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Capitolo 74

Canzoni del capitolo:

Jungle - Emma Louise

• Here With Me - d4vd

* Miriam's Pov*

« Siamo a casa. » mi dice, Philipp, non appena arriviamo davanti l'uscio.

La guardo e posso finalmente dire: questa è casa mia. Ma lo è sempre stata. O almeno da sei mesi a questa parte. Con sorpresa, Philipp, mi prende in braccio. Metto le braccia attorno alle sue spalle e rido.

« Philipp! Ma che fai? »

« È una tradizione, prendere la propria moglie, in braccio sull'uscio di casa. Dicono che porti fortuna. » mi risponde, oltre passando la porta.

Philipp mi porta su in camera da letto. « So che ti immaginavi una luna di miele, totalmente diversa. Ma ti prometto che rimedierò. » sento il dispiacere e la delusione nel suo tono di voce.

Prendo il suo viso tra le mie mani e lo guardo emozionata:

« È tutto perfetto così. Se ci sei tu, ogni luogo è una luna di miele. Io non disidero che starti vicino. Che tu sia qui con me, è tutto ciò che voglio. »

Philipp mi bacia con passione. Sento la sua lingua farmi pressione. Sento qualcosa smuoversi in me. Le sue dita, liberano i bottoni agganciati, dietro la mia schiena. Il vestito mi scivola via, facendomi rimanere in intimo.

Stessa cosa faccio con la sua uniforme. Mentre gli tolgo la camicia, le nostre labbra rimangono l'una attaccata all'altra. Le mie mani, toccano i suoi pettorali scolpiti, delicatamente.
Philipp, mi fa sdraiare sul letto. Lo guardo sorridente. Si toglie di dosso quello che gli rimane dell'uniforme e mi segue sdraiandosi su di me.
Con un gesto delicato mi sfila il reggiseno e inizia a leccarmi i capezzoli. Sento la libidine crescere, man mano che la sua lingua mi accarezza il petto.
Alzo il bacino e mi sfilo le mutandine. La sua mano, esplora la mia intimità. Devo trovare la forza di non urlare. Mando la testa all'indietro e mi escono fuori dei piccoli gemiti.

Philipp, si toglie i boxer. Sento il suo membro eretto accarezzarmi il ventre.
Mi lascia una scia di baci lungo il petto. Poi sempre più giù, fino alla mia intimità.

La sua lingua mi accarezza nei punti delicati. Le gambe mi tremano dal piacere. Afferro le sue ciocche di capelli. Mi mordo il labbro. Muovo il bacino in avanti. Lo sento... il piacere arde vivo in me.

Lo voglio...

Philipp continua a donarmi piacere, finché con una spinta, entra dentro di me. Inizia con spinte leggere.

« Ti amo, amore mio. » mi sussurra, fra le labbra.

« Ti amo, anche io. » gli sorrido, piena di felicità.

Le spinte aumentano sempre di più. Mando la testa all'indietro e gemo. Philipp mi accarezza i capezzoli con la lingua. Chiudo gli occhi per bearmi di questo momento.
Mi mordo le labbra.

Sento il suo membro crescere dentro di me. Spingo in avanti il bacino, per fargli capire che non sono sazia. Le sue spinte aumentano sempre di più.

Sorrido. Sì.

Gli afferro i glutei e li stringo forte, serrando le gambe intorno ai suoi fianchi. Philipp mi bacia. Ma non è un bacio casto e puro. Le nostre lingue si intrecciano fra loro. Passo la mia lingua sulle sue labbra, non appena interrompiamo il bacio. Philipp mi guarda negli occhi e mi accarezza la guancia, mormorandomi:

« Miriam... »

Nei suoi occhi, vedo qualcosa. Una luce diversa dal solito. So che deve dirmi qualcosa. Cerco di riprendere fiato, mentre lui si accinge a continuare.

« Miriam, io.... Voglio darti un figlio. »

A questa richiesta, lo guardo attentamente non sapendo che cosa dire.

« Miriam, so che tu non lo vuoi ma... »

Con le lacrime agli occhi, lo interrompo baciandolo. Questa volta con più foga. Philipp intensifica ancora di più le spinte e non posso trattenermi dal non dover urlare.

« Voglio una bambina. Bella, dolce e gentile come te » dice, sorridendomi. « Non mi importa se sarà ebrea. L'amerò con tutto me stesso. »

Non riesco a rispondere. Alzo gli occhi al cielo. Il mio respiro sembra fermarsi. Sto per venire. Philipp non avendo avuto la mia risposta, è in procinto di uscire da dentro di me. Ma lo blocco, stringendo ancora di più le gambe attorno ai suoi fianchi.

Sorride. La mia mano stringe la sua. Siamo una cosa sola. Philipp, con un ultima spinta, raggiunge la vetta del piacere. Nello stesso momento, sentendo i suoi versi animaleschi, anche io raggiungo l'orgasmo.

Philipp crolla sfinito. In pochi secondi ci addormentiamo, con lui ancora dentro di me.

****

Sono in cucina per preparare il pranzo. Philipp è ancora a letto a dormire. Dopo quella volta, lo abbiamo fatto altre tre volte. Mi sento un po' indolenzita. Forse perché non sono più abituata.

« Salve, Miriam. Ho raccolto le verdure che c'erano nell'orto. Dormito bene? » Leonard poggia le verdure sul tavolo.

« Abbastanza. Sto preparando il pranzo, non solo per me e per Philipp. Ma anche per mia madre. Sai, oggi è il suo compleanno. Dirò a Philipp che vorrei tornare al campo. Così glielo porterò. » gli dico, girando lo stufato.

« Ne sarà felice. Posso fare altro? » mi chiede.

« No, ti ringrazio. Puoi andare a riposare. » gli rispondo, mentre lavo le verdure.

« Riposare... non so più neanche cosa significhi. Ormai, sono abituato a lavorare senza mai fermarmi. Sei sicura che non vuoi una mano in cucina? Mi sembri molto affaticata. »

« Tranquillo. Ce la faccio. » passo il dorso della mano sulla fronte. Forse la stanchezza è dovuta al fatto, che non abbia dormito per niente questa notte.

« Sarà. Se hai bisogno di me, mi trovi in giardino. » ed esce.

Mentre taglio le verdure, sento due braccia stringermi i fianchi.

« Giorno, signora Hoffman. Ha dormito bene? » Philipp mi da un bacio a stampo sulle labbra.

« Sì. Anche se la notte scorsa è stata piuttosto movimentata. » gli sorrido.

Noto che ha i capelli tutti arruffati. Non è da lui, ma devo dire che gli donano.

« Ho una fame. Cosa c'è per pranzo? » mi chiede, curioso.

« Spezzatino di carne con le verdure. » gli rispondo, mentre finisco di tagliare le verdure.

« È per un reggimento? » mi fa notare, guardando attentamente le porzioni. « Hai inventato trenta persone a pranzo? »

Ridacchio. « No. Un po' è per noi e Leonard. E oggi è il compleanno di mia madre. Stasera volevo andare da lei, a portarglielo. Ne sarà felice. »

« Mmh sarà sicuramente buonissimo. Volevo potarti al ristorante. Ce n'è uno che fa dei piatti buonissimi. È cucina Gourmet. È uno dei migliori. Ci vado sempre con gli altri. Anzi, ti ci porterò stasera. »

Per poco non mi sfugge il coltello. Non diceva sul serio. Conoscendolo, ovviamente faceva sul serio.

« Tesoro, io non credo sia una buona idea. » sorrido, nervosamente. Apprezzo che lui, mi voglia coccolare, oltre al fatto che potrebbe essere molto rischioso, è anche molto costoso.

« Voglio solamente cenare con te fuori. Non capisco cosa ci sia di male? Cazzo, te lo meriti. Non posso vederti fare il lavoro di una domestica notte e giorno. Non sei la mia domestica! » esclama, infastidito.

« Non sono la tua domestica, visto che anche tu mi aiuti in cucina. » sentenzio, passandogli i pomodori « E poi, a me non da fastidio. Mi piace rendermi utile e badare alle faccende domestiche. Mi aiuta a tenermi occupata. »

« Ti prego, Miriam. Non cominciare. Da domani farò venire le domestiche. » conclude, mentre pela i pomodori.

« Così facendo, ci condannerai a morte » sussurro. Ma al suo orecchio, la mia frase non passa inosservato.

« Prego? »

« Ho detto: così facendo ci condannerai a morte! » sbotto. « C'è un motivo per cui non abbiamo mai voluto le domestiche. Io devo essere la domestica, agli occhi degli altri! »

« Le pagherò profumatamente per il loro silenzio. Porca puttana! Non posso passare una vita normale insieme a mia moglie?! » ruggisce, furibondo.

« Ma noi, non siamo normali! » esclamo, con tutto il fiato e con tutta la rabbia che ho in corpo.

In cucina, cala il silenzio. Ci guardiamo dritti negli occhi. Nella stanza si sentono solo i nostri respiri. Non è la prima volta che discutiamo, ma ora, è diverso.

« Quando lo capirai, che io e te, siamo sbagliati agli occhi degli altri? Noi non dovremo essere qui. Io non dovrei essere qui, ma al campo con mia madre e mia sorella. Ad uccidermi di fatica e sperare di arrivare viva il giorno dopo. Di sperare di non essere selezionata, per non andare dentro la camera a gas. Giorno dopo giorno. E tu, che ci guardi con malignità e soddisfazione, nel vederci così. Che potrebbe picchiarmi in qualsiasi momento, anche senza un motivo, o peggio uccidermi. » rivelo, cercando di riprendere fiato.

Philipp ha le mani appoggiate sul tavolo e guarda un punto fisso nel vuoto. « Ed era così, prima che tu mi aprissi gli occhi. Prima che mi facessi capire, che quello che facevo, e che faccio tutt'ora, era sbagliato. Noi non siamo sbagliati, Miriam. È il sistema in cui viviamo è sbagliato. E se posso essere onesto, del sistema non me ne frega un cazzo. Quindi, passerò una serata normale
con mia moglie portandola a cena e starai qui, senza dover muovere un dito. Ma voglio che sia lo stesso anche per te. » mormora, dispiaciuto.

Mi avvicino a lui e lo abbraccio. Anche io voglio una vita normale. E dio sa quanto. Insieme a mio marito.

« Ti amo tanto. Lo sai questo? » gli dico, appoggiando la mia fronte contro la sua.

Come risposta mi bacia con estrema passione. Mi lascio trasportare. Aveva ragione. Se ci lasciassimo condizionare, non ne usciremo più da questa situazione è non potremo goderci neanche questi attimi di tranquillità.

« Prima dell'ora di cena, ti porterò da tua madre. Le farai gli auguri anche da parte mia? »

Gli sorrido, baciandogli il palmo della mano:

« Ma certo. » mi giro e continuo a cucinare. A volte, le discussioni fanno bene al nostro rapporto. Philipp continua a tagliare i pomodori.

« Come sta andando la situazione al campo? »

Sospira. « Non bene, purtroppo. C'è troppo sovraffollamento. È un bene, ma anche un male. » non mi spiega più di tanto. Cerca di essere discreto.

Annuisco in silenzio. Poi, continua:

« Mettici anche la situazione con mio padre. È diventato esasperante. Mi sta sempre sul fiato sul collo. Poi mettici anche Friedrich con Albrecht. »

Per poco, non mi taglio con il coltello. « Albrecht? È forse quello che è venuto alla festa di capodanno? » come posso dimenticarlo. Io, mia sorella e le altre ci siamo dovute nascondere in soffitta.

« Esatto. Ero andato a parlare con Friedrich, qualche settimana fa. Sono andato nel suo ufficio e li ho trovati... » la sua voce si spegne.

« Capisco. Beh vedrai che è solo una cosa momentanea e aspetta... anche Albrecht? » alludo, allibita.

« A quanto pare. Non lo sa nessuno. Ma questa cosa non mi torna. Ci deve essere qualcosa sotto. » mormora, sospettoso.

Conosco, Philipp. So che, se qualcosa lo insospettisce, vuole vederci chiaro.

« Philipp, non fare nulla di sconsiderato. »

« Tu non capisci. Albrecht ha sempre odiato  Friedrich. Alla Napola, lo bullizzava. Perché  mai, ora dovrebbe esserne innamorato? »

« Beh, non è detto. Io e te ci detestavamo e ora guarda. Siamo marito e moglie. » mi avvicino a lui, baciandolo sulla guancia.

« Per noi è stato diverso. E sarà , ma io nutro dei sospetti. » conclude mettendo i pomodori nella pentola.

« Vedrai, tutto si sistemerà. Friedrich non è un incosciente. » gli dico, cercando di tranquillizzarlo.

Mentre accendo i fornelli, per far cuocere l'arrosto, Philipp va in salotto. Ci mancava solo questa. Mi chiedo perché Friedrich voglia uno come Albrecht. Ma da come ne parla Philipp è un ragazzo arrogante, vanitoso e perfido. Nulla a che vedere con Friedrich. Lui è di animo gentile. Ricordo quella volta, quel giorno, in cui lo conobbi per la prima volta.
Me lo ricordo come se fosse ieri. Io e le altre non eravamo andate a lavoro. Così ci chiusero dentro la baracca. Compresa Rachel. Volevano verificare chi è che avesse rubato del cibo e lì lo vidi. I suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondo cenere. Il suo viso a forma triangolare, che risalta le sue mascelle. Mi vengono i brividi. Quel giorno la vidi brutta. È lui che mi dette uno schiaffo. Cerco di cacciare via, questo ricordo ma i momenti peggiori ti segnano a vita e non si cancelleranno via del tutto.
Spero che Friedrich sappia quello che fa. Glielo auguro.

Note d'autrice:

Eccomi! Spero che questo capitolo ci piaccia❤️
Ringrazio chi legge, commenta o vota.
Già sto iniziando a scrivere il prossimo ❤️
Un megabacione
Noemi.

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