Capitolo 8
Canzoni per questo capitolo sono :
• I'll Be There For You - The Rembrandts
• Cry - James Blunt
*Miriam's pov*
Non so di preciso quanti giorni, siano passati, ma mi sentivo già molto meglio.
Gertrude si prende cura di me, ogni giorno e mi racconta che cosa succedeva al di fuori da questa stanza.
Anche se, non mi raccontava gli orrori, purtroppo non potevo fare a meno di pensarci.
« Quando posso uscire? » gli chiedo. Non faccio altro che guardare il soffitto tutto giorno.
« Presto. Devi avere pazienza. »
« Peccato. Perchè si sta esaurendo. » Sbuffo.
Abbozzato un sorriso. « Perchè vui tornare nel Kanada? So perfettamente, della tua cocciutagine, ma a fine a questo punto. » immerge il fazzoletto nell'acqua fredda.
Posso fidarmi? Se Gertrude mi aveva dimostrato di tenere a me, perché non dovevo dirgli la verità?
« C'è un ragazzo... »
« Cosa?! » salta dalla sedia. « Dimmi che ho sentito male. »
Ridacchio. « No, è il mio migliore amico. È entrato nel Kanada non appena sono andata via. E adesso che so che è vivo mi manca e voglio rivederlo. »
Gertrude mi guarda come se fossi appena uscita dal manicomio. Ma a me non importava. Dovevo vedere Simon.
« Fammi capire, tra te e questo ragazzo... »
« No. Niente di tutto questo. Ho solo bisogno di lui. » nego l'evidenza, ma lei era più scaltra di me.
« Certo. E tu rischi la morte, solo per dirgli ciao? » inzia a ridere. « Dio mio. Sei più stupida di quanto pensassi. » poi mi guarda. « In senso buono. »
Sospiro. Parlare con Simon mi avrebbe aiutata a superare questo momento difficile. Anche se non potevo parlargli di Philipp.
Gertrude si alza e va verso il tavolo. Dentro una pentola c'era un mestolo e versa nel piatto della zuppa calda.
La cena che davano ai Kapò era di gran lungo la migliore, rispetto alla nostra e aveva un sapore più buono, perché non era priva di Bromuro.
Mi passa il piatto con il cucchiaio, questa volta posso farcela da sola. I primi tempi era lei ad imboccarmi.
Se le SS sapranno che lei mi stava aiutando, verrebbe uccisa insieme a me.
« Non hai paura di venire scoperta? » le chiedo.
« Sì, sarei sciocca a non averne. Ma se puoi salvare la vita a qualcuno, è tuo dovere provarci. »
« Non so come rigraziarti, davvero. » ero commossa.
« Non devi. » si versa della zuppa nel piatto e inzia a mangiare anche lei. « Allora, raccontami di questo ragazzo. Come lo hai conosciuto? »
« Praticamente lo conosco da sempre. Da quando avevamo quattro anni. Siamo cresciuti insieme. Si chiama Simon ed ha la mia età. »
« E sei sicura che tra te e lui non ci sia del tenero? »
Sento le guancie arrossire. « Ma no, che dici? » mi copro il viso.
« E il tuo tedesco? »
Mi lascia perplessa. Philipp voleva uccidermi, ormai l'unica cosa da fare era, stargli lontano.
« Hai detto tu stessa che vuole uccidermi. Ormai non c'è più nulla da fare. Non era destino. »
« Mi dispiace. » e lo era davvero.
« Mia sorella come sta? » cerco di cambiare argomento.
« A quanto ho sentito, sta bene. Assegnero sia lei che a tua zia, in infermeria. »
Questa era una splendida notizia. Finisco la zuppa e ne chiedo altre due porzioni. Adesso che potevo approfittarne.
Non vedevo l'ora di uscire di qui. Mi manca mio padre. E, adesso, che io e Philipp, non stiamo più insieme, non potevo più vederlo.
Questo mi rattrista moltissimo.
****
Dopo tre giorni, era giunta l'ora di uscire. Quando metto fuori il naso da quella stanza, mi sentivo al settimo cielo.
Gertrude esce poco dopo ed è vicina a me. « Sei sicura? »
« Fino in fondo. »
« Bene. »
Stavo tornado nel Kanada. Ero emozionata al solo pensiero. Era bello percorrere di nuovo quella strada. Velocizzo il passo. Quando arriviamo davanti ai cancelli del Kanada, le guardie ci fanno passare.
Adesso, come al solito, dovevo fare la solita routine di disinfestazione. Anche se sono guarita da poco. Ma chiunque entrava nel Kanada, anche se sano, doveva fare la doccia fredda.
Gertrude mi accompagna alle docce, insieme alle nuove arrivate. Erano tutte spaventate, come lo ero io all'inizio. Non sapevo che cosa mi aspettasse, ma dopo è tutto molto più semplice.
Le nuove arrivate vengono smistate: nei magazzini, alcune erano addette alla sartoria e altre allo smistamento. Io, riprendo il mio ruolo di cercatrice nel magazzino.
Il posto vicino a Lucie era vuoto.
Quando mi siedo, alla mia amica le viene un colpo. Purtroppo non potevamo manifestare la nostra gioia nel vederci di nuovo, ma eravamo comunque contente.
C'era un sacco di roba sul tavolo. Inizio a prendere le camice e settacciare ogni angolo cucitura e tasche.
Avevo sentito che questa roba, arrivava dal Belgio. Gertrude dice che, gli ebrei belgi, hanno più roba di valore.
Anche non Francesi, non ce la passavamo male. Mentre, metto la camicia nel cestino, alzo lo sguardo. Dall'entrata vedo Simon.
Non ci credo...
In mano aveva un sacco che poi appoggia sul nostro tavolo. I nostri sguardi si incrociano. Quel fatto di secondo, mi era sembrato un eternità.
Dopo due mesi, avevo di nuovo rivisto il mio migliore amico.
Non lo credevo possibile. Devo parlare con lui.
Finisco il mio lavoro, poi una Kapò mi ordina di portare una cesta di vestiti in lavanderia. Mentre mi perdo nel vapore che aleggia in quella stanza, fermo Gertrude e con voce supplicante, le dico:
« Gertrude, devo vederlo. »
« Chi? » mi risponde.
« Quel ragazzo che era entrato nel magazzino. »
« Dì, un po, hai per caso voglia di scherzare? Non solo hai rischiato grosso nel venire qui, adesso mi stai chiedendo, di organizzarci un incontro con il tuo amico? Se non te ne fossi accorta questo non è un villaggio turistico. »
« Lo so, perfettamente. Ma devo, devo parlargli. Ti prego. » Dalla tasca tiro fuori due diamanti.
Gertrude mi ferma. « No. »
« Non capisco. »
« Non c'è niente da capire. Vi farò incontrare. »
« Gertrude, tutta d'un tratto sei diventata dolce. » le Sorrido.
« Finiscila, o il tuo amico non lo vedrai. » cerca di dare un tono severo, alla frase. Ma non ci riesce.
« Finisci di mettere quei vestiti nella vasca. Ti chiamerò io, non appena sarà il momento. » Annuisco.
Obedisco. I minuti passano lentamente, che cosa gli dirò non appena saremo rimasta da soli? Non avevo mai sentito delle emozioni così forti per Simon. Forse è solo una mia impressione.
Non mi era mai capitato con lui. Mi mangiucchio le unghie per lo stress. Finisco di mettere i vestiti nella vasca. E torno di là, a prendere le altre ceste.
Avevamo svolto un ottimo lavoro.
Non male per il mio "primo giorno"
Porto l'ultima cesta. Sono nella lavanderia, quando Gertrude mi prende per il braccio e mi trascina vicino ad una porta.
Alle prime non riuscivo a capire. Ma poi, quando pronuncia quelle parole sotto voce, mi era tutto chiaro.
« Avete solo dieci minuti. » e chiude la porta.
Vicino alla caldaia, seduto fra groviglio di lenzuola, c'era Simon. Senza dire nulla mi precipito da lui ad abbracciarlo.
« Miriam! Come sono contento di vederti. »
« Anche io, non sai quanto! » esclamo, felice.
« Questi due mesi, sono stati un inferno. Cosa ti ha spinto a tornare? Credevo che non volessi tornare? » mi chiede.
« Sono venuta per te. » siamo ancora abbracciati. E non avevo intenzione di sciogliere questo abbraccio.
Improvvisamente, sento i miei occhi inumidirsi. Simon mi abbraccia più forte. Si stacca da me per poco e mi asciuga le lacrime.
« Ehy, scoiattolino, perché piangi? »
« Perchè sono felice. Simon, non sai quanto, io, abbia desiderato di poterti abbracciare di nuovo. Credevo che non sarei riuscita a sopravvivere. »
« Ma ora sei qui. Andrà tutto bene. Ci sono io, qui con te. »
Mi ci vogliono pochi minuti per riprendermi. Nella stanzetta, c'era un profumo. Come se ci trovassimo in una pasticceria o in un negozio di caramelle. Non l'avevo mai sentita prima d'ora.
Simon mi spiega che era lo Zyklon B. Lo usavano per disiffestare gli oggetti.
Lo Zyklon B veniva usato anche per questo scopo.
« Come sta mio padre? » gli domando, ansiosa.
« Benone. Lo ammiro. Ci aiutiamo a vicenda. Anche a lui porto qualcosa dal Kanada. »
« Ne sono felice. »
« Hai ricevuto la mia lettera? »
Annuisco. « L'hai fatta sparire, non è vero? »
Gli indico la mia pancia. « L'avrò anche digerita. »
Simon accenna una risata. Mi sento molto a mio agio. Tutta la tristezza era svanita come una nuvola di fumo.
« Spero che tu mi abbia dato retta, per il consiglio che ti ho dato. » si riferiva, nell'essere altruista.
« Lo so. Ci ho provato, lo giuro. Ma è più forte di me. Come potrei essere indifferente? »
« No. Non puoi esserlo. Sai, è anche per questo che mi piaci. »
Mi raddrizzo su con la schiena. Simon era diventato bianco come un lenzuolo e puoi le sue guancie si colorano di un rosso fuoco.. Ridacchio.
« Cioè... i-io volevo dire... »
« So cosa volevi dire. Simon anche tu no nsei da meno. Stai aiutando mio padre e questo lo apprezzo moltissimo. Senza di noi, si sente solo. Rigraziarti Dio che abbia te. »
Simon si mette una mano dietro la testa: « Lo faccio volentieri. Ed è vero, forse in questo siamo simili. » poi si sdraia. « Ancora non so come hai fatto ad incontrarlo. Sai mi ha raccontato del vostro incontro. »
Per un attimo il mio cuore, manca di un battito. « C-cosa? »
« Avanti a me puoi dirlo. Non abbiamo segreti. »
Non posso dirgli di Philipp. « È stata Gertrude. »
« Gertrude? Chi? Quella Kapò che mi ha trascinato qui senza dirmi niente? »
« Esatto. Sai, Gertrude è diversa dalle altre Kapò. È gentile. Solo questo la differenzia. »
« Chi lo avrebbe mai detto... » Era incredulo.
« Sai, dovevo venire qui, due settimane fa, ma mi sono malata di tifo... » Simon mi interrompe.
« Cosa?! » esclama, facendomi sobbalzare. « Stai bene adesso, non è vero? »
Era egoista da parte mia, ma mi piaceva quando si preoccupava per me.
« Tranquillo, ora sto bene. Ed è stata proprio Gertrude ha salvarmi. »
« Questa Gertrude, inizia a piacermi. » Abbozza un sorriso.
Ma non appena parli del diavolo, Gertrude spunta fuori dalla porta e ci dice che ora.
Cosa?! Questo quarto di ora è passato senza che ce ne accorgessimo.
Lo abbraccio una seconda volta. Simon mi prende il viso fra le mani.
« Ora so che tu sei qui e non ti lascerò. »
« Possiamo vederci ancora? »
« Sì, farò il possibile per rivederti di nuovo. » Gertrude mi chiamano di nuovo, ma prima di andare do un bacio sulla guancia a Simon.
Ed esco da quella stanzetta che, d'ora in avanti, sarebbe stata la nostra piccola camera dei segreti.
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤ Spero che vi piaccia :) ditemelo scrivendo un commento 💓
Ringrazio chi : vota, commenta o legge ❤
Aggiornerò il più presto possibile. ❤
Un megabacione
Noemi 💜
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