Capitolo 77
Canzoni per il capitolo:
• Starry Eyes - The Weeknd
• Can't Catch Me Now- Olivia Rodrigo
*Miriam's pov*
Sono seduta sul lettino dell'infermiera di Birkenau. È passato tanto tempo. Ricordo, quando venni per la prima volta qui. Non ero cosciente.
Quando Philipp mi picchiò la prima volta. È stato orribile. Voglio dimenticarlo. Invece, se provo a parlarne con Philipp, mi zittisce all'istante. Quel ricordo fa male anche a lui.
Jacob è davanti ai cassetti per prendere le attrezzature e canticchia la canzone che stiamo ascoltando di sottofondo: "Parlez-moi d'amour " di Lucienne Boyer.
« È passato molto tempo dall'ultima volta. » fa il suo debutto.
« Troppo tempo. Tu sei ancora qui. » gli sorrido.
« E tu sei ancora qui. Carini ì tuoi capelli. » ricambia il mio sorriso e riferendosi al fatto che siano cresciuti. Jacob si siede davanti a me. « Non capisco perché sei venuta qui da me. Il tuo ufficiale poteva mandarti in un infermeria più attrezzata. Non ho molto qui, lo sai.»
« Non importa. Non mi serve l'attrezzatura scientifica per sentirmi dire che ho una semplice indigestione.»
Jacob inizia a visitarmi. Ascolta il mio battito, la pressione sul polso e tutto il resto. Inizia con il farmi una serie di domande:
« Da quanto tempo hai questa influenza gastrica? »
« Un mese o poco più. »
« Un mese?! Hai altri sintomi? » esclama, stupido.
« A pensarci bene, sì. Mal di testa, nausee, molto appetito, ma se mangio poi sto male e do di nuovo di stomaco. E sono continuamente stanca. Poi, ho notato che ho un olfatto sensibile, più del solito. Ma un altra cosa ancora più strana, è che qualche volta piango. Senza motivo. Le prime settimane erano sintomi leggeri ma adesso... »
« Sembrerebbe che tu abbia bisogno di riposo. Ti prescrivo delle vitamine che ti aiuteranno a star meglio. Queste ovviamente sono reperibili al di fuori di qui. » Jacob scrive su un pezzettino di carta, poi alza lo sguardo. Come se qualcosa lo avesse colpito all'improvviso. « Mi chiedo se... » sussurra, alzandosi per tornare vicino a me.
« Miriam posso chiederti, certo con moderata descrizione, da quanto tempo... sí, insomma. Quando hai avuto l'ultimo ciclo? » mi chiede, imbarazzato.
« Cosa? Ecco io... » questo non lo avevo previsto. In effetti non ci avevo pensato. « A volte succede, non c'è bisogno di allarmarsi. Ma, a pensarci bene l'ultima volta che l'ho avuto è stato un mese fa. Quasi mezzo. » dico, con tutta tranquillità. È vero, a volte capitava che mi tardasse così a lungo. Ma in questo periodo, non ci avevo proprio pensato.
« Non farò domande del perché tu abbia ancora il ciclo. Non lo dovresti avere dal momento in cui le altre sono state sterilizzate. Ma quelle che mi hai elencato; sono i sintomi di una gravidanza in corso! »
« Non è possibile... Jacob, per favore, dimmi che ti stai sbagliando! » gli mormoro, con gli occhi licidi. No... no... non posso essere incinta. Non posso! Non qui. Non in questo posto!
Jacob mi fa sdraiare, e mi tocca il ventre. La sua espressione cambia.
« Allora? »
« A occhio nudo. Non si direbbe. Ma, secondo i miei calcoli, dovresti essere alla sesta settimana. Perciò... » prende uno stetoscopio e lo appoggia sul mio ventre. È freddo e lo preme un poco sulla pancia. « Ci sarebbero altri metodi, ma vista la situazione, disponiamo solo di questo. » Jacob, rimane in silenzio. Passa lo stetoscopio in vari punti della mia pancia, finché, non alza lo sguardo e sorride.
« C'è qualcosa lì dentro? » chiedo, nervosa.
« Qualcosa c'è. A meno che tu non abbiamo ingerito un giocattolo con una scimmia che suona un tamburo, direi che sei incinta. » schernisce, levandosi lo strumento, appoggiandolo sul mobile.
Istintivamente, mi tocco il ventre. È vero, è un pochino gonfio. Io sto aspettando un bambino. Io e Philipp stiamo aspettando un bambino. Non volevo che andasse in questo modo. Ma, superato lo shock iniziale, accarezzo il ventre e sorrido felicemente.
Jacob mi guarda sconvolto. « Mi dispiace tanto, Miriam. »
« Per cosa? »
« Come per cosa? Miriam, questo è... Miriam questo è stupro. Stai aspettando un bambino da un assassino. Lui ti ha stuprata, Miriam! »
« Philipp, non mi ha stuprata! E lui... » mi accarezzo di nuovo il ventre. « ...O lei, è il frutto del nostro amore. Ci amiamo, Jacob!Philipp è mio marito. Abito a casa sua, ora. Casa nostra. » ho gli occhi lucidi. È difficile poter descrive ciò che sto provando. « E Jacob, devo chiederti di non dirlo a nessuno. Soprattutto a Philipp. Voglio dirglielo io. »
« M-marito? » balbetta, Jacob, incredulo.
« Sì. » affermo, scendendo dal lattino. « E ci terrei se puoi mantenere questo segreto. Sai, Philipp, ha sempre voluto un figlio. Io, decisamente no. O almeno, non ancora. Non volevo che capitasse qui. » sono giù di morale. Sento, Jacob toccarmi la spalla.
« Guarda il lato positivo. Questo.. » poggia la mano sulla mia pancia. « È un miracolo. Questo è speranza. Questo è futuro. »
Jacob, ha ragione. Il mio bambino è una rinascita. Ma sarò in grado di gestire questa situazione?
Lo abbraccio. Andrà tutto bene: Mi ripeto. Ora il mio pensiero va a Philipp. Chissà che reazione avrà quando glie lo dirò. Rido fra me e me.
« Miriam, ora però devo chiederti di fare molta attenzione. Ora che sei incinta, sei in grave pericolo. Ma è una fortuna per te avere il tuo ufficiale. In questo periodo, è meglio che tu stia alla larga da qui. E mi raccomando, assoluto riposo. Non sei ancora allo stato avanzato, ma è meglio non rischiare. E dovresti mangiare molte proteine e vitamine. Faranno bene al bambino e a te. »
Annuisco, sorridendo. Ora è tutto nelle mie mani. Philipp ne sarà felice. Questa sera glie lo dirò. Ma ora devo andare. C'è un altra persona che deve saperlo. Dovrebbe essere Philipp il primo, ma ho paura che se non lo faccio adesso, non avrò più l'opportunità di farlo.
***
Sono dentro a una baracca, accanto alla finestra. Mia madre e mia sorella fanno il loro ingresso. Siamo solamente io, lei e Sarah. La mamma viene ad abbracciarmi e mi bacia sulla fronte.
« Sono felice di vedervi. » sento gli occhi pizzicare.
« Anche noi, tesoro. Come stai? Perché hai voluto vederci con così tanta urgenza? » mi chiede, la mamma, preoccupata.
Sarah non dice una parola. Mi guarda con le braccia conserte.
« Ecco... » adesso, oltre alla felicità, sento angoscia e preoccupazione. Trovare le parole è difficile.
« Non saprei da dove iniziare. Tu e il papà mi avete sempre insegnato a essere forte e ad affrontare le situazioni. Anche quelle più difficili. Siete stati dei buoni genitori per me e per Sarah. » guardo mia sorella. Il suo sguardo è sempre puntato verso di me. Non mi stacca gli occhi di dosso. È frustrante.
« Miriam, tesoro, qualunque cosa sia, possiamo affrontarla insieme. » mi sorride. « Ti trovo molto bene. Guarda come sei. Sei cambiata molto. E non mi riferisco soltanto all'aspetto estetico. » mi accarezza i capelli. « Oramai sei una Donna , Miriam. Sei molto matura e molto coraggiosa. Sono molto fiera di te. » lo dice, voce rotta dal pianto. « Sono molto fiera di tutte e due. Non potevo desiderare due figlie migliori. » ci abbraccia.
Sento le lacrime solcarmi le guance. Quando la mamma scioglie l'abbraccio, mi dirigo verso la finestra. Mi concentro a ciò che vedo. Il fumo non smette mai di uscire. Nero come la pece. File e file di persone che si dirigono ignare verso la morte.
Com'è possibile? Com'è possibile dare una notizia del genere qui, in un posto simile?
Ma voglio il supporto di mia madre, e senza distogliere lo sguardo dalla finestra, dico sussurrando:
« Aspetto un bambino. »
Mia madre viene verso di me. I suoi occhi sono spalancati per via della notizia appena ricevuta.
« Cosa? »
« Aspetto un bambino. » questa volta mi volto verso di lei. « O una bambina. Chi può dirlo? » le sorrido, accarezzandomi il ventre.
Sarah è rimasta a bocca aperta. La mamma sta cercando di realizzare. Sinceramente, anche io.
« Miriam... ma come... » la mamma non riesce a parlare. Sta avendo un attacco di panico. Quindi lo fa, Sarah al posto suo.
« Hai pensato alle conseguenze? Un bambino?! Miriam, fai sul serio? Ti sembra normale? Prima il matrimonio con quel mostro! Ora questo. D'altronde questo bambino, è del tuo tedesco, ovviamente. Miriam, congratulazioni. Sei un irresponsabile. Cosa succederà, adesso?! Se qualcuno verrà a saperlo, morirai insieme al bambino. » sputa veleno. Non sa fare nient'altro che sputare veleno. Non una parola, di incoraggiamento. Nulla. Questa volta non mi farò trattare così.
« Alle conseguenze? Certo, che ci ho pensato! È stato uno Shock anche per me. Ma ho pensato: questo bambino, potrebbe essere la soluzione. È un avvenire. E sono felice. Io amo già questo bambino. Lo amo più di me stessa. » sorrido, cercando di trattenere le lacrime. Poi, incrocio lo sguardo di mia madre e mi rivolgo a lei: « E dall'altra. Non nego di avere paura. Perché, mamma, se tu, hai la forza e la possibilità di non farlo nascere, allora ti chiedo, fa sì che rimanga dentro di me. Mamma ti prego, fallo rimanere dentro di me! Mamma, ti prego! » l'abbraccio, scoppiando in lacrime.
Sento le braccia di mia madre avvolgermi. Cerca di consolarmi. Io affondo il viso sulla sua spalla.
« Piccola mia... Vedrai, andrà tutto bene. Ci siamo qui noi. Noi siamo la tua famiglia. Non devi avere paura. » mi accarezza la pancia. « Sarai una mamma stupenda. Ti prenderai cura di questo piccolino. Sono felice per te. Non pensiamo al peggio. »dice, con un espressione di felicità. « E poi, sto per diventare nonna. » poi si rivolge a Sarah. « Dobbiamo essere forti. Sarah, ti prego. Fallo per tua sorella. Questo bambino, è di tutti noi. »
Sarah scuote la testa, indignata. Ma so, che anche lei vuole aiutarmi. O almeno, credo. So cosa sta passando. Vedo i suoi occhi lucidi. Sta soffrendo.
« Sarah, so cosa stai provando. E ti giuro, che vorrei esserci io al tuo posto. Io ti voglio bene. Sei mia sorella. Vorrei tornare a quando discutevamo su chi doveva entrare prima in bagno la mattina. O chi usava la spazzola. » abbozzo un sorriso « Ma anche i momenti in cui, eri tu a consolarmi. O quando mi davi consigli. Sei la mia colonna portante. Non sono nulla, senza di te. Mi manchi, Sarah. »
« Miriam, tu mi chiedi troppo. Anche io ti voglio bene. Scusami, se non ostento la felicità, come ha fatto la mamma. Miriam, quei giorni, non torneranno più. Come sei cambiata tu. Sono cambiata anche io. E se questo ti può consolare, non dovrai preoccuparti del tuo bambino. » quest'ultimo particolare mi lascia sbigottita. Sarah continua, il suo discorso in modo austero. « I nazisti che sono qui moriranno tutti. Presto, ho sentito. Non sai la gioia che proverò quel giorno. Vorrei vederli bruciarli all'inferno. Tutti. Uno a uno. Anche il tuo ufficiale. È lui che ha ucciso Emmanuel. Non te l'ho detto prima, per non ostacolare la tua vita o la tua felicità. Mi dispiace che il tuo bambino, non conoscerà mai suo padre. Ma cosa credi,eh? Anche io mi meritavo quello che, stai passando ora tu. Tutti, ce lo meritavamo! Una bella casa. Un matrimonio felice. E ora la tua gravidanza. Molte di noi non posso più, sai. »
Mi ci volle un solo istante per capire. Sarah mi guarda con occhi tristi. Guardo la mamma e ha lo sguardo rivolto verso il basso e il viso coperto fra le mani.
Le lacrime scendono e non riesco a fermarle.
« Oh, Sarah... » le dico, triste, mentre cerco di abbracciarla. Ma lei, rifiuta, indietreggiando.
« No! Non voglio la tua compassione. La mia vita è finita, non appena ho messo piedi qui dentro. E se per volere di Dio, riuscirò a sopravvivere, non so come farò per ricominciare tutto da capo. Quindi, Miriam, goditi il tuo momento. Perché quando il tuo ufficiale non ci sarà più. Chi penserà a te? » sorride.
Ecco di nuovo questa frase. « Sarah, ti riferisci al piano di Simon? Per favore, anche tu?! È un piano suicida. »
« Non solo io. Tutti. La mamma, il papà, la zia. Sai anche le tue amiche. Moriremo, questo è poco ma sicuro. Ma non voglio morire, senza averci provato. E cosa mi posso aspettare da te? Questo è il tuo supporto verso la nostra gente? »
« Non sto dicendo, questo! Loro sono armati. »
« E chi ti dice, che non lo siamo anche noi? »
« Sarah! » interviene, la mamma. Come se avesse parlato troppo.
Guardo entrambe, sconvolta:
« Voi non vi fidate più di me? »
« Oh cara, certo che sì. Ma vedi, noi... »
« No, invece ho capito benissimo. Avete paura che vado a dirlo a mio marito? Questa è una cosa crudele! Come potete pensare che io possa dividermi? Io sono ebrea! Non mi vergogno di ciò che sono. Amo il mio popolo. Ma, amo anche mio marito. Odio le SS. Ma non mio marito. Perché sai, mamma, anche Philipp è la mia famiglia. Soprattutto è il padre del mio bambino. Non potete chiedermi di andargli contro. Ma non sarò neanche dalla vostra parte. Spero che riuscirete in questa missione. . » quando sto per andarmene con il cuore spezzato e le lacrime, faccio in tempo a sentire mia sorella urlarmi: "Sei una codarda, Miriam!"
Note d'autrice:
Eccomi come detto ho fatto presto ❤️
Spero che vi piaccia ❤️
Ringrazio tutte le persone che hanno: votato, letto o commentato.
Ci vediamo al prossimo capitolo
Un megabacione
Noemi.
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