Capitolo 37
Canzoni per il capitolo:
• Girls like You - Marron 5
• Beautiful People - Ed Sheeran
*Miriam' pov*
Il film è appena finito e io ho le lacrime agli occhi. È stato bellissimo. Tranne per le scene della guerra. Mi ha fatto riflettere. Muoiono a milioni per futili motivi. Ovviamente gli stati del sud non avevano un tiranno che voleva conquistare il mondo ad aver fatto scoppiare una guerra, però, è stata la sfrontatezza del sud a far perdere loro il conflitto.
Philipp si alza per mettere a posto il proiettore. Io ho sonno e volevo solo andare a letto. Vado a posare la ciotola dei pop-corn in cucina.
« Come ti è sembrato il film? » mi chiede, Philipp non appena entra in cucina.
« Molto bello. Anche se il carattere di Rossella, all'inizio, l'ho trovato alquanto infantile e frivola. Aveva il suo vero amore davanti al naso e lei continuava a pensare ad un altro. » poi mi vengono in mente le scene della guerra. La scena della stazione e dell'ospedale mi hanno lasciato sotto shock. « Promettimi che non andrai mai al fronte. » gli dico, infine.
Philipp rimane perplesso alla mia richiesta. Non avendo nessuna risposta da lui, mi volto a guardarlo e fisso i suoi occhi. « Promettimelo! » esclamò.
Philipp mi abbraccia e sussurra. La sua voce mi arriva calda vicino al mio orecchio.
« Non vado da nessuna parte. Promesso. » prima di sciogliere l'abbraccio mi bacia. Ne avevo bisogno. Non voglio che vada a combattere al fronte. Non potrei sopportare di non rivederlo più. Caccio via questi pensieri dalla mia mente. Questa notte vorrei avere sogni tranquilli.
***
Ho appena finito di fare colazione. Ieri sera ero stanchissima che, quando siamo andati a dormire, ho poggiato la testa sul cuscino e sono caduta in un sonno profondo.
Philipp è andato via e per non rimanere con le mani in mano, decido di fare le faccende di casa. Qui ho molte più cose da fare, al contrario di quando ero nel suo ufficio.
Vado a rifare il letto e spolvero qua e là. Philipp non voleva avere le domestiche, almeno non finché ci sono io a casa. È troppo rischioso.
Dopo aver lavato il salotto, vado a stendere il bucato. Oggi il sole splende ed è una bella giornata. L'autunno è così. Di giorno fa caldo e di sera si gela.
È un po' come l'umore di noi donne.
Rientro in casa. C'è ancora molto da fare, oltre che devo preparare il pranzo. Cerco di sbrigarmi così avrò tempo di leggere qualche libro. Sono in procinto di entrare in cucina, quando sento qualcuno bussare al portone principale.
Mi manca un battito. Non può essere Philipp, mi aveva detto che non sarebbe tornato prima di pranzo e poi aveva le chiavi per entrare.
Non è possibile... non devo fare nulla prima o poi andrà via. Resto immobile, quando una voce a me famigliare mi arriva facendomi tranquillizzare:
« Miriam, sono Friedrich. Apri, per favore.»
Tiro un sospiro di sollievo e vado ad aprirgli. Friedrich mi passa oltre e posa il suo lungo cappotto di pelle sull'appendiabiti.
« Scusa se ti ho spaventata. » mi dice, divertito e un po' imbarazzato.
« No, tranquillo. Solo che non mi aspettavo una tua visita. Se cerchi Philipp, lui non c'è. » lo informo. Ovviamente è venuto per lui. Friedrich va verso il salotto e si siede sulla poltrona e io sul divano.
« Lo so. Mi ha mandato lui qui. Mi ha detto se è tutto a posto. » rimango stupefatta. Poteva benissimo dirmelo per telefono. D'altronde non lo biasimo è la prima volta che rimango sola a casa sua. Friedrich continua: « E mi ha detto anche di dirti che non torna per pranzo. »
« Oh.. va bene. Come mai? » quindi dovevo cucinare solo per me. Sospiro. Ormai sono abituata a mangiare da sola. Ricordo le giornate passate in ufficio.
« Oggi c'è molto lavoro da fare al campo. È arrivato un convoglio dal Belgio alquanto pieno e Philipp è alla rampa. » mi spiega come se nulla fosse. Io sono ancora sconcertata a sentire certe cose. Quando sono qui, mi sembra di vivere veramente in un mondo parallelo.
« E tu non sei con loro? » la mia domanda gliela dico con un frecciatina.
Friedrich se ne accorge e ridacchia: « Oggi non era il mio turno.
« Capisco. » È inutile girarci intorno e ci passò sopra. « Stavo giusto per preparare il pranzo. Vuoi rimanere? » mi alzo e aspetto la sua risposta che a quanto vedo sembra essere positiva.
« Certo, volentieri.» Friedrich mi segue in cucina. Si siede sul tavolo e io mi metto il grembiule. Cerco di prepare piatti semplici. Qualche volta seguo le ricette della mamma, che alla fine sono anche quelle di mia nonna.
« Che profumino delizioso. » mi elogia. Prendo la tovaglia e apparecchio.
« Grazie. Sono una frana a cucinare ma devo ammettere che me la cavo piuttosto bene. » Friedrich prende la birra dalla ghiacciaia e una bottiglia d'acqua.
Il pranzo è pronto e metto le pietanze sui piatti. « Beh buon appetito. »
« Buon appetito. » risponde e manda giù un boccone. Mentre mi verso un po' d'acqua, Friedrich esulta.
« Oh mio Dio! Questo... questo oddio... è squisito! Ne voglio un altro po'. » sorrido. Prendo il mestolo e gli verso un altro po di stufato. Non credevo fossi così brava. A volte mi stupisco di me stessa. Merito dalla ricetta della nonna.
« Mamma mia.. mmh. È buonissimo. Cos'è? Non l'ho mai visto prima questo piatto. » manda giù un altro boccone.
« Si chiama: Cholent. » gli rispondo. Andrebbe cucinato principalmente per il giorno dello Shabbat, ma ho fatto una piccola eccezione.
« Cosa? E che cos'è? »
« Stufato di manzo. » faccio spallucce.
« Ebraico? » mi dice, lentamente.
« Ovviamente. » gli rispondo con un tono tagliente.
A questa scoperta inizia a masticare lentamente e fissa il piatto. « Anche a Philipp fai mangiare questa roba? »
« Sì. E a lui piace molto quando cucino ebraico. » sono alquanto infastidita. So che Friedrich in cuor suo è cambiato verso i miei confronti, pero mi da comunque fastidio che trovino astio perfino nel nostro modo di cucinare. In effetti anche Philipp la chiamava: "quella roba" per quanto potesse piacergli.
« Allora è un grande intenditore. Devo dirglielo che deve sposarti. Oltre che buona d'animo sei anche una brava cuoca. » Friedrich riprende a mangiare con entusiasmo.
Sento le mie guance diventare bollenti. Alla parola "Sposare" il mio cuore inizia a battere forte. In cuor mio lo spero.
« Cos'hai? Ho detto qualcosa che ti ha offeso? »
« No è che sono molto contenta che ti piaccia il piatto. Sarebbe bellissimo ma non accadrà mai.» lo dico, con molto dispiacere.
« Vedrai, un giorno succederà. Conosco Philipp non durerà ancora per molto con Gretel. Parla spesso di voler divorziare da lei. All'insaputa di Herr Kommandant, ovviamente. » questo non mi tira su di morale. Friedrich mi prende la mano e me L'accarezza. Ci scambiamo i sorrisi. È molto carino da parte sua.
« E tu? Come va con Patrik? »
« Molto bene, grazie. Anche se dobbiamo vederci di nascosto. Vorrei potergli stringere la mano, quando siamo per strada o dentro a un ristorante. Poterlo baciare davanti a tutti senza rischiare di essere picchiato o peggio ucciso. Purtroppo essere gay, è anormale. » mi dice, triste.
So cosa vuol dire. Chi più di me, può comprendere? Friedrich ha ancora lo sguardo triste. Vorrei tirarlo su di morale. Senza farlo a posta ho un lampo di genio.
« Non è anormale! Non devi neanche pensarlo. Quando provi Amore per qualcuno, non è mai sbagliato. »
« Lo credi davvero? »
« Certo! E poi, mi è venuta un idea. »
Senza pensarci su gli prendo la mano e lo conduco fino al piano di sopra. Apro l'armadio dove sono disposti in fila, tutti i vestiti di Gretel.
« Mi spieghi che cosa hai in mente? »
Nella fretta non gli rispondo. Faccio scorrere le grucce. Questo no. Questo no. Troppo piccolo. Troppo corto. Possibile che Gretel non abbia un vestito non appariscente?! Come vorrei che ci fosse Rachel in queste occasioni. Lei è più esperta di me. D'altronde, al mio primo appuntamento ufficiale con Philipp, volevo andarci con la tunica a righe.
« Perfetto. Questo qui andrà benissimo. » gli mostro un vestito di seta color verde scuro. È legante ma non troppo. Con il colletto bianco. Friedrich mi guarda senza capire.
« Cosa ci devo fare? »
« Provalo. Vediamo come ti sta.» gli rispondo euforica.
Friedrich con un espressione scioccata si rivolge a me con tono allibito:
« Sei pazza? Scusami, ma non sono così disperato. »
« Vuoi stare con Patrik anche davanti agli altri? Allora questa è l'unica soluzione.» sorriso. « Vedrai con un po' di trucco, una parrucca e tutto il resto nessuno ti riconoscerà. »
Friedrich prende il vestito e lo guarda. « Credi che funzionerà? Qui c'è in gioco la mia vita. Se qualcuno dovesse scoprirlo... »
« Nessuno lo verrà mai a sapere. Fidati di me. »
Friedrich mi sorride. Ora ho la sua completa fiducia. Lo guardo dalla testa in giù. « Ci sarà parecchio lavoro da fare. Provati il vestito, intanto.» Friedrich va dietro il separè di Gretel e inizia a togliersi l'uniforme. Quando esce, il vestito gli sta alla perfezione. Per fortuna non aveva un fisico muscoloso o le spalle larghe. Gli tirò su la cerniera da dietro.
« Come sto? » chiede, intimorito.
« Non abbiamo finito. Però... » prendo dei pezzettini di carta e li metto sotto il reggiseno che Friedrich si è messo. « Ora va meglio. »
Lo faccio sedere su una sedia e prendo i trucchi. Spalmo un po' di fondotinta e un po' di cipria. Mentre gli metto il mascara, Friedrich mi chiede: « Posso almeno guardarmi allo specchio? »
« No. Sarà una sorpresa. E tieni sempre gli occhi all'insù. » finito di mettergli il mascara e la matita. È la volta del rossetto. È un bene che sulle gambe e sul petto non abbia un pelo. Dal cassetto, prendo una cuffia e gli copro i capelli.
« A cosa serve? »
« Devo metterti la parrucca. » ne scelgo una con la chioma bionda e con le punte ondulate. Per finire, inizio a mettergli lo smalto rosso.
« Era necessario anche questo? » mormora, con tono svogliato.
« Devi essere una donna a tutti gli effetti. » preciso. Brontola.
Ci è voluto un bel po', ma alla fine il risultato è oltre le aspettative. Apro il portagioie e prendo due anelli e due paia di orecchini. Infine prendo una cintura da mettere in vita. « Ora puoi guardarti allo specchio. »
Friedrich si avvicina timoroso allo specchio. Si osserva silenzioso, ma il suo sguardo vale più di mille parole.
« Sono davvero io? » è emozionato.
« Sei tu. E devo dire che sei molto carina. »
« Sì... i-io. Sono carina. » mormora e si guarda di nuovo allo specchio. « Sono carina. » Friedrich si volta verso di me e, inaspettatamente, scoppia di felicità. « Wow! Non ci posso credere! Sono davvero io. Guarda! »
Sorrido emozionata. Non lo avevo mai visto così felice. Almeno da quello che ho potuto vedere. Friedrich mi abbraccia. « Grazie! Grazie! »
« Beh ora mancano solo le scarpe e per fortuna non sono molto alte. » Friedrich le indossa anche se hanno il tacco medio, fa fatica a tenersi in equilibrio. « Per questo ci vorrà un po' ti pratica. Dovremmo dare un nome a questa opera d'arte. Come ti vuoi chiamare? »
Friedrich ci pensa su, prima di rispondere. « Emilie. »
« E Emilie,sia. »
Dal piano di sotto sentiamo il portone aprirsi e la voce di Philipp fa il suo ingresso:
« Miriam, sono a casa. »
Friedrich è in prenda al panico. « Oh mio Dio! È Philipp. Non posso farmi vedere conciato così. No.. no! »
Cerco di calmarlo. « Friedrich non è un male, dopotutto. Ascoltami, dobbiamo capire se funziona. Nessuno ti conosce meglio di Philipp. Se neanche lui saprà riconoscerti allora è fatta. »
« Ma, Miriam... » è nervoso e lo capisco.
« Ora andiamo giù e lascia fare a me. » lo prendo per mano e glie la stringo. È ora di scoprire come andrà. Spero che funzioni.
Note d'autrice:
Ciao questo capitolo l'ho scritto con entusiasmo. Mi piace troppo. Spero anche a voi. Mi è torta la voglia di scrivere e quindi aggiornerò più frequentemente. Ringrazio ancora chi vota, chi commenta o solamente chi legge.
Un megabacione
Noemi 💚
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