Capitolo 64
Canzoni del capitolo:
• When I'm gone - 3 doors down
• Destiny - Skillet
*Philipp's pov*
•Flashback•
Bretagna, Agosto 1932
Fa molto caldo. L'unico svago che ho in questo momento e lanciare la mia pallina da baseball in aria. Sono sdraiato sul mio letto. Oggi non mi va molto di uscire. Anche perché questo posto è una noia. Non ho nessuno con cui giocare. I miei amici sono tutti a Berlino.
Papà, quest'anno ci ha portato in Francia in vacanza al mare. A casa c'è raramente per via del suo lavoro. È un ufficiale delle SS. Va spesso nel suo ufficio e non lo vediamo quasi mai. Fra due settimane, farò le selezioni per la Napola: Una scuola prestigiosa d'élite. Sono molto agitato, ma allo stesso tempo non vedo l'ora di andarci. Voglio rendere fiero mio padre e diventare un buon soldato come lui, un giorno. Se non dovessi superare i test, lo deluderei.
« Philipp, sei ancora qui dentro?» mia madre entra in camera mia. La guardo con aria svogliata. « Caro, perché non vai a giocare fuori? È una bellissima giornata e poi sono rimaste solamente due settimane di vacanza. Lo sai, che i primi di settembre torniamo a casa. »
Sbadiglio. Che scocciatura.
« Dimmi con chi potrei giocare? Con Emma, che ha solo due anni! » la informo. Mi giro su un fianco. « E poi fuori fa caldo. Non mi va di uscire. A questo punto preferirei leggere un libro. » leggere mi rilassa molto. Mi piacciono i libri. Soprattutto quelli di avventure. Un altra cosa che mio padre non apprezza. Lui vuole che mi dedichi all'attività fisica. Dice che mi servirà per la selezione alla NaPola. Non che io sia svogliato, ma adoro leggere.
« Mhh, forse uscendo di qui, ti stupirai su cosa potrebbe accadere. » viene a sedersi vicino a me. « Potresti andare fuori ed esplorare. Lo facevi quando eri piccolo. »
« Appunto, quando ero piccolo. Non c'è nulla di divertente da fare qui. » gli rispondo, scocciato.
« D'accordo. Se hai deciso di rimanere qui, mi aiuterai con le faccende domestiche. » dice, con convinzione, tipica delle mamme sicure di se stesse. Ci è mancato poco che cascassi giù dal letto.
« Cosa?! Ma abbiamo le domestiche per questo! » cerco di ricordarglielo. Ma lei non sente ragioni.
« E allora? Ho dato loro un giorno di riposo. Anche loro se lo meritano, di tanto in tanto. Vedrai, io e te ci divertiremo moltissimo e poi mi aiuterai a fare il bagnetto ad Emma. »
« Ok, preferisco il caldo. » Mi alzo dal letto, e di corsa scendo giù le scale. Sento mia madre chiamarmi da dietro le spalle:
« Philipp ricordati che alle otto si cena! Non fare tardi. Lo sai com'è tuo padre! »
« Va bene! » Sono sul retro e prendo la mia bici. Esco fuori dal cancelletto.
Potrei andare verso la spiaggia e vedere se riesco a trovare i granchi. Oppure potrei, andare verso il laghetto, per vedere se riesco a catturare delle rane. Ci penso bene. E laghetto sia! Non dista, poi, tanto da casa. Mentre pedalo, aumento la velocità. Anche se il caldo è insopportabile. Intorno si sente il suono delle cicale. Potrei anche farmi un bagno. Non sarebbe una cattiva idea.
Arrivato sulla sponda del lago. Sento le rane gracidare. Mi levo le scarpe e faccio i risvoltini all'orlo dei pantaloni. Cerco di prenderne, il più possibile ma non appena ne ho una tra le mani, mi sfugge.
« Accidenti! Tornate qui! » Sono tutto sporco di fango. Mi tolgo i vestiti e mi faccio un bagno. Però sarebbe bello poter giocare con qualcuno. Perché la mamma, non mi ha voluto dare un fratellino di un anno più piccolo di me, almeno, cosi, con lui ci avrei potuto giocare. Invece ho una sorella rompiscatole. Sa solo fare versi e piangere tutto il giorno.
Esco dall'acqua e mi asciugo. A questo punto potrei andare in spiaggia. Controllo, in tasca se ho delle monete. Ho voglia di comprarmi un gelato. Con questo caldo ci vuole. Non passo per la sterrata, in modo da poter fare la scorciatoia.
Mentre passo fra l'erba, improvvisamente, sento, qualcuno piagnucolare. Ma chi può essere? Lascio la bici per terra e vado a verificare. Cerco di avvicinarmi. I singhiozzi si fanno più intensi. A due passi da me, vedo una bambina.
La trovo ranicchiata vicino ad un albero. Ha un orsacchiotto di peluche vicino. Il viso è nascosto tra le gambe. Ad attirare la mia attenzione sono i capelli. Sono ricci e tanti. Sembrano una massa incolta di cespugli rovigliosi. Non si è ancora accorta della mia presenza. Provo a parlarle e mi avvicino ancora di più a lei.
« Bambina, perché piangi? » le chiedo. Ma lei continua a piangere e a tenere il viso nascosto tra le gambe. Eppure sono certo di averlo detto ad alta voce. Forse non parla o capisce il tedesco. Provo a ridirglielo, ma questa volta in francese. La bambina, alza la testa. I suoi occhi sono gonfie e ha le guance rigate per via delle lacrime. Ma il colore della sua pelle. Non è bianca. Non avevo mai visto una persona con la pelle mulatta. Finalmente, la bambina mi risponde, singhiozzando:
« M-mi sono persa. Sono uscita di casa e stavo inseguendo un gattino e quando mi sono accorta di essermi allontanata troppo, ho provato ad arrampicarmi, per vedere se da qui riuscivo a vedere la mia casa. Ma sono caduta. »
Vedo le ginocchia sbucciate. È impressionante. Quanti anni ha questa bambina per pensarla così? « Quanti anni hai? » le chiedo, mentre pulisco la ferita con un fazzoletto che avevo in tasca.
« Ho sei anni. Li ho compiuti il mese scorso. » mi risponde, con voce infantile. Mostrandomi sei dita. « E tu? »
« Io ne ho undici. Compiuti a Gennaio. » appena finisco di pulire la ferita mi alzo e le tendo la mano. « Riesci ad alzarti? »
Annuisce e mi prende la mano. La sollevo senza il minimo sforzo. Ha un vestito con sotto una camicetta. Ora che la guardo bene, l'ho già vista. Abita nella mia stessa via. La vedevo sempre giocare con un altra bambina, nel giardino della casa accanto. « Tu abiti vicino a casa mia. Quindi non è molto lontana. »
« Davvero? Allora andiamo subito! » le luccicano gli occhi.
Tornati alla bici, la raccolgo e non appena iniziamo a camminare, mi fermo.« Sai, io stavo andando in una spiaggia, qui vicino.
Se vuoi, puoi venire con me. Avevo voglia di prendere anche il gelato. » La mamma mi ha detto di essere sempre gentile, sopratutto con le bambine.
« Il gelato! » esclama, con entusiasmo. « Ma non è tanto lontana da qui? »
« Se ci andiamo in bici, ci metteremo pochissimo. » monto in sella, lei si mette dietro e si siede sopra il portapacchi posteriore. Ci metto la mia giacca piegata, per farla stare comoda. In mezzo ci mette il suo orsacchiotto. « È meglio se ti reggi forte. »
Mi stringe le braccia introno ai fianchi e inizio a pedalare. Dopo un pò la sento, ridacchiare. « Più veloce! Più veloce! »
Sorrido e faccio come dice. Iniziamo a ridere insieme. Sento il vento colpirmi delicatamente le guance. E mi piace. In pochi minuti siamo in spiaggia. è piena di gente seduta sulle sdraie e con gli ombrelloni. Andiamo al chiosco lì vicino. Il signore ci serve due gelati. Io: Menta e vaniglia. Lei fragola e Pesca. Per fortuna avevo dei soldi in più.
« Grazie.» Mi dice, mentre mangia il suo gelato.
« Figurati. Per così poco. »
Siamo seduti sull'erba e osserviamo il mare. Le onde sbattono sugli scogli violentemente e lo stridio dei gabbiani ci tiene compagnia.
« Da dove vieni? » mi chiede, intanto che finisce il biscotto. « Non ti ho mai visto. Non sei di qui e hai un accento buffo.»
Arrossisco.« Io sono venuto in vacanza. È la prima volta che vengo qui. Io abito a Berlino. In Germania. E tu? »
« Qui ci veniamo solo quando io e Sarah finiamo la scuola. La casa è di zia Mimì. Noi abitiamo a Parigi. »
« Parigi? Sarà molto bella. Non ci siamo mai andati. O almeno fin'ora. Papà ci porta spesso in vacanza. A volte, sulle Alpi austriache e In Francia al mare. Sai, mio padre fa il soldato. Un giorno diventerò come lui. » Prendo un ramoscello e inizio a giocarci. « Il prossimo mese andrò a scuola speciale. »
« Anche io inizierò la prima elementare. Anche se so già leggere e scrivere. Il mio papà prima di andare a dormire mi legge sempre le favole. Ma quando ero a Parigi, sono entrata in una biblioteca con mia sorella e ho visto dei libri molto belli senza le figure. Ne ho preso uno e papà mi sta leggendo "Moby Dick" di Hermann...»
« ...Melville. Sì. Lo conosco e l'ho letto anche io. Anche a me piace leggere.» Questa bambina, mi sorprende. Ha solo sei anni ed già è appassionata di letteratura complessa. « Anche se mio padre dice che è tempo perso. » lancio via il ramoscello.
« Il mio papà, dice sempre: C'è un solo tipo di successo: Quello di fare della propria vita ciò che si desidera. »
Questa bambina, più ci parlo e più mi incuriosisce. « Non ti separi mai da quel peluche?»
« Da Mr Pandy? No. Mai. È un regalo del mio papà. Sai, lui ha un negozio di giocattoli.»
« Devi volergli molto bene. »
« Certo! È il mio papà. Tu non vuoi bene al tuo? »
A questa domanda, non le rispondo. Ultimamente mio padre inizia a essere molto severo nei mie confronti. Non sono più un bambino. E lui, me lo dice spesso. Sul vestito della bambina, noto una spilla a forma di fenice. « È molto bella quella spilla. »
« È della mia mamma. Io e Sarah stavamo giocando e ho dimenticato di toglierla. Se non la rimetto a posto saranno guai. Tu hai fratelli o sorelle? »
« Una sorellina. Si chiama Emma. Ma ha due anni ed è inutile. Sopratutto per giocarci. » dico, con un accenno di sconforto.
« A cosa stavi giocando prima che mi trovassi? »
« Ero andato al laghetto per catturare delle rane. »
« Possiamo tornarci, se vuoi. » si alza, pulendosi il vestito.
« Va bene. »
Io e la bambina torniamo al laghetto. Prima di iniziare, mi da la spilla e io la metto nel mio zainetto. Ci togliamo le scarpe e passiamo tutto il tempo a rincorrere e catturare le rane. Inutile dire, che ha vinto lei. Siamo sporchi di fango dalla testa ai piedi, ma non ci importa e iniziamo a giocare a rincorrerci, e a rotolare giù per le collinette. Giochiamo per tutto il pomeriggio, finche non ci accorgiamo che il sole sta calando.
« Dobbiamo tornare a casa.» mi fa notare.
« Come di già? » Non volevo andare via. Ma d'altronde ha ragione.
« La mia mamma e il mio papà saranno molto preoccupati.»
A malincuore, prendo la bici e ci avviamo verso casa. Calata la notte, mi fermo davanti al cancello di casa sua. Le finestre sono illuminate, vedo i suoi genitori alla finestre assieme a un altra signora. A malapena si sentono le loro voci. Sono preoccupati.
La bambina scende dalla bici con il suo orsetto. Ma prima di lasciarla andare le dico timoroso:
« Mi sono divertito molto oggi. »
« Anche io. Senza di te, non so cosa avrei fatto. » mi sorride.
Metto una mano dietro la nuca, imbarazzato. « Potremo vederci di nuovo domani. Potremmo fare un pic- nic e posso portare dei panini. »
« Oh sì, che bello! Mi farebbe molto piacere. Così può venire anche mia sorella. Posso portare anche un pò di libri. Ne ho presi alcuni da casa. » i suoi occhi si illuminano alla parola libri.
L'idea che venga anche sua sorella, non mi entusiasma molto. « Sì, certo. »
« Allora a domani. » apre il cancello ed entra correndo verso il portone di casa.
« Va bene ci vediamo domani mattina! » la informo. Lei mi fa un cenno e suona il campanello. Rimango qui, finché non la vedo entrare. Suo padre, non appena la vede l'abbraccia e la prende in braccio. Poi viene la madre e da qui posso percepire le parole:
« Dove sei stata? Eravamo preoccupati! Guarda come sei conciata. » Sua madre è sconvolta, ma è felice di rivederla.
« Scusa, mamma.»
« Scusa, mamma? Tu mi farai venire un infarto. » poi si rivolge al marito. « Tu, non dici nulla? »
« Dico che questo pulcino ha bisogno di un bel bagno.» sua moglie lo guarda male e lui cerca di essere severo.« Male molto male. Signorinella, io e te faremo un discorsetto. Ma prima ci vuole un bel bagno e un buon pasto. » la bambina ridacchia e lo abbraccia, poi entrano dentro casa.
Ora che ci penso mio padre non mi parla mai in modo così dolce. Non lo ha mai fatto. Ciò che ho visto ora, a casa mia non succede praticamente mai. Arrivato a casa, poso la bici nel retro e entro. Sto morendo di fame. Spero che le cameriere abbiano cucinato qualcosa di buono.
« Sono a casa!.» chiudo la porta e non appena mi volto sento cinque dita colpirmi la faccia. Così forte da fami sbattere contro la porta. Mio padre è davanti a me. È furibondo. Non è la prima volta. Il suo sguardo è gelido. Io lo guardo dal basso. Sono sconvolto. Tremo dalla paura, ma non oso muovere un muscolo.
« Non osare piangere. Mi hai capito?! Un buon tedesco non piange. Sii uomo. Dove eri finito? Lo sai che ore sono?!» sbraita.
Io non azzardo a dire una parola. Mia madre spunta alle sue spalle con in braccio Emma.« Philipp! Grazie al cielo. Ero molto preoccupata. » mia madre si riprende dallo shock e mi guarda in modo dolce. È ciò di cui ho bisogno ora. « Per fortuna stai bene. Vieni, è pronto in tavola. »
Le sorrido. Ho una fame. Sto per alzarmi, quando mio padre mi ferma:
« Tu vai a letto senza cena.» mi ordina.
« Ralf, ti prego... è solo un bambino. Philipp è rimasto fuori a giocare e non si sarà accorto dell'orario e...» mia madre viene interrotta. In questo momento, vorrei prendere le sue difese. Ma se lo facessi rischierei grosso.
« FA SILENZIO! Un bambino? Elsa, lui non lo è più! » poi si rivolge a me. « Fra due settimane andrai alla Napola e lì si che imparerai la disciplina e a essere un uomo. Ora va a farti un bagno e vai in camera tua. »
« Sì, signore. » gli rispondo, mormorando, senza guardarlo in faccia. Non appena metto il piede sul primo scalino, mio padre si rivolge a me con tono deciso:
« Ah, dimenticavo. Considerati in punizione. Non uscirai di qui, per i prossimi cinque giorni»
No. Dovevo vedermi con quella bambina domani. Ma non oso dire nulla e continuo a salire le scale. Sento mio padre e mia madre discutere al piano di sotto. Mi sento in colpa per questo.
« Elsa, continui a trattarlo come un bambino! Non diventerà mai un uomo. Alla NaPoLa, non c'è spazio per i deboli. Lo capisci, sì o no?! Dovrà affrontare una severa selezione. Non imparerà mai se gli riempi la testa di sciocchezze! Quando avrà 16 anni entrerà a far parte delle SS. Lo abbiamo stabilito! Un giorno, potrebbe diventare un ufficiale come me. »
« Lasciagli vivere questi ultimi momenti di infanzia. Prima che diventi un altra persona. Perché so che diventerà un mostro! » mia madre è in lacrime.
« Non un mostro, Elsa. Ma un essere perfetto. » il tono di mio padre è compiaciuto.
Non voglio sentire nient'altro. Vado in bagno e apro il rubinetto per far scorrere l'acqua della vasca. Faccio in fretta il bagno, per poi andarmene a letto. Potrei dire di essermi pentito di essere uscito ma in fondo, non è stata una brutta idea. Sì, sono in punizione. Ma posso dire di aver conosciuto quella bambina e che mi abbia lasciato un segno.
***
Sono passati tre giorni da quando sono confinato dentro casa. La noia si fa sentire. Per fortuna, ho i mei libri. Svuoto il mio zainetto e sul pavimento cade la sua spilla. Cavolo! Mi sono dimenticato di restituirla! Ora che sono confinato dentro casa non so come fare. Pensa, Philipp pensa.
Potrei uscire dalla porta sul retro senza farmi vedere. Sì, è una buona idea. Devo sfruttare questa occasione. Anche perché mio padre è uscito per andare in città. Scendo le scale senza farmi sentire da mia madre. È in salotto a lavorare a mano la maglia. Esco dalla porta sul retro e correndo, in un batter d'occhio sono davanti al suo cancello. Guardo la casa, sembra che non ci sia nessuno. Provo a scavalcare. Quando sono davanti al portone, inizio a bussare. Nulla. Ci riprovo. Nulla. Alla terza vengo fermato dal suono di una voce, che proviene dal giardino accanto.
« È inutile che bussi. Tanto non ci sono» il signore continua a rastrellare le foglie del giardino.
« Mi scusi, mi saprebbe dire a che ora torneranno? »
« L'estate prossima. Sono tornati a Parigi. Mi sembra che siano partiti ieri mattina presto. » dice, dubbioso.
E ora che faccio? Ringrazio il signore e torno a casa. Per fortuna, papà non è tornato. Vado in camera mia e fisso la spilla sdraiato sul letto. Dietro ci sono delle scritte, appartenenti a una lingua di cui non conosco il nome. Un pensiero mi frulla nella testa e sono amareggiato per la mia stupidità. Per non averglielo chiesto: Non so neanche il suo nome.
Nota d'autrice:
Eccomi! Spero che questo capitolo un po' lungo vi piaccia :)
Io l'ho adorato ❤️
Fatemi sapere nei commenti
Ringrazio chi legge, commenta e vota.
Un megabacione
Noemi
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro