Capitolo 35
Canzoni per il capitolo:
• sweet but psyco- Ava max
• I found - Amber Run
*Miriam's pov*
Non lo credo ancora possibile. La madre di Philipp non sapeva nulla. E lui? Come fa a vivere con questo peso?
È terribile. Osservo il bicchierino con dentro il caffè fumante. Come mi aveva detto Philipp, non dirò nulla.
Oggi ho conosciuto bene anche i suoi fratellini. Devo dire che non sono niente male. Sono simpatici. Al contrario di come me li aveva descritti lui: due piccole pesti.
La mamma è una persona gentile e dolce. Per tutto il tempo non ha avuto neanche un occhio di riguardo verso i miei confronti. Ai suoi occhi risulto una persona normale.
Mentre finisco di mangiare la sacher, una torta al cioccolato con dentro la marmellata, Philipp si alza e mi porge la mano. Lo guardò confusa.
« Vieni. Voglio farti vedere una cosa. »
La madre ha il sorriso stampato sul volto. Chissà cosa ha in mente. Mi pulisco la bocca con il fazzoletto e lo seguo. Mentre ci avviciniamo alle scale che portano al piano di sopra, sento la voce di Franz, il fratellino più piccolo di Philipp:
« Voglio venire anche io a giocare con voi! » esclama, mentre corre di corsa via dal salotto.
Elsa lo ferma prendendolo per il braccio.
« No! Tu rimani qui. Dobbiamo ancora finire il dolce. Non vorrai che tua sorella lo finisca tutto. »
Sentendo quelle parole, Franz torna subito in sala da pranzo con sua madre.
Io ancora non capisco, dove stiamo andando. Al piano superiore, c'è un lungo corridoio. Arriviamo davanti ad una porta. Quando Philipp la apre, scopro che è una normale camera da letto.
Sopra i mobili, noto delle cornici. Una foto di un bambino. Nella foto doveva avere non più di un anno. Le altre sempre lo stesso bambino, ma più grande. Prendo in mano una delle cornici. In questa foto, lui, stava seduto su una bicicletta e indossava il tipico vestito austriaci.
« Questo... »
« Sì, sono io. » mi risponde, prendendo la cornice. « Qui avevo otto anni. » e la mette di nuovo a posto.
« Quindi, questa è la tua stanza. » mi siedo sul letto. Non è piccola, ma nemmeno grande. Su uno scaffale ci sono dei libri e più avanti su un altro mobile vari oggetti. Coltellini, biglie... addirittura una mazza fionda.
« Ci vengo quando lui non c'è. Quindi quasi mai.» si sdraia mettendo le mani dietro la schiena. Mi sdraio anche io.
« Avevi ragione. Tua madre è l'opposto di te. » affermo, guardandolo.
Lui abbozza un sorriso. « Lei è la persona a cui tengo di più al mondo. Ed è l'unica ragione per cui vengo a casa, anche quando c'è lui. Mia madre è stata sempre dolce e gentile con me. Deve sono suo figlio. Negli anni l'ho trattata in modo freddo e distaccato. Non se lo merita. »
Questa è la prima volta che lo sento ammettere di avere delle colpe. Gli do un bacio sulla guancia. Lui ricambia dandomene uno sulla lebbra.
Sento la sua mano sotto la tunica, mi stava palpando delicatamente il seno.
Lo fermo, imbarazzata. « Non lo vorrai fare qui, spero?»
« Qual'è il problema? » chiede, sghignazzando.
« Tua madre è giù di sotto. »
« E allora? »
« Non è carino. » mi alzo. « E vorrei ricordarti che io non posso. »
« A mia madre cosa importerebbe? Che cazzo, Miriam! Devi sempre rendere tutto difficile. »
« Non è educato. Tutto qui. Se tua madre entrasse all'improvviso? » non vorrei neanche pensarci ad una cosa del genere. Sarebbe alquanto imbarazzante.
« Basta chiudere la porta a chiave. »
« Non ci pensare proprio. È casa sua. Non voglio fare l'amore in casa di altri. »
« Però alla festa dell'annuncio del mio matrimonio lo abbiamo fatto qui. Non ti ricordi? »
Ho un vuoto di memoria. Ci pensa Philipp a rinfrescarmela.
« Eravamo giù in cantina. E non mi sembra che tu ti sia tirata indietro. »
Mi ha fregata. Philipp se ne accorge e ride. Mi raggiunge e mi abbraccia.
« Ero in una fase di debolezza. Non avevo la mente lucida. » cerco di giustificarmi, inutilmente.
« Sì, certo. » mi bacia, e riprende a toccarmi.
Questa volta mi lascio trasportare. Gli mordo il labbro, stuzzicandolo. Philipp emette un suono glutturale.
Ci sdraiamo tutte e due sul letto, senza interrompere il bacio.
« Sai, è la prima volta che lo faccio in questa stanza. » mi sussurra, vicino all'orecchio.
« Non ti illudere di potermi far cambiare idea, Mein Herr. » gli rispondo, facendogli la linguaccia.
Philipp sorride, facendomi rabbrividire. Adoro il suo sorriso. Prende la mia lingua fra le sue labbra e la succhia. Poi, le nostre lingue tornano ad accarezzarsi di nuovo. Mi scopre il seno e inizia a baciarlo. Mi da un senso di tranquillità e al tempo stesso di frenesia. Gli accarezzo i capelli. Inizio a gemere. Chiudo gli occhi beandomi di questo momento.
La porta si apre all'improvviso. Mi manca un battito.
« Philipp! Philipp! Dai, andiamo a giocare! » riconosco la vocina infantile di Franz.
D'istinto mi copro subito il seno e spingo Philipp lontano da me. Poco dopo entra anche Emma.
« Franz! La mamma ti ha detto di rimanere giù! »
Guardo in malo modo Philipp. « Non ti dirò: "Te lo avevo detto". »
Il suo sguardo mette i brividi solo a guardarlo. Sono infastidita anche io, ma non voglio che faccia del male ai suoi fratelli.
Prima che potessi dirgli qualcosa, Philipp scatta in avanti, Franz e Emma iniziano ad urlare, uscendo di corsa dalla stanza.
« Cazzo, se vi prendo, vi ammazzo! » urla, Philipp inseguendoli.
« Mamma! Mamma! » urlano loro.
Scuoto la testa. Spero che non li prenda. Sbuffo sdraiandomi di nuovo. Da una parte ero sollevata che quei due sono entrati. Se fossimo andati avanti... non sono neanche nelle condizioni per farlo.
Mentre aspetto che Philipp salga di nuovo, osservo la stanza. Sul comò ci sono delle foto. Sempre lui da bambino o adolescente. In mezzo c'è una scatola. Non dovrei aprirla. So che si arrabbia molto quando frugo fra le sue cose.
Ma non resisto. Non trovo nulla di che, se non: Bottoni, yo-yo, carte e altre cianfrusaglie. L'unica cosa ad attirare la mia attenzione è una spilla di medie dimensioni. È ovale e al centro c'è una fenice con le ali spalancate. Lo sfondo è di color turchese e la fenice aveva un piumaggio rosso fuoco.
Ora che ci penso. La mamma ne aveva una simile. Ricordo che la vedevo sempre quando la metteva sul soprabito. Quando ero una bambina, la prendevo sempre per giocarci.
È da tanti anni che non glie la vedevo più addosso. Chissà che fine abbia fatto.
Mi era sempre piaciuta la figura mitologica della fenice. Un animale stupendo, che rinasce dalle ceneri. Ho letto molti libri di autori che raccontano di leggende sulla fenice. Li trovavo affascinanti.
« Miriam, scendi è ora di andare. » mi chiama Philipp.
Guardo di nuovo la spilla. Volevo chiedere a Philipp dove l'avesse presa. La metto in tasca.
So bene che non è carino prendere le cose senza permesso, ma sono curiosa di sapere.
Scendo le scale. Philipp era già davanti alla porta con sua madre.
Mi avvicino a loro Elsa si avvicina a me e mi abbraccia.
« Miriam sarai sempre la benvenuta. » poi si avvicina di più sussurrando. « Ovviamente quando mio marito non c'è.»
« La ringrazio, signora Hoffman. »
« Chiamami Elsa. » ci scambiamo i sorrisi.
Philipp alza gli occhi al cielo. Lo conosco troppo bene. Troppe smancerie lo disgustano.
« Madre noi andiamo. » So che non l'abbraccerà o la ringrazierà. Cerca di evitare il contatto. Ma la madre lo fa al posto suo.
« Philipp è stato bello averti qui. Ti prego torna a trovarci. Almeno per i tuoi fratelli e me. » scioglie l'abbraccio.
« Vedrò. » E scende le scale del porticciolo. Lo seguo e continuo a salutare la signora Hoffman da lontano.
Philipp cammina a testa bassa. Non dice una parola. Gli stringo la mano, per dargli un po' di conforto.
« Tutto sommato, non è andata poi così male. »
Mi guarda confuso. « Ah no? Beh parla per te. Ero sul punto di scoparti e poi sono arrivati quei due. »
« Prego? Se dici così, allora non te la darò più per i prossimi sei mesi. » continuo a camminare a testa alta.
« Perfetto. Allora farò una visita a Hellen. Si sentirà sola poverina. So già come consolarla. » sbeffeggia.
Continuo a camminare come se non avessi sentito nulla. Ormai so che lo dice soltanto per farmi arrabbiare. « Va bene. Allora facciamo nove mesi. ». Sorrido soddisfatta.
« Miriam, io scherzavo.»
« È grave. Un anno. » continuo, divertita.
« Miriam, hai ragione. L'ho detto solo per farti ingelosire. Mi piaci quando fai la gelosa. » cerca di difendersi.
Lo immaginavo. « Questo è peggio. Un anno e mezzo. » scoppio a ridere e inizio a correre.
« Miriam, se questo è un gioco, non è divertente! » mi insegue preoccupato.
Mi raggiunge abbracciandomi. È bello concludere così una giornata. Non voglio pensare, che questa sia la nostra ultima notte insieme. La voglio passare così. Senza lacrime e tristezza. Ma solo con la felicità.
Note d'autrice.
Alleluja! Finalmente ho concluso dopo 8 mesi questi capitolo. Scusate se ci ho messo tanto. Devo trovare gli svincoli per la trama. Non voglio lasciare dei buchi 😂
Spero vi piaccia. Tranquille non farò passare altri 8 mesi. Inizierò subito il
Prossimo.
Grazie per chi legge, commenta e vota ❤️
Un megabacione
Noemi.
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