pranzo arriva in fretta. Oggi la mensa offre pasti decisamente più sfiziosi, e opto dunque per una semplice frittata ed un hamburger grigliato, mentre osservo Sheyla che con occhi luminosi ammonta una porzione una sopra l'altra. Non posso fare a meno di sogghignare tra me e me.
La aspetto al nostro solito tavolo. Di fronte a me si siede qualcuno, posando il vassoio, qualcuno che dalla stazza non pare assolutamente essere Sheyla. Oh, posso immaginare. Alzo lo sguardo con aria seria, forse troppo. Con un sobbalzo mi accorgo di avere sbagliato le mie previsioni. Sorrido, trovandomi Ethan di fronte.
«Ah, sei tu!»
Lui sembra deluso dalla mia risposta.
«Ti aspettavi forse qualcun altro?»
Faccio cenno di no con le mani e rido. Cerco di cambiare argomento.
«Qual buon vento ti porta qui?»
Il suo sguardo fisso su di me mi fa innervosire, tanto che mi sorprendo a rigirare l'orecchino di perla su sé stesso. Lui sembra notarlo, ma finge di non accorgersene.
«Beh, ho pensato ti facesse piacere sapere che questo week end il mio amico Travis...»
Dice girandosi di spalle indicando un ragazzo dalla pelle scura e dai capelli rasati, che ci saluta con un cenno al quale rispondo con un sorriso interrogativo. Continua.
«Ha deciso di organizzare una festa a casa sua. Più o meno tutti quanti qui partecipano, è un rito della Jacob's. Rifiutare sarebbe davvero scortese. Vienici con la tua amica, io ti aspetto. Prendi questi»
Senza nemmeno lasciarmi il tempo di dare una risposta, Ethan si volatilizza in un millesimo di secondo tra la folla di quel tavolo, mentre io mi ritrovo con due bigliettini in cartoncino bianco con un indirizzo e un numero di telefono. Poco più in basso leggo la firma "Travis Peterson".
Mi raggiunge con un'aria interrogativa Sheyla, che, con il vassoio traballante, cerca di sedersi senza fare danni.
«Perché quella faccia?»
Mi domanda. Le consegno il bigliettino.
«Questo weekend ci sarà questa festa a casa di un certo...»
Non faccio a tempo a finire la frase..,
«Travis, certo, Ogni anno la organizzano ed è sempre un successone. L'anno scorso avevo la possibilità di andarci con alcuni compagni del laboratorio di chimica, ma a causa di un contrattempo chiamato Shippy, ovvero il mio criceto, che proprio quella sera ha deciso di smettere di respirare, ho preferito dare buca.»
Il modo in cui lo dice lo fa quasi apparire divertente. E rido.
«Sei spregevole... Ma piuttosto, ci andiamo, vero? Mancano due giorni a sabato sera, non hai poi così tanto tempo per pensarci su. Sappi solo che è un'occasione imperdibile.»
Ci penso su un minuto mentre sorseggio una Coca-cola troppo calda per i miei gusti, e mentre osservo Sheyla contemplare le sue succulenti costolette di pollo.
«Facciamolo.»esclamo, facendo spallucce.
Sheyla si illumina e saltella da seduta sulla panca con ancora in mano la costoletta.
Dietro di lei noto Ethan. Presumo che dalla reazione gioiosa della mia amica abbia dedotto il mio responso. Mi fa l'occhiolino e io sorrido come un'ebete.
Dopo pranzo, ci apprestiamo ad avvicinarci al laboratorio di chimica. Mentre la trascino, le consento di navigare un po' con la fantasia, mentre cerca di predire come andrà la serata.
«Tu passerai tutta la serata con Ethan, io magari con Travis... mica male.»
Rido. Ormai non la smentisco nemmeno più. Mi piace troppo vederla così esaltata, così gioiosa... Mi fa tanto ridere. Mi ricorda un po' Kristel, forse è per questo motivo che andiamo tanto d'accordo.
Terminate tutte le lezioni, ovviamente Sheyla continua a parlare della festa, ed effettivamente anche io non sto più nella pelle... Mi sorge un pensiero però.
«Io non credo di aver nulla da indossare.»
Mi guarda con gli occhi illuminati.
«Shopping? Domani dopo scuola?»
Annuisco e insieme saltelliamo dalla gioia. La saluto con un cenno e la vedo allontanarsi saltellando. Sorrido e mi incammino.
Mentre cammino su quella strada ormai quasi familiare mi accorgo di avere stampato il sorriso in volto, ancora dal saluto con Sheyla.
Penso che comunque sia qui non è affatto male, e che addirittura potrei abituarmici. Si, credo proprio di si.
Passa una macchina che interrompe i miei candidi pensieri, suonando a tutto spiano il clacson.
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