Capitolo 19
Ian mi porta in un locale poco distante da lì.
Un posto decisamente carino, grandi vetrate moderne che danno sull'enorme piazza del paese, poltroncine color panna in pelle, tavolini in legno scuro ornati con composizioni floreali in moderni vasi di ceramica bianca.
Decidiamo di sederci di fronte a una delle vetrate, e vengo assalita da un'ondata di panico quando mi ritrovo faccia a faccia con lui, con solo un vasetto di narcisi bianchi a dividerci, che tuttavia lui sposta, come leggendomi nel pensiero, facendomi un dispetto.
Inizio a domandarmi cosa ci faccio qui, e a pentirmi di avere accettato la proposta. E' tutto così strano.
Una giovane cameriera, con un caschetto biondo e occhi celesti, di una bellezza particolare ma decisamente spiazzante, si avvicina a noi, e Ian ordina per entrambi affogato al caffè e dei pasticcini.
Non appena la cameriera ci dà le spalle, scopro che il suo sguardo punta dritto... laggiù, di nuovo.
«Deve essere un vizio», mi esce senza che ci abbia prima riflettuto, e lui sobbalza, almeno credo.
«Beh, era inevitabile», borbotta nervosamente, e la cosa inizia ad innervosirmi, nonostante continui a non capirne il motivo, tanto che mi sorprendo ad osservare la ragazza, di tanto in tanto. Nulla da dire, ha un fisico mozzafiato, e di certo non ha paura di mostrarlo, dati i suoi leggings neri semitrasparenti dai quali fuoriesce una brasiliana rosa. Che spudorata.
Ma cosa mi prende? Solitamente non sono il tipo che giudica dall'aspetto, anche perchè si è dimostrata una ragazza super gentile e disponibile nei nostri confronti. Sarà l'invidia a parlare per me.
«Mi dispiace avere coinvolto te. Era una vita che volevo farlo sentire una merda, per quello che ha fatto.»
Ed ecco di nuovo che non trovo le parole giuste.
«Non ti preoccupare», mi esce. «Lei ora... come sta?»
Sospira... Capisco che si sta sforzando ad aprirsi con me, e la cosa mi lascia decisamente interdetta, stupita. «Beh, non la sento molto spesso, ormai, essendo impegnata con il college. Ma... dopo essersi ripresa dal coma, ha passato un periodo decisamente brutto. Si chiudeva in camera per ore, è cambiata radicalmente, ha smesso di essere la ragazza spensierata e sorridente che era. E' sempre stata il mio opposto, e come sorella maggiore cercava sempre di essere un punto di riferimento per me.
Nei voti a scuola, nei comportamenti con gli altri. Ed ecco perchè quei bastardi l'hanno presa di mira.»
Stringe i pugni talmente forte che ho paura che da un momento all'altro possa scoppiare, buttare all'aria tutto. Mi balena nella testa l'immagine di un Ethan diverso, completamente diverso. Un Ethan che confabulava con il suo gruppetto pronto a colpire, scrutando fra la folla in cerca della sua prossima preda. Non me ne capacito. Finora ho conosciuto solamente l'Ethan dolce, che mi scalda le mani nel suo cappotto, pronto a passarmi i suoi appunti quando sono troppo distratta per stare al passo, quello che mi riaccompagna a casa la sera, quando inizia a farsi buio... E la domanda sorge spontanea: Sono anche io una delle sue vittime, oppure è sul serio cambiato? Rabbrividisco, non voglio sapere la risposta. Non ora. Ora voglio solo concentrarmi su Ian... Corrugo la fronte immersa nei miei pensieri. Ma l'ho pensato sul serio?
Fortunatamente prima che io possa replicare, torna la bella cameriera, che ci porge ciò che abbiamo, anzi, che ha ordinato, circondandoci di pasticcini e tortini di ogni tipo di crema e frutta. Mi sale l'acquolina solo a guardarli.
Mentre la cameriera, Laila, come leggo dalla targhetta sulla camicetta, ci lascia lo scontrino sul tavolo, riesco a fingere di essere divertita dalla sua presenza, così strizzo l'occhio a Ian, che per tutta risposta alza gli occhi al cielo.
Mentre ci gustiamo questo ben di Dio, parliamo del più e del meno, ci facciamo domande banali e stupide, come "qual'è il tuo colore preferito?" o "la materia che più ti piace?". Scopro che adora il nero e il bianco, gli piace la matematica, come se lo dimenticassi, perchè gli viene naturale, ma studiare materie teoriche lo annoia. E' praticamente il mio opposto, e la cosa non mi stupisce.
Parlare con lui è decisamente piacevole, e la cosa mi fa sorridere: Che sia finalmente la volta buona che faccia una tregua dall'essere così arrogante? Chissà, magari potremmo addirittura diventare amici.
Il pensiero è divertente, anche se fatico un po' a crederci.
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