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Capitolo 42

Canzoni per il capitolo:

• In pieces - Linkin park

• Get Out Alive - Three Days Grace

*Philipp's Pov*

Mentre Miriam, Friedrich e Gustav vanno in cucina a preparare la colazione, io rimango insieme a Hans e Mark in salotto. Mi osservano e smorzo il silenzio:

« Cosa è successo qui? Mi sembrate tutti molto strani.»

« Noi? Hai preso Gustav per il collo. Che ti è saltato in mente? » Mark ha un'espressione preoccupata.

« Non doveva rivolgersi a lei come se fosse la sua schiava. »

« Credimi. Se fossi stato qui, non avresti reagito in quel modo. » Hans si accede una sigaretta.

Mi passa il pacchetto e ne prendo una, prima di passarlo a Mark. Accendo la sigaretta e aspiro.

« Che intendi dire? » gli chiedo.

« Abbiamo rivalutato Miriam. Credimi amico, ti sei scelto una brava ragazza. Noi vi siamo vicini. »

Li osservo entrambi. Che hanno fumato? Hanno accettato Miriam? Non me lo sarei mai aspettato. E anche se non l'avessero accettata, non me ne sarebbe fregato un cazzo. Non mi interessa la loro opinione.

« Com'è andata al campo? Hai scoperto qualcosa? » Mark cicca la sigaretta nel posacenere.

Aspiro. « Purtroppo, sì. » e ispiro il fumo.

« E? »

Rimango a fissare il fumo della sigaretta che ho tra le dita, aleggiare nell'aria. Ho ancora in mente il sorriso di quel parassita e dell'incontro che c'è stato prima tra noi. Mai potrò dimenticare.

***

Dopo aver parlato con Leonard, mi dirigo nella baracca dove si trova il bastardo.
Quando arrivo, l'appello è in pieno svolgimento. Tutti gli internati sono allineati in fila. Non sarà difficile trovarlo. Ricordo la sua faccia di merda, perfettamente. Cammino lungo le fila. Hanno tutti il viso rivolto verso il basso. Altri sono a terra svenuti o morti. Due internati si avvicinano per prendere il corpo e portarlo via.

Arrivo alla terza fila, quando lo vedo. Mi affretto e mi piazzo davanti a lui. Lo prendo per la giacca e, senza dirgli nulla, lo trascino via dalla fila. Nessuno osa interferire. Neanche i kapò e le guardie. Volevo ben vedere, se avessero osato interferire.

Entro in una baracca, lì vicino e lo lascio. Chiudo la porta. Cerco di contenere la rabbia e di parlare con un tono molto calmo, ma non mi riesce:

« Arrivo subito al dunque, parassita. Che cazzo ci facevi a casa mia?! » urlo, incazzato. Con mia sorpresa si alza e mi guarda con aria di sfida.

È temerario il figlio di puttana.

« Tu sei l'ufficiale che sta con Miriam, giusto? Che cosa vuoi? Se le hai fatto del male giuro... » osa sfidarmi.

« Tu cosa? Parassita! Ammetto che hai coraggio. Ma sono io che comando qui e non hai il diritto di darmi ordini. Perché sono io quello che li da! È chiaro il concetto? » chiarisco. Vorrei prendere a pugni la sua faccia di merda, però mi trattengo.

« Che cosa vuoi, bestia? Sei venuto per dirmi qualcosa o semplicemente... »

Gli sferro un calcio dritto in pancia. La mia pazienza si assottiglia. L'ebreo cade in ginocchio e si contorce dal dolore. Non permetto a nessuno di parlarmi in questo modo!

« Dovrei ucciderti per la tua insolenza. Ma non lo farò. Lei non me lo perdonerebbe mai. Ma se ne avessi avuto l'occasione, io ti avrei già ucciso! » non voglio perdere altro tempo. Voglio finire qui, per poter tornare da Miriam. « Miriam ha tentato il suicidio e voglio sapere il perché? »

Lo stronzo si alza e fa un mezzo sorriso. Inizia a darmi sui nervi. « E così ha seguito il mio consiglio. »

« Che cosa? » che cazzo significa?!

« È morta? Dimmi sei dispiaciuto che non l'abbia fatta fuori tu? E così sei venuto da me per farmela pagare.» mi dice, con tono strafottente.

« Ma che cazzo... Come potrei dispiacermi? Allora sei stato tu! » stringo forte i pugni. Come ha osato?! 

« Ero venuto per portarla via. Di farla tornare al campo! Dai suoi genitori. Dalla sua gente. Ma lei non ha voluto sentir ragione. »

Sorrido. Allora Miriam vuole stare con me. Non avevo mai avuto alcun dubbio. « Evidentemente lei non è della tua stessa opinione. » faccio un mezzo sorriso.

« Lasciala andare! A te non importa nulla di lei. Per te è solo un'ebrea. Un insulsa ebrea che ucciderai quando ti sarai stufato! » esclama.

« Io non lascio un bel niente! E non sono affari tuoi. Quello che c'è tra me e lei, a te non deve importare. Pensa a sopravvivere a questo posto piuttosto. » L'ebreo non molla.

« Io amo Miriam e farai di tutto per tenerla al sicuro. Soprattutto da te! » la sua frase fa scattare in me la rabbia repressa fin ora. Mi avvicino a lui, minacciosamente e lo afferro per il colletto della giacca a righe.

« Miriam è mia! Avvicinati di nuovo a lei e sei morto. » sbraito, in preda alla collera. Il pensiero che lui me la porti via, non lo posso sopportare. Non permetterò che succeda!

« È tua? Non è una tua proprietà! Dimmi quando hai intenzione di portarla nella camera a gas? Quando?! Ne hai tante altre. Ci sono tante ariane che potresti portare a letto. Lasciala andare! »

Il suo discorso non fa altro che accrescere la mia ira « Ebreo, inizi a darmi sui nervi! Miriam non è come le altre. Non ho alcuna intenzione di mandarla nella camera a gas, se è questo che pensi e mai lo farò! Che tu ci creda o no, io l'amo e non permetterò che qualcuno la sfiori neanche con un dito!» lo lascio andare. Spero che abbia capito.

Il parassita si alza e si massaggia il collo. Intuisco che non vuole finirla qui:

« L'ami? Non sai neanche cosa sia l'amore. La tua è solo un ossessione che piano piano, con il tempo, svanirà. E l'unica a soffrire sarà Miriam. Come puoi essere così? Sei un pezzo di merda! » cerca di prendermi a pugni, ma gli sferrò un calcio sulle gambe mandandolo a terra.

« Cosa credi di fare, verme? Mi fai pena! Lei ha scelto me. Se devi dare la colpa a qualcuno, dalla a te stesso! Ma guardati. Che cosa hai tu da offrirle? Io le posso dare ogni cosa: Una casa, dei vestiti, gioielli, da mangiare, e i libri.. quasi a tal punto che le ho regalato un intera libreria.» lo sbeffeggio. « Dimmi, ebreo, tu cosa hai da offrirle?» Ho la vittoria in pugno. Lui ha lo sguardo fisso verso terra. Sa che non può competere.

« L'unica cosa che non puoi offrirle è la libertà. Quella vera. Non potete avere un futuro insieme. Non avrà mai una famiglia con te. Non avrà mai la gioia di essere madre. Vedi, io sarò destinato a morire, ma tu avrai un futuro infelice perché la perderai, un giorno.» mi dice, con calma apparente.

Queste parole mi feriscono dentro. Bastardo... La cosa che mi innervosire è che ha ragione. Non posso dargliela. Ma l'unica cosa che voglio in questo momento è la sua felicità.

« Hai ragione. Ma finché sarà con me, è al sicuro. Se le cose si faranno complicate, sta pur certo che ho una soluzione. » Ho a lungo meditato su questa decisione ed è la cosa giusta da fare. « Io e lei scapperemo. Questo significa che dovrò disertare ma non mi importa. Farei qualsiasi cosa pur di renderla felice. »

L'ebreo ride « Scappare? Ma ti senti? Così la conduci verso la morte. Smettila di farti illusioni. Con te non potrà mai essere felice. Io non rinuncerò mai a lei. Anche se mi minacci di morte. Voglio salvarla da te e dalla tua tossicità. »

« Quindi dici di tenere a lei. Ma io non le ho mai rinfacciato la vita. Non l'ho mai tentata al suicidio. Non lo avrei mai fatto. E tu? Pensi di essere migliore di me? Se pensi di potermi togliere l'unica cosa che mi rende felice in questo cazzo di mondo, ti sbagli di grosso. » lo guardo dritto in faccia. Voglio fargli capire che sta giocando con il fuoco. « Provaci e giuro che te ne pentirai. Azzardati solo a mettere di nuovo piede a casa mia e giuro che ti stacco le viscere. Accetto la tua sfida, ebreo. Ma so che la sfida l'ho vinta io in ogni caso. » mi metto di nuovo il neretto dell'uniforme. Qui non ho più niente da fare. Ho già perso abbastanza tempo con questo lerciume. « Ritieniti fortunato che respiri ancora. Se ti uccidessi, lei non me lo perdonerebbe mai. Hai messo a dura prova la mia pazienza. La prossima volta non sarò così clemente » Non toccherei mai i suoi amici o i suoi famigliari. Ma per lui faccio una piccola eccezione.

Sto per andarmene quando, l'ebreo mi ferma. Che cosa vuole ancora? Mi volto per guardarlo. La sua faccia sfodera un sorriso e mi parla facendosi capire molto chiaramente:

« Parli di sfida? È inutile perché l'ho vinta io. »

« Che cazzo stai dicendo? »se prima provavo solo rabbia ora sono incazzato nero.

« Dici che ti ama, ma non è così. Perché io e Miriam abbiamo fatto l'amore! » se la ride. Stringo i pugni. Respiro a stento e tremo. Conto fino a dieci. Se mi avvicinassi a lui, probabilmente lo farei fuori.

« Ma come non te lo ha detto? È stato il più bel giorno della mia vita. Lei ama me. Me lo ha detto lei stessa e quando questa guerra finirà io e lei ci sposeremo. Tu marcirai all'inferno, per ciò che hai fatto! Ti impiccheranno! Mentre io sarò con lei insieme ai nostri figli! » lo zitto dandogli un cazzotto in bocca. Poi gli sferro un calcio sulla pancia. Non so quanti gliene stia dando, ma la mia furia mi rende cieco. « Figlio di Puttana! Lurido ebreo! »
Lo lascio lì agonizzante e me ne vado.

Non dovrei averlo ucciso, ma se non mi fossi fermato probabilmente lo sarebbe. Adesso non mi importa nulla di quel lurido ebreo! Cammino verso casa. Non è vero.. non è vero! Non può averlo fatto.. no!

Cerco di ripeterlo più volte. Miriam non è da lei. Lei non è così. Non ne sarebbe capace. O si? Bastardo! Do un cazzotto sulla portiera della macchina. Il dolore sulle nocche non è nulla in confronto a ciò che provo dentro.
Voglio tornare a casa e assicurarmi che Miriam stia bene. Vedo il sole sorgere. Monto in macchina e avvio il motore.

Miriam spero che ti stia bene. Sto vendendo da te, amore mio.
Quel lurido verme non ti avrà mai!

Voglio dimenticare questa storia. Anche se una parte di me vuole vederci chiaro. Non posso passarci sopra. Voglio sapere la verità. Purtroppo sarà Miriam a dovermela dire. Miriam spero che tu non l'abbia fatto davvero.

Note d'autrice:

Scusate l'orario. Lo aspettavate in molte questo capitolo. Simon non è morto tranquille 😂 ma se l'è rischiata.
Mi è piaciuto molto spero anche a voi.
Ringrazio chi vota, commenta o legge.
Un megabacione
Noemi.

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