Capitolo 71
Canzoni per il capitolo:
• Arcade - Duncan Laurence
• Hands Of love - Miley Cyrus
*Miriam's pov*
Dopo aver sistemato tutta la casa, mi concedo una pausa. Sono le cinque del pomeriggio.
Vado in libreria e scelgo un libro.
Questa volta la mia attenzione cade su "Persuasione" di Jane Austen.
Era da tempo che non mi dedicavo alla lettura. Tra i preparativi, le faccende di casa e Philipp, non ho mai avuto tempo.
Con il mio bicchiere di the freddo, la mia poltrona, ma soprattutto il silenzio e la pace,mi immergo totalmente nella campagna inglese di metà '800. È tutto perfetto. Anche l'atmosfera. Questo triangolo amoroso, mi ricorda me, Philipp e Simon. Rido fra me e me.
Sono concentrata sulla lettura, che le pagine volano via in men che non si dica. A rovinare tutto è il suono insistente del campanello di casa, più Nia che inizia ad abbaiare all'unisono con il campanello.
Pace finita. Ma chi può essere? Philipp non sarebbe tornato oggi. Suo padre lo sta massacrando di lavoro. Diciamo che il
Termine massacrare non è il più appropriato. Ma glie la sta facendo pagare per la sua lunga assenza.
« Leonard? » lo chiamo.
No. Probabilmente è in giardino. Sto per alzarmi quando Leonard torna dentro.
«Tranquilla, ci penso io. » e va verso l'uscio.
Dopo avergli detto grazie torno alla mia lettura. Il campanello ha smesso di suonare. Sospiro. Pace e tranquillità. Torno alla mia lettura quando sento la voce affannata di Leonard:
« Miriam! » esclama.
Alzo lo sguardo, per vedere cosa sta succedendo. Dal corridoio sento una voce femminile:
« Lasciami passare! »
Per poi scoprire che la voce appartiene a Holga. Ha la sua uniforme, come sempre e ha uno sguardo serio. Leonard spunta da dietro di lei.
« Scusami. Non ce l'ho fatta a trattenerla. » ha il fiatone.
« Tranquillo, Leonard. Holga che sorpresa! Come mai da queste parti? Posso fare qualcosa? » chiedo, sbrigativamente, ma gentilmente.
Non è per scortesia. Ma voglio tornare al mio libro. Holga rimane seria. Rimango con il fiato sospeso fin quando non proferisce parola:
« Come hai fatto? » chiede, semplicemente.
« Scusa? A fare cosa? » sono confusa.
« Come hai fatto a conquistare Philipp? »
Tiro un sospiro di sollievo. Tutto qui? Io pensavo a cosa fosse successo.
« Vuoi sapere come? Io non ho fatto nulla. » le rispondo. È una risposta semplice.
« Mi prendi in giro? No. Hai fatto sicuramente qualche incantesimo, o qualche wodoo ebraico. Qualsiasi cosa tu abbia fatto voglio saperlo. »
È testarda, lo devo ammettere. Se
Voglio tornare alla mia lettura devo sbrigarmi ad accontentarla.
« Holga sul serio non ho fatto nulla. Le cose sono venute da sole. Ma perché lo vuoi sapere?»
« Perché...» finisce sul nascere. Noto le sue guance diventare rosso porpora. È imbarazzata.
Da donna a donna, capisco cosa c'è sotto. Ora sono sorpresa. « Holga, non mi dire.... »
Holga alza gli occhi al cielo, più rossa bordeaux di prima. Allora ho indovinato.
« Holga, oh cielo! Devi dirmi chi è?! Scommetto che è un bel ragazzo? Spero soprattutto che sia gentile. Ma sono felice per te! » squittisco. La bellezza non conta, se non si è gentili.
« Sei intelligente. Beh si, hai capito. Allora dimmi i tuoi segreti. Se sei riuscita a far innamorare di te, un uomo privo di sentimenti come Philipp, saprai come aiutarmi a conquistare un ragazzo. » è motivata non c'è che dire.
« Holga, tesoro. Sono sincera io con Philipp non ho fatto nulla. Anzi, vuoi saperla tutta? Io non mi sono innamorata di lui al primo colpo. Io lo odiavo. Lo disprezzavo con tutta me stessa. E credimi non ero l'unica. Anche Philipp mi disprezzava, ovviamente. Ma per una serie di eventi, abbiamo capito che il nostro odio non era altro che amore. » lo dico, ricordando quei momenti come se fosse successo ieri.
« Miriam, posso crederti, ma tu sei bellissima! Insomma guarda me. Chi voglio prendere in giro. Nessuno si interesserà mai a me. » mormora, giù di morale.
« Holga la bellezza non c'entra nulla. Ma è quello che hai dentro che conta. Sei bellissima esattamente come sei. E vedrai che a quel ragazzo piacerai moltissimo. » le dico, fiduciosa.
« No, se non cambio modo di fare. Per questo sono qui. Insegnami a essere più femminile. Insegnami le buone maniere e tutta quella roba lì. A truccarmi, a vestirmi. A essere bellissima come te, essere gentile come te. Se c'è riuscito Friedrich, a essere una signora, posso riuscirci anche io. Per favore, Miriam. » mi guarda con gli occhi dolci.
Ho un groppo alla gola. A malincuore guardo la mia poltrona con il mio libro. Sospiro. Come posso rifiutare?
« Va bene. Ti aiuterò. » le dico.
Holga esulta lanciandosi ad abbracciarmi.
Con un presa possente, quasi da stritolarmi.
« Grazie! Grazie! Ok allora da dove si inizia? » si sdraia sul divano e mette i piedi sul tavolinetto.
« Innanzitutto, non sedendosi in questa maniera. Una signora non mette i piedi sopra il tavolo. » la riprendo. Holga mette i piedi giù.
« Poi le situazioni stupende, nascono da gesti semplici. Ad esempio: Philipp mi disse che, quando scesi dal treno, quel giorno di settembre, quando arrivai per la prima volta ad Auschwitz, lo aveva colpito il mio sorriso. Iniziamo da questo. Sorridi. » le faccio vedere come.
Un sorriso semplice. Mi ricordo che sorridetti, per fare una buona impressone. Per far capire che ero in buona salute e per non essere mandata al gas. Al tempo ero ignara dell'esistenza delle camere a gas. Chi lo avrebbe mai detto che il mio sorriso, avrebbe conquistato il cuore di un ufficiale delle SS?
Holga sorride. Beh oltre a quello, fa vedere anche la sua splendida dentatura. Non mi esprimo. Rimango a guardarla sconcertata. Le rifaccio vedere il mio sorriso, ma con meno denti.
Holga ci prova per altre cinque volte, senza riuscire a fare un sorriso decente. Sarà più dura del previsto.
***
Avevamo passato l'intero pomeriggio, tra vestiti, trucco, e il modo di parlare e acconciarsi i capelli. Holga si è rivelata tosta. Ci metteva tutta se stessa. Ma era inutile.
Il sole è calato da un pezzo. L'orologio segna le tre del mattino. Ho le palpebre che calano. In nostro soccorso è venuto Leonard, per fare da cavia. Siamo seduti intorno al tavolo da circa... non lo so. Ho smesso di contare le volte che abbiamo provato le buone maniere a tavola.
L'unica a essere bella sveglia è Holga. Volto lo sguardo è vedo Nia dormire beata nella sua cuccia e per un istante la sto invidiando.
« Avanti, Holga, per l'ultima volta, proviamo il corteggiamento. » dico, esausta.
« Oh Miriam, cara, dobbiamo proprio continuare? Un altra lezione per signore potrebbe mettermi fuori uso. » replica, Leonard, anche lui esausto e sopratutto assonnato.
« Già. Il vecchio ha ragione. È molto più improbabile che io diventi una signora, che non lui uno scimmione. » dice, Holga sconsolata, dopo tutti i fiaschi che ha fatto.
« Non voglio questo pessimismo! » esclamo, con determinazione.
Sono arrivata fin qui e non intendo rinunciare, ma soprattutto voglio aiutare Holga. « Proviamo con le regole base, ehm Holga, il tuo compagno ti sta offrendo il dolce per ringraziarlo tu cosa fai? »
« Tutto qui? Niente di più facile lo ringrazio con una bella pacca sulla spalla! » Holga da una pacca sulla spalla a Leonard e inizia a stritolarlo con un abbraccio e lo scuote.
« Oh, santo cielo! Il mio osso sacro iliaco! » esclama, dolorante Leonard.
Poi Holga inizia a mangiare il dolce con le mani.
«No, no, Holga, no! Una signora prende il cucchiaino e mangia. Prende il cucchiaino e mangia. Ma soprattutto è il cucchiaino ad avvicinarsi alla bocca, non viceversa. » faccio il gesto, portando il cucchiaino vicino alla bocca.
« Cosa?! Ci vuole troppo tempo. A me piace divorare. » replica.
« Vuoi diventare una signora o no? »
Holga, con una smorfia contrariata, si pulisce le mani e prende il cucchiaino e inizia a mangiare lentamente e a schiena dritta. Poi prende la tazzina da the.
« Bene. Così va meglio. Ora tendi il ditino. » alzo il mignolo.
Holga fa come le ho detto. Senza succhiare il liquido. È già un qualcosa. Poi torna a mangiare il dolce in silenzio. Il suo viso è l'opposto della felicità. Ha lo sguardo infastidito. Però devo dire che è migliorata.
« Mah, che cosa stupida! È troppo scomodo e soprattutto non mi sembra naturale. »
Non credo alle mie orecchie. Mi viene da piangere, non appena sento queste
Parole uscire dalla sua bocca. Euforica esclamo:
« Esatto! »
« Per Giove, finalmente c'è riuscita! » Leonard è contento quasi quanto me. Holga ci guarda confusa.
Finalmente aveva capito. Essere una signora non significa esserlo veramente, ma deve venire in modo naturale. Spontaneo.
« Avete visto? Sono una signora! » esterna, entusiasta, facendo un rutto. Si tappa subito la bocca.
« Ora sei pronta. E comunque vada sii te stessa. La semplicità è la cosa migliore.» L'accompagno, all'uscio.
« Sì, è come dici tu. Grazie per quello che hai fatto per me. » Holga mi abbraccia, ma questa volta non mi stritola.
Dal cancello principale, vediamo i fari di un macchina. Ora sono io ad avere il
Sorriso. È Philipp. Ma non è solo. Insieme a lui scende un altra persona. Quest'ultima scende con le stampelle.
Holga rimane pietrificata e fa un urlo appena percettibile a va a nascondersi.
Dalla finestra vedo, Philipp che lo aiuta a scendere. È un ragazzo alto, capelli castani, spalle larghe. La sua uniforme è diversa da quella di Philipp.
« È lui? » chiedo, Holga.
« Sì. Bel fusto, non è vero? »
Philipp apre la porta e rimane sorpreso di vedermi ancora sveglia.
« Come mai sei ancora sveglia?»
« Io e Holga abbiamo avuto il nostro ben da fare. Ma ora, stava andando via. »
L'ospite si guarda intorno. Non fa caso a me. Anzi, si rivolge, a noi, con entusiasmo:
« Herr Hoffman avete una bella casa. La ringrazio ancora per avermi ospitato. E chi è questa fanciulla così radiosa? » mi fa il bacia mano.
Philipp non sorvola sul gesto e risponde con arroganza:
« È la mia domestica. »
Anche se preferivo che dicesse: Fidanzata. Ma non possiamo correre rischi.
« Ciao, Bruno. » Holga lo saluta, rimanendo imbambolata.
« Ciao, Holga. » risponde, lui. Nei loro occhi, anche se percettibile, la vedo. Quella scintilla. È così evidente. Sorrido emozionata.
Philipp si stava scocciando e così interrompe il momento:
« Va bene. Ora, Holga puoi tornare al campo. Io me ne vado a letto. Sono stanco morto. » dice, in modo burbero. Poi si avvicina a me « Amore, fagli vedere la sua stanza. Scusa, se te lo lascio fare a te. Ma sono stanco. Ti aspetto in camera. » mi sussurra, all'orecchio.
« Tranquillo. »
Dopo aver salutato Holga, accompagno il nostro ospite nella camera degli ospiti.
« Non vi ringrazierò mai abbastanza. Al campo non c'erano più alloggi disponibili. E così Herr Kommandant ha detto che potevo stare qui. »
Quindi non stata un idea di Philipp. Ma di suo padre. Me lo immaginavo. Mi suonava strano. Philipp è cambiato ma troppo buonismo non è da lui.
« Posso fare qualcosa per voi, Herr? »
« No, grazie. Mi sento mortificato. Avete già fatto abbastanza. Andate a riposarvi. » mi dice, gentilmente.
Un ufficiale che si rivolge così a una domestica? E per giunta ebrea? È strano. Prima di chiudere la porta, mi rivolge un ultima parola.
« Avete una pelle insolita. Come vi chiamate? »
« Miriam. »
« Bel nome. Anche se è ebreo. Complimenti. Anche i capelli sono molto carini. » esprime il suo giudizio con un sorriso.
Sono confusa. « Scusate, Herr. Ma perché mi rivolgete la parola e siete gentile con me? E per giunta mi da del Lei. Io sono un ebrea. »
« Sì, lo siete. Ma state tranquilla. Noi della Wehrmacht non siamo le SS. Abbiamo pregiudizi sugli ebrei, ma non siamo degli animali. Il nostro dovere è difendere il nostro paese. Nel bene o nel male. Non torturiamo le persone, ma solo i nostri nemici. Se l'Hauptsturmführer le fa del male, me lo dica. » mi dice, premuroso.
« Non si preoccupi. Sto bene. Lei è pur sempre un soldato. I soldati, nel bene o nel male, fanno la guerra e le persone muoiono a migliaia. Questo non giustifica nulla. » Anche se sono soldati della Wehrmacht o delle SS, sono pur sempre persone che uccidono e fanno del male.
« Lei è molto intelligente. Ha ragione. Ma vede io non sono un mostro. Qualsiasi cosa, non esiti a chiedermi aiuto. »
Mi viene da ridere se sapesse la verità. Lo ringrazio dandogli la buona notte. Raggiungo Philipp in camera. È già controllato. Gli accarezzo i capelli e gli do un bacio sulla guancia, facendo attenzione che non si svegli. Finalmente sono a letto. Sbadiglio. Holga mi ha tolto tutte le energie. Appoggio la testa sul cuscino. Ho mille pensieri nella testa. Uno di questi è la mia ansia del matrimonio. Starò facendo la cosa giusta? Philipp è l'uomo della mia vita? Assolutamente si. Mi addormento rimandando a guardare il suo viso che mi sarebbe stato impresso nella mente anche nei sogni.
NOTE D'AUTRICE:
Eccomi qui con il nuovo capitolo 😊
Spero che vi piaccia ❤️ fatemelo sapere nei commenti :)
Ringrazio chi commenta, vota, legge.
Al prossimo capitolo
Un megabacione
Noemi
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