Capitolo 5
Le canzoni di questo capitolo sono :
• Forever and Always - Taylor Swift.
• Pink - Try
*Miriam's pov*
Mi sveglio di soprassalto.
Il mio cuore rallenta e il respiro diventa meno affannato. Era stato solo un incubo. L'enesimo incubo. Ormai non riuscivo a chiudere occhio. Le altre dormono come se niente fosse.
Erano troppo stanche, anche per sognare. Ho la gola secca. Questo caldo, ti uccideva anche la notte. Sento l'umidità sulla pelle, anche se sono dentro la baracca. Mi sdraio di nuovo in attesa che il sonno sopraggiunga. Ma nulla.
Metto la mano in tasca e al tatto sento un pezzo di carta.
Il biglietto di Simon. Me ne ero dimenticata.
Mi alzo e vado in fondo alla baracca, vicino all'unica finestra che avevamo. Mi guardo intorno, per precauzione. Tutte dormono ancora. Apro il biglietto. La luce della luna illumina quelle parole scritte a matita.
Sorrido. È proprio la sua scrittura. Questa volta non sto sognando. Inizio a leggerla.
Miriam, prima di tutto volevo augurarti Buon compleanno.
Avrei voluto dirtelo di persona. Non ho molto tempo. Mi sono concentrato al meglio per iniziare questa lettera, perché non potevo prendere un altro pezzo di carta. E così, ti scriverò tutto quello che, sto pensando, in questo momento.
Non sai quanto vorrei che tu, fossi qui in questo momento. Spero che il mio regalo ti sia piaciuto, non è come quello dello scorso anno, ma fa lo stesso.
Non sai quanti mi manchi.
Ancora mi chiedo perché te ne sei andata, ora che finalmente, dopo mesi ci siamo incontrati di nuovo. So che hai sofferto molto. L'ho visto. Ma non ho voluto dirti nulla, anche se avrei voluto. Ma sei la mia migliore amica e se soffri anche tu, soffro anche io.
Ma, come sempre, ho voluto rispettare la tua privacy.
A Rachel chiedo di te continuamente, da darle il tormento. L'ultima volta mi sono beccato una minaccia di morte da parte sua, ma come darle torto. Lo sai com'è fatta.
Ho conosciuto anche Lucie. È una ragazza molto simpatica. Qui nel Kanada è un paradiso. È proprio come me ne lo avevano descritto. Anche se noi uomini, dobbiamo fare avanti e indietro per i magazzini.
I soldati non ci danno tregua. Se beccano qualcuno di noi a rubare, ci prendiamo venti frustate. Io, non sono stato sorpreso, per fortuna. Basta stare attenti. Cercherò di rimediare qualcosa, per te, Rachel, Lucie. Anche per tua sorella e tua madre.
Tuo padre sta bene. Chiede sempre di voi. Non è stato contento che tu abbia lasciato il Kanada, ma lo hai fatto per una buona causa. Ed è molto orgoglioso di te, e anche io lo sono. Sei sempre stata una ragazza altruista e gentile verso gli altri. Anche con persone che non se lo meritano. Ma tu dai un opportunità a tutti. Sai vedere il buono in qualsiasi persona.
Ed è questo che mi preoccupa. Qui non siamo a Parigi. C'è in gioco la vita. Devi stare attenta. Scommetto che hai dato da mangiare alle tue compagne. So che vuoi far del bene, ma non esagerare.
Mi manchi tanto, scoiattolino. Ti voglio bene e spero di rivederti.
Ps: dopo aver letto, devi distruggere il foglio. Sarebbe troppo pericoloso se qualcuno lo travasse. Spero in una tua risposta.
-Simon
Ripiego il foglio accuratamente. Scoiattolino. Era il soprannome che mi aveva dato tanti anni fa.
Perchè, oltre al colore del manto, era piccolina di statura e non stavo un minuto ferma. Per l'emozione, adesso, avevo le lacrime agli occhi. Anche lui mi manca.
Simon quella volta, mi aveva visto giù di corda. Ma non aveva detto nulla. Forse è stato meglio così. Soffrivo a causa di Philipp. La nostra storia era finita, da due mesi, ma sento molto la sua mancanza.
Dopo una settimana, lo avevo trovato in compagnia di una donna. Dopo una settimana!
Anche se è stata colpa mia, come puoi dimenticare la persona che ami, dopo una settimana?
Sono passati due mesi, e io ancora penso a lui. Forse era il momento di dire basta. Philipp non tornerà mai più da me. È questo quello che volevo. E l'ho ottenuto.
Simon è stato gentile. Vorrei tanto poter tornare nel Kanada. Solo per vederlo. I pomeriggi passati insieme, quando avevo un problema, lui per me c'era sempre.
Forse solo ora, mi rendo conto di aver fatto una pazzia a lasciare il Kanada. Ora non potevo più tornarci. Non lo vedrò mai più. Simon aveva ragione. Sono troppo altruista. Ma non posso non esserlo, è parte del mio carattere. Ma ora è troppo tardi.
Prendo il foglio e lo strappo in mille pezzi e, dopo, li mangio. Odio doverlo fare ma non c'è altro modo per disfarmene.
Torno nella cuccetta. Dovevo rispondere a Simon. Qui nel campo non avrei trovato un pezzo di carta e una matita.
Mi avvicino a Rachel. Dorme profondamente, ma decido di svegliarla.
« Rachel, Rachel svegliati. » la chiamo, sussurrando.
Lei mi risponde con lamento. Le do una botta decisiva.
Rachel si alza di soprassalto. Poi si gira verso di me. Avevo gli occhi mezzi aperti.
« Miriam? » mormoro, sbadigliando.
« Rachel, devi preoccuparmi un pezzo di carta e una matita. »
« Sì, ora vado vado in una cartoleria e te li prendo. » anche da dormiveglia, non esita a fare battute. Le do una botta sul braccio. « Ma sei scema? È notte fonda. »
« Spiritosa. Mi servono urgentemente. »
« Non puoi aspettare domani mattina? »
Alzo le spalle. Poi Rachel, mi guarda. Anzi, direi che mi fissa.
« Perchè sorridi? »
« Non sto sorridendo. »
Alza il sopracciglio, e si mette seduta. Adesso era praticamente sveglia.
« Conosco questa faccia e non mi piace. »
« Ho letto il biglietto di Simon. »
« Aaaah ora ho capito tutto. » mi sorride. Conosco quel sorriso. Adesso sono nei guai.
« Cosa, scusami? »
« Dai, so bene a cosa stai pensando. »
Sbuffo. Era meglio mostre le carte. Era inutile far finta di niente, avrei preso in giro, anche me stessa.
« Mi manca. Tutto qui. »
« Lo so. Mi stressa ogni giorno. Anche tu gli manchi. Sai, Miriam, tutto sommato... forse è il destino. »
« Tu dici? » Avevo bisogno di un appoggio.
« Sì. Tu che cosa provi? »
Sussulto. « Come puoi dirmi una cosa del genere? »
« Be tra te e Philipp è finita. Non eravate fatti l'uno per l'altra. » mi dice.
« Tu non lo sai. Lui, era perfetto. Sono io che ho rovinato tutto. » Era per causa mia. Io ho fatto finire la nostra storia. « Forse, se gli spiegassi tutto.. » mi interrompe.
« Sì, vuoi andare da lui? Bene. Ma prima che, apra bocca, avrai una pallottola piantata qui. » mi indica la fronte. « Simon è sempre stato... gentile con te. »
Rimango senza parole. « Philipp non mi farà mai del male. E poi scusa cosa intendi per Gentile? »
Sospira. « Sì, insomma, non ti ha mai tratto male. »
« Questo, sì. È il mio migliore amico. Ci siamo sempre detti tutto. È come un fratello, per me. »
« Ne sei sicura? »
Perchè questa domanda?
« Certo. »
« Sarà. » si sdraia di nuovo. « Domani ti procurero ciò che mi hai chiesto. »
« Grazie. » le do un bacio sulla guancia.
Prima che ci addormentassimo di nuovo, Rachel mi dice:
« Miriam, Sono così felice per te. Tutto sommato la vita non è poi tanto male. »
So a cosa si riferisce. O meglio a chi. « Sì, non è male. »
***
Nei giorni seguenti, io e Simon ci scambiamo sempre i messaggi. Rachel era la nostra postina e puntualmente, ogni sera, lei mi dava il messaggio.
Simon mi aveva raccontato che, per gli uomini del Kanada, c'era una baracca a sé. Non era come la nostra. Avevano le coperte ed era confortevole, ma si trovava pur sempre nel campo.
Era una tortura, lo ammetto. Ma era pur sempre meglio di niente. Se chiudo gli occhi posso ricordare le nostre passaggiate e ogni singolo momento passato insieme.
Qui, nel campo, le cose vanno sempre peggio. Il tifo si stava espandendo, come un'epidemia. E la malattia aveva contagiato anche le nostre compagnie.
Io mi sentivo in forza e in salute, per ora.
Quando ti arriva, senti brividi di freddo per via della febbre. Oggi non sono andata a lavorare. Sarah si sentiva poco bene e avevo deciso di rimanere con lei.
« Ho contratto il tifo anche io. » mi dice, tossendo.
Scuoto la testa. « Sei solo un po stanca, tutto qui. »
« Allora perché sento freddo? »
« Non hai il tifo. »
« Grazie, per essere rimasta qui con me. » sentivo a stento la sua voce. Era molto debole.
« Sei mia sorella e ti voglio bene. » le accarezzo la mano.
« Ti ricordi quando eravamo piccoline e avevamo la febbre, non riuscivi a dormire perché non avevi il tuo orsacchiotto? »
Ridacchio. « Sì, me lo ricordo. Mr Pandy. Avevo sette anni. Ma tu affettuosamente lo chiamavi: "Tontolino-l'orsetto stellino".
« Non aveva una faccia intelligente. Ma mi piaceva. Non ti addormentavi senza quell'orsetto. »
« Me lo aveva regalato papà, quando avevo tre anni. Ci ero molto affezionata. »
« Ti ricordi quando, papà, ci raccontava le storie per farci addormentare? »
« Sì, mi mancano quei momenti. »
Sarah inzia a piangere. Io l'abbraccio. « Scusa, se, a volte, sono stata dura con te. Ma sei mia sorella, ti voglio bene. »
« Anche io te ne voglio. Tanto. E Sarah, devi essere forte. Torneremo a casa. Non devi dare loro la soddisfazione di vederti sconfitta. Tu sei forte. »
« Sono forte? Lo sono grazie a te. Vorrei avere il tuo coraggio. Ti ho sempre ammirata. »
« Sono io quella che ti ha sempre ammirata. Sei la maggiore. Avevi ragione, non devo fantasticare e pensare alle favole. »
« No. È parte di te. Raccontami una storia. Mi piacevano quelle che inventavi. Ti prego. »
« Va bene. »
Inizio a raccontarle la storia di una fanciulla che grazie ad un mantello magico, donatole da un unicorno, aveva il potere di cambiare il mondo. Sarah aveva ragione, sono molto fortunata ad avere una fantasia così spigliata.
Mia sorella si era addormenta.
La sua fronte scottava.
Dio ti prego... Rimango a vegliare su di lei. Spero solo che non abbia il tifo. Se era cosi, in questo caso, eravamo nei guai.
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤ Spero che vi piaccia :)
Non mi è piaciuto questo capitolo, sinceramente. Poi Boh sta a voi a decidere.
ditemelo scrivendo un commento 💓 Ringrazio chi : vota, commenta o legge ❤
Aggiornerò il più presto possibile.
Un megabacione
Noemi 💜
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