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Capitolo 38

Canzoni per il capitolo:

• All we Got - Robin Schulz - Kiddo

• I did something bad - Sapphire

*Philipp'sPov*

Parcheggio l'auto. Sono stanchissimo. Non credevo di non tornare a casa così tardi. Quella selezione, alla rampa, è durata una vita. Non vedo l'ora di riposarmi e di mangiare qualcosa. Scommetto che Miriam mi preparerà qualcosa di buono. Spero che Friedrich sia venuto ad avvertirla.
Prima quando dovevo tornare a casa, era un incubo con Gretel.

Apro il portone e poso le chiavi e il capotto.

« Miriam sono a casa! » le faccio sapere. Vado in cucina. Le pentole e le padelle sono ancora sporche.  Non è da Miriam lasciare tutto così in disordine. In salotto la tavola è apparecchiata per due persone con i piatti semi pieni.

Allora non ha mangiato da sola.

« Miriam? Dove sei? » Chiedo, di nuovo. Questa volta mi arriva la risposta.

« Eccomi. Scusami e che ho avuto un imprevisto. » cerca di giustificarsi.

« Miriam è tutto apposto? La cucina.. » mi interrompe.

« Sì lo so mi dispiace. Ti vado a prepare qualcosa di buono e già che ci sono pulisco. Sarai sicuramente affamato. » mi conosce bene.

« Da morire. » mi abbraccia e mi bacia. Ora che ci penso, mi torna in mente la tavola. « Miriam ho visto la tavola. Con chi hai mangiato? È venuto Friedrich? »

« Sì è venuto ma poi è andato via. »

« E allora con chi hai mangiato? » prima che mi possa rispondere. Dalla scalinata principale, scende una ragazza alta, bionda e con un vestito verde scuro. Sorride timorosa.

Io cerco di fare mente locale e di non cedere al panico, ma soprattutto di non cadere in prenda alla rabbia che mi sta divorando.

Prima di parlare conto fino a dieci e faccio un respiro profondo. Mi volto verso Miriam e mi rivolgo a lei con tutta la calma possibile:

« Miriam, chi è questa? »

« Lei è Emilie. La cugina di Gretel. »

Qui c'è qualcosa che non mi convince. Gretel ha una cugina? E anche se fosse, mi avrebbe avvisato di questa visita. Ora che... alzo lo sguardo verso di loro e sorrido.

« E così sei al cugina di Gretel, giusto? » le chiedo, girandole intorno. Lei si limita ad annuire.

« Strano. Gretel non mi ha mai parlato di te. » anche se lo avesse fatto, probabilmente non l'ho ascoltata.

Emile è una statua. Respira a stento. Credo di averla messa in soggezione. Faccio sempre questo effetto. Ma con le donne sono un gentiluomo. Non metto mai le mani addosso ad una donna. Dipende dalle situazioni. Questo mi riporta ai tempi, quando conobbi Miriam: mi si stringe lo stomaco e mi viene da vomitare. Scaccio quelle immagini dalla mente.

Torno a Emilie e vedo che guarda verso il basso « Suppongo che tu ce l'abbia la lingua per parlare. »

Con mia sorpresa, finalmente mi risponde: « Sì, Mein Herr. Ma vedete sono venuta qui, da molto lontano. Ero in Svezia ormai da un bel po di tempo. Così mi sono decisa a tornare in Germania. Ora che la grande patria ha bisogno di noi. Così sono venuta a trovare mia cugina. Visto che mi era stato riferito che si trovasse in questo posto e mi è dispiaciuto tanto non esserci stata al suo matrimonio. »

« Credimi, non ti sei persa nulla. » Noto che non è una sprovveduta. Sa come rispondermi. Ma io non sono il tipo che si lascia soggiogare. « Cosa ci facevi in Svezia? Spero che tu sia andata lì per una semplice vacanza. »

« No. Veramente mi sono trasferita lì prima che scoppiasse la guerra. Sapete la Svezia è un mondo a parte. Non ti accorgi minimamente che sia scoppiata una guerra. » le scappa una risatina.

Cerco di rimanere calmo. Non sopporto questa superficialità nei confronti della patria.

« Anche se non si è un soldato, bisogna dare lo stesso un contributo. Perché avete voltato le spalle alla Germania per la Svezia? Non è all'altezza delle vostre aspettative? O forse lì ammettono persone con poco cervello come voi. » mi avvicino a lei, minaccioso. Sembra non avere paura di me. Si sbaglia di grosso.

« Philipp! » la voce indignata di Miriam, mi arriva da dietro le spalle. Non ci faccio caso è torno a guardare la ragazza che ho di fronte.

« Probabile. Ma avevo un lavoro e una vita e non avevo intenzione di lasciarli. » osa sfidarmi. Errore. Le prendo con violenza il braccio e la mando contro il muro, bloccandola. Infine, traggo le mie conclusioni:

« E scommetto anche che fai parte di una resistenza! Vediamo quanto ti faranno parlare al comando. I metodi che usano sono poco umani, anzi avrei il piacere di farlo di persona! » con mia sorpresa, si libera e mi atterra, ma ho l'astuzia di rialzarmi subito. Ma come osa?!

Sono pronto a contrattaccare, quando sento la risata di Miriam. Cosa? La guardo non capendo.

« Credo che sia andato tutto a buon fine e vedo che ha funzionato. » Si avvicina a Emilie prendendola sotto braccio. Anche quest'ultima scoppia a ridere.

« Già. Non lo credevo possibile anche se per poco ci stavo rimettendo la vita. »

Ne ho abbastanza. Mi sento preso in giro e do un pugno così forte sul tavolo da farmi venire un crampo.

« Adesso, spiegatemi cosa diavolo sta succedendo. » Ho il respiro pesante.

Emilie si avvicina a me e mi da una pacca sulla spalla.

« Sai, mi hai deluso non me lo sarei mai aspettato da te. Ci conosciamo sin da piccoli e non hai riconosciuto tuo fratello. » conclude. Con mia sorpresa, Emilie si... sfila i capelli?

« Friedrich? » dico, con stupore. Non ci credo. Com'è possibile? Non è vero.

« Sei senza parole, eh? Cosa ne pensi? » mi dice, rotando su se stesso. « Non è una cosa meravigliosa? A dirittura, mi sento a mio agio. Ora posso vedere Patrik alla luce del sole! Senza destare sospetti. Neanche tu sei riuscito a riconoscermi. » è contento. Io, al contrario, di lui, no. Oltre al fatto che mi sono sentito preso in giro, guardo Friedrich dalla testa ai piedi.

« Lo trovo imbarazzante. Anzi, mi sto vergognando per te. Ora che hai finito questa commedia, va a toglierti quella roba da dosso. » mi ci vuole un drink per smaltire il tutto. Vado in salotto e prendo una bottiglia di gin e ne verso un po' nel bicchiere.

« Perché non sei felice per me? Io non capisco. Ora posso vedere il ragazzo che amo. Come tu fai con Miriam. »

Bevo tutto d'un sorso prima di rispondergli. « Non è la stessa cosa! Miriam è una donna. » esclamo.

Friedrich mi guarda disgustato:

« Allora è questo il problema? Pensavo che avessi capito. Patrick è importante per me. E ti dirò di più,  mi trovo a mio agio in questi vestiti. »

Se il suo intento era quello di farmi arrabbiare ci stava riuscendo alla grande. Mi conosce troppo bene. Questa non sarà una conversazione pacifica.

« Miriam lasciaci soli. » glie lo dico a tono di comando. Lei se ne va a malincuore senza dire una parola. Ora cerco di farlo ragionare.

« Cosa hai detto? Non dire stronzate. Hai pensato a cosa dovesse succedere se qualcuno lo scoprisse? »

« Ovviamente. Ma se è questo che devo fare per vederlo alla luce del sole, allora farò così. » non ammette obiezioni.

« Tu non ti rendi conto... » ora inizio a perdere sul serio la pazienza. Lo guardo con aria furiosa. « Ora non te lo ripeto più. Vai a toglierti quei vestiti! »

« Tu non sei nessuno. Non puoi... » lo fermo sul nascere:

« Darti ordini? Sì, che posso sono un tuo superiore! Sai avevano ragione le guardie e anche quando andavamo alla Napola. Io non volevo crederci. Ti ho sempre difeso! Ai nostri compagni alla Napola, quando ti insultavano, li picchiavo per difenderti. Non avevano tutti i torti sei veramente un frocio del cazzo! » urlo dalla rabbia.

Non volevo dirlo veramente. Dovevo farlo ragionare e dirgli le cose come stanno. Friedrich non risponde. Ha lo sguardo rivolto verso il basso e vedo una lacrima scendere lungo il viso. Senza neanche guardarmi se ne va verso il salotto lasciandomi lì da solo.

Come se non bastasse, Miriam entra in cucina e mi guarda malissimo e tiene le braccia conserte. Magnifico!

Non le parlo, aspetto che sia lei a farlo. Lei mi fissa ancora con quello sguardo pieno di dissenso. Dopo un po' questo silenzio mi irrita e parlo io:

« Cosa c'è?! » esclamo, scontroso.

Miriam non risponde sono stufo. « Dovevo dirgli le cose come stanno. Se non lo faccio io, chi lo farà? Devo proteggerlo. È il mio migliore amico. Anzi, molto di più. È come un fratello. » appoggio la mano sulla fronte. Qui va a finire che sono io il mostro.

« Appunto. È il tuo migliore amico e dovresti capirlo più di chiunque altro. Ora vai di là a chiedergli scusa. » quando fa così, capisco che non ammette obiezioni.

Un tempo se una donna avesse osato rivolgermi la parola in questo modo, avrei fatto in modo che ciò non accadesse più. Soprattutto se quella donna fosse stata un'ebrea. Soprattutto un'ebrea. Sorrido. Ora capisco perché ho perso la testa per Miriam. Adoro le donne che mi sanno tenere testa e lei non ha mai avuto paura di me. Neanche allora quando l'ho vista per la prima volta o quando la trattavo come una reietta.

Vado in salotto e Friedrich è seduto sul divano con la testa nascosta sulle ginocchia e singhiozzava. Mi siedo vicino a lui e cerco qualcosa di meno patetico da dire:

« Friedrich mi dispiace. Credimi non volevo ferirti. Ma cerca di capire. Lo dico per il tuo bene. » Friedrich continua a piangere. Sono pessimo. È sempre stato un tipo fragile, e io da perfetto stronzo l'ho ferito nell'animo. « Hai ragione. È la tua vita e se questo ti rende felice chi sono io per giudicare? Tutti ci meritiamo la felicità. Puoi vestirti così quante volte lo vorrai. Io accetto la cosa. » Friedrich con mio stupore alza lo sguardo e si asciuga le lacrime. Sul suo viso noto delle righe nere. Probabilmente è quella roba che le ragazze mettono sugli occhi.

« Allora n-non ti vergogni di me? » mormora, a stento.

« Perché dovrei? Anzi, dovrei essere orgoglioso di te. Hai fegato e coraggio da vendere. Questo dimostra anche che sei un ottimo soldato. » gli sorrido. Gli cingo un braccio attorno alle spalle e, come di nostra consuetudine, lo stringo mandandolo giù a terra. Friedrich cerca di liberarsi dalla mia morsa e ridiamo entrambi.

« Dai, Philipp smettila. Mi rovini la parrucca. » lo libero e torna a sedersi mettendosi apposto la parrucca e mi viene in mente un dubbio:

« Ora come dovrei chiamarti? » Friedrich rimane sorpreso dalla mia domanda, ma poi sorride e mi risponde:

« Quando mi vesto così, Emilie. »

« Perfetto, Emilie. Che ne diresti di tornare in cucina che il sottoscritto sta morendo di fame. »

« Tanto lavoro ti mette appetito. Lo capisco. » scoppiamo a ridere, mentre andiamo in cucina, sento un profumo invitante. E anche oggi ho imparato un' altra lezione. Sto iniziando a migliorare è un buon inizio.

Note d'autrice:

Ciao a tutti eccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia. Ora mi concentrerò solo sulle vicende importanti. La parte di Friedrich volevo scriverla perché volevo approfondire il personaggio. Nei prossimi capitoli torneranno personaggi che da un po' non appaiono e alcuni nuovi.
Noto che le visualizzazioni sono diminuite ma anche io me la sono cercata  un capitolo ogni 6 mesi scusate sto caricando di aggiornare un po' più spesso 🥺
Ringrazio comunque chi commenta legge e vota
Un megabacione al prossimo capitolo
Noemi 💙

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