Capitolo 20
Canzoni per il capitolo:
• Natural - Imagine Dragons
• Narcotic- Liquido.
*Philipp's Pov*
« No, quelli no! » esclama, Gretel.
Si avvicina alle domestiche e leva loro, in malo modo, il bouquet di fiori. « Vi ho detto un centinaio di volte che questi devono andare in salone! Ma perché nessuno mi ascolta?! »
Io sono seduto comodamente sul divano. Dovevo per forza essere presente nei preparativi. E questa cosa, mi scoccia oltremodo.
Ma essere presente non vuol dire partecipare. Così mi accendo una sigaretta e aspetto con tranquillità.
Ma so che non sarebbe durato a lungo. Gretel si avvicina a me, furente.
« Vuoi darmi una mano o no? »
Aspiro il fumo. « È una domanda complicata. Ma sai quanto me, che non sarei molto di aiuto. »
« È anche il tuo matrimonio! » mi urla. E io non sopporto chi mi urla contro.
Cerco di tenere a freno la rabbia e mi alzo guardandola dritta negli occhi. Sul suo viso, mostra uno sguardo intimorito. Aveva capito.
Si volta e torna dalle cameriere. Ancora non posso crederci. Domani sarà il giorno in cui mi sposerò. Questi mesi sono passati velocemente.
È un incubo. Esco fuori. Avevo bisogno di un po' d'aria. Il mio matrimonio sarà celebrato in giardino. Questa è stata una scelta di Gretel, naturalmente.
Davanti a me, le sedie bianche sono predisposte in fila e allineate. Le sedie esterne, erano decorate con bouquet di fiori. Tutte erano rivolte verso l'altare. Sopra di essa c'era un arco di legno bianco.
Resto a fissarlo, finché una voce famigliare non risuona alle mie spalle.
« Ah eccoti qui! Ti stavamo cercando. » Hans viene verso di me. « Allora pronto per far baldoria? Gli altri sono in macchina. »
« Per cosa? » ero decisamente confuso.
« Ma come per cosa? Per il tuo addio al celibato! » mi dice, con entusiasmo.
« Cosa?! » Non ho il tempo di elaborare che Hans mi prende per il braccio e mi porta verso la macchina.
Non appena scendo gli scalini, Friedrich suona il clacson. Hans apre la portiera di dietro e sale. Io vado al posto del passeggero. Sono tutti qui.
« Come state lì dietro? » Chiede, Friedrich sghignazzando.
« Siamo stretti qui dietro! » Esclama, Mark.
« Ovvio se Gustav mangiasse di meno. » Hans fa la solita constatazione.
« Andate a fanculo! » risponde. Tutti ci mettiamo a ridere.
« Ok, pronti per il puttan tour? » esulta, Friedrich. « Questa sera potrebbe capitare di tutto. »
Non ho mai fatto un addio al celibato. Dato che non sono mai stato sposato, ma già mi piace. Se domani devo andare al patibolo, è meglio che questa sera mi diverta senza pensare a nulla.
« Ragazzi è mezzogiorno. Non credete sia troppo presto? » faccio notare. Friedrich sfoggia un sorriso.
« Beh non lo festeggeremo qui. »
« E dove? »
« In Germania. Ci vuole un po' per arrivare al confine.Per questo partiamo a quest'ora. »
In Germania. Fantastico. Se avevano in mente qualcosa di grandioso ci sono riusciti alla perfezione. Mi manca la Germania. Erano mesi che non ci andavo. Mi sono rotto il cazzo di questi polacchi. Avevo voglia di una buona birra tedesca.
Mentre Mark, Gustav e Hans facevano gli scemi. Parlo con Friedrich. Non lo avevamo più fatto da quando andai da lui nel suo ufficio.
« Allora? Come va? » Gli chiedo.
« Tutto apposto. E tu? »
« Ti risponderei benone, ma mentirei solamente. Il fatto che domani mi sposerò con quella lì, mi viene il volta stomaco. »
« Ti capisco. Per questo abbiamo organizzato questa uscita. » Friedrich era al settimo cielo. Era da lui organizzare feste e quant'altro.
« Vero. È stato facilissimo convincere tuo padre. Meno Gretel. Continuava a dire che fosse una assurdità. Secondo me ha solo pura che ingraviderai un'altra ragazza. » esordisce, Hans.
« A proposito come va con Hellen? L'hai più sentita? » mi chiede, Mark.
« No. E sono passati solamente cinque giorni. Ho provato a chiamarla, ma risponde sempre sua madre. » cerco di non farmi prendere dall'emozioni.
« Chissà qual'è la ragione per cui è andata via. » Gustav era pensieroso. « Che cosa le hai detto? »
« Assolutamente nulla. Forse non tollera il fatto che io mi sposi. » mento.
« La capisco. D'altronde che ci vuoi fare? Come dicono i francesi: C'est la vie. »
« Già. »
Per tutto il tragitto cerco di non pensale a Hellen per via di Rudolf. Mi manca. Non credevo di provare un dolore simile. Non mi pento di aver detto a Hellen la verità. L'avrei fatta soffrire di più e io non volevo. Le voglio bene. È la madre di mio figlio. Se c'è stato qualcosa tra di noi, è successa molto tempo fa.
Arrivati al confine in tarda serata, facciamo vedere i documenti. Ovviamente ci lasciano passare. La città più vicina al confine era Görlitz: situata nella bassa Sassonia.
Cerchiamo un albergo, prima di programmare la serata. Era bello tornare in patria di tanto in tanto. L'unico Albergo disponibile distava a pochi metri dal centro. Per fortuna la struttura è di lusso.
Dopo aver fatto il check- in. Ci ritroviamo in stanza. Avevano prenotato una siute. Il personale ci riserva il miglior trattamento. Lo credo bene. Siamo delle SS. Tutti avevano timore di noi. Eravamo i padroni del mondo.
Dopo aver valutato tante opzioni decidiamo di andarci a bere una birra al pub.
Non appena entriamo, c'era un'atmosfera accogliete. A pochi metri di distanza ci sono alcuni soldati semplici della Wehrmacht.
Cantavano a squarcia gola ed era circondati da un gruppo di donne. Certo. Gli eroi tornati dal fronte. Scuoto la testa. Era incredibile che poco tempo fa anche io fossi così. Mi sento cambiato dall'ultima volta che ho messo piede nella mia patria.
Arrivano le birre. Io e gli altri facciamo un Brindisi per il mio addio al celibato e al matrimonio. Cerco di non pensarci. Avvicino il boccale di birra e inizio a bere tutto d'un fiato. La birra scivola giù in gola. Era frizzante e fredda. Propio come piace a me.
Ne arrivano altre e ancora altre. Finché nel giro di poche ore siamo tutti sbronzi. Alcune ragazze si avvicinano a noi. Erano carine. Le ragazze tedesche sono le migliori. Alcune si erano sedute persino sulle nostre ginocchia.
Le conoscevo bene. Erano le classiche ragazze che adorano gli ufficiali. Una inizia a baciare Mark. Rido sotto i baffi e penso: se non avessimo le divise, avremmo avuto lo stesso trattamento?
« Una bella serata, non trovi? »
Mi giro. Una ragazza con i capelli biondi e ben curati si siede vicino a me. Le sue guance sono rosse, per via dell'alcool, oltre che per il trucco. Il rossetto era dello stesso colore. Si accende una sigaretta.
« Sì molto bella. » non avevo voglia di conversare.
« Da dove venite voi, ufficiali? Dal fronte?» chiede.
« Polonia. Siamo qui solo di passaggio. »
« E cosa fate in Polonia? »
La guardo senza dire nulla e intuisce che era meglio non continuare.
« Voi delle SS siete così misteriosi. »
Abbozzo una risata. « Il mistero è paura e fascino. »
« Proprio come voi. » mi sorride lanciandomi uno sguardo provocante. « Che tipo di persona siete? »
« Sono uno a cui piace stare sulle sue. »
« Siete un'amante della natura? »
« E dell'arte. »
« Anche io. »
« Ma non mi dire. » forse è la prima donna che ho conosciuto, a parte Miriam, che si interessi all'arte.
Le cito una poesia tratta dal pescatore del celebre Johann Wolfgang Goethe. Mi piacciono le poesie. La letteratura tedesca era affascinante. Mi ricordo alla napola ero il primo della classe in quella materia.
« Wow è bellissima. » era affascinata. Dovevo capire se ne era attratta veramente. O se era solo per lodarmi. « Te ne intendi di poesia? »
« Certamente. L'ho letta mille volte questa poesia. » mi dice, soddisfatta.
Rido sotto i baffi. Allora se l'aveva letta tante volte, perché reagire in quel modo, quando ho iniziato a recitarla?
« Davvero? Cosa voleva dire il poeta? » le chiedo. Non le avevo detto tutta la poesia.
Io e Miriam leggevamo spesso poesie insieme, oltre che leggere romanzi, parlare di fotografia o di pittori e le loro opere. Avevamo letto anche questa poesia. E lei ne aveva capito perfettamente il messaggio.
Adesso si sente in imbarazzo e non sapeva che cosa dire. La guardo. Come 0pensavo... un' altra oca. Prendo il boccale e finisco di bere.
Mi alzo e volgo un ultimo sguardo alla ragazza. « Perdonami. Ora devo andare. Mi ha fatto piacere parlare con te. »
Mi sbrigo a uscire dal locale. Mi scoppia la testa. Avevo bisogno di aria. Oltretutto avevo la vescica piena. Se avrei aspettato ancora un po', mi sarebbe scoppiato l'uccello.
Trovo un posto appartato, dietro al pub. Non c'era nessuno. Apro la patta dei pantaloni e mi libero. Adesso mi sento molto meglio appoggio la fronte sul marmo fresco. Mi rilasso e respiro profondamente.
Quando raggiungo la pace assoluta. Sento dei sospiri. Sorrido. Qualcuno si stava divertendo. E in quel momento provo una profonda invidia. Richiudo la patta e i sospiri si intensificano. I gemiti aumentano. Ma ora che ci faccio caso, non sento sospiri di una donna. Ma di un uomo. Anzi due uomini.
Mi viene il conato. Non sapevo se andarmene o no. Ma essendo un soldato dovevo andare a fondo a questa storia. Prendo la pistola, e mi inoltro nel buio. I gemiti si fanno sempre più forti.
Bastardi. Non appena vi colgo sul fatto, sarete fucilati.
Sono abbastanza vicino da sentirli. Sono pronto a uscire allo scoperto finché non sento una voce:
« Oh cazzo. Piano... fai piano, ti prego... » asima.
Rimango paralizzato. Non può essere. Conosco quella voce. Perfettamente. Ma questa volta, non era la sua solita voce. Era come se stesse cercando di imitare una donna.
Avanzo di un passo e vedo Friedrich disteso a pancia sotto,sopra una cassa. Aveva i pantaloni abbassati. Dietro di lui c'era un uomo. Vedo l'uomo leccargli un orecchio e spingeva sempre di più. Friedrich asima come una ragazza, dicendogli di continuare ancora e che gli piaceva.
Mi appoggio al muro in stato di shock. E spero che tutto ciò che stavo vedendo sia solo l'effetto della sbronza. Le lacrime iniziano a scendere. Ma quei suoni... quei sospiri erano reali.. Qualcosa dentro di me si sgretola.
Note d'autrice:
Finalmente. Ho aggiornato 😂🥰 vi auguro buon natale 🎄 e questo è il mio regalo per voi😂🎉 yee
Spero che vi piaccia e ringrazio chi
Vota, commenta o semplicemente chi legge 💕
Al prossimo capitolo
Un bacione Noemi.
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