Capitolo 41
Canzoni per il capitolo:
• Innocence - Avril Lavigne
• Something Just Like this - Coldplay
*Miriam's pov*
Le parole di Simon mi rimbombano nella testa. Gli voglio bene e lo odio allo stesso tempo. Come ha potuto dirmi delle cattiverie simili?
Forse lo ha spinto la gelosia, ma spingermi a commettere un suicidio è abominevole e quel che è peggio, gli ho dato retta. Perché sono così fragile? Sento freddo. Molto freddo. Non sento più il mio corpo. Penso ai miei genitori, soprattutto a mia madre. È in infermeria ed è malata e io non sono con lei. Vorrei alzarmi e andare subito al campo. Ma non ci riesco. Stando seduta qui fuori, ho perso conoscenza. Non so quanti minuti siano passati, ma l'unica cosa che ricordo, prima che chiudessi gli occhi, sono state le stelle.
Il mio respiro è diventato debole. Lo sento. Adesso è come se stessi in un sogno. L'unica cosa che voglio ricordare è casa mia. A Parigi. I miei amici. La mia famiglia e non c'è nessuna guerra. Non è mai esistita. C'è la musica e tutti ballano. E c'è anche lui. Philipp. Non ha nessuna uniforme addosso. Lo abbraccio e lo bacio. È qui. Con me. Ha un volto sereno e felice. Mi accarezza i capelli. I miei ricci indomabili. Li tocco anche io. Non avrei mai creduto che mi mancassero così tanto.
Philipp mi prende e balliamo in mezzo alla folla. Provo una felicità che non ho mai provato prima. La sensazione di benessere e serenità. A guardarci da lontano: i miei genitori insieme alla sua famiglia. Non c'è nessun odio. Nessun pregiudizio. Siamo tutti qui. Questa è la vita che sogno da sempre. Il sole mi bacia la pelle e mi scalda.
Un piacevole tempore mi investe. Il freddo è svanito. Come anche il mio sogno. Riesco a muovere le dita dei piedi e delle mani. Prima mi era impossibile. E sento delle voci.
Provo ad aprire gli occhi e davanti a me c'è il caminetto con il fuoco acceso. Sono di nuovo a casa. Ma com'è possibile?
Sposto di poco lo sguardo. Vedo Friedrich seduto per terra, vicino al divano a giocare a carte con Gustav.
Seduti sulle sedie vicino al tavolo, ci sono anche Hans e Mark.
« E che diavolo! Friedrich questa è la seconda volta che vinci. » Gustav butta tutto il mazzo di carte a terra.
« Zitto, Stupido! Così la svegli. »
« Credo che sia troppo tardi. » lo avverte, Gustav mentre guarda verso la mia direzione. Adesso ho gli occhi puntati su di me.
« Miriam! Finalmente ti sei svegliata. » Friedrich manifesta la sua felicità, in confronto agli altri.
« Era ora, direi. » Borbotta, Hans.
« Vedo che le medicine che ti ho somministrato stanno facendo effetto. » Mark si alza e viene verso di me. « Ora come ti senti? »
« Meglio. Grazie, Mark. » mi guardo attorno e noto che Philipp non è con loro.
« Dov'è Philipp? »
« È andato al campo. Fra poco dovrebbe tornare. È quasi l'alba. » mi dice, Gustav.
« Già e noi abbiamo passato l'Intera nottata a fare i baby-sitter! Per un'ebrea che ha tentato di suicidarsi. Con tutto quello che Philipp fa per lei, questo è il ringraziamento! » Hans è visibilmente arrabbiato. Friedrich cerca di calmarlo:
« Hans! Finiscila. »
« No. Ha ragione. » mormoro. « Sono stata un'egoista anche da questo punto di vista. Ho pensato solo a me e non al dolore che avrei provocato ad altre persone a me care. In questo momento, vorrei solo sparire. »
Friedrich mi abbraccia. « Non sei un'egoista, Miriam. Davvero. L'importante è che tu stia bene, al di là della motivazione. » mi sorride. Ciò di cui ho bisogno in questo momento, è un po' di conforto.
« Ma perché lo hai fatto? » mi chiede Gustav.
« Gustav lascia stare... » Friedrich lo fulmina.
« Per la mia relazione con Philipp. Credo che sia sbagliata ma...» Hans mi interrompe. Non mi sorprende.
« Oh Finalmente! Qualcuno qui inizia a ragionare. Lo dicevo fin dall'inizio che questa storia è una buffonata. Quindi tutto risolto. Si torna alla vita di prima! » Hans lo dice con euforia.
« Frena, Hans. Miriam ancora deve finire la frase.» Mark spegne il suo entusiasmo. Hans torna di nuovo serio. La cosa non gli va giù e credo che non gli andrò mai a genio. « Continua pure, Miriam. » Mark mi rivolge un tono gentile. Sorprendendomi.
« La mia relazione con Philipp è sbagliata, ma io lo amo e non voglio rinunciare a lui. Ma neanche ai miei genitori. »
« Senti la loro mancanza. È da tanto che non lo vedi? » Chiede, Friedrich.
« Mia Madre e mia sorella non le vedo da due mesi e mio padre... lui non so se sta bene o... » non riesco a continuare.
« Vedrai non è un problema, Philipp ti aiuterà. Ti ha fatto incontrare con tuo padre. Può farti incontrare con la tua famiglia di nuovo. »
« E come? Se sono qui? »
« Vorresti tornare nel Kanada? Ma questo significherebbe..» Mark ha capito le mie intenzioni.
« Philipp non può proteggerti lì, o almeno non del tutto. » Gustav ha ragione. Cosa posso fare?
Friedrich guarda gli altri. Da quello che può sembrare doveva dieci una cosa importante:
« Philipp non è più da solo a giocare questa partita. Miriam, ora è una di noi.» Poi guarda me. « Noi siamo i tuoi amici. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, noi ci siamo. Credo di parlare a nome anche delle ragazze. A loro vai a genio. »
Sento le lacrime agli occhi. Questa non me l'aspettavo. Credevo che mi odiassero. Li guardo. Gustav e Mark sorrido e annuiscono. Ma Hans non è del loro stesso parere.
« Ma cosa avete mangiato a colazione?! Cervello di gallina? Avete dimenticato che è un'ebrea?! E che noi dovremo ucciderla non sostenerla. Se Philipp ha deciso la sua sorte sono affari suoi! » esclama.
« A me, Miriam, piace. Mi sta simpatica. È buona e gentile. Come nessuno lo è mai stato con me. » dichiara Gustav. Ricambio sorridendogli.
« Già. Mi duole dirlo, ma anche a me va a genio. Non è una delle tante stupide galline che siamo soliti a frequentare. È un'ebrea. Ma è un'ebrea intelligente. » anche Mark è dalla mia parte.
« E io non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per me. Per avermi aiutato con Patrik e per avermi aiutato a comprendere che essere diversi non è un sbagliato. »
Sono senza parole. Cerco di trattenere le lacrime. Hans guarda i suoi amici con una faccia scioccata e dice, infine:
« Va bene. Vi ha fatto uno dei suoi incantesimi. »
« Ci dispiace per come ci siamo comportati con te e so che non meritiamo il tuo perdono. Quindi se continuerai ad odiarci non ti biasimeremo. » dichiara Gustav, pentito.
« Grazie. Siete stati molto gentili. So che per voi è difficile e state rischiando molto. Io non.. non vi ho mai odiati. Quando Philipp mi presentò a voi, volevo davvero essere vostra amica. Mi ha fatto male il modo in cui mi avete trattata e non potrò mai perdonarvi. Ma Io vi perdono. Nessuno merita di sentirsi escluso o maltrattato. » Non voglio che nessuno si senta, come mi sono sentita io. Tutti meritiamo il perdono. Mi alzo a fatica e vado vicino a Hans« E avevo ragione fin dal principio. C'è veramente il buono in ogni persona, anche in te. So che non ti vado a genio. Che desideri la mia morte perché è vero: sono una lurida ebrea, ma non ti odio per questo. Spero che un giorno diventeremo amici. » gli sorrido.
Nessuno risponde. Non serve. I loro sguardi dicono tutto. Gustav ha le lacrime agli occhi. Friedrich lo sguardo abbassato ma vedo le lacrime solcargli il viso. Mark non è da meno. Non volevo farli piangere.
Hans è l'unico a non piangere. Ma so che ho lasciato un segno su di lui.
Per spezzare questa situazione prendo le carte che sono a terra e piena di energia dico: « Va bene. Se non sbaglio mentre dormivo stavate giocando a carte. Vogliamo fare una partita? »
Tutti si riprendono e mi appoggiano. Ci sediamo tutti intorno al tavolino. Dopo aver pensato a diversi giochi , alla fine abbiamo deciso di optare per il Bridge. Gli altri mi spiegano le regole. La prima squadra è formata da: Hans e Friedrich. E sono l'est e l'ovest. Essendo in cinque, Mark, gioca insieme a me. Con noi c'è anche Gustav e insieme siamo: il sud e il nord. Hans prepara le carte:
« Vediamo cosa sai fare, ebrea. » sorride. Questa volta, dal suo tono, non percepisco nessuna traccia di odio.
« Accetto la sfida. »
La partita entra nel vivo. Oltre che un gioco dove serve molta concentrazione, deve esserci anche molta fiducia. Io e Mark, ci consultiamo a bassa voce sulla carta da scegliere e mettere in gioco. Anche se non avevo mai giocato a questo tipo di gioco, devo dire che mi sto divertendo tanto.
Alla fine abbiamo vinto, anche se devo ammettere la prima mezz'ora non ce la stavamo cavando bene.
Mark mi abbraccia.
« La fortuna del principiante. » Hans viene vicino a me e mi guarda con disprezzo. Mi alzo anche io e lo guardo negli occhi. Prima che possa dire qualcosa, mi allunga il braccio, intento a stringermi la mano. Quando l'afferro, Hans mi abbraccia. Ci è voluta una partita ma ne è valsa la pena.
I raggi del sole attraversano i vetri della casa. Si è fatto giorno. È stata una notte abbastanza strana, ma ne sono entusiasta. Mentre mettiamo a posto, sentiamo il portone di casa, aprirsi. I nostri sguardi sono puntati verso l'ingresso.
Rimaniamo con il fiato sospeso. Quando vediamo Philipp fare il suo ingresso in salotto. Gli altri tirano un respiro di sollievo.
Philipp alza lo sguardo e quando anche io incontro il suo non esito ad andarlo ad abbracciare. Le sue braccia mi avvolgono stringendomi come non aveva mai fatto prima. Mi prende il viso fra le sue mani e mi accarezza le guance.
« Stai bene.. Credevo... » lo bacio, interrompendolo.
« Mai stata meglio. È anche merito di Mark. Le medicine hanno fatto effetto. » senza dire nulla, questa volta, è lui a baciarmi. Avevo proprio bisogno di questo. Mi abbraccia di nuovo e mi sussurra: « Non farlo mai più »
Annuisco. « Dove sei stato? » gli chiedo.
« Al campo. Avevo alcune cose da sbrigare. Non ho chiuso occhio tutta la notte. » mormora, appena.
Lo vedo dal suo sguardo. Ha le occhiaie e il suo volto è molto cupo, esausto. Deve essere stato molto preoccupato per me. Mi sento di nuovo in colpa.
« Vado a prepare qualcosa da mangiare. Avrai fame. » poi mi rivolgo agli altri. « Che ne dite, vi va di fare colazione? » Philipp si toglie il capotto e si unisce agli altri.
« Sí, ti prego. Sto morendo di fame! » Friedrich è il primo a rispondere.
« Io voglio due salsicce belle calde, del pane tostato con delle uova e del caffè! » mi risponde Gustav, con vivacità. Ma ci pensa subito Philipp a smorzargli l'allegria:
« Non è la tua serva, ciccione! » ringhia, tra i denti, afferrandolo per il collo. Lo stringe fino a farlo soffocare. Ho notato un cambiamento. Non è da lui comportarsi così. Non con i suoi amici.
« Philipp, smettila! Lascialo! Sono sicura che Gustav non aveva cattive intenzioni. »
Philipp lo lascia. Gustav si massaggia il collo. È ancora visibilmente scioccato. Non ha tutti i torti.
« Ha ragione. Ti do una mano a cucinare. » si alza e mi raggiunge.
« Vengo anche io! » Friedrich si unisce a noi.
Mentre prepariamo la colazione. Mi soffermo a pensare alla reazione di Philipp. Perché ha reagito così? Sarà la stanchezza? No. C'è sotto qualcos'altro. Metto a risolare le salsicce. Quando sarà il momento giusto gli parlerò. Al momento, so che non è dell'umore giusto.
Note d'autrice:
Buonasera ecco a voi il prossimo capitolo. Molto carino ma il parere lo lascio a voi 😂 cosa ne pensate?
Ringrazio a chi legge, commenta, e vota.
Un megabacione
Noemi.
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