Capitolo 24
Canzoni dedicate al capitolo:
• Face my Fears - Hikaru Hudata fat Skirlex
• Your Song- Rita Ora
Page Instagram: @breathoflifeseries
*Miriam's Pov*
Sento una sensazione di pace. Una sensazione che non provavo da molto. È tutto grazie a Philipp. Mi era mancato. Mi ero allontanata da lui per un motivo. Ma con tutto il cuore, ogni giorno, speravo di essere di nuovo accanto a lui.
E adesso, è così.
Il suo braccio è intorno a me. Mi sta abbracciando da dietro, mentre io sono semi- distesa. Ho lo sguardo perso nel vuoto.
Philipp dorme ancora, a giudicare dal suo respiro. Avevamo pianto per tutta notte. Ho sofferto insieme a lui. Cerco di spostarmi di poco, facendo attenzione a non svegliarlo. Il viso è ancora segnato dalle lacrime.
Chissà da quanto tempo le tratteneva. Mi alzo dal letto e indosso la camicia di Philipp. Adoro indossare le sue cose. Vado dillà, in ufficio. La pancia inizia a gorgogliare.
Ho una fame. Fare l'amore ti mette appetito. Scotto le tende, i primi raggi del sole penetrano nella stanza. Non è la prima volta che ammiro l'alba. Apro la finestra. Assorbo appieno l'aria fresca. Dovrei tornare al campo.
Simon si preoccuperà tantissimo.
Simon...
Ricordandomi di lui, ho avuto un leggero sbalzo. Mi ero scordata completamente che noi due... lo avevo tradito.
Mi aveva chiesto la sua mano e io l'avevo accettata. Adesso mi sento uno schifo. Però, pensandoci bene, quando l'ho baciato non avevo provato nulla. Ma ieri sera con Philipp è stato, come se lo stessimo facendo per la prima volta. Forse è solo una coincidenza. Forse è questo posto. Mi piace Simon, e non volevo farlo soffrire. E poi, Philipp è sposato adesso. Quello che era successo questa notte, era stato solamente uno sfogo.
Chi volevo prendere in giro?
Torno in camera da letto e mi sfilo la sua camicia. Philipp dorme ancora. Cerco di non fare rumore e prendo i miei vestiti. Mi vesto velocemente. Poi lo guardo per l'ultima volta. Cerco di non cadere in preda alle lacrime.
Faccio un passo indietro, non accorgendomi che nel farlo, faccio cadere una sedia.
Vedo Philipp aprire gli occhi.
Dannata la mia sbadataggine!
Ha il sorriso sulle labbra, ma non appena mi vede che sono vestita, svanisce.
« Come mai sei vestita? » mi chiede, confuso.
« Philipp... devo andare adesso. » Ho la voce emozionata. « Ni dispiace... scusami. »
Vado a passo spedito verso la porta, Philipp mi chiama ma io non gli do retta. Come sempre, lui è più veloce di me.
E mi blocca la strada.
« Miriam, per favore! »
« Cosa?! Capisci che non posso restare? Quello che è successo, questa notte... »
« ...È stato bellissimo. » mi prende il viso fra le mani. « Miriam, so come ti senti. Ti ho fatto soffrire ed eri l'unica persona che non meritava di essere trattata in quel modo. Ti prego... non ti chiedo di perdonarmi, ma resta. »
Dopo tanto tempo, guardo i suoi occhi. E Dio solo sa, quanto mi è mancato.
« Philipp sei sposato. Anche se, dovessimo riprovarci... »
« Parli di Gretel? Di lei non mi importa nulla. Ho bisogno di te, Miriam. »
« E io di te. » gli accarezzo i capelli.« Mi sei mancato tanto. »
« Anche tu, Meine Liebe. »
Mi bacia. Non potevamo essere divisi. So che è pericoloso. Lo è sempre stato. Avevamo bisogno l'uno dell'altra.
Philipp mi prende in braccio. Rido. È come se fossimo tornati a tre mesi fa. Come se non fosse successo niente.
Ci sdraiamo di nuovo sul letto e rimaniamo abbracciati.
« Così siamo di nuovo insieme? » mi dice.
Lo bacio, di nuovo e fra le mie labbra, sussurra: « Lo prendo per un sì. »
« Mi dispiace per quello che è successo. »
« Forse me lo merito. Ho ucciso molte persone. Merito di soffrire. »
Gli prendo un braccio: « No. Nessuno deve soffrire. È vero hai commesso molti sbagli. E non c'è perdono per quello che hai fatto. Ma puoi rimediare. »
Mi sorride. Ho fiducia in lui. So che ce la farà. Ne sono sicura. Mi erano mancati questi momenti. Lo avevo lasciato, per il suo bene. Ma ho commesso uno sbaglio. Non era l'unico a soffrire.
« Come sta Hellen? » gli chiedo. Philipp mi guarda confuso. Sapeva che la detestavo. Era una domanda, stupida. Non posso immaginare cosa deve provare una madre.
« Se la caverà. Voleva che rimanessi a Berlino. Ma dovevo tornare qui. Ora che... » non riesce a continuare, ma riesce subito a prendere l'autocontrollo. « Non c'è più motivo di frequentarci. Con lei ho chiuso. Se penso che non ha fatto niente per salvarlo. » le sue dita stringono le lenzuola. « Aveva un'infezione polmonare. Lei lo sapeva. Lo sapeva e non ha fatto nulla! » sbraita.
Non dico nulla. Lascio che si sfoghi. Philipp inizia di nuovo a piangere questa era la seconda volta.
« Scusami. Devo essere forte e non piangere. La vita va avanti e non posso rimanere qui a piangermi addosso. Non voglio più pensarci. Devo andare avanti. » si asciuga le lacrime e cerca di comporsi.
Scuoto la testa. « Non scusarti. Pensa a Rudolf. Non so dove si trovi adesso. Ma se ti vedesse in questo stato, sarebbe triste nel vedere il suo papà, in queste condizioni. Anche se era piccolino, non significa che non capisse. Sapeva che eri il suo papà. E ti ha voluto bene. Pensa a tutti bei momenti che avete passato insieme. Se dimentichi tutto questo, hai dimenticato anche lui. »
Philipp mi guarda. Il suo pollice accarezza le mie labbra, a farlo, dopo, ci pensa la sua lingua ad accarezzarle. Chiede l'accesso alla mia bocca, e glie la concedo. Poi a pochi centimetri dalle mie labbra sussurra:
« Ti amo, Miriam. »
« Anche io, ti amo, Philipp. »
Lo abbraccio. In questo momento. Niente può rovinare questa felicità. Sono contenta di essere di nuovo insieme a lui. Philipp era la mia metà.
Philipp riprende a baciarmi, ma veniamo interrotti. Qualcuno sta bussando alla porta, a ripetizione.
« Deve essere Bruno con la colazione. » gli dico, alzandomi per andare ad aprire.
Philipp mi abbraccia da dietro. « Vado io, tranquilla. »
« Va bene intanto, vado in bagno. »
Chiudo la porta e faccio scorrere l'acqua. Mi ci voleva un bagno caldo. Non appena mi spoglio, dall'ufficio sento delle urla. Chiudo immediatamente il rubinetto. Non era la voce di Philipp. Prendo L'asciugamano e lo indosso, avvolgendo.
Quando esco dal bagno, la porta della camera è socchiusa. Cerco di fare il meno rumore possibile. E cerco di sbirciare, pregando di non venire scoperta.
Nella stanza, vedo Philipp e, di fronte a lui, un uomo. In alcuni tratti assomigli a Philipp. E ora capisco chi è. Davanti avevo suo padre. Il comandate di Auschwitz.
Note d'autrice:
Scusate il ritardo😱 non sapevo come finirlo poi ho optato per questo 😂boh a me non piace come è uscito non so a voi. Ditemelo nei commenti, per favore 💕
Come al solito ringrazio: chi legge, commenta e vota.
Poi vi dirò quando aggiornerò il prossimo capitolo 🥰
Un megabacione
Noemi
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