Capitolo 61
Canzoni per il capitolo:
• Whatever it Takes - Imagine Dragons
• Get Out Alive - 3 days grace
*Philipp's pov*
Arriviamo in città. Hans e Mark mi indicano il luogo dove hanno trovato Friedrich. Le mani mi tremano. Devo stare calmo e agire a mente lucida. C'è ancora del sangue per terra. È impossibile che nessuno non abbia visto nulla. Ma so da dove iniziare.
Entro nel locale, qui vicino. Mark e Hans sono sempre dietro di me. Un cameriere viene verso di noi con aria gentile e io sono l'opposto, in questo momento.
« Buonasera, signori! Stasera il locale è pieno. Ma per voi, possiamo fare un'eccezione.» ci comunica con il suo sorriso smagliante.
« Non siamo venuti qui per mangiare, parassita di un polacco! » ringhio. Lo prendo per il colletto, dove tiene il suo stupido papion. « Ora, cerca di renderti utile dicendomi se per caso hai visto questa donna un po' di ore fa. » gli mostro la foto con Friedrich vestito da donna.
È la foto che ci siamo fatti a capodanno. Il cameriere si sistema e osserva la foto.
« Ehm... ecco io, veramente...» mormora, spaventato.
Stringo i pugni. Inizio a perdere la pazienza. Prima che possa dire qualcosa, Hans si fa avanti e parla lui con il cameriere.
« Ti conviene rispondere subito, se non vuoi che vada a finire in tragedia. Preferisci parlare o una pallottola sulla fronte? » gli dice, calmo, con un ghigno sulla faccia. Non capisco come faccia a restare calmo. Se fosse per me, rischierei di mettere a soqquadro il locale.
Il cameriere diventa pallido in viso e inizia a tremare. Oddio aspettare che questo incompetente riesca a dire qualcosa.
« Io ho visto cosa è successo. » Ci giriamo e un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati, e con indosso una camicia, ci parla da dietro il bancone. Sta pulendo dei bicchieri. « È successo non più di due ore fa. Ero andato a buttare la spazzatura quando ho visto quel gruppo di uomini pestare quella povera donna. Non so quale sia stato il motivo. Forse per derubarla o... beh quando sono entrato per cercare aiuto. Se ne erano già andati. »
« Sa dirmi chi erano? » gli chiedo.
« Non li conosco di persona. Ma ogni tanto bazzicano da queste parti. È un gruppo di operai, ma non è brava gente. » cerca di spiegare. « Posso darvi l'indirizzo di uno di loro. Mia moglie porta i viveri a casa loro a domicilio. » prende un pezzettino di carta e scrivo l'indirizzo.
Prendo il foglietto e senza dire nulla me ne vado, dietro di me sento Mark ringraziarlo.
« Potevi almeno ringraziarlo. Ci ha dato una mano. Senza il suo aiuto, avremo girato la città a vuoto. » mi riprende, Mark, mentre raggiungiamo l'auto.
« Fammi pensare... collaborazionista? » Ghigno.
« Assolutamente. Ha avuto il coraggio di chiedermi dei soldi. » mormora, indignato.
« Sono peggio dei topi di fogna. Lurida feccia. Ma senza di loro, che ci rendono il lavoro facile, per noi è una passeggiata. » sghignazzo. Odio i collaborazionisti. Credono di essere privilegiati per questo. Idioti. Mi fanno pena.
Prima che metta in moto, Hans mi ferma dicendomi un altro piccolo particolare:
« Dopo che sei uscito, ci ha detto anche un'altra cosa. »
« E sentiamo, che cosa avrebbe detto di così importante? » chiedo, con tono sarcastico.
« Ha detto che quando arriveremo in quella casa, di controllarla. La moglie è entrata pochi giorni fa e ha detto che c'è qualcosa di strano. Quando era sul portico del condominio, ha sentito dei rumori. Provenire dallo scantinato. »
« Controlleremo. Ma prima le priorità. » avvio il motore. Ora tutto ciò che voglio è avere tra le mani quel lerciume. Chiunque esso sia.
***
Arriviamo davanti il condominio. Saliamo le scale, per quanta fretta ho, le faccio aumentando il passo.
Mentre saliamo le scale, Hans mi chiede:
« Aspetta, Philipp! Prima di bussare non dovremo pensare a una motivazione da dire? »
« Perché serve? Da quando in qua ci serve una motivazione? Prendiamo il figlio di puttana e ce ne andiamo. » li sento ridere.
Arrivati davanti al portone, batto forte il pugno contro il legno, talmente forte da far tremare il muro.
« APRITE! » sbraito, in tedesco. Il sangue mi ribolle nelle vene.
Una signora di mezza età apre la porta e entro a passo spedito. Arrivo in sala da pranzo, dove ci sono cinque persone Tra di loro, ci sarà lui. Ne sono sicuro. Un signore si alza. Deve essere il capo famiglia e mi chiede timoroso:
« Possiamo fare qualcosa per voi? Cosa succede? »
« Qui le domande le faccio io, lurido maiale! Sto cercando Marek Kamiński. »
Un uomo si alza. Non ha più di trent'anni. A vederlo ne dimostra molti di più. « Sono io che cosa volete? »
« Prendetelo. » ordino a Hans e Mark.
Non ci pensano due volte. Afferrano Kamiński per le braccia e lo trascinano fuori. I famigliare cercano di impedirlo. Cosa che ho già visto molte volte.
« CHE COSA HA FATTO?! CHE COSA HA FATTO?! LASCIATELO! » La madre urla, cercando di impedire che lo portassimo via. La spingo a terra.
« Prendete me! Non Merek. » il padre si inginocchia davanti a me. « Vi supplico, signore. Vi supplico! » piagnucola.
Scena patetica. Mi da il voltastomaco. Gli do un calcio e me ne vado. Mentre scendiamo le scale, il verme continua a piagnucolare:
« Vi prego, non ho fatto niente! Vi prego! »
Mi giro verso di lui, mettendogli le mani sulle guance,stringendogli le mascelle.
« Taci, Lurido parassita! Se non vuoi che tagli la lingua. » gli do un calcio sull'addome, tanto forte da farlo svenire.
« Philipp, prima di andare non dovremmo controllare lo scantinato? » mi fa notare, Hans.
« Dobbiamo proprio? Abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Possiamo anche andare. » apro il cancello.
« Lo dovremo fare per la prassi. Almeno per un controllo. »
« Che cosa vuoi che tengano in uno scantinato? I vini. Dovrei perdere il mio tempo prezioso per controllare dei vini. Ci saranno anche i topi. Ecco perché quella signora ha sentito dei rumori. » cerco di spiegare. Ma loro due mi guardano.
« E va bene. Aspettatemi in macchina. Ci metto poco. » Hans e Mark vanno via. Torno di nuovo dentro e scendo le scale del condominio. Più scendo verso la cantina, più la temperatura scende. Arrivo verso la porta di ferro. È chiusa a chiave da una catena.
Perché mai dovrebbero blindarla? Probabilmente per nascondere i viveri.
Dubito che qui si trovi una tenaglia a portata di mano. Così do un colpo di pistola sulla catena. Funziona. Tolgo la catena e apro la porta. È buio e trovo l'interruttore. Stranamente la temperatura si alza.
Com'è possibile che in una cantina la temperatura sia così alta?
Scendo senza far rumore. Davanti a un lungo corridoio, e quando svolto l'angolo non credo ai miei occhi.
È una specie di appartamento sotto terra. Davanti a me ci sono dieci persone, tra cui quattro bambini. A giudicare dal loro aspetto avranno si e no dai sei ai nove anni.
Mi guardo intorno. La cucina è in disordine e sono tutti intorno a un tavolino intenti a mangiare una brodaglia. Il divano è in fondo vicino alla parete. E ci sono tre porte. Sugli scaffali vedo un candelabro a sette braccia e appesi sugli appendi abiti vedo i loro capotti. Sulla manica destra hanno la fascia bianca con la stella blu cucita sopra.
Sono ebrei.
Gli adulti alzano le braccia spaventati. I bambini abbracciano i loro genitori, impauriti.
Però chi lo avrebbe mai detto. Rido tra me e me. Scuoto la testa mi giro per andarmene, ma prima rivolgo loro la parola:
« Volete un consiglio? Fate meno rumore la prossima volta. » quando metto il piede sullo scalino, uno di loro cade a terra svenuto. Non posso fare almeno di non ridere sotto i baffi.
Il vecchio me non lo avrebbe mai fatto. Li avrei spediti tutti ad Auschwitz. Ma prima avrei messo sotto sopra la cantina e preso i beni preziosi. Non è nel mio stile, uccidere subito qualcuno. Non ci sarebbe stato io divertimento. Mio padre si dovrà rassegnare di qualche ebreo in meno.
Chiudo la porta. Mi dispiace di aver rotto la catena e cerco di rimediare. Quando mi volto vedo un signore con in mano una cesta di viveri. Mi guarda impaurito di aver scoperto "il suo segreto".
« Oh, mi dispiace per la catena. » gli dico, imbarazzato. Prendo il portafoglio e tiro fuori una banconota. « Ecco questi sono per la catena, per il mangiare e anche per le medicine. Si assicuri che abbiano sempre da mangiare. E se vuole un mio parare, dovrebbe metterci qualcosa davanti alla porta. Per nasconderla si intende. Buona serata. »
Mi allontano, e torno alla macchina. Quando apro la portiera. Il verme è ancora svenuto. Meglio così. Non dovrò subire le sue lagne.
« Perché ci hai messo così tanto? Che c'era sotto lo scantinato? » mi chiede, impaziente Hans.
Avvio il motore e con un sorriso gli rispondo:
« Vini. Nient'altro che vini. »
Note d'autrice:
Penso che questo sia il capitolo più bello che abbia scritto fin'ora. Philipp è cambiato. ❤️
Spero che vi piaccia quando trovo idee e so quello che scrivere ci metto meno di un giorno. 😂
Ringrazio chi legge, commenta e vota.
al prossimo capitolo
Un megabacione
Noemi
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